MADIAI, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 67 (2006)

MADIAI, Francesco

Laura Demofonti

Nacque nel 1805 a Diacceto di Pelago, nei dintorni di Firenze. Figlio di Vincenzo, piccolo proprietario di campagna, quando era ancora un fanciullo la sua fede cattolica fu scossa dalla severità di un sacerdote che gli negò l'assoluzione per aver confessato di aver mangiato carne in tempo di Quaresima, attenendosi alle prescrizioni del medico.

A 16 anni si trasferì, anche per curare una malattia al fegato, a Firenze, dove prese a svolgere l'attività di corriere per diverse famiglie; ebbe così frequente occasione di fare viaggi, uno dei quali lo portò nel 1840 negli Stati Uniti, ospite di uno dei suoi fratelli, che aveva sposato una protestante della Chiesa metodista episcopale, e lì cominciò a imparare l'inglese. Fu accompagnando la cognata alla Trinity church di Boston che il M. iniziò a leggere alcuni versetti della Bibbia. Tornato a Firenze, venne assunto sempre come corriere da una famiglia inglese, presso la quale lavorava come governante Rosa Pulini che, avendo vissuto molti anni in Inghilterra, conosceva bene l'inglese, tanto da potersi prestare alla richiesta del M. di tradurre e di spiegare in italiano la Bibbia anglicana. Dopo aver viaggiato ancora per alcuni anni come corriere, il M. rientrò definitivamente a Firenze, sposò Rosa, e i due, lasciate le loro rispettive attività, acquistarono uno stabile in piazza S. Maria Novella e ne fecero una pensione per forestieri.

Nel 1849 il granduca di Toscana Leopoldo II tornato sul trono, prima ancora di revocare formalmente nel 1852 lo statuto, abolì la libertà religiosa, ordinò la chiusura dei luoghi di culto protestanti e riprese le persecuzioni contro i non cattolici. Fu da allora che i coniugi Madiai, ormai convertitisi alla fede evangelica, cominciarono a riunirsi segretamente in compagnia di amici e di altri protestanti nelle soffitte del loro immobile per pregare e leggere la Bibbia.

Il 17 ag. 1851, in seguito a una perquisizione domiciliare che aveva portato al rinvenimento di due copie delle Scritture, il M. venne arrestato insieme con altri presenti (F. Mannelli, A. Fantoni) poi costretti all'esilio, e A. de Noè Walker, un inglese subito rilasciato per l'intervento dell'incaricato degli affari inglesi a Firenze, P. Campbell Scarlett. Dei quattro, il solo M. venne condotto nella prigione fiorentina del Bargello, con l'accusa di proselitismo ai danni della religione di Stato. Otto giorni dopo la stessa sorte toccò alla moglie Rosa, denunciata come eretica.

L'arresto destò l'immediata reazione dell'opinione pubblica internazionale soprattutto nei Paesi protestanti, al punto che il ministro degli Esteri inglese, Henry John Temple visconte di Palmerston, si impegnò a nome del suo governo a sostenere le spese processuali per garantire ai due coniugi la migliore difesa. L'arresto dei Madiai faceva infatti temere il ritorno di un'ondata reazionaria contro il mondo liberale e protestante.

Nel successivo mese di novembre, il M. fu trasferito nel carcere delle Murate, dove le sue condizioni di salute cominciarono ad aggravarsi. Ai primi di giugno del 1852 i Madiai, dopo dieci mesi di prigionia, comparvero davanti al tribunale per rispondere del reato di "empietà [(] col farsi operatori di propaganda e di proselitismo alla così detta confessione Evangelica [(] non tanto con l'insegnamento quanto colla diffusione di libri, e fogli a stampa in danno e in onta alla religione cattolica dominante nel Granducato" (Giudizio della Suprema Corte di cassazione, pp. 140 s.).

La sentenza, emessa l'8 giugno 1852, condannava il M. a quattro anni e otto mesi di reclusione in isolamento e ai lavori forzati nel carcere di Volterra, e Rosa a tre anni e nove mesi di detenzione da scontare nella casa di correzione di Lucca. I due erano inoltre tenuti al pagamento delle spese processuali e soggetti, al termine della pena, a un periodo di tre anni di sorveglianza da parte della polizia.

Confermata dalla Cassazione il successivo 7 agosto, la condanna scatenò un vero e proprio caso di diplomazia internazionale. In particolare l'opinione pubblica inglese insorse contro la determinazione di Leopoldo II di non concedere la grazia, mentre numerose furono le petizioni per chiedere un intervento diretto della regina Vittoria in difesa dei Madiai, considerati "prisoners of Jesus Christ". Nell'ottobre di quello stesso anno l'Evangelical Alliance organizzò una delegazione composta da personalità influenti provenienti dall'Inghilterra, dalla Svizzera, dalla Prussia, dall'Olanda e guidata dall'inglese lord Roden, che si recò a Firenze per intercedere presso il granduca. Tuttavia Leopoldo II, confortato dall'approvazione della S. Sede, non solo non volle ricevere la deputazione ma ne respinse perfino una petizione scritta; così che all'inizio del 1853, quando il clamore internazionale intorno al "Madiai case" non accennava a diminuire, i governi di Francia, Prussia, Inghilterra e Stati Uniti si risolsero per l'invio congiunto di lettere di richiesta di scarcerazione, per indurre Leopoldo II a firmare la grazia.

