FONETICA

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

FONETICA (XV, p. 625; App. II, 1, p. 960)

Walter BELARDI

Fonetica sperimentale linguistica. - L'invenzione del tubo a raggi catodici ha segnato una nuova fase nella storia dello sviluppo della disciplina. Agli apparecchi derivati dalla capsula di Marey (cimografo, labiografo, pneumografo, ecc.), al palato artificiale, alla radiografia e all'incisione discografica si sono aggiunti dapprima gli oscillografi elettromeccanici (a galvanometro) e poi gli strumenti che hanno come parte integrante il tubo a raggi catodici ovvero che funzionano in grazia di esso: i registratori, i varî amplificatori (in genere di correnti microfoniche) e infine gli oscilloscopî a raggi catodici e i fonospettrografi o analizzatori varî. L'oggetto della nuova tecnica sperimentale è in prima linea il prodotto dell'articolazione (aspetto gennemico della fonazione) vale a dire i fenomeni acustici del gas atmosferico generati dal soggetto parlante. Nella fase preelettronica l'analisi del prodotto dell'articolazione era eseguita con varî mezzi (risuonatori di Helmholtz, fiamme di S. König, tubi di C. Stumpf, analisi meccanica dell'incisione discografica con il Lioretgraph, ecc., analisi del cimogramma secondo il sistema Wethlo, ecc.) oggi abbandonati a motivo della loro approssimazione nella misura. Attualmente, la tecnica oscilloscopica e quella dei filtri elettroacustici in serie permettono perfino di visualizzare la parte acustica del fenomeno fonatorio.

Il successo conseguito dai nuovi mezzi d'analisi gennemica ha fatto dimenticare talvolta l'importanza che ancora compete al processo articolatorio (aspetto genetico della fonazione) sul quale le nuove tecniche elettroacustiche possono dare di regola solo indicazioni indirette. Per questo motivo uno sperimentalismo compiuto deve tenere in conto tanto gli apparecchi elettroacustici, quanto i vecchi apparecchi d'analisi ottica (oggi perfezionati) quali il faringoscopio o laringoscopio (semplice o stroboscopico), la cimografia e la palatografia. Queste tecniche sono tra loro complememari, e, attualmente, nessuna è in grado di sostituire tutte le altre. La radiografia rende con chiarezza la conformazione (su due dimensioni) delle cavità interessate nell'articolazione (pneumatocelomi), ma non chiarisce a sufficienza circa la tensione muscolare, la pressione atmosferica, la durata (salvo nel caso della cinematografia a raggi X), ecc. La palatografia è uno dei mezzi più precisi per lo studio dei diaframmi articolatorî ma è utilizzabile solamente nel caso di diaframmi orali localizzati nel tratto della volta palatina, nella sua completa estensione trasversale, compreso tra gli alveoli anterosuperiori e l'inizio del velum palati (pur con qualche eccezione: nella pronunzia di a la lingua non tocca il palato). Una nuova recente tecnica (colorazione del palato naturale, invece dell'uso di un palato artificiale; ma i primi tentativi risalgono al 1872) oltre a eliminare la presenza di corpi estranei nella cavità orale permetterebbe di giungere ad analizzare anche il diaframma delle velari. L'aggiunta di una o più serie di filamenti, allineati in senso anteroposteriore e pendenti dalla volta del palato artificiale ha permesso di ottenere il profilo, visto dal lato sinistro o destro, della superficie superiore del muscolo linguale, combinando così palatogramma e linguogramma. L'impronta sul palato artificiale si registra oggi più comodamente ed esattamente con la fotografia invece che con il disegno, e per facilitare l'analisi del palatogramma si possono predisporre sulla sua superficie dei punti di riferimento (piccoli fori o simili). Comunque, alla palatografia resta esclusa tutta la zona postvelare e le articolazioni interdentali e labiali; per di più la palatografia non dà indicazioni sul grado della tensione muscolare, della pressione interna, della sonorità e sui fenomeni di transizione tra fonema e fonema dato che il palatogramma corrisponde solo all'apice della tenuta dell'articolazione. La tecnica cimografica è in grado di cogliere una grande quantità di aspetti del processo articolatorio: la capsula di Marey rende conto essenzialmente delle variazioni di pressione, ma attraverso queste variazioni è agevole individuare il funzionamento dei diaframmi articolatorî cioè cogliere l'aspetto motorio muscolare. Tuttavia il cimografo (fatta eccezione di certi apparecchi ausiliarî come l'oliva nasale, il labiografo, le ampolle esploratrici, il laringografo) non dà indicazioni sul luogo e sulla forma del contatto diaframmatico; per quanto concerne il lato gennemico le indicazioni cimografiche sono approssimative (anche nel caso di combinazione elettrocimografica), ma per molti problemi sufficienti. Quando si voglia studiare più da vicino l'aspetto vibratorio del prodotto, la metastasi e la catastasi in specie delle vocali, la struttura delle vocali e delle continue, l'intonazione e l'accento, ecc., bisogna ricorrere all'oscillografia o all'analisi con filtri elettroacustici.

