CHERUBIN, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 24 (1980)

CHERUBIN (Cherubini), Francesco

Silvio Tramontin

Nato a Venezia il 13 sett. 1838 da Antonio e Cecilia Previtali, abbracciò lo stato sacerdotale e fu insegnante di lettere e (1873) prefetto degli studi nel ginnasio liceo patriarcale, risultante dalla trasformazione secondo le prescrizioni governative del seminario veneziano, altrimenti costretto a chiudere le scuole. E fu principalmente opera sua l'adattamentodei programmi, dei metodi, dei professori.

Lo riconobbe lo stesso patriarca Trevisanato nella lettera inviata al C. dopo l'ispezione e l'approvazione governativa nel 1876: "Entrata Ella in ufficio nel momento più critico, non si spaventò dell'arduo compito ... . Seppe formarsi con mente calma il suo piano di condotta, attuarlo con prudenza e superare con destrezza gli ostacoli sino a causa finita". Nella stessa lettera il Trevisanato accennava ad "altre opere di pubblica utilità e ministero" alle quali contemporaneamente il C. aveva atteso: si trattava anzitutto della sua collaborazione alla fondazione del Veneto cattolico, quotidiano politico religioso della regione, sorto nel 1867.

Né si fermò a quella collaborazione l'attività pastorale del C.: lavorò con mons. G. B. Piamonte nei patronati per i figli del popolo, fondò con L. Lazzaroni l'Associazione cattolica veneziana e partecipò alla vita del Circolo della gioventù cattolica S. Francesco di Sales, di cui fu pure per alcuni mesi assistente ecclesiastico. Nel frattempo a Venezia era nata l'idea di chiamare a raccolta i cattolici della regione e se fosse stato possibile, in un secondo tempo, quelli dell'intera nazione per opporre una barriera all'invadente laicismo e difendere i "conculcati diritti" della religione e del romano pontefice. Entrambe queste iniziative lo videro protagonista. Nella riunione delle Società cattoliche del 1871 egli fu incaricato di tenere il discorso sulla stampa cattolica.

Ne sottolineò l'importanza, ma ne rivelò pure con realismo la scarsa diffusione ed incidenza. Da quel particolare problema cercò di portare gli uditori verso obbiettivi più vasti, rispondendo soprattutto alle accuse di antipatriottismo nei confronti dei cattolici che circolavano allora largamente e che si erano ridestate in occasione di quell'assemblea.

Il C. fece poi parte della commissione locale preparatoria per il primo congresso di Venezia del 1874 e della commissione per le proposte, portandovi il contributo della sua preparazione culturale e del suo giovanile entusiasmo; tradusse pure gli atti dei congressi cattolici tedeschi al fine d'ispirare le iniziative di quelli italiani. Fondata successivamente l'Opera dei congressi e dei comitati cattolici per l'Italia (1875), fu membro del comitato permanente, anche se poco poté presenziarvi per i molti impegni, del Comitato regionale veneto, di cui fu pure assistente ecclesiastico, e di quello diocesano. Appartenne a quella schiera di cattolici intransigenti veneti che non ritenevano conciliabile il cristianesimo con la civiltà moderna, impregnata di laicismo e di positivismo, e che intendevano serrare le loro fila attorno al papa per la difesa delle verità di fede e dell'orientamento cristiano, senza alcun cedimento a dottrine o correnti cattolico-liberali, e imporre a tutto il movimento cattolico italiano la loro mentalità e la loro linea di condotta. Nel movimento cattolico l'attività preferita del C. rimase la stampa. Fu a due riprese direttore de La Difesa, quotidiano succeduto a Il Veneto cattolico, fondò un settimanale per il popolo, La Domenica, collaborò a organi nazionali, quali Il Movimento cattolico e La Riscossa.

