FONTANI, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 48 (1997)

FONTANI, Francesco

Carlo Fantappiè

Nacque a Firenze il 23 maggio 1748 da Niccolò di Paolo e da Maria Francesca Meucci, in una famiglia di modeste condizioni. Ancora ragazzo venne accolto fra i chierici eugeniani del duomo di Firenze, dove apprese la grammatica, l'umanità e la retorica dal maestro G. Bertelli. Proseguì gli studi di filosofia, di diritto canonico, di teologia dommatica e morale presso il seminario arcivescovile fiorentino e fu ordinato sacerdote nel maggio 1772.

Testimonianza dell'impegno spirituale dei F. sono le Regole della futura mia vita, scritte a ventidue anni (edite dalla Minicucci, Elogio del custode, pp. 154s.). Per vivere da "vero ecclesiastico" egli s'imponeva obblighi severi di condotta che dovevano servire a distribuire la giornata tra la preghiera, le lezioni e lo studio personale, secondo il metodo appreso alla "scuola di spirito" di S. Salvatore a Firenze. Espressione di una filiazione spirituale che sorreggerà una lunga amicizia è il proposito del giovane di recarsi ogni giorno dal "canonico Scipione" de' Ricci.Appena sacerdote, il F. fu nominato maestro di grammatica latina e greca nel collegio fiorentino "Bandinelli" di Roma. Mediante l'amicizia con G.G. Bottari e P.F. Foggini ebbe l'opportunità d'entrare in contatto con eruditi come J.J. Winckelmann, A.A. Giorgi, G.A.B. Visconti, i cui interessi archeologici e orientalistici ispireranno gran parte della sua attività letteraria. Sempre nell'ambiente romano maturò la propensione per le lingue antiche, ebbe la possibilità di apprezzare i codici della Biblioteca apostolica Vaticana e di esercitarsi nelle scienze ausiliarie alla storia.

Quattro anni dopo ritornò in patria, chiamatovi dal priore Angelo Della Stufa su richiesta del Ricci, divenuto vicario generale della diocesi. L'11 dic. 1776 venne nominato maestro dei chierici della collegiata di S. Lorenzo, incarico che tenne fino al 1783, alternandolo, almeno nel primo periodo, con quello di segretario del Ricci e poi con quello di parroco di S. Lucia de' Magnoli.

Oltre a collaborare alla stampa del De gratia e delle Osservazioni di un teologo ad un conte.... di P. Tamburini (cfr. Fantappiè) e forse ad altre pubblicazioni patrocinate in quegli anni dal Ricci, il F. dette prova delle sue qualità di grecista con la pubblicazione, preparata a Roma, di un'antologia scolastica intitolata Florilegium ex Graecis scriptoribus (Roma 1778).

Sembra certa la collaborazione del F., insieme con l'amico B. Follini, alla redazione del periodico ricciano Annali ecclesiastici, edito a Firenze dal giugno 1780. Non solo egli firmò qualche articolo (cfr. il n. del 23 febbr. 1787), ma influì anche sulla sua linea culturale, indirizzandolo verso una più stretta polemica con l'antagonista Giornale ecclesiastico di Roma (Pignatelli, p. 93). Né vennero meno i legami diretti con altre iniziative editoriali del gruppo ricciano. Il F. ebbe una parte non indifferente nell'edizione italiana e nella distribuzione dell'Abrégé de l'histoire ecclèsiastique di B. Racine (21 voli., Firenze 1778-84) insieme con il Follini e con R. Tanzini (cfr. la ricevuta di quest'ultimo a Firenze, Bibl. Moreniana, Bigazzi, n. 132, ins. I, cc. 16-18). Ancora nel 1786 il F. inviava al Ricci una bozza di lettera pastorale con "alcune piccole mutazioni fatte da Monsignore Pannilini e per le quali io non feci che prestar la mano e la mia penna" (Arch. di Stato di Firenze, Carte Ricci, n. 84, c. 55).

La particolare, e in certa misura voluta, vicinanza del suo ufficio d'insegnante con la Biblioteca Mediceo-Laurenziana e con la Riccardiana attirò il F. nel mondo dei codici e degli incunaboli. Entrato in relazione col suddecano G. Riccardi, prima ne divenne la guida nell'acquisto dei libri e poi, nel 1783, bibliotecario della preziosa "libreria" di famiglia. Come successore di G. Lami, maturò il progetto di continuare la serie delle Deliciae eruditorum. Nel 1785 pubblicò a Firenze il primo tomo delle Novae Deliciae eruditorum seu Feterum opuscolorum collectanea, cui seguirono, nel 1788 e nel 1793, altri due volumi.

