Maurolico, Francesco

Il Contributo italiano alla storia del Pensiero: Scienze (2013)

Francesco Maurolico

Rosario Moscheo

Un ‘greco’ di Sicilia: Francesco Maurolico. Nessuna prova per l’asserita etnia del personaggio, rimane certa comunque la sua appartenenza ideale alla grecità, come fa intuire la particolare missione da lui svolta durante l’intera sua vita: recupero e valorizzazione del sapere matematico dei greci per rimettere in circolazione testi fondamentali per la scienza. I matematici greci – e in particolare Archimede – svolsero un ruolo di primo piano nel processo che ancora riconosciamo come ‘rivoluzione scientifica’.

La vita

Francesco Maurolico nacque a Messina il 16 settembre 1494, quintogenito di otto figli, da Antonio, funzionario della zecca ed esponente della locale comunità di origine greca, e da Penuccia, sua moglie. Non è noto il casato materno; al riguardo si conosce un legame stretto (come pure per parte di padre) con il ramo messinese degli Spatafora, baroni di Venetico (località presso Messina). Aggiungiamo che agli inizi del Quattrocento questo ramo degli Spatafora ottenne l’iscrizione nei ruoli della nobiltà veneziana, mantenendo per lungo tempo in Messina l’ufficio di console della Repubblica. Ai Mauroli appartenne un probabile zio di Francesco, tale Piero Mauroli, il cui nome figura nei Diarii di Marin Sanudo (anno 1496; M. Sanudo, I diarii (MCCCCXCVI-MDXXXIII), t. 1, a cura di F. Stefani, 1879, col. 115), quale fonte di notizie di ordine militare concernenti l’isola di Gerba (Tunisia).

Accanto ai legami familiari con Venezia, vanno considerati i legami veneti propri dell’ambiente culturale messinese cui gli stessi Spatafora e i Mauroli appartennero. Circostanza, questa, notevole poiché evidenzia, per Francesco, una linea obbligata nella ricerca in quell’area di interlocutori ‘naturali’ per i progetti da lui formulati, per il proprio aggiornamento in termini di novità librarie oltre che per le proprie esigenze editoriali. Essenzialmente autodidatta per le matematiche, Francesco aveva ricevuto dal padre e da taluni altri epigoni locali della già fiorente scuola di Costantino Lascaris, i primi rudimenti letterari e scientifici: Antonio Mauroli, ‘amicissimo’ oltreché discepolo dell’umanista bizantino, lo istruì nel greco e nell’astronomia; il sacerdote Francesco Faraone nelle materie letterarie, e ancora un sacerdote, Giacomo Genovese, originario di Nola (già allievo del Lascaris e di Agostino Nifo), nella filosofia e nella retorica. Con tali ammaestramenti e una profonda attitudine alla pietas, accentuata da falcidie familiari durante la peste del 1500-01, nella quale si spense lo stesso Lascaris, Maurolico maturò presto una forte vocazione religiosa, giungendo, nel 1521, a farsi ordinare sacerdote.

La nuova condizione di uomo di chiesa non sembra avere interferito con la forte quanto precoce opzione per le scienze, resa evidente dalla produzione coeva delle sue prime ricerche (quelle di ottica, datate 1521 e 1523, edite postume, ma solo in parte, nel 1611). Tale dato va letto in parallelo con una sorta di manifesto dei propri studi che, configurando quasi un archetipo dell’Index lucubrationum, redatto e rimaneggiato più volte, fin quasi alla fine della vita, Maurolico pubblica in seno a una grammatica concepita per i propri allievi e dedicata a Ettore Pignatelli, viceré di Sicilia (Grammaticorum rudimentorum libelli sex, 1528).

Inaugurata con testi che sarà difficile all’autore pubblicare tempestivamente, la produzione mauroliciana, scientifica e letteraria, scandisce in modo puntuale le varie fasi della vita dell’umanista e scienziato, nelle quali lo studio, sempre intenso, si accompagna a crescenti impegni pubblici, conseguenti a precise cooptazioni da parte dell’amministrazione locale e di quella viceregia. Nel 1528-29, lo ‘straticoziato’ di Giovanni Marullo gli valse una prima condotta ufficiale per l’insegnamento della Sfera e degli Elementi di Euclide, che gli permise una rivisitazione radicale dell’astronomia e della geometria, con la stesura conseguente di un buon numero di testi confluiti più tardi in altrettante pubblicazioni: per quel che riguarda l’astronomia, l’approfondimento delle basi matematiche (Almagesto tolemaico a parte, i testi di Teodosio di Bitinia e di Menelao di Alessandria, oltre che la traditio dei Phaenomena), rappresentato dall’in-folio, pubblicato a Messina nel 1558, con gli Sphaerica di Teodosio e Menelao, oltre due libri mauroliciani sul medesimo argomento e la ‘parva astronomia’, con i Phaenomena di Euclide; per quel che concerne la geometria, una revisione accurata degli Elementi di Euclide, della quale solo i libri sui solidi regolari, completati nel 1532 con dedica all’allievo Girolamo Barresi, sono stati editi in seno agli Opuscula mathematica (1575).

