Fosforo

Dizionario di Medicina (2010)

fosforo


Elemento chimico non metallico. Non si trova libero in natura per la sua tendenza a reagire con l’ossigeno, ma combinato nei fosfati minerali, nelle ossa degli animali, in composti organici. Possiede la proprietà di emettere radiazioni luminose per chemiluminescenza. Come elemento esiste in diverse forme cristalline allotropiche: f. bianco (o giallo), rosso, nero, violetto. Il f. comune, detto giallo o bianco, è la varietà di f. più reattiva, si combina con quasi tutti gli elementi, brucia all’aria già a circa 40 °C con intenso sviluppo di luce e di calore ed è fortemente velenoso.

Ruolo biologico

Elemento indispensabile per la vita, il f. è presente in tutti gli organismi viventi. Si trova come fosfato inorganico solubile disciolto nei liquidi organici, in cui funziona come sistema tampone, concorrendo a mantenere l’equilibrio acido-base dell’organismo; oppure, sotto forma di fosfato di calcio insolubile, nelle ossa e nei denti. È contenuto inoltre in numerosissimi composti organici: fosfoproteine, fosfolipidi, acidi nucleici, ATP; in quest’ultimo composto, i radicali fosforici rappresentano la fonte primaria di energia per le cellule. Il fabbisogno medio giornaliero di f. per l’adulto è di 0,8÷1,5 g, mentre per i soggetti in accrescimento, durante la gravidanza e l’allattamento è necessario un apporto maggiore (1÷1,5 g). Sono particolarmente ricchi di f. il formaggio, le uova, la carne, il latte. Il metabolismo del f. è strettamente connesso a quello del calcio ed è influenzato dalla vitamina D, dalla calcitonina e dal paratormone. L’eliminazione avviene soprattutto per via urinaria, in forma di fosfati. L’elemento viene talvolta impiegato in terapia nella forma isotopica radioattiva 32P, per la cura di alcune policitemie.

Tossicologia

Il f. bianco è un veleno molto potente in grado di causare la morte per intossicazione acuta, con dosi anche molto piccole (ordine di grandezza 1 mg/kg di massa corporea). L’avvelenamento acuto provoca nausea, vomito e ipotensione, seguiti da lesioni a carico del sistema nervoso centrale, emorragie, atrofia acuta del fegato. Nel caso di intossicazione cronica (o fosforismo, malattia per lo più professionale) si riscontra un quadro sintomatologico simile, ma con intensità meno drammatica; peculiare è l’interessamento osseo (necrosi della mandibola e delle ossa mascellari, ➔ fosfonecrosi). La terapia dell’intossicazione acuta comprende i normali presidi terapeutici antishock e l’uso di sostanze che bloccano l’ulteriore assorbimento del f., facilitando l’evacuazione di quanto è ancora rimasto dentro l’organismo.