Il 15 marzo 1853 il granduca, dietro le forti pressioni provenienti ormai anche dalla diplomazia francese che valutava dannosa la grande popolarità assunta dal caso, decise di commutare il resto della pena in un esilio perpetuo dalla Toscana. Usciti di prigione, i Madiai con l'aiuto del console francese a Livorno si imbarcarono per Marsiglia, dove rimasero tre settimane prima di raggiungere Hyères e poi Nizza. A Nizza, nell'autunno del 1856, il M. si incaricò della gestione di un deposito della Società biblica britannica e forestiera proseguendo la sua attività per la diffusione delle copie della Bibbia; poté tornare a Firenze insieme con la moglie solo nel 1859, dopo l'abbandono del trono da parte di Leopoldo II. Le condizioni di salute del M., ormai compromesse dalla lunga prigionia, ne limitarono però progressivamente l'attività che si esaurì con la fondazione, nel 1861, di un comitato per la creazione di un nuovo cimitero evangelico a Firenze, dal momento che quello di Porta a' Pinti non sarebbe più stato sufficiente.

L'anno dopo il M. compì un viaggio in Inghilterra per raccogliere i fondi necessari alla realizzazione del progetto, ma quest'ultima fatica affrettò il corso della sua malattia che invano tentò di curare recandosi presso un asilo a Nyon in Svizzera, dove morì, dopo aver perso le facoltà mentali, nel 1868.

Fonti e Bibl.: London, Public Record Office, Foreign Office, Tuscany, Correspondence Case of the Madiais (1851-1852); Prussia & Tuscany, Despatches, Madiai case; Domestic Records of the Public Record Office, Lord John Russell, voll. 9K, 10H, 10G, 11A; Manchester, John Rylands University Library, Christian Brethren Archive, box 30-32, 169; Firenze, Arch. stor. del Comune, CA., 271, aff. 42 or, c. 279m; Arch. di Stato di Firenze, Tribunale collegiale di prima istanza di Firenze 1838-1865, Processi criminali, 1851, n. 1380 bis; Corte regia, Sentenze, 997, filza 6, n. 88 (giugno 1852); Arch. segr. Vaticano, Segr. di Stato, a. 1853, rubr. 253, f. 1; Processo istruito contro i coniugi F. e Rosa Madiai per empietà, in La Buona Novella, I (1851), 4, pp. 54-57; S.P. Tregelles, Prisoners of hope: being letters from Florence relative to the persecution of F. and Rosa Madiai, London 1852; L. Taparelli d'Azeglio, Il non intervento e i coniugi Madiai, in La Civiltà cattolica, III (1852), vol. 11, pp. 593-601; Giudizio della Suprema Corte di cassazione nella causa dei coniugi F. e Rosa Madiai condannati per proselitismo dalla Corte regia di Firenze, Firenze 1852; O. Maggiorani, Discorso dell'avv. Odoardo Maggiorani in difesa dei coniugi F. e Rosa Madiai imputati d'empietà per titolo di proselitismo e pronunziate davanti alla Corte regia di Firenze il dì 7 giugno 1852, Firenze 1852 (poi commentato in La Civiltà cattolica, III [1852], vol. 11, pp. 194-201); Letters of the Madiai and visits to their prisons, London 1853; The story of the Madiai; with notices of efforts made, in Europe and America, in their behalf, New York 1853; T. Pietrocola Rossetti, Vita santa! Biografia di Rosa Madiai (I), in La Vedetta cristiana, 1871, n. 8, pp. 57-64; n. 9, pp. 66-68; F. Madiai, Visite al carcere e lettere dal carcere, Firenze 1889; G. Luzzi, Due componimenti poetici inediti di Gabriele Rossetti relativi alla condanna e alla liberazione dal carcere dei coniugi Madiai, in La Rivista cristiana, XXV (1908), pp. 481-489; S. Jacini, Un riformatore toscano dell'epoca del Risorgimento. Il conte Piero Guicciardini (1808-1886), Firenze 1940, pp. 154-160, 309; G. Martina, Pio IX e Leopoldo II, Roma 1967, pp. 267-277; D. Maselli, Tra Risveglio e Millennio. Storia delle Chiese cristiane dei Fratelli, 1836-1886, Torino 1974, pp. 57-61, 77, 85, 115, 170; A. Principe, Il Risorgimento visto dai protestanti dell'alto Canada: 1846-1860, in Rass. stor. del Risorgimento, LXVI (1979), pp. 156 s.; G. Spini, Risorgimento e protestanti, Torino 1998, pp. 258-263, 268, 277, 279, 293, 329, 379, 383 s.

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