BERLINGHIERI, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 9 (1967)

BERLINGHIERI, Francesco

Angela Codazzi

Geografo umanista fiorentino del sec. XV. La famiglia dei Berlinghieri è ripetutamente ricordata nella storia di Firenze fino dai primi anni del Duecento.

Nel 1201 un Ranerio Berlinghieri fu tra coloro che prestarono giuramento in occasione della lega fra Firenze e Siena. Altri Berlinghieri figurano nel 1255 in una nuova, lega fra le stesse due città e nel 1256 nella pace che Firenze e Lucca stipularono con Pisa. Più volte anche nel sec. XV i B. appaiono come gonfalonieri di giustizia e priori in Firenze. bue fyrono i rami dei Berlinghieri, quello diretto e quello cadetto dei Betti-Berlinghieri.

Dal ramo cadetto della famiglia nacque il 17 sett. 1440 il B., da Nicolò e da madonna Pippa. I suoi, senza dubbio in ottime condizioni econorniche come risulta dai dati catastali, poterono dargli un'eccellente educazione secondo lo spirito dell'umanesimo allora imperante in Firenze. Fra i maestri di Francesco furono Giovanni Argiropulo, che dal 1456 insegnava greco, e Cristoforo Landino, professore dal 1457 di oratoria e poetica; frequentandone le lezioni il B. si strinse in amicizia con Lorenzo, Giuliano e Piero dei Medici. Nell'Accademia platonica, creata da Marsilio Ficino, che lo dice "academicus Berlingherius noster ", divenne familiare di altri nobili giovani fiorentini, quali i Gaddi, i Pietrasanta, i Rinuccini. Il B. ricoprì qualche carica pubblica: fu priore nel 1471, oratore alla corte di Mantova nel 1479-1480, conservatore delle leggi nel 1482, uno dei dodici "buoniuomini" nel 1493. Non pare tuttavia che la politica esercitasse particolare attrazione su di lui, che le preferì l'attività di studioso. Intorno al 1475 sposò una Alessandra, della quale s'ignora il casato, e che gli diede un figlio di nome Luigi. Il B. mori il 17 febbr. 1500 e fu sepolto in S. Croce a Firenze.

