BONESANA, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 11 (1969)

BONESANA, Francesco (al secolo Giambattista)

Giuseppe Pignatelli

Nato a Milano il 27 maggio 1649 da Francesco e da Cecilia Besozzi, entrò nell'Ordine dei teatini, emettendo la solenne professione il 2 luglio 1665. Ordinato sacerdote il 24 sett. 1672, fu inviato in Polonia ad insegnare nel collegio apostolico di Lwów, che dalla giurisdizione di Propaganda Fide era stato affidato ai chierici teatini. Divenuto nel 1678 prefetto del collegio, al B. fu affidato dal 1688 anche l'incarico di commissario apostolico presso l'esercito polacco - che combatteva nell'ambito della lega santa - per amministrare i sussidi pontifici durante le annuali campagne contro i Turchi.

Questo controllo era tanto più necessario in quanto, dopo aver acquistato grandi meriti nella difesa di Vienna, Giovanni III Sobieski non aveva mai attuato i suoi piani per un attacco decisivo contro i Turchi, nonostante le forti somme di denaro profuse dalla S. Sede (la spesa superò largamente il milione di fiorini). Questa relativa inazione del re di Polonia, oltre che da problemi di politica interna - determinati dalla precarietà della sua posizione per il prepotere della dieta -, era causata soprattutto da seri contrasti che si erano venuti a creare con l'Impero per l'espansione nei Balcani, particolarmente per le pretese polacche sulla Valacchia.

Dopo il totale insuccesso della campagna del 1688, l'anno dopo il B. ebbe ordine da Roma di sollecitare un'azione polacca su Budziak in appoggio ai Russi contro i Tatari, somministrando la somma di 7 fiorini mensili per fante; ogni sussidio doveva però essere sospeso qualora i Polacchi fossero entrati nella Moldavia, prima che fossero definite le rispettive sfere d'influenza. Le operazioni belliche si svolsero, senza risultati di rilievo, intorno a Kaminiec secondo i desideri del rappresentante pontificio.

Partito da Varsavia nel 1688 il nunzio Opizio Pallavicini ed esauritasi anche la breve missione straordinaria di monsignor Giacomo Cantelmi, al quale era stato dato l'incarico di comporre i contrasti fra i Polacchi e l'Impero, dal 20 nov. 1689 l'interim della nunziatura veniva affidato al Bonesana.

Il suo compito era tutt'altro che facile, dovendo egli impedire l'Uscita dalla lega santa della Polonia, che, particolarmente dopo i rovesci russi in Crimea, pensava ad una pace separata con i Turchi. La tenace e paziente attività del B. sventò tale pericolo - che durante la dieta, riunita dal febbraio all'8 maggio 1690, si era ingigantito per la formazione di un partito favorevole a tale soluzione -riuscendo a convincere il Sobieski della necessità della guerra. Questa conclusione favorevole della dieta - su cui aveva anche influito il felice esito della mediazione pontificia per un matrimonio di prestigio fra Giacomo Sobieski, figlio di Giovanni III, ed una principessa palatina - era pagata, peraltro, oltre che con nuovi sacrifici finanziari della S. Sede, con la perdita di alcune posizioni giurisdizionali della nunziatura, venendo sottomesse al giuspatronato regio alcune altre abbazie regolari. Il B. fu anche attento difensore degli interessi della Chiesa cattolica in alcune zone della Ucraina, ove - come nella diocesi di Przemiśl - molto incerta era la divisione tra le varie Chiese e più facile la penetrazione degli scismatici.

Giunto infine il nuovo nunzio, Andrea Santacroce, il 24 giugno 1690, il B. riprese nell'agosto il suo compito di commissario presso il campo polacco.