Molto importante la Cosmographia, esposizione elementare, tra erudizione e scienza, del sistema tolemaico, ambientata nell’estate 1535 in una Messina coinvolta non solo emotivamente nelle vicende di una fortunata spedizione contro Tunisi dell’imperatore Carlo V, e pubblicata con dedica a Pietro Bembo (Cosmographia in tres dialogos distincta, 1543). L’ingresso trionfale in Messina dell’imperatore, evento ricordato in chiusura del terzo dialogo, il suo breve soggiorno in città e la scelta allora maturata di fortificarla contro i turchi, significarono l’ingresso di Maurolico nel grande cantiere che si apriva, dando occasione ad aspetti nuovi della sua attività di matematico. Non esiste documentazione certa al riguardo, tuttavia seri indizi si trovano in suggerimenti espliciti in tal senso forniti dal nipote omonimo nella biografia da lui scritta dello zio (Vita dell’Abbate del Parto don Francesco Maurolico, 1613, a cura di R. Moscheo, 2001, pp. 26-27), oltre che nella produzione da parte di quest’ultimo di alcuni trattatelli, risalenti per lo più agli anni Quaranta, concernenti strumenti matematici; testi poi pubblicati (tranne un Quadrati fabrica et eius usus, 1546) tra gli Opuscula su menzionati.

Di lì a poco, l’arrivo in Sicilia del viceré Juan de Vega, già ambasciatore di Carlo V presso il pontefice, cambiò radicalmente la carriera di Maurolico. Non fu tanto un mutamento profondo dei suoi interessi quanto l’intensificarsi e il diversificarsi degli stessi in rapporto all’azione rinnovatrice svolta dal viceré; notevoli, in quest’ambito, gli interventi in campo educativo, con il largo sostegno ai gesuiti che ne favorì l’insediamento nell’isola mediante l’apertura dei collegi e lo sviluppo al loro interno della didattica. Pur rimanendo esterno alla Compagnia, Maurolico, legatosi alla cerchia viceregia e precettore dello stesso Juan de Vega e dei suoi figli, cominciò a nutrire simpatie per il nuovo ordine, fino a rimanere coinvolto nelle sue attività. La sfida rappresentata dai nuovi compiti e le distrazioni conseguenti non intimidirono in alcun modo l’umanista e scienziato che, proprio nel decennio di governo del de Vega, riuscì a realizzare la parte migliore dei suoi studi (le ‘rivisitazioni’ delle opere di Apollonio di Perga e di Archimede), con testi che, malgrado la pubblicazione tardiva (stampe siciliane del 1654 e del 1685, in parte curate da Giovanni Alfonso Borelli), comunque esercitarono una forte influenza, costituendo tuttora motivo di grande interesse e per le ‘fortune’ personali dell’autore e per la storia di queste discipline.

Neppure l’allontanamento del de Vega (1556), cui – come riconobbe lo stesso Maurolico – si deve la spinta per un più cogente programma editoriale dei testi mauroliciani e il conseguente rapporto stretto con i gesuiti, e la morte (1560) di Simone Ventimiglia, marchese di Geraci, che contribuì a suo modo all’impresa, riuscirono a spegnere la vivacità intellettuale dello scienziato. Poco tempo dopo, infatti, l’apertura ufficiale (nel 1565) di studi superiori nel collegio gesuitico di Messina, con l’introduzione a pieno titolo delle matematiche nella didattica, segnò un ultimo coinvolgimento dello scienziato messinese, che collaborò pienamente, anche con la redazione di appositi compendi, fino a ottenere, nel 1569, nell’Università istituita già da qualche tempo ma funzionante in quegli anni all’interno del collegio, l’insegnamento di matematiche, tenuto fin quasi alla vigilia della morte avvenuta il 21 luglio del 1575.

Retroterra culturale e caratteristiche dell’impegno scientifico

La scuola del Lascaris, operativa a Messina per circa un trentennio, le sue connessioni venete e quelle, pure venete, della famiglia di Maurolico, definiscono il retroterra proprio della formazione del personaggio. Da uno sguardo, anche rapido, a quel che di meglio l’editoria veneziana ha prodotto in campo scientifico dal Quattrocento fino ai primi decenni del secolo successivo, comprendiamo bene quali autori abbiano influito su Maurolico e quali scelte culturali sul piano personale ne siano derivate. I libri e i progetti del Regiomontano paiono riflettersi già nel primo abbozzo (1528), come nelle redazioni successive, del suo Index lucubrationum; e il De expetendis et fugiendis rebus (1501) di Giorgio Valla, la cui sezione matematica, costruita giustapponendo un folto numero di excerpta latini, cavati dalla trattatistica greca (da Euclide ad Apollonio di Perga ad Archimede, per fare solo alcuni nomi), sembrano definire la trama fitta di autori e opere su cui Maurolico ha basato il proprio piano di ricostruzione del sapere antico; piano seguito puntualmente come dimostrano sia l’Index lucubrationum sia la consistenza stessa del corpus superstite dei lavori a stampa e/o manoscritti di Maurolico.

