LICHETO, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 65 (2005)

LICHETO, Francesco

Silvano Giordano

Nacque, in data ignota, comunque collocabile tra il 1450 e il 1475, forse a Lovere, nel Bergamasco, oppure a Brescia, stando all'appellativo "de Brixia", con cui si identifica nei suoi scritti. In gioventù entrò tra i minori osservanti della provincia di Brescia e all'interno dell'Ordine compì gli studi di teologia, nel corso dei quali approfondì l'opera del francescano Giovanni Duns Scoto. Da un accenno autobiografico sembra che già verso il 1495 fosse vicario provinciale.

Per qualche tempo, intorno al 1509-12, lesse a Napoli le Sentenze di Duns Scoto, incarico affidatogli per volere di Giovanna, infanta d'Aragona vedova di Ferdinando I re di Napoli e già luogotenente del Regno. I relativi commenti, su richiesta del vicario generale dell'Osservanza, furono in parte pubblicati: nel maggio 1512, per i tipi del tedesco S. Mayr vide la luce a Napoli il volume In Io. Duns Scotum: Super primo Senten. clarissima commentaria, stampato a spese della regina Giovanna e a lei dedicato. Alla fine dell'opera l'autore si scusa per non avere potuto pubblicare il commento agli altri libri e ai Quodlibeta, rimandando a un'occasione migliore.

Nel giugno 1512 il L. fu nominato dal capitolo generale degli osservanti cismontani vicario della provincia di Candia, in sostituzione di Giovanni da Bibbiena, che aveva rinunciato all'incarico. Nel 1514, al capitolo generale riunito ad Assisi fu eletto definitore, funzione temporanea che terminava con lo scioglimento dell'assemblea. Lo stesso capitolo lo designò vicario della provincia di Brescia, titolo portato dai superiori osservanti per indicare la dipendenza, più che altro teorica, dai conventuali. In tale veste partecipò al capitolo generale riunito a Roma nel 1517, nel quale, per volontà di Leone X, agli osservanti fu riconosciuto, in quanto riformati, un ruolo eminente all'interno della famiglia francescana. Il L. che, nella votazione svoltasi il 1° giugno, ricevette nove voti come ministro generale, fece ritorno alla sua provincia con la carica di ministro provinciale.

In quegli anni diede sviluppo al collegio di S. Maria di Gesù, del quale era rettore, costruito a Isola del Garda, dove una trentina di discepoli seguivano le sue lezioni sul pensiero di Duns Scoto.

Il L. era in contatto con il cenacolo culturale bresciano, patrocinato da Pietro Gambara e Lucrezia Gonzaga nella seconda metà del Quattrocento, che si occupava anche di astrologia e di medicina, dialogava con personalità del mondo ebraico e discuteva su opere di autori arabi. La filosofia scotista aveva agganci con il pensiero ebraico e nei suoi commenti a Scoto il L. mostra di conoscere la dottrina cabalistica. La dottrina immacolista dei francescani permetteva del resto confronti con la teoria ebraica delle sefirot.

L'insegnamento del L. attirò l'attenzione di Bernardino da Feltre, che ebbe modo di visitare la scuola. Nel 1517 il L. chiamò da Venezia il tipografo bresciano Paganino dei Paganini, che portò con sé la propria attrezzatura e i caratteri e avviò una stamperia sull'isola. In quell'anno videro la luce i In Iohan. Duns Scotum Super secundo Senten. clarissima commentaria e i In Iohan. Duns Scotum super Quaestionibus quolib. clarissima commentaria; in due volumi, il cui colophon li dice stampati a Salò, mentre probabilmente lo furono sull'isola. A Salò, nel 1518 per G. Bonazzari, uscirono invece con certezza i commenti al primo e terzo libro delle Sentenze, in un volume che conteneva materiale omesso nell'edizione napoletana: In Io. Duns Scotum Super primo et tertio Sententiarum clarissima commentaria subtilium difficultatum perpulchre solutiones apparentium prelibati Scoti condictionum solutiones necnon ope multarum Scotico dogmati obviantum destructiones cum expositione littere omisse super primo Neapoli impresso et quibus plurimis difficultatis de novo additis feliciter incipiunt, con dedica all'imperatore eletto Massimiliano I d'Asburgo. Nel 1519-20 il milanese Battista da Castiglione, antico alunno del L., da lui inviato a Parigi, curò una nuova edizione in tre volumi dei Commentaria del maestro, questa volta con l'approvazione della Sorbona (Parigi, J. Granjon, tip. Giovanni da Prato). Nel 1589 il cardinale francescano Costanzo da Sarnano fece pubblicare postume, a Venezia (tip. G. e A. Zenaro), le In primum, secundum, et tertium Scoti Sententiarum libros, ac in eiusdem Quolibeta commentationes subtilissimae, multis annis a Franciscanae familiae patribus desideratae. Rimasero inediti i commentari al quarto libro delle Sentenze, il Super novem libros metaphysicorum e i Theoremata disputata contra Augustinum Suessanum, attribuito al Licheto.