Ritornato in Italia nel 1691, fu promosso da Innocenzo XII vescovo di Caiazzo il 24 marzo 1692 e consacrato a Roma il 7 aprile. Prima di prendere possesso della sua diocesi fu accolto onorevolmente a Napoli dall'arcivescovo G. Cantelmi, facendo infine il solenne ingresso in Caiazzo il 15 maggio. Nei tre anni in cui resse questo vescovado il B. fu rigido restauratore della disciplina ecclesiastica, convocando a tale scopo il 23 nov. 1693 un sinodo diocesano di cui pubblicò gli atti (Dioecesana synodusprima celebrata ab illustriss.et reverendiss.D.D. F.B.episcopo... sub die 13 nov. 1693, Venetiis 1694).

Il 14 nov. 1695 il B. fu trasferito alla sede episcopale di Como, entrandovi il 29 apr. 1696. Molto attivo nella sua opera pastorale, iniziò nello stesso anno la visita della diocesi che rinnovò quattro volte, consacrando nuove chiese a Civo, Vervio, Livo, Barna e S. Michele di Arosio.

Oltre a restaurare la cattedrale e il palazzo vescovile e ad erigere il Monte di Pietà, il B. si interessò in modo particolare dell'istruzione dei chierici, istituendo una scuola di teologia nella stessa sede episcopale ed insegnando egli stesso, nella convinzione che la formazione del clero fosse l'indispensabile presupposto di una riforma in senso rigoristico delle comunità religiose, contro il cui lassismo vigilò attentamente. Particolari difficoltà ebbe il B. nell'esercizio della sua giurisdizione sulla parte della diocesi che, fuori dai confini dello Stato di Milano, apparteneva al governo delle Tre Leghe e su cui vantava ancora antichi diritti feudali (Chiavenna e la Valtellina). Seri contrasti avvennero per motivi religiosi con la magistratura cantonale, la quale favoriva la penetrazione protestante nel territorio, nonostante gli accordi stabiliti nel capitolato di Milano, ed impediva le conversioni al cattolicesimo: nel 1701 il B. fulminò la scomunica contro Carlo Salis, delegato di Chiavenna, che aveva ordinato la carcerazione di due donne, accusate di aver favorito l'ingresso di una giovinetta protestante nel convento dei cappuccini. Talvolta difficili furono anche i rapporti con le comunità cattoliche del contado di Chiavenna che non intendevano sottostare ai soprusi della giurisdizione ecclesiastica, rivendicando la loro autonomia dal vescovo nell'amministrazione dei luoghi pii (particolarmente contesa fu la presidenza dell'ospedale di Prosto, che nel 1706 il B. assegnò all'arciprete, provocando il ricorso del comune di Piuro alla dieta di Davos).

Accusato presso il papa di eccessivo zelo, il B. si recò a Roma per discolparsi, ottenendo un sussidio per il luogo pio dei catecumeni e la possibilità, pur essendo frate, di fare testamento in favore del collegio Gallio di Como, allo scopo di istituire le cattedre di filosofia, teologia morale e dogmatica. Durante la sua visita a Roma (gennaio 1708) il B. consegnava a Clemente XI una Memoria... di ciò che per indennitàdella Religion cattolica si deveavvertire in caso che da' ministri diCarlo Terzo si rinovasse lacapitolazione tra' Grigioni elo Stato di Milano sopra l'interessedella Valtellina (Bibl. Apost. Vat., Vat. lat. 10859, ff. 1038-1046), in cui sosteneva la necessità che le trattative in questione fossero rimandate alla fine della guerra di successione spagnola, affinché l'imperatore non fosse condizionato dalle richieste degli alleati protestanti, Olanda ed Inghilterra; punto fermo doveva, comunque, rimanere il divieto della "libertà di coscienza, e l'esercizio di qualunque religione" oltre la cattolica.