In quegli stessi anni aveva continuato il suoinsegnamento nel seminario veneziano, passando alle cattedre di patrologia, storia della Chiesa, pastorale, e si era spesso recato a predicare esercizi spirituali e ritiri per il clero, tridui e novene, o a recitare elogi funebri di varie personalità. Ci sono rimasti, a stampa, i necrologi del patriarca Trevisanato, del vescovo di Belluno, Bolognesi, dei sacerdoti Pesenti, Canal, Avogadro, di don Bosco e di padre Casara.

Nel 1883 il C. venne infine nominato canonico della basilica di S. Marco e nel 1891 arciprete parroco dell'omonima parrocchia. Anche in questo nuovo impegnativo compito ebbe occasione di rivelare la sua carità, la sua vasta cultura, la sua eloquenza, soprattutto in occasione delle feste per l'ottavo centenario della consacrazione della basilica (1894) e del congresso eucaristico nazionale (1897), tanto che il patriarca Sarto (poi Pio X) lo segnalerà a Roma per la promozione all'episcopato. "Uomo pio, di condotta morale senza eccezioni, ed estraneo al partito clericale intransigente, sapendo conciliare il proprio dovere di ministro religioso con quello di buon cittadino, ossequiente alle patrie leggi": così lo definivano le informazioni inviate dal prefetto di Venezia a Roma nel 1899 per la concessione dell'exequatur per le diocesi di Belluno e Feltre.

A determinare questo mutamento nel C. fu probabilmente l'ufficio parrocchiale che lo aveva posto in più immediato contatto con la gente, l'esperienza clerico-moderata iniziata a Venezia nel 1895, auspice il nuovo patriarca, e le reazioni governative del 1898. Egli doveva aver capito che il tempo della rigida opposizione allo Stato era ormai concluso, anche perché il socialismo incalzante premeva sulle istituzioni, spingendo liberali e cattolici all'alleanza contro il comune nemico. La situazione era ormai evidentemente cambiata, e non solo per i necessari compromessi richiesti dalle circostanze e dalla sua carica, ma pure per influsso della nuova visione giolittiana dei rapporti Stato-Chiesa, l'intransigente sacerdote si trasformò in un conciliante vescovo.

Segni di ciò possono essere le solenni esequie celebrate nel 1900 per lo "strenuo e leale sovrano" ucciso a Monza e la visita da lui compiuta nel 1903 al nuovo re Vittorio Emanuele III, che si trovava nel Bellunese per le manovre militari.

Anche per questo mutamento, dopo un primo tentativo, non riuscito, di riorganizzare il movimento cattolico nelle due diocesi e dopo la solenne celebrazione dell'anno santo (1900), il suo episcopato si svolse in forma piuttosto dimessa e raccolta: basta leggere le sue pastorali quaresimali sulle religiosità (1903), sulla Chiesa (1904), sulla confessione (1905), sulla preghiera (1906), sulle cattive letture (1907), sull'istruzione religiosa (1908) e sull'episcopato dei laici (1910) per rendersene conto. Preferiva recarsi tra la sua gente per la visita pastorale, iniziata nel 1904, che prender parte alla lotta sociale, politica e religiosa.

Non mancarono tuttavia provvedimenti qualificanti quali l'istituzione di nuove parrocchie, l'ingrandimento del seminario e il riordinamento degli studi sacerdotali. S'interessò per la riammissione tra il clero del sacerdote bellunese don Angelo Volpe, un vecchio antitemporalista. E volle che anche nella sua diocesi ci fosse un settimanale cattolico, che fu da prima La Domenica, poi L'Orizzonte, in seguito Il Popolo e infine, dal 1909, L'Amico del popolo, mentre condannò la stampa liberale e socialista e in modo particolare L'Avvenire di Feltre.

Si mostrò invece debole di fronte alle polemiche che divisero in quegli anni il suo clero, che reciprocamente si accusava di filo-modernismo, tanto che nel 1906 la S. Sede decise di inviare il padre domenicano Tommaso Boggiani, per una visita apostolica, e di dargli un coadiutore nella persona di mons. Giuseppe Foschiani. Quest'ultimo provvedimento fu preso anche in seguito a una grave malattia che lo aveva colpito.