Opere: Povera fu la produzione propriamente letteraria del B.; si riduce ad una Exortatio ad osculum Crucis, ad una Exortatio ad poenitentiam,rimaste meritatamente manoscritte, conservate nella Bibl. Magliabechiana a Firenze, e ad un Protesto alla Signoria per conservare la Giustizia e la Libertà, esercitazione retorica recitata il 15 genn. 1478 e pubblicata in una raccolta di Orationi che fu curata da Francesco Sansovino ed edita a Venezia nel 1584. Si vorrebbe attribuire al B. anche un carmen su difficili questioni religiose, che A. Fabroni, biografo di Lorenzo de' Medici, asserì esser stato dato da Lorenzo stesso al celebre teologo croato Giorgio Benigno Salviati, educatore di Giovanni de' Medici, il futuro Leone X; il componimento "vernacula lingua conscriptum per Franciscum Berlengerium, quondam amicum optimum" diede lo spunto al Benigno per un suo scritto esplicativo. Si tenga, però, presente che almeno due Francesco Berlinghieri vivevano a Firenze nello stesso tempo. Ciò che assicura il nome del B. alla storia della cultura fiorentina del Quattrocento è il rifacimento, in terza rima ed in italiano, della Geografia di Tolomeo, lavoro iniziato, secondo la dichiarazione dell'autore stesso, quando era "nel quinto lustro" di età e che lo occupò forse per una quindicina d'anni; alcuni versi di esso sono riportati nel Protesto or ora citato. Il titolo del rifacimento quale figura in un codice di esso e nella edizione a stampa è: In que|sto volume|si contengono sep|te giornate della geog|raphia di Francesco Berlin|geri fiorentino allo il|lustrissimo Federi|go duca dur|bino. Però in una variante della edizione a stampa il titolo è più esteso: Geographia di|Francesco Berlinghieri|fiorentino in terza|rima et lingua toscana di|stincta con le sue tavo|le in varii siti et.pro|vincie secondo la|geographia|et distin|ctione dele tavole di Ptolomeo|Cum gratia et privilegio. All'inizio dei singoli libri il titolo è brevemente indicato: Geographia di Francesco Berlinghieri fiorentino. L'opera comincia con un proemio nel quale si esalta la geografia. Chi la ignora è simile "vivendo a morti et vegghiando a chi dorme ". Non è possibile, tanto all'individuo privato quanto all'uomo di Stato, esplicare le proprie funzioni, "se tal doctrina non apprende ". Si potrebbe, dice il B., enumerare gli infiniti danni causati dalla ignoranza in tale ramo del sapere, che regola non solo la vita umana, ma anche quella degli animali e delle piante. Di una cosa si contrista il B., cioè di non aver largamente percorso la terra. Ma per sua fortuna ecco apparirgli "in maximo splendore / in una nuvoletta" un personaggio: "Era la faccia sua tanto serena / laspecto venerando sì che lalma / fu di dolceza et maravigla piena ". E l'apparizione, per la quale il B. si ispirò forse a Dante, dichiara: "Huom non son io ne del superno regno… habitatore… ma dello egypto fui alexandrino / et delle stelle scripsi et della terra / sotto il pietoso imperio dantonino ". è, dunque, Tolomeo stesso che si fa guida al B.: "leverenci dal terrestre limo / chiusi da questa nube il / perche visti / non sendo vedren tutti chomio stimo" i mari, i fiumi, i laghi e quant'altro si riferisce alla terra. Perciò lo studioso ascolti quanto si dice "cantando in lingua fiorentina ". Si inizia, quindi, dopo un apologo di Marsilio Ficino al duca Federico d'Urbino, il faticoso rifacimento della Geografia di Tolomeo; però, mentre l'opera greca è in otto libri, quella del B. è in sette. Il primo, di ventotto capitoli, corrisponde alla trattazione generale in Tolomeo; il secondo, di ventun capitoli, ed il terzo, di trenta, trattano dell'Europa (del terzo sedici sono dedicati all'Italia); il quarto, di sedici capitoli, descrive l'Africa; il quinto, di ventidue capitoli, ed il sesto, di undici, comprendono gran parte dell'Asia; il settimo, ed ultimo, di dieci capitoli, contiene, oltre che l'India "dentro algange ", anche l'epilogo. è a tutti noto che l'Introduzione alla geografia di Tolomeo non è un'introduzione alla descrizione della terra, ma alla delineazione cartografica di essa; perciò nel primo libro, dopo la critica alle precedenti opere geografiche, insegna i modi più acconci per rappresentare la sfera terrestre mediante proiezioni matematiche e nei libri successivi fissa con le coordinate la posizione di quasi ottomila località da riportare su una carta. è facile comprendere quanto arduo ed ingrato fosse il compito prefissosi dal B. di rendere in versi l'opera di Tolomeo, perfino i teoremi, e come spessissimo sia infelice il risultato. Anche se il B. tenta di ravvivare il testo greco con digressioni varie, con la frequente ricerca della corrispondenza dei norni greci con toponimi moderni dedotti da carte corografiche e nautiche, con elementi tratti dalla mitologia, dalla storia antica, fino a quella dei suoi tempi, con tentativi etimologici, la lettura del rifacimento berlingheriano è pur sempre faticosa. La Geografia del B. è corredata da trentun carte geografiche, ossia dalle ventisette tolemaiche (un mappamondo, dieci carte dell'Europa, quattro dell'Africa, dodici dell'Asia) e da quattro carte moderne (la "Spania novella ", la "Gallia novella ", la "novella Italia ", la "Palestina moderna et Terra Sancta "). Né le carte tolemaiche, né le modeme sono da attribuire al B., che non ebbe capacità di cartografo.

