FRIGIMELICA, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 50 (1998)

FRIGIMELICA (Frizimelega, Frisimellica), Francesco

Dagmar Von Wille

Nacque a Padova il 15 genn. 1490 da Iacopo, discendente da una antica casata padovana residente nel palazzo di famiglia a Ponte dei Tadi.

Nel 1516 si laureò nelle arti presso lo Studio di Padova ed entrò a far parte del Collegio degli artisti. La sua carriera accademica prese avvio nel 1518, dopo il riordinamento dello Studio patavino in seguito alla guerra della Lega di Cambrai, con l'insegnamento di filosofia morale e sofistica. Addottoratosi poi in medicina nel 1524, divenne membro del Collegio dei medici e passò l'anno seguente all'insegnamento di medicina teorica, incarico da lui ricoperto fino al 1535, quando gli venne affidato l'insegnamento di medicina pratica. Solo nel 1546 il F. lasciò l'insegnamento pubblico per motivi di salute, riducendo i suoi impegni a consulti privati e a incarichi specifici, pur rimanendo sempre professore di medicina pratica ordinaria.

Dell'attività didattica del F., ancora principalmente orientata alla medicina galenica, resta testimonianza in alcuni testi inediti (Scriptum in primum librum artis parve Galeni, Scriptum in nono Rasis, Scriptum in libro de sensu et sensato Aristotelis, conservati nel Museo civico di Padova), nonché nelle sue lezioni su Avicenna - di cui conservò appunti B. Trevisano, suo allievo (Tomasini, Bibliothecae, p. 114) -, ma anche nella Pathologia parva, in qua methodus Galeni practica explicatur (pubblicata postuma a Jena nel 1640 dal medico tedesco C. Hofmann e riedita a Parigi nel 1647). Nella storia della medicina, e in particolare in quella dell'idrologia medica e della sifilografia - discipline poi sviluppate ulteriormente dal più noto medico modenese G. Falloppia -, il nome del F. è anzitutto legato alle ricerche pionieristiche nel campo delle cure termali (bagni e fanghi, ma anche cure idropiniche), i cui risultati diedero luogo al De balneis metallicis artificio parandis del 1550, ma edito soltanto nel 1659 a Padova da J. Rhodius (opera registrata anche nel catalogo della biblioteca di G.B. Morgagni), in cui si discute - dopo una parte introduttiva intorno alla composizione mineralogica delle acque termali e minerali - della possibilità di una preparazione artificiale dei bagni termali, alterandone la composizione ai fini terapeutici. Nell'opera si accenna tra l'altro alle proprietà terapeutiche delle terme padovane. Un trattato manoscritto del F. sui bagni termali in generale, di cui il Falloppia rammenta di aver letto con profitto alcuni capitoli, non fu mai pubblicato. Lo stesso Falloppia rammenta che fu il F. a scoprire, insieme con L. Bellacati, l'"acqua della Beata Vergine", una sorgente minerale a Monteortone. Il F. fu inoltre il primo a usare l'acqua delle terme di San Pietro nei Colli Euganei anche per terapie idropiniche, con grande successo, in quanto le proprietà calorigene, essiccanti e roboranti dell'acqua sulfurea di San Pietro erano di tenore moderato rispetto a quelle delle acque di Abano.

Le acque venivano utilizzate nei casi di ulcera e, a immersione o irrorazione, per curare le malattie della pelle, specialmente la scabbia, nonché la sifilide; alla terapia di questa malattia il F. dedicò il De morbo Gallico tractatus e la Lucubratiuncula adversus defluvium pilorum, editi da L. Luisini nella raccolta De morbo Gallico omnia quae extant, II, Venetiis, G. Ziletti, 1567, pp. 28-43 (ried. ampl. col titolo Aphrodisiacus, II, Lugduni Batavorum 1728, pp. 985-1000; trad. inglese London 1736). Scoprì inoltre una piccola fonte presso le terme di San Pietro, le cui proprietà curative nei casi di affezioni epatorenali risultarono equivalenti a quelle dell'acqua della Vergine di Monte Ortone (Falloppia, De thermalibus aquis, p. 319).

