FILARETE, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 47 (1997)

FILARETE, Francesco

Vanna Arrighi

Nacque a Firenze nel 1419 da Lorenzo di Iacopo, barbiere, e da sua moglie Caterina. Si ignora quasi tutto dei suoi anni giovanili e della sua formazione culturale; l'unico dato certo, sebbene documentabile solo per gli anni successivi, è la sua intima amicizia con l'umanista Cristoforo Landino e con il gruppo di intellettuali che si riunivano nella cosiddetta Accademia Platonica; ciò induce a supporre anche una sua giovanile frequentazione dei corsi di greco tenuti da Andronico Callisto e del circolo di Giovanni Argiropulo; fu inoltre membro di un circolo culturale denominato "il deschetto", che annoverava tra i suoi membri letterati abbastanza famosi, come Iacopo Tebaldi e Benedetto Dei.

Oltre agli studi filosofico-letterari il F. ebbe anche cognizioni di architettura; sebbene non siano rimasti, a quanto ci consta, né opere né progetti a lui attribuiti, l'inviato a Firenze del duca di Mantova nel 1471 ritiene suo il progetto della cappella Gonzaga che si doveva costruire nella chiesa della Ss. Annunziata, in realtà di Leon Battista Alberti; nel 1490, quando l'Opera del duomo di Firenze invitò tutti gli architetti fiorentini a concorrere per la commessa della facciata della cattedrale, anche il F. raccolse l'invito ed inviò un "portico in modello".

Il 1ºmaggio 1456, a seguito di una supplica da lui rivolta alla Signoria fiorentina, fu chiamato a far parte del personale addetto al palazzo dei Signori (la cosiddetta "famiglia di palazzo"), in qualità di sindaco referendario ed araldo. L'incarico del F. aveva durata annuale, ma era espressamente prevista nel provvedimento di nomina la possibilità di riconferme annuali, cosa che avvenne puntualmente fino al termine della sua vita.

La prima prova impegnativa da lui affrontata nell'ambito del suo ufficio fu l'organizzazione della cerimonia di benvenuto a papa Pio II, di passaggio da Firenze nei primi mesi del 1459, diretto a Mantova, ove aveva convocato tutti i principi della Cristianità. Durante tali festeggiamenti il F. riscosse un grande successo personale e forse furono le mance e le regalie ricevute in quell'occasione che gli permisero di sostenere le spese del suo matrimonio.

Le nozze, celebrate presumibilmente l'anno dopo, con una donna di nome Costanza, non significarono la sua separazione dalla famiglia di origine, ora composta dalla madre e da due fratelli sposati, con le rispettive famiglie, con i quali convisse, per presumibili motivì di economia, almeno fino all'epoca della portata al Catasto del 1469. Dalle ristrettezze economiche egli riuscì a riscattarsi soltanto verso il 1470, quando, rimasto vedovo e subito risposatosi con Margherita di Giovanni di Biagio, riuscì a ristrutturare due casette, comprate negli anni precedenti, e ad andarvi ad abitare con la seconda moglie e la figlia Teodora.

Lo stipendio (agli 84 fiorini annui dell'inizio si era ben presto aggiunta una indennità annua di 36 fiorini già goduta dal suo predecessore, ma che gli era stata provvisoriamente sospesa al momento della nomina) costituiva l'unico mezzo di sostentamento per lui e per la sua famiglia (dalle due mogli ebbe complessivamente quattro figlie).

Nel 1464 il F. corse tuttavia un serio rischio di perdere per sempre l'incarico e il relativo stipendio, a causa di un boccaccesco episodio di cui si rese protagonista: nella camera che aveva a disposizione nel palazzo della Signoria fu trovata una donna, episodio tanto più grave sia in quanto il protagonista era membro della "famiglia di palazzo", sia per il luogo stesso, in cui si era verificato, sede e simbolo del potere politico. Presumibilmente furono le lettere scritte in suo favore alla Signoria dai numerosi amici a salvarlo; in particolare si ha notizia di una istanza rivolta da Cristoforo Landino a Lorenzo de' Medici, il futuro Lorenzo il Magnifico, allora adolescente; in essa si puntava sulle precarie condizioni economiche del F. e della sua famiglia, ma soprattutto sull'amicizia comune con il F., membro delle stesse accademie e circoli culturali frequentati dai due corrispondenti, per ottenere lo scopo di conservargli l'incarico: scopo evidentemente raggiunto, dato che non rimane traccia di alcun provvedimento punitivo nei confronti del Filarete.