Una apparecchiatura oscillografica a raggi catodici comprende di regola uno o più microfoni, un oscilloscopio a uno o più pennelli elettronici a traccia azzurrata, e una macchina da ripresa cinematografica a pellicola continua, adattabile allo schermo dell'oscilloscopio, per la registrazione del tracciato. La pluralità dei pennelli può essere utilizzata per esplorare simultaneamente punti diversi dell'apparato di fonazione: un microfono può cogliere le variazioni di pressione all'uscita orale, un altro (laringofono) le vibrazioni all'altezza della laringe, oppure si può applicare a uno dei pennelli un segnale elettrico periodico per avere poi sulla pellicola l'indicazione cronometrica. Il tracciato oscillografico di un gruppo fonematico, di un gruppo senza pause intermedie e privo di occlusive sorde, appare come una linea continua non rettilinea, snodantesi con curve e frastagliamenti di vario genere, a creste e depressioni ora a punta acuta ora arrotondata. Lo scarto del punto luminoso dalla sua linea di quiete cioè l'ampiezza dell'oscillazione è proporzionale all'intensità della vibrazione acustica, la forma dell'oscillazione ("figura" oscilloscopica) è proporzionale al timbro acustico del fonema, il numero dei periodi al secondo (nel caso che esista un periodo) è proporzionale all'altezza della voce. La cosa che più colpisce a prima vista in un oscillogramma è appunto la figura dei fonemi vocalici che per la loro periodicità e ricchezza di armoniche assumono ciascuno un andamento tipico o "ciclo tipico", visibile sullo schermo anche a occhio nudo. Mentre nei fonemi vocalici abbiamo frequenze "discrete", nei fonemi fricativi sordi non c'è frequenza che non sia rappresentata nello spettro acustico ("spettro continuo"): l'oscilloscopio naturalmente riflette in modo fedele questa situazione che si verifica nell'aria contigua all'apparato di fonazione. Nel caso dei fonemi occlusivi sordi, durante la tenuta nessun impulso può ovviamente giungere al raggio catodico che resterà perciò inerte per tutta la durata della tenuta; solo nel momento implosivo ed esplosivo i rumori acustici (miscugli di frequenze che non sono in alcun rapporto mutuo definito) generati nel mezzo sono captati dal sistema oscilloscopico. L'analisi oscillografica ha rivelato l'esistenza di una particolare fenomenologia nei punti di transizione tra fonema e fonema: attualmente è in pieno sviluppo un indirizzo di ricerca che mira ad appurare quale influenza hanno le consonanti sulla "figura" delle vocali contigue e viceversa.

Il problema di registrare simultaneamente il decorso di un gruppo fonematico e lo spettro acustico di ogni singolo fonema è stato risolto in due modi: si è destinata una parte dei circuiti di un oscilloscopio a rispondere agli impulsi microfonici per certi valori di frequenza predeterminati (sullo schermo le singole frequenze rinforzate appaiono come tratti verticali la cui altezza è proporzionale all'intensità); si è inventato un apparecchio apposito, detto fonospettrografo.