Cristoforo Numai da Forlì, divenuto generale nel 1517, durò in carica solo un mese, allorquando fu creato cardinale da Leone X. Convocato il capitolo a Lione per il 1518, il 10 luglio vi fu eletto ministro generale il Licheto. Allo scioglimento dell'assemblea, il nuovo ministro generale iniziò la visita alle province italiane, che durò fino al mese di maggio 1520. Convocava e presiedeva i capitoli provinciali, nel corso dei quali pubblicava statuti validi per i frati e per le monache. Si tratta di misure disciplinari riguardanti situazioni locali, destinate a integrare i regolamenti già in vigore per tutto l'Ordine. In alcuni casi, come accadde nella provincia romana, depose alcuni superiori locali dal loro incarico. In Italia si mostrò favorevole alle case di orientamento quasi eremitico, affidate ai più osservanti.

L'itinerario percorso dal L. come generale è noto solo in parte, in quanto il diario di viaggio è pervenuto incompleto. Il 26 nov. 1518 arrivò a Roma e due giorni dopo ebbe udienza dal papa, che gli conferì i poteri sui frati e le monache, insieme con il potere di dare l'indulgenza plenaria. Con il breve Commisimus tibi dell'11 dic. 1518 fu nominato nunzio e commissario apostolico per la Fabbrica della basilica di S. Pietro. Per quanto riguarda l'Ordine, il papa gli comandò di riformare il curriculum degli studi. Subito dopo il L. iniziò la visita alla provincia romana. Il 26 dic. 1518 celebrò il capitolo provinciale all'Aquila. Ritornò a Roma il 3 genn. 1519. Proseguì poi per Napoli, dove si trovava il 13 gennaio, Firenze (16 febbraio), Bologna (19 febbraio), Pavia (4 maggio), Cremona (20 maggio), Civitanova nelle Marche (11 giugno), Porziuncola (16 giugno). Di passaggio da Roma, il 1° luglio 1519 Leone X gli confermò i privilegi dell'Ordine vivae vocis oraculo. Il viaggio del L. riprese verso il centro-sud della penisola: Campobasso (18 agosto), Bitonto (26 agosto), Tursi (3 settembre).

Nel mese di maggio del 1520 si recò a Bordeaux, in Francia, dove il 27, giorno di Pentecoste, riunì il capitolo generale per le province ultramontane. Da Poitiers, dove rimase dall'11 al 14 giugno, scrisse ai ministri di Austria, Boemia, Ungheria e Polonia, annunciando il suo arrivo e invitandoli a predisporre i capitoli provinciali, che egli aveva intenzione di presiedere. Passò quindi a Parigi, a fine giugno, dove emanò per il convento locale un regolamento per gli studi che raccomandava di approfondire la dottrina di Scoto. Nel corso del viaggio ordinò più volte che vi fossero mandati a studiare i giovani più promettenti delle province ultramontane. Il 30 luglio da Marburgo scrisse ai confratelli di Colonia, dolendosi di non poter assistere al loro capitolo provinciale e ordinando di inviare otto studenti al collegio di Parigi. In Germania visitò alcuni conventi delle due province di Sassonia: all'inizio di agosto a Erfurt riunì i religiosi più in vista, esortandoli alla lotta antiluterana. Allo stesso tempo ordinò a Francisco Quiñones, futuro generale dell'Ordine e cardinale, a François Meroth, della provincia di Parigi, e a Denis, guardiano del convento di Choterac in Francia, di visitare le province di Sassonia per eliminare eventuali influenze luterane, distruggendo i libri eretici e istituendo buoni predicatori in ogni convento. Il 9 agosto si trovava a Bautzen in Lusazia.

Il 13 agosto entrò a Breslavia, dove presiedette il capitolo della provincia di Boemia. Evitò di pronunciarsi circa la lite che opponeva gli osservanti di Boemia ai riformati di Sassonia, relativa ai conventi situati nelle custodie di Breslavia e di Goldberg. La controversia, che si trascinava da circa un decennio, era stata oggetto di pronunciamenti dei capitoli generali del 1517 e del 1520. In tale occasione erano stati deputati due commissari, Giacomo di Alcalá e William Jernigon, ma il L. a Poitiers li privò delle loro competenze, avocando a sé la trattazione del caso. Il 17 ag. 1520, dopo aver affidato la soluzione del problema a Luca von Grünberg, ministro provinciale di Boemia, passò in Polonia. Il 21 agosto arrivò a Cracovia e fino al 25 presiedette il capitolo provinciale, nel corso del quale compose e fece approvare statuti per la riforma della provincia, che divise in tre custodie. Ebbe occasione di visitare ripetutamente la regina Bona Sforza, moglie di Sigismondo I di Polonia.

Proseguendo il viaggio scese in Ungheria attraversando i Carpazi. A Košice fu colpito da febbre, ma continuò il viaggio fino a Buda, dove morì il 15 sett. 1520. Il suo corpo fu sepolto nel locale convento dei francescani osservanti.

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