Nel primo il F. completava l'edizione lamiana delle epistole di Michele Cerulario, patriarca di Costantinopoli negli anni dello scisma della Chiesa greca, facendole precedere da una dissertazione su Fozio, dove contraddiceva C. Baronio, e seguire da dieci "Interrogazioni e risposte" del patriarca, tradotte in latino. Nei due volumi successivi il F. inserì otto diverse opere latine (conservate nella Riccardiana e nella Laurenziana e concernenti il concilio di Basilea del 1431, precedute anch'esse da un commentario storico e da una dissertazione, De schismate), quattro sermoni di s. Agostino e dodici omelie di Remigio d'Auxerre sul Vangelo di s. Matteo.

Nell'intento di rettificare l'immagine che M. Lastri aveva dato del Lami e respingere le ripetute accuse di spirito partigiano e antiromano che gli erano state rivolte dai gruppi zelanti (Pignatelli, p. 103), il F. pubblicò a Firenze ai primi del 1789 l'Elogio del d. Giovanni Lami recitato nella Reale Accademia fiorentina nell'adunanza del dì 27 di settembre 1787, a cui erano aggiunte lunghe note e memorie sulla vita e gli scritti di questo letterato (pp. 252-63), aventi lo scopo di "rischiarare molti punti che assai interessano la Storia Letteraria del tempo, e di dare un'idea meno incompleta dello spirito del Lami" (p. 28). La dura recensione che di quest'opera fece il Lastri nel n. 16 delle Novelle letterarie, provocò la Lettera ... al ... proposto Marco Lastri novellista fiorentino (s.n.t., ma datata 28 maggio 1789).

I punti essenziali del contrasto, al di là delle questioni di purismo linguistico sollevate malamente dal Lastri, erano due: la caratterizzazione culturale del Lami e le presunte omissioni di alcuni aspetti biografici. Se per il Lastri la prima era sostanzialmente polemica e teologica, per il F. aveva una dignità filosofico-letteraria, perché "tutto quel più che essì [i teologi] prendono in sussidio dall'altre scienze, non diventa perciò Teologia, ma riman sempre o Storia, o Politica, o Filosofia, o qualunque altra cosa si fosse innanzi" (p. 5). Circa l'accusa di reticenza sulla controversia coi gesuiti e sulla vita privata del Lami, il F. replicava di essersi astenuto, "non senza prudenziali vedute", dal nominare persone ancora viventi e di non aver ritenuto opportuno indugiare su episodi estrinseci all'opera letteraria. Al fondo di queste e di altre minute polemiche, sembra ravvisarsi un netto contrasto tra la visione positivo enciclopedista del Ustri e la cultura umanistica del Fontani.

Mutato profondamente il clima culturale e religioso della Toscana postleopoldina e postricciana, il F. abbandonò il campo dell'erudizione impegnata a sostenere le riforme per rifluire nell'eclettismo e dare libera espressione ai suoi multiformi interessi di filologo, archeologo, numismatico, storico delle arti. Desideroso di pubblicare preziosi codici della Riccardiana che servissero anche come testi di lingua, nel 1792 dette in luce il Trattato della pittura di Leonardo da Vinci secondo la copia creduta di Stefano Della Bella, col corredo di notizie sui due personaggi e di una Lezione del Lami sugli artisti che fiorirono dal 1000 al 1500. Fece seguito l'edizione del volgarizzamento di Bono di Giambone del Vecchio dei quattro libri di Vegezio Flavio e di quello, anonimo, dell'Epistola di Cicerone a Quinto suo fratello nel proconsolato delle province dell'Asia.

La sua notevole attività di poligrafo trovò un fertile terreno di coltura nelle accademie locali. I saggi letti nell'Accademia fiorentina furono per la massima parte profili di personaggi da lui conosciuti e stimati: si ricordano, oltre quello del Urni, l'Elogio di Anton Maria Salvini, l'Elogio di Carlo Roberto Dati (recitato nel 1790 ma pubblicato quattro anni dopo a Firenze con cospicue note), quello di monsignor Giovanni Gaetano Bottari recitato il 28 sett. 1797, l'Elogio del reverendissimo p. maestro Antonio Agostino Giorgi eremita agostiniano (Firenze 1798).