Della Geografia del B. si conoscono due codici e quasi ottanta esemplari della edizione a stampa. Dei due codici riccamente miniati da un artista della scuola dell'Attavanti e calligrafici, uno, posseduto dalla Biblioteca Vaticana, fu preparato per essere offerto a Federico di Montefeltro, duca d'Urbino, al quale è dedicato. Essendo però il duca morto il 10 nov. 1482 ed il codice non ancora presentato, il B. vi fece inserire una apologia in lode del defunto, pronunciata da Giunone, e dedicata al figlio e successore Guidobaldo di Montefeltro. L'altro codice, posseduto dalla Biblioteca Braidense a Milano, fu preparato per un Medici, forse Lorenzo, in occasione delle sue nozze con Clarice Orsini. Se le miniature e la grafia dei due codici sono della stessa mano ed il testo non presenta importanti varianti, le trentun carte, specie le moderne, hanno notevoli differenze. L'edizione a stampa è unica, ma presenta quattro varianti: a) il titolo: In questo volume… è sul verso della prima carta e non c'è nota tipografica alcuna; b) in qualche esemplare tale titolo è sul recto della medesima carta dentro ad un circolo; c) il titolo è sul verso come nella variante a), ma il volume presenta il registro ed il colofone: Impresso in firenze per Nicolò Todescho|& emendato con somma dili|gentia dallo auctore; d) il titolo è in rosso e sul recto della prima carta; è nella forma più estesa, che è stata ricordata più sopra: Geographia di Francesco Berlinghieri…; il volume presenta registro e colofone come nella variante c). Tutti gli esemplari a stampa completi hanno trentun carte geografiche incise su rame, variamente inserite nel testo, talora intercalate, talora tutte riunite in fondo al volume. Tre fra gli esemplari a stampa noti hanno ricchi fregi miniati. Sebbene la Geografia non sia datata, è sicura la attribuzione al 1482, perché nella apologia di Marsilio Ficino a Federico di Montefeltro si accenna alla nomina del duca a capitano della lega contro i Veneziani ed il papa, avvenuta il 17 apr. 1482.

Non pare in alcun modo accettabile la affermazione del colofone che il B. abbia provveduto ad emendare il testo della Geografia. Lo stampatore Nicolò Todescho è noto: fu in ordine di tempo il terzo degli stampatori fiorentini del Quattrocento. La Geografia del B. ebbe scarsa fortuna, pur nel tempo che vide la esplosiva rinascita di Tolomeo. Fra le cause che possono spiegare il fatto sono da ricordare il testo davvero ostico alla lettura, la non sempre felice contaminazione fra elementi classici e moderni, che non consentiva al lettore d'allora di sceverare quanto era veramente di Tolomeo, i troppi errori non tutti imputabili allo stampatore, le correzioni talora malfatte delle carte, così da render perplessi chi le consultava. L'interesse per la singolare opera rinacque solo nella metà del secolo XIX, per farsi vivo nel secolo XX. Le ricerche condotte da alcuni studiosi moderni hanno messo in luce le fonti di talune parti della Geografia: fonti classiche (Strabone, Tolomeo, Mela, Plinio, Guido Ravennate), fonti medioevali (Flavio Biondo, Cristoforo Buondelmonti), carte nautiche, carte corografiche. Sono state indagate le affinità e le differenze fra i due codici, finora noti, e fra i codici e l'edizione a stampa; quest'ultima, per ciò che si riferisce al testo, pur basandosi sul codice braidense, è vicina anche al codice urbinate, ma il problema risulta assai più complesso per quanto concerne le carte, che non paiono esser state delineate a corredo dei testo, tanto che R. Almagià avanza l'ipotesi di un terzo codice diverso dai due e fino al presente sconosciuto. Allo stato attuale delle indagini, le tavole nuove del codice braidense e dell'edizione a stampa possono esser considerate un perfezionamento delle carte di Pietro del Massaio fiorentino, quali si trovano in tre codici di Tolomeo, anteriori alla Geografia del B. e miniati dal francese Hugo de Comminellis, mentre quelle che sono nel codice urbinate si avvicinano alla cosiddetta terza redazione del Tolomeo di Nicolò Germanico, che servì di base alla edizione di Ulma, edita nel 1482, lo Stesso anno in cui apparve la Geografia. E non pare che Nicolò Germanico e Nicolò Todescho sian la stessa persona. Ulteriori e minute indagini potranno forse risolvere molte delle questioni tuttora insolute relative alla Geografia del Berlinghieri.

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