FOGLIE D'EDERA, Gruppo delle

Enciclopedia dell' Arte Antica (1960)

FOGLIE D'EDERA, Gruppo delle

P. Bocci

Gruppo di vasi dipinti, probabilmente di fabbrica etrusca, a figure nere, databile al terzo venticinquennio del VI sec. a. C.

La denominazione risale al Dohrn, che per primo studiò questo gruppo, ed è dovuta al fatto che 12 di questi vasi mostrano uomini o donne in corsa, che tengono in mano enormi foglie d'edera dallo stelo a spirale. Partendo da questo nucleo, sono stati attribuiti allo stesso maestro un insieme di 33 vasi. Il Beazley suggerisce di togliere dal gruppo l'anfora 9495 di New York (Bull. Metrop. Mus., 20, 301), che ritiene della stessa mano dell'anfora di Monaco 833 e della piccola anfora di Leida K 9495, che gli sembra attica, mentre rimane incerto sull'anfora Louvre E 733. Questi vasi, provenienti per tre quarti dall'Italia, furono ritenuti in un primo momento ionici, mentre sembrano chiaramente etruschi, sia per lo stile che per la tecnica. La vernice è infatti di un nero opaco, data per lo più in modo così disuguale da lasciar spesso trasparire il fondo. Anche la cottura lascia a desiderare e tre anfore (a Cambridge, Bonn e Zurigo) risultano bruciate da un lato. La maggior parte di questi vasi ha la forma di anfora panciuta, però non mancano esempi di forme più tipicamente etrusche come il mezzo cilindro (a torto lo Smith ha ritenuto calcidese quello di Filadelfia), la brocca con il manico a rotelle, la coppa (Monaco, Bonn) con il manico intrecciato. Nonostante il forte influsso greco, evidente anche nella convenzione che distingue l'occhio a mandorla della donna da quello rotondo dell'uomo, e nella moda delle vesti, molti sono i motivi del repertorio etrusco come la chimera di Cambridge, dalle cui ali cresce la testa di capra, la predilezione per gli ippocampi ed i tritoni, la forma del capitello della kline nella scena di pròthesis della coppa di Londra e le volute che si diramano dalle palmette nei manici delle coppe di Monaco e di Bonn. Questo gruppo di vasi, in base ai confronti con i vasi di Amasis e particolarmente di Nikosthenes, si può collocare entro il terzo venticinquennio del VI sec. a. C., però, nonostante le influenze di vasi attici, calcidesi e in qualche caso laconici, lo stile è lontano da quello greco nella legnosità e rigidità delle figure, nell'importanza data all'elemento vegetale che non è più in naturalistico rapporto con la figura umana, ma è sentito come fine a sé stesso, per la preponderanza data al valore decorativo, per cui si può con certezza parlare di una produzione etrusca, localizzabile nell'Etruria centrale.

Bibl.: Th. Dohrn, Die schwarzfigurigen etruskischen Vasen, Colonia 1935, pp. 7-23, 143-144; id., in Studi Etruschi, XII, 1938, p. 284 ss.; J. D. Beazley, Etruscan Vase-painting, Oxford 1947, p. 11 ss.