Le terapie innovative del F. si inserivano nel contesto dell'attività della scuola clinica di Padova, la prima nel suo genere, istituita nel 1543 da G.B. Da Monte (il Montano), allievo del F., il quale teneva le lezioni cliniche nell'ospedale di S. Francesco. Il 3 nov. 1554 il Collegio dei medici dello Studio patavino incaricava ufficialmente il F. e i colleghi P. Crasso e O. degli Oddi di riportare le terme di Abano, che versavano in condizioni deplorevoli, in uno stato di efficienza, di modo che si potessero trasferire i malati nel periodo estivo dall'ospedale alle terme, e con essi anche gli studenti. Le cure termali divenivano così, anche per opera sua, una disciplina specialistica della clinica medica.

Il F. contribuì per di più agli studi epidemiologici con un Consiglio sopra la pestilentia qui in Padoa nell'anno MDLV, edito a Padova (G. Perchacino) nello stesso anno, che si inserisce nella folta trattatistica coeva sulla peste, che veniva diversificandosi rispetto a eziologia e terapia.

Maggiormente diffusa era la teoria classica dei "miasmi", che spiegava l'origine della peste con un mutamento dell'aria nella "sostanza", che comportava la "putrefazione". In opposizione a essa si poneva la teoria del contagio, di cui il medico e filosofo G. Fracastoro presentò una sintesi nel De contagione et contagiosis morbis (1546), accolta favorevolmente dal F.: "et per tanto concludendo dico, la causa di questa infermità essere contagione"; "una sola contagione venuta da altre terre" sarebbe sufficiente a trasmettere la peste. Sebbene il F. considerasse la peste come "febbre velenosa", "generata da grandissima putredine", egli rifiutò la teoria dei miasmi: "Non si truova alcuno che habbia peste, che non l'habbia per contagione", avvenuta attraverso "vapori contagiosi" emanati da persone (anche decedute) o indumenti infetti (Consiglio, cc. *5r-*7r). Questa opinione fu condivisa dal suo allievo M. Massuzzi, il quale ne La preservazione dalla pestilenza (1577) insiste sulla teoria del contagio (Santoro, pp. 23 s.).

Nel 1555 il F. si recò come archiatra al capezzale di papa Giulio III, affetto da gotta, ottemperando a un breve papale del 5 gennaio (Marini, II, p. 299; Vedova, p. 429). Dopo la morte di Giulio III, il 23 marzo, il F. prestò assistenza medica durante il conclave che elesse il 9 aprile, Marcello II, il quale tuttavia non sopravvisse che fino al 1° maggio; il F. partecipò anche al successivo conclave, facendo ritorno a Padova solo dopo l'elezione di Paolo IV, il 23 maggio 1555.

Come professore, il F. godeva di grande stima presso gli studenti, cosa di cui avevano preso atto anche i Riformatori dello Studio patavino. Un "Provvedimento per aumentare il concorso degli scolari allo Studio di Padova" del 1615 apre uno scorcio sulla politica accademica, tesa da sempre ad attrarre il maggior numero possibile di studenti attraverso la chiamata a Padova di professori di chiara fama, soprattutto dall'estero. Così, anche il F., "ancorché Padoano", era stato all'epoca trasferito alla prima cattedra di medicina (Favaro, p. 301). Aveva inoltre grande fama nell'arte della prognosi: tra i suoi pazienti figuravano molte illustri personalità.

Il F., già infermo di salute, morì a Padova nel 1558. La sepoltura ebbe luogo il 15 maggio nella chiesa di S. Agostino (in seguito distrutta), accompagnata dall'orazione funebre dello scolaro M. Morizio da Fermo (il testo di un epitaffio postogli dal fratello Giorgio è riportato in Scardeone, p. 226, e Vedova, p. 432).

La sua produzione scientifica inedita doveva ammontare, secondo la testimonianza di suo nipote e allievo G. Bono, erede della sua biblioteca, a trenta trattati manoscritti (Scardeone, p. 226). Come appartenenti a J. Rhodius, medico di origine danese, figuravano dodici opere manoscritte del F. (Tomasini, Bibliothecae, p. 138; Vedova, p. 432). Opere e consulti medici manoscritti del F. oggi si conservano nel Museo civico di Padova, presso la Biblioteca comunale di Siena, la Biblioteca apostolica Vaticana e la Library of the Wellcome Institute for the history of medicine di Londra. Due suoi consulti, la Responsio medicorum Patavinorum e la Responsio doctoris Francisci Phrisimelicha, sono stati pubblicati da W. Urban nel 1988 (Consulti inediti di medici italiani(Giovanni Manardo, Francesco Frigimelica) per il vescovo di Cracovia Pietro Tomicki (1515-1532), in Quaderni per la storia dell'Università di Padova, XXI [1988], pp. 87-102).