Nello stesso tempo il B., noncurante dello stato di acuta tensione esistente tra la Curia e l'Impero, provocata anche dall'insediamento sul territorio pontificio delle truppe imperiali comandate da Eugenio di Savoia, stendeva un Projetto o siaconsiglio fatto nel mese di gennaio 1708da darsi a S. A. il signorprincipe Eugenio di Savoia per riunire la Valtellina allo Statodi Milano in vantaggio dell'augustissimacasa d'Austria,o almeno diavertire nella renovationedella capitolationeche si chiede daGrigioni secondo alle ragioni emodi,che si sugeriscono (Bibl. Apost. Vat., Vat. lat. 10859, ff. 1022-1033), caratteristico documento del cieco e intransigente zelantismo dei Bonesana. Messi in evidenza la ricchezza e la favorevole posizione strategica della regione e i buoni diritti che l'Impero poteva vantare su di essa, il B. consigliava esplicitamente un colpo di mano sulla Valtellina favorito - secondo lui - dalla situazione politica, che non avrebbe permesso né un intervento della Repubblica di Venezia, senza speranza di un aiuto francese, né dei Savoia, troppo legati agli Asburgo, né dell'Inghilterra o dell'Olanda, vincolate dall'alleanza con l'Impero. Qualora ciò non fosse stato possibile, il B. chiedeva almeno che nella capitolazione fossero salvaguardati gli interessi della sua giurisdizione diocesana, consigliando la creazione di una piazzaforte imperiale nel territorio valtellinese quale efficace strumento di pressione sul governo grigione. A tale scopo, migliorati i rapporti tra la S. Sede e l'Impero, il B. ebbe anche dei contatti epistolari, nell'aprile 1709, con monsignor Piazza, nunzio a Vienna, il quale poté assicurarlo circa le intenzioni del governo imperiale di non permettere la libertà di culto e di impedire nuove infiltrazioni di protestanti nella Valtellina.

Le continue violazioni della immunità ecclesiastica da parte dei Grigioni, tuttavia, costrinsero ancora il B. a chiedere a Clemente XI di far pressioni su Vienna per un colpo di forza (Arch. Segreto Vat., Vescovi 111, ff. 499-521: lettera del 20 nov. 1709). Un mese dopo, mentre nella villa di Balerna attendeva il nunzio a Lucerna V. Bichi, il B., colto d'apoplessia, morì il 21 dic. 1709.

Fonti e Bibl.: Arch. Segr. Vat., Nunz. Polonia 108-109; Ibid., Vescovi 108, ff. 203, 382 s., 620; 109, ff. 52, 138, 556, 739; 110, ff. 441, 681; Acta S. C. de PropagandaFide ecclesiam catholicamUcrainae et Bielarusjaespectantia, II (1667-1710), Romae 1954, pp. 99, 101-105, 111, 159, 246 n.; Litterae... ecclesiam cath.Ucrainae et Bielarusjae spectantes, II (1670-1710), Romae 1955, pp. 164, 173 s., 186 n., 273 n.; Congregationesparticulares... eccl.cath.Ucrainae etBielarusjaespectantes, I (1622-1728), Romae 1956, pp. 106 s., 117, 175 s.; Memorie della vita di mons. F. B., Milano 1742; F. Argelati, Bibliotheca scriptorumMediolanensium, I, 2, Mediolani 1745, coll. 189 s.; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, pp. 1595 s.; A. F. Vezzosi, I scrittori de' chericiregolari detti Teatini, I, Roma 1780, pp. 153 ss.; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, XI, Venezia 1856, p. 406; G. B. Crollalanza, Storia del contado di Chiavenna, Milano 1867, pp. 438 s., 478; C. Cantù, Storia della città e diocesi di Como, II, Corno 1899, pp. 171-173; G. Turazza, La successione dei vescovidi Como dal 379 al 1930, Como 1930, p. 185; A. Ammann, Storia della Chiesa russae dei paesi limitrofi, Torino 1948, p. 596; R. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchia catholicamedii et recentioris aevi, V, Patavii 1952, pp. 134, 166; Dict. d'Hist. et deGeogr. Ecclés., IX, col. 842.

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