COSSIGA, Francesco

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1991)

COSSIGA, Francesco

Vittorio Vidotto

Uomo politico e giurista italiano, nato a Sassari il 26 luglio 1928, presidente della Repubblica dal giugno 1985. Laureato in giurisprudenza, ha insegnato Diritto costituzionale e in seguito Diritto costituzionale regionale all'università di Sassari. Iscritto giovanissimo (1945) alla Democrazia cristiana e contemporaneamente attivo nell'Azione cattolica e nella FUCI, fra il 1956 e il 1958 fu segretario provinciale della DC sassarese.

Eletto deputato nel 1958, fu nominato nel 1966 sottosegretario alla Difesa nel terzo e quarto governo Moro, incarico che mantenne nei successivi governi Leone e Rumor, fino al 1969. Ministro senza portafoglio per i Problemi della pubblica amministrazione nel quinto e sesto governo Moro (1974-76), fu ministro degli Interni nel successivo governo Moro (febbraio 1976) e nei due governi di unit'a nazionale presieduti da G. Andreotti, dunque in un periodo difficilissimo per l'esplosione della fase più acuta del terrorismo di sinistra, culminata con il rapimento di A. Moro. C. considerò l'uccisione del presidente della DC − cui era legato anche da vincoli di amicizia − come una sconfitta personale e rassegnò le dimissioni (maggio 1978) appartandosi per qualche tempo dalla vita pubblica.

Dopo le elezioni politiche del giugno 1979, incaricato di formare il nuovo esecutivo, riuscì a risolvere nell'agosto la lunghissima crisi costituendo un governo tripartitico (democristiani, socialdemocratici e liberali), che ottenne l'astensione di socialisti e repubblicani. Il governo C. si segnalò per l'impegno contro il terrorismo inasprendo le disposizioni sull'ordine pubblico e varando una serie di norme che prevedevano sensibili riduzioni di pena per i terroristi disposti a collaborare con la giustizia. Tali norme si sarebbero rivelate particolarmente efficaci nel debellare il fenomeno terroristico. Una nuova crisi politica, apertasi nella primavera 1980 portò alla formazione di un nuovo gabinetto composto da democristiani, socialisti e repubblicani. Pochi mesi dopo, in un clima di grave tensione fra le forze politiche, C. fu accusato di aver informato il vicesegretario della Democrazia cristiana C. Donat Cattin che il figlio Marco era ricercato come esponente di Prima linea, una delle maggiori organizzazioni terroristiche di sinistra. La Commissione inquirente dichiarò infondata l'accusa di favoreggiamento, ma l'opposizione volle portare il caso di fronte alle Camere riunite che il 27 luglio scagionarono il presidente del Consiglio. Nel settembre successivo anche il secondo governo C. fu costretto alle dimissioni battuto su un decreto di politica economica.

Eletto senatore nel giugno 1983, fu presidente del Senato dal luglio successivo. Il diffuso consenso per le sue doti di probità e correttezza convogliò sul suo nome una larga maggioranza parlamentare che − il 24 giugno 1985, al primo scrutinio − lo elesse presidente della Repubblica. Dopo alcuni anni di riserbo ha dato maggiore slancio al suo ruolo di presidente intervenendo ripetutamente a sollecitare la soluzione di alcune delle vicende più oscure della recente storia italiana (per es. la ''strage di Ustica'', ossia il misterioso abbattimento di un aereo civile nel cielo dell'isola siciliana il 27 giugno 1980), e richiamando − non senza polemiche con alcuni settori della magistratura − il Consiglio Superiore della Magistratura al rispetto dei suoi compiti istituzionali, distorti da un'eccessiva politicizzazione. Dall'autunno 1990 le ''esternazioni'' del presidente hanno preso un ritmo più intenso divenendo momento centrale del dibattito politico e rivelando contrasti, anche marcati, con la DC, il PRI e il Partito democratico della sinistra (ex PCI). Oggetto degli interventi più significativi, e tema di un lungo messaggio inviato alle camere alla fine di giugno 1991 (discusso nel luglio successivo) è stato il problema delle riforme istituzionali. C. ha sollecitato le forze politiche a esprimersi, a prendere iniziative e ad avviare un processo non più dilazionabile. Insistendo sui danni della partitocrazia si è pronunciato contro l'immutabilità della costituzione e a favore di una serie di modifiche da sottoporre sempre, nella forma del referendum, al giudizio diretto del "popolo sovrano". Le iniziative del presidente hanno suscitato insieme consensi e riserve a conferma della difficoltà di conciliare, nel nostro ordinamento, le funzioni di tutela attribuite al presidente della Repubblica con le esigenze di intervento espresse dalla presidenza C.: contraddizioni manifestatesi del resto − seppure su altri piani e in altri contesti − anche durante i settennati di G. Gronchi e di A. Pertini.

Bibl.: Cossiga. La vita, il mondo, i segreti dell'ottavo presidente, a cura di P. Chessa e A. Statera, Milano 1985; E. Pittalis, A. Sensini, Francesco Cossiga. Il gusto della discrezione, Gardolo di Trento 1988; A. Padellaro, Chi minaccia il Presidente, Milano 1991.

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