Dopo l'invasione francese della Toscana, il F. partecipò attivamente alla propaganda delle idee repubblicane, coll'aderire alla Società patriottica fiorentina e col redigere la Biblioteca mensuale di pubblica istruzione che ne raccoglieva gli atti. Aderì anche alla massoneria e si fece editore delle Rime e prose di T. Crudeli (Parigi, ma in realtà, Pisa 1805). Tra il 1804 e il 1805 il F. svolse, insieme con V. Palmieri, un ruolo di primo piano come consigliere del Ricci nelle trattative per la sua riconciliazione con Pio VII.

Oltre che a quella Fiorentina prese parte attiva alle altre più importanti accademie cittadine. Dal 1783 era socio della Colombaria, dove ricoprì anche la carica di segretario dal 1805 al 1810, quando ne era presidente il Ricci. Resse per il breve tempo della sua esistenza la Società di storia patria. Nel 1799 era stato nominato socio dei Georgofili, leggendovi nel 1816 una memoria Sull'agricoltura dei Greci (stampata negli Atti, IV [1825], pp. 153-164) e nel 1819 l'Elogio di Francesco Bartolozzi (edito ibid., II [1819], pp. 297-302). Tuttavia il contributo maggiore il F. volle riservarlo all'Accademia della Crusca, anche per la congenialità dei suoi interessi filologici. Fu chiamato a fame parte fin dal momento della ricostituzione, a opera di Napoleone, nel settembre 1808. Nominato accademico residente il 23 genn. 1812, ricoprì l'incarico di bibliotecario nel 1818 e di "massaio" dal 1815 al 1817; da quell'anno fu anche deputato alla tavola dei citati.

L'ultimo settore dove il F. esplicò la sua attività erudita fu quello delle arti figurative e dell'archeologia, in sintonia col suo ufficio, che contemplava le funzioni di bibliotecario e antiquario della famiglia Riccardi. Nel 1789aveva curato a Firenze la stampa de I riti nuziali dei Greci, che comprendeva anche vari poemi di Fortunata Sulgher e di diversi altri in occasione delle nozze del marchese V. Riccardi. Nel 1791aveva incoraggiato e aiutato gli editori dell'Etruria pittrice o Storia della pittura toscana dedotta dai suoi monumenti (ibid.) del Lastri. Nel 1800aveva pubblicato, sempre a Firenze, il Viaggio pittorico della Toscana, che ebbe tre edizioni: la prima in tre tomi in folio, la seconda nel 1817in sei tomi, la terza, postuma, del 1827-34, anch'essa in sei tomi. Il successo dell'opera fu peraltro dovuto alla raccolta di vedute di monumenti e luoghi toscani incise dai fratelli Tirreni e da altri artisti.

Sulla scia di A. Kirker, del Winckelmann e di J. Zoëga, il F. preparò un'edizione tipografica particolarmente lussuosa del Viaggio nel basso, ed alto Egitto, illustrato dietro alle tracce, e ai disegni del sig. Denon (Firenze 1808). S'inserì anche in un'altra iniziativa editoriale antiquaria, le Peintures des vases antiques de la collection de s. exc. m. le chevalier Hamilton, avec des explications en italien et en français par F. F. et autres (4 voll. in folio, Firenze 1800-1803).

Accanto alla notevole attività di poligrafo, continuò a svolgere le mansioni di bibliotecario. Nel 1810, in seguito alle soppressioni napoleoniche dei conventi della Toscana, fu incaricato dal Dipartimento dell'Amo dello spurgo dei "libri contrari alle mire dell'Imperial Governo esistenti nelle biblioteche dei regolati soppressi". Nell'autunno 1810-11 egli compì una capillare opera di ricognizione dei libri destinati alla distruzione, in quattordici enti urbani e ventisei rurali.

Per la Riccardiana compilò alcuni strumenti di corredo: un Indice dei manoscritti in tre volumi (cfr. Firenze, Bibl. Riccardiana, mss. 3584-3586) e, in collaborazione con L. Rigoli, le Illustrazioni di vari codici Riccardiani (Ibid., ms. 3581). Tuttavia il dissesto economico della famiglia Riccardi ebbe la conseguenza di mettere all'incanto la biblioteca (15luglio 1811). Il F. si adoperò allora presso il Comune di Firenze per salvare "uno dei non minori suoi omamenti" (lettera del 16 agosto) e, di fronte all'eventualità che essa venisse acquistata da mercanti veneziani, intervenne una seconda volta presso il "maire" (21 giugno 1812) perché la città "Atene dell'Italia" provvedesse ad acquistarla per motivi di "interesse pubblico". Dopo varie peripezie, la Riccardiana venne salvata nel 1813 ma destinata all'Accademia della Crusca. Il 13 luglio venne affidata in custodia provvisoria al F. e ai suoi collaboratori senza alcun emolumento, "essendosi già dichiarati a servire il Comune in quest'opera gratuitamente". Al momento del ritorno di Ferdinando III in Toscana, il custode F. si adoperò ancora perché la Riccardiana rimanesse al Comune e, in seguito alla rinuncia della proprietà a favore dello Stato, diventasse parte integrante dell'amministrazione pubblica.