Fonti e Bibl.: M. Morizio da Fermo, Orazione per la morte di F. F., Venezia 1558; B. Scardeone, De antiquitate urbis Patavii, Basileae 1560, pp. 225 s.; I. Camerarius, De re rustica opuscula nonnulla, Norimbergae 1577, p. 51; G. Pianerio, Brevis patriae suae descriptio, Venetiis 1584, p. 9; G. Falloppia, De thermalibus aquis, in Id., Opera genuina omnia, I, Venetiis 1606, pp. 251, 317, 319; G.F. Tomasini, Bibliothecae Patavinae manuscriptae publicae & privatae, Utini 1639, pp. 101, 114, 138; Id., Elogia virorum literis & sapientia illustrium, Patavii 1644, p. 141; A. Vallisneri, Breve relazione di quanto ha osservato nelle Terme Euganee, in La Galleria di Minerva, V (1706), p. 114; N.C. Papadopoli, Historia Gymnasii Patavini, I, Venetiis 1726, pp. 313 s.; I. Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini, I, Patavii 1757, pp. 209, 291, 311, 313, 337, 339, 342, 348, 363; D. Vandelli, Tractatus de thermis agri Patavini, Patavii 1761, p. 160; A. von Haller, Bibliotheca medicinae practicae, II, Bernae-Basileae 1777, p. 112; G. Marini, Degli archiatri pontificii, Roma 1784, I, pp. 406-408; II, pp. 299 s.; G. Vedova, Biografia degli scrittori padovani, I, Padova 1832, pp. 426-432; A. Pazzini, Storia della medicina, I, Milano 1947, pp. 775, 782; B. Bertolaso, Sulla cattedra "Ad Thermas Aponenses" (1768-1806) nello Studio padovano, in La Clinica termale, XIII (1960), pp. 72, 76; M. Santoro, La preservazione dalla pestilenza… dell'ecc.te medico Marino Massuzzi da Montelupone, in Pagine di storia della medicina, V (1961), pp. 21, 24, 28; A. Favaro, Galileo Galilei e lo Studio di Padova, II, Padova 1966, p. 301; Acta graduum academicorum Gymnasii Patavini, III, 1, a cura di E. Martellozzo Forin, Padova 1969, pp. 259-261, 391 s. e passim; Epistolario di Gabriele Falloppia, a cura di P. Di Pietro, Ferrara 1970, pp. 26 s.; E. Zille, Gli eretici a Cittadella nel Cinquecento, [Cittadella] 1971, p. 99; A. Zitelli - R.J. Palmer, Le teorie mediche sulla peste e il contesto veneziano, in Comune di Venezia, Venezia e la peste 1348-1797, Venezia 1979, p. 25; G.E. Ferrari, L'opera idro-termale di Gabriele Falloppio: le sue edizioni e la sua fortuna, in Quaderni per la storia dell'università di Padova, XVIII (1985), pp. 5, 26, 29; R. Piva, Le "Confortevolissime" terme. Interventi pubblici e privati a Battaglia e nelle terme padovane fra Sette e Ottocento, Battaglia Terme 1985, p. 11; G. Ravaglia, Bibliogr. idrologica ital., Roma 1928, p. 225; S.A.J. Moorat, Catalogue of Western manuscripts on medicine and science in the Wellcome Historical medical Library, I, London 1962, pp. 118, 175 s., 443; Il "Catalogo dei libri" di Giambattista Morgagni, a cura di E. Barile - R. Suriano, Padova 1983, n. 1493, p. 70; A. Hirsch, Biograph. Lex. der hervorragenden Ärzte, II, p. 627; P.O. Kristeller, Iter Italicum, cfr. Cumulative Index, I-VI, s.v.

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