Dei componimenti poetici elaborati nell'ambito della sua attività professionale sono rimasti: un'ode in onore di Federico da Montefeltro, duca di Urbino, incentrata soprattutto sull'aiuto da lui dato ai Fiorentini nel sedare la ribellione di Volterra, avvenuta nel 1472 (pubblicata da G. Zannoni, Un'ode lirica a Federico da Montefeltro), e un poema in occasione della cacciata da Firenze di Piero de' Medici, intitolato Della rinnovazione della libertà (pubbl. parzialmente in Flamini, p. 207).

Ma la sua opera più importante, dal punto di vista storico, se non da quello letterario, fu il Libro cerimoniale, redatto su commissione della Signoria nel 1476.

Esso doveva contenere, con la minuta descrizione di ogni festa, banchetto, corteo, anche il loro costo approssimativo, in modo da garantire ai governanti fiorentini, oltre alla memoria storica dei vari avvenimenti, anche una sorta di prontuario, che desse la possibilità di decidere, in base alla natura dell'evento o del personaggio da festeggiare, quali cerimonie si addicessero all'occasione e quale ne sarebbe stato il costo presuntivo.

Il manoscritto del Libro cerimoniale (il cui titolo originale è Cerimonie notate in tempi di F. Filarete heraldo, in Arch. di Stato di Firenze, Carte di Corredo, 10) risulta diviso in tre parti: la prima contiene la descrizione delle cerimonie ufficiali della Repubblica fiorentina dal 1452 (egli travalicò il limite a quo a lui assegnato per comprendere nella narrazione i festeggiamenti per la visita dell'imperatore del 1452, cui aveva partecipato di persona, sebbene in un ruolo del tutto subordinato) fino al 1476 (cc. 1-16). Poi, lasciando alcune carte bianche per la descrizione degli avvenimenti futuri, compilò un elenco cronologico dei dignitari stranieri venuti in visita ufficiale a Firenze, dove, accanto a ciascun nome, era notato il costo approssimativo dei relativi festeggiamenti dal 1457 al 1476 (cc. 24-30); immediatamente dopo la lista viene il processo verbale, sottoscritto dai quattro notai della Cancelleria fiorentina, a testimonianza del fatto che egli aveva compiuto il lavoro assegnatogli nel tempo previsto (c. 31r). A questa prima parte del lavoro, completata appunto il 29 apr. 1476, segue la narrazione delle cerimonie avvenute successivamente entro quindici giorni dalla data in cui si erano effettivamente verificate; per esse sono state utilizzate le pagine lasciate bianche la prima volta, sia quelle antecedenti sia quelle successive all'attestazione notarile (cc. 16-19 e cc. 31-33). L'ultima cerimonia descritta è il ricevimento in onore di un legato pontificio del settembre 1499.

Evidentemente l'allontanamento dei Medici da Firenze nel 1494 ed il cambiamento di regime ad esso conseguente non avevano avuto alcuna incidenza sul ruolo e sulle funzioni del F., il quale, dopo essere stato per decenni l'adulatore ufficiale del regime mediceo e dei suoi ospiti, non ebbe difficoltà nel 1494 a cantare in versi coloro che li avevano cacciati, salutando la rinnovata libertà della patria.

Nei primi mesi del 1500 il F., ormai ottuagenario, chiese ed ottenne dalla Signoria allora in carica di essere affiancato da un aiutante; per questo incarico fu scelto Angelo di Lorenzo Manfidi da Poppi, genero del F. per averne sposato la figlia Teodora, cui fu conferito il titolo di secondo araldo. Il Manfidi ereditò dal F. la tenuta del Libro cerimoniale, che infatti proseguì, descrivendo le cerimonie dal periodo 1515-1522.

L'ultimo documento che lo mostra ancora in vita è il parere da lui dato nel 1504 sulla più opportuna collocazione del David di Michelangelo Buonarroti sulla piazza della Signoria.

Morì presumibilmente nel 1505 a Firenze.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Catasto 80, c. 414 (portata di Lorenzo di Iacopo barbiere); c. 213 (portata di ser Bartolomeo di Lorenzo di Iacopo e fratelli); 1005, c. 228 (portata di "messer Francesco di Lorenzo di Iacopo, heraldo dei Fiorentini"). L'edizione critica completa del Libro cerimoniale, con molte notizie sull'autore, è in R. C. Trexler, The Libro cerimoniale of the Florentine Republic, Genève 1978 (per le notizie sul F. cfr. specialmente le pp. 45-51, 89-96). Utili notizie anche in F. Flamini, La lirica toscana del Rinascimento anteriore ai tempi del Magnifico, Pisa 1891, pp. 150, 200 ss., 202, 207 ss.; A. Della Torre, Storia dell'Accademia platonica fiorentina, Firenze 1902, pp. 394, 402; G. Hill, A Corpus of italian medals of the Reinassance before Cellini, I,London 1930, n. 975.

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