Il C. morì a Venezia il 2 luglio 1910.

Tra i suoi scritti vanno ricordati Il nuovo pontefice Leone XIII, Venezia 1878, e La basilica di S. Marco, Venezia 1895. Il discorso citato sulla stampa cattolica è in Adunanza tenuta dalle Società cattoliche di Venezia nella Scuola di S. Rocco il 2 ott. 1871, Venezia 1871, pp. 43-55, mentre un altro sull'obolo di S. Pietro è in Atti della terza adunanza regionale veneta per l'Opera dei congressi cattolici in Bassano, Venezia 1880, pp. 19-25.

Fonti e Bibl.: I dati fondamentali della biografia del C. si trovano nel fascicolo a lui intestato nell'Arch. della Curia patriarcale di Venezia, a c. 21 del vol. II di mons. L. Piva, I nostri maestri, nella biblioteca del seminario patriarcale (qui in copia è pure la lettera cit. del card. Trevisanato), nei necrologi apparsi ne Il Gazzettino e La Difesa del 3 luglio 1910, ne L'Amico del popolo (un foglietto inserito nel numero del 6 luglio 1910), ne Il Berico del 3 agosto dello stesso anno. Risultano puramente elogiativi il numero unico Feltre, 15 ott. 1899 e Elogio letto alla funebre bara (quest'ultimo di don L. Palezza). Più consistente è il materiale archivistico della Curia bellunese: in modo particolare la busta IX della s. Vescovi (Cherubin-Foschiani), la XV degli Atti vescovili e curiali (Cherubin 1899-1910), la 15 bis della sezione Seminario (per i contrasti tra il clero e in modo particolare il caso di don Felice Cappello), quella riguardante la visita pastorale. Alcuni cenni su qualche attività del C. o sulla sua personalità sono pure in B. Bertoli, Le origini delmovim. cattolico a Venezia, Brescia 1965, pp. 240, 300 s., 380 s.; A. Gambasin, Orientamenti spirituali e stati d'animo dei cattolici intransigentiveneti, in Chiesa e Stato nell'Ottocento. Misc. Inonore di P. Pirri, I, Padova 1962, pp. 244 s., 256, 259, 276 (vi sono riportati alcuni brani di lettere del C. a Callegari); G. M. Dal Molin, Caratteri e personalità del clero feltrino nella seconda metà dell'800, in Arch. stor. di Belluno,Feltre e Cadore, XI, (1969), pp. 17-29; Quattrocentoanni di vita del seminario di Belluno(1568-1968), Belluno 1970, pp. 126-136; S. Tramontin, Vent'anni di movim. cattolico veneto nel pensiero deivescovi della regione(1884-1904), in Boll. dell'Arch. del movim. sociale cattol. in Italia, VII (1972), pp. 66-92; Id., Azione cattol., azionesociale e azione polit. nel pensiero dei vescovi veneti dal 1904 all'avvento del fascismo,ibid., VIII (1973), pp. 3-66; La Gioventù cattolica dopo l'Unità(1868-1968), a cura di L. Osbat-F. Piva, Roma 1972, pp. 168, 441; A. Gambasin, Parrocie contadini nel Veneto alla fine dell'Ottocento, Roma 1973, pp. 41, 84-87; S. Tramontin, Il seminario patriarcale di Venezia e il movim. cattolicoitaliano, in Venezia e il movim. cattol., Venezia 1974, pp. 7-24; A. Niero, Il problema dell'arte alprimo Congr. cattol. ital., ibid., pp. 51-109; S. Tramontin, I veneziani e la preparazione del primo Congresso cattolico italiano, in Archivio veneto, LIX (1977), pp. 125-57.

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