Formalismo

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Diritto

F. giuridico Concezione del diritto secondo la quale l’essenza del fenomeno giuridico consiste nella qualificazione da parte del diritto di atti, fatti e comportamenti che non sarebbero giuridici di per sé, ma solo in quanto inseriti e previsti in un ordinamento. Si diffuse nel 19° sec., sulla scia del giusnaturalismo settecentesco e della pandettistica tedesca, come elaborazione di concetti ricavati per astrazione da dati storici e come sistematizzazione logica delle norme di diritto positivo, divenendo una vera e propria scienza formale del diritto con H. Kelsen.

Letteratura

Nella storia della letteratura russa, movimento letterario e filosofico fiorito tra il 1914 e il 1928 (in russo formalizm). Ebbe inizio con un opuscolo di V. Šklovskij (Voskresenie slova «La resurrezione della parola», 1914) che propagandava il cubo-futurismo. Dalla propaganda del futurismo, i formalisti ben presto passarono allo studio dei problemi della lingua poetica. Nel 1915 sorsero il Moskovskij lingvističeskij kružok («Circolo linguistico moscovita», di cui facevano parte R. Jakobson, P. Bogatyrëv, T. Tomaševskij) a Mosca, e nel 1916, l’Opojaz (Obščestvo izučenija poetičeskogo jazyka, «Società per lo studio della lingua poetica», di cui facevano parte V. Šklovskij, O. Brik, B. Ejchenbaum, Ju. Tynjanov) a Pietrogrado. I formalisti consideravano l’opera letteraria pura forma, ovvero «relazione di materiali». Tra le raccolte collettive, notevoli gli Sborniki po teorij poetičeskogo jazyka («Raccolte di teoria della lingua poetica», 2 vol., 1916-17). Scrissero romanzi storici, si occuparono di cinema, condussero una campagna di rivalutazione del 18° sec. e fiancheggiarono l’attività poetica di V. Majakovskij dopo la rivoluzione.

Echi del f. russo si ebbero in Polonia con M. Kridl e F. Siedlecki, e in Cecoslovacchia con lo strutturalismo del Circolo linguistico di Praga, di cui furono rappresentanti J. Mukařovský e lo stesso R. Jakobson dopo il suo trasferimento da Mosca a Praga.

Matematica

Indirizzo di pensiero che vorrebbe escludere dalle matematiche ogni ricorso all’intuizione (esperienza sensibile), dando loro un fondamento puramente logico (➔ sistema). Primo e massimo esponente della scuola del f. matematico fu D. Hilbert, nel 1900-20. L’indirizzo formalista hilbertiano, anziché respingere (come fa l’intuizionismo) quelle parti della matematica classica che fanno uso dell’infinito attuale e che quindi vanno oltre l’evidenza intuitiva, cerca di darne una ricostruzione logica servendosi però solo di quei metodi dimostrativi che, per la loro semplicità ed evidenza, diano il massimo di garanzia. Il programma, intrapreso da Hilbert, fu poi sviluppato da P. Bernays, W. Ackermann, J. von Neumann e altri.

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