Il fonospettrografo (ingl. sound spectrograph) nella sua prima forma (1945) funziona nella maniera seguente: un gruppo fonematico della durata massima di due secondi e mezzo è registrato dapprima su supporto elettromagnetico circolare a rotazione continua; la registrazione viene quindi applicata, con ripetizione continua di circa quattrocento volte, al circuito analizzante che è costituito da uno stretto filtro passabanda preceduto da un'eterodina. Le varie frequenze componenti del segnale registrato sono così selezionate in pochi minuti e dopo opportuna amplificazione sono convertite mediante un apparato scrivente in tracciato sulla carta di un tamburo, solidale con il supporto rotante per la registrazione preliminare. Le frequenze più basse sono segnate in basso, le più alte in alto, così che sull'asse delle ordinate si hanno i valori della frequenza (da 0 a circa 6000) e sull'asse delle ascisse i valori del tempo. Le variazioni di tinteggiatura corrispondono alle variazioni di intensità acustica. Il fatto fonologico così visualizzato è stato detto in inglese visible speech. Ovviamente questa tecnica d'analisi è ben lontana dal tipo di analisi matematica, che richiederebbe un tempo infinito; inoltre dipende notevolmente dalle qualità del filtro. Negli anni successivi il fonospettrografo è stato variamente perfezionato anche al fine di ottenere una visualizzazione immediata senza intervallo di sorta tra il parlato e il tracciato (visible speech translator): si è ricorsi a un supporto continuo al fosforo, eccitato da serie di lampade funzionanti per determinate frequenze, ovvero a un tubo a raggi catodici rotante su un piano orizzontale e con pennello elettronico deflettentesi su un piano verticale in connessione con una serie di dodici filtri passabanda ciascuno con un'ampiezza di 300 Hz.

Qualora si richieda una scomposizione precisa di un fonema sonoro nelle sue frequenze rinforzate (le formanti) si ricorre a varî tipi di frequenzimetri con i quali si opera applicando il segnale successivamente su ciascun circuito elettronico risonante.

Tonometri e intensimetri di vario genere completano l'apparecchiatura elettronica attualmente a disposizione dello sperimentalista.

Ormai dopo qualche decennio di studî si può dire con sicurezza che l'elettroacustica non ha smentito, anzi ha confermato la sostanziale esattezza delle laboriose e lunghe analisi empiriche di H. L. F. von Helmholtz (1859) e C. Stumpf (1896) i quali, operando con risonatori, con diapason e con filtri acustici demolitori, si affidarono con successo alle loro capacità discriminatorie auricolari.

Il fatto che oggi la fonematica e la fonetica adoperino metodi d'indagine totalmente diversi (e la diversità è giustificata poiché manca nella prima disciplina la base naturalistica che condiziona la seconda) fa sì che gli incontri fruttiferi di esse ai fini della ricerca linguistica non siano molto frequenti. Ancora più radi gli incontri della fonetica (sperimentale) con la fonologia diacronica (fonetica storica), di cui già A. Meillet e J.-P. Rousselot dettero singolari esempî. Lo strutturalismo e lo storicismo moderno hanno giustamente contrastato il passo alle spiegazioni naturalistiche dell'evoluzione linguistica, ma come spesso avviene nelle posizioni polemiche, si è andati troppo oltre, al punto di affermare che la lingua (sistema linguistico) non possiede lingua (organo anatomico quale parte per il tutto: cioè l'apparato di fonazione). Proprio in questi anni si va sempre più diffondendo presso i linguisti una specie di complesso di fronte alla valorizzazione del dato sperimentale ai fini dell'interpretazione storica, così che la fonetica sperimentale dà assai più frutti a favore di altre discipline quali psicologia, sociologia, patologia, foniatria, scienza delle comunicazioni, ecc., che non a favore della linguistica, se non altro perché allo stato attuale la preparazione del linguista storico in filologia e la preparazione del linguista fonetista in fisica e fisiologia si trovano su piani sensibilmente distanti.

Bibl.: Per una visione d'insieme dei risultati attuali della fonetica sperimentale in senso lato e non soltanto linguistica rimandiamo alle due opere collettive: Manual of phonetics, Amsterdam 1957, a cura di L. Kaiser, segretaria del Consiglio permanente per i congressi internazionali di scienze fonetiche; Lehrbuch der Stimm- und Sprachheilkunde, 2ª ediz., Vienna 1959, a cura di R. Luchsinger e G. E. Arnold. Gli aspetti propriamente linguistici (con bibliografia) sono esposti da C. Battisti, Fonetica generale, Milano 1938; Ch. F. Hockett, A manual of phonology, Baltimora 1955; W. Belardi, Elementi di fonologia generale, Roma 1959-60. Tra gli studî più recenti di fonetica gennemica ricordiamo B. Hála, Nature acoustique des voyelles, Praga 1956 (iª ediz. in cèco, 1941); T. Chiba-M. Kajiyama, The vowel. Its nature and structure, Tokyo 1958 (iª ediz. 1941); P. S. Green, Consonant-vowel transitions. A spectrographic study, Lund 1959. I primi risultati della fonospettrografia sono presentati ai linguisti da E. Pulgram, Introduction to the spectrography of speech, L'Aia 1959.

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