Nel 1815 il F. fu rieletto bibliotecario, carica che mantenne fino alla morte, sopravvenuta a Firenze il 4 dic. 1818.

Fonti e Bibl.: Firenze, Bibl. Moreniana, Bigazzi, 132: Varia - Cataloghi - Iscrizioni - Studi e notizie diverse; Ibid., Palagi, 65ins. 11: [P. Ferroni], Vita leiteraria dell'abate F. E; Ibid., Bibl. naz., Carteggio Foritani; Ibid., Fondi da ordinare, 129 cass. III (non potuto consultare, ma citato da M.J. Minicucci, Elogio del custode, in Nuova Antologia, settembre-dicembre 1977, pp. 148, 154s.); Ibid., Bibl. Riccardiana, ms. 3485: Lettere e poesie (al F.); Arch. di Stato di Firenze, Carte Ricci 84, cc. 28, 50, 55, 62, 93; D. Moreni, Bibliogr. storico-ragionata della Toscana, Firenze 1805, 1, pp. 385 s.; S. de' Ricci, Memorie, 2ed., Pistoia s.d., pp. 216 s., 239, 401; D. Moreni, Continuazione delle memorie istoriche dell'ambrosiana imperial basilica di S. Lorenzo di Firenze..., I, Firenze 1816, pp. 92 s.; L. Rigoli, Elogio dell'abate E F., in Meditazione sopra l'albero della Croce, Firenze 1819, pp. VIII ss.; L. Ciampolini, F. F., in E. De Tipaldo, Biografia degli Italiani illustri..., III, Venezia 1836, pp. 481-485; B. Gamba, Serie dei testi di lingua..., Venezia 1839, nn. 1002, 1165; F. Scifoni, Dizionario biogr. universale, II, Firenze 1842, p. 819; F. Inghirami, Storia della Toscana. Biografie, Firenze 1843-44, XIII, p. 68; G.B. Zannoni, Storia dell'Accademia della Crusca, Firenze 1848, pp. 21 s., 130 s.; M. Tabarrini, Degli studi e delle vicende della R. Accademia dei Georgofili..., Firenze 1856, p. 71; F. Sbigoli, Tommaso Crudeli e i primi fra massoni in Firenze, Milano 1884, p. 249; V. Monti, Epistolario, a cura di A. Bertoldi, IV, Firenze 1929, pp. 84 s.; C. Frati, Dizionario bibliografico dei bibliotecari..., a cura di A. Sorbelli, Firenze 1933, p. 230; U. Dorini, La Società Colombaria, Firenze 1935, pp. 194, 252; Carteggi di giansenisti liguri, a cura di E. Codignola, Firenze 1941-1942, 1, pp. 434 s.; II, pp. 166, 308, 336; III, passim; G. Natali, IlSettecento, Milano 1964, I, pp. 378, 400, 438, 496; II, pp. 29, 99; G. Turi, "Viva Maria". La reazione alle riforme leopoldine, Firenze 1969, pp. 167 s.; G. Pignatelli, Aspetti della propaganda cattolica a Roma da Pio VI a Leone XII, Roma 1974, pp. 93, 103; M.J. Minicucci, Una biblioteca all'incanto. La Riccardiana, in Rass. stor. toscana, XXV (1979), pp. 71 s.; S. Parodi, Quattro secoli di Crusca 1583-1983, Firenze 1983, pp. 124 s.; M. Vitale, L'Istituto nazionale italiano di scienze, lettere ed arti, l'Accademia della Crusca e la questione del vocabolario, in La Crusca nella tradizione letteraria e linguistica italiana, Firenze 105, pp. 310 s.; M.J. Minicucci, Parabola di un museo, in Rivista d'arte, XXXIX (1987), pp. 322-326; M. Sessa, La Crusca e le crusche. Il Vocabolario e la lessicografia italiana del Sette-Ottocento, Firenze 1991, pp. 133 s., 166 ss.; C. Fantappiè, P. Tamburini e la Toscana, in P. Tamburini e il giansenismo lombardo. Atti del Convegno ... Brescia 1989, a cura di P. Corsini - D. Montanari, Brescia 1993.

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