Individuato il suo campo di azione, va precisato che il suo metodo differisce molto da quello utilizzato in prevalenza dagli autori sopra citati. Nonostante avesse largamente rimpiazzato la traditio medievale di Gherardo da Cremona e Guglielmo di Moerbeke, fin quasi al Regiomontano, la traditio filologico-umanistica che, applicata alle matematiche (G. Valla, G.B. Memo, B. Zamberti), si è rivelata ai suoi occhi particolarmente fuorviante e insicura, lascia in lui spazio per un approccio puramente matematico, il cui fine ultimo non è ‘restituire’ alla fruizione moderna i testi degli antichi, quanto cogliere negli stessi, di là delle incrostazioni linguistiche, valore e natura dei risultati da essi conseguiti, sì da permettere nuovi progressi in tali ricerche. Questa scelta ha per così dire determinato il destino stesso del messinese, ossia quello di essere divenuto il capo indiscusso di un più efficace indirizzo di ricerca, antitetico rispetto al più praticato approccio filologico che, in quegli anni, era rappresentato in Italia da Federico Commandino.

Due ‘scuole’, dunque, ben distinte e sul metodo e sulle linee precipue di ricerca, che, tuttavia, pur nella divaricazione netta dei motivi ispiratori e delle finalità perseguite, trovavano un punto d’incontro nell’amicizia stretta tra i due maestri, comprovata da un carteggio quasi del tutto disperso e da elogi reciproci nei rispettivi lavori, che lasciano intuire un dialogo fitto tra loro sulle procedure scientifiche, proprio sui temi che ne hanno sancito ai nostri occhi la separazione.

Principali acquisizioni scientifiche

Pur se documentate sono le sue caratteristiche medievali, l’opera di Maurolico si segnala per le novità rilevanti che è stata capace di apportare grazie alla libertà esercitata dall’autore nei confronti dei testi del passato dei quali ha curato l’edizione. Pur rimanendo corrette sul piano matematico e fedeli agli obiettivi originari degli autori, raggiunti mediante nuovi strumenti ecdotici, coerenti con lo stato e gli intenti della ricerca scientifica coeva, le edizioni – ex Maurolyci traditione – dei classici, parte integrante di un lucido progetto formulato fin dagli inizi della sua carriera, vanno decisamente oltre il puro recupero testuale. L’Archimede e l’Apollonio mauroliciani, con una serie di ricerche autonome derivate dal loro studio, rivelano la padronanza, pressoché assoluta, di due tra le tecniche più avanzate della matematica greca: il trattamento delle coniche e il cosiddetto metodo di esaustione; e ciò risalta in un contesto in cui piuttosto rari erano i matematici in grado di intendere in profondità le opere di Apollonio e di Archimede.

La stessa padronanza ha consentito al messinese di sviluppare per quel che riguarda, per es., il versante apolloniano una ricostruzione originale, tuttora inedita, dell’opera di Sereno di Antissa e una compiuta teoria delle ‘linee orarie’ (un lavoro in tre libri, più un brevis tractatus, editi negli Opuscula più volte ricordati). Quanto alle ricerche su Archimede, vanno segnalate un’originale interpretazione della meccanica, con l’introduzione e l’uso, nel De momentis aequalibus, rielaborazione dell’archimedeo equilibrio dei piani (Admirandi Archimedis syracusani monumenta omnia mathematica quae extant, ex traditione Francisci Maurolyci, 1685), del concetto di momento statico, e le ricerche relative al calcolo dei volumi di figure solide. Per ciò che concerne, infine, gli studi euclidei, lo studio dei libri aritmetici degli Elementa e la traditio dei numeri figurati o poligonali hanno condotto Maurolico a escogitare nuove tecniche dimostrative, ispiratrici per studiosi come René Descartes, Blaise Pascal e Pierre de Fermat, e il cui valore è stato oggetto di attenzione degli storici agli inizi del Novecento.

Opere

Cosmographia Francisci Maurolyci Messanensis siculi, in tres dialogos distincta: in quibus de forma, situ, numeroque tam coelorum quam elementorum, alijsque rebus ad astronomica rudimenta spectantibus satis disseritur. Ad Reverendiss. Cardinalem Bembum, Venetiis 1543 (altra ed. Parisiis 1558).

Theodosii Sphaericorvm Elementorvm Libri. III. ex traditione Maurolyci Messanensis Mathematici. Menelai Sphaericorvm Lib. III. ex traditione eiusdem. Mavrolyci Sphaericorvm Lib. II. Avtolyci De Sphaera, qvae movetvr Liber. Theodosii De habitationibvs. Evclidis Phaenomena Breuissime demonstrata. Demonstratio et praxis trium tabellarum scilicet Sinus recti, Foecundae, et Beneficae ad Sphaeralia triangula pertinentium. Compendivm Mathematicae mira breuitate ex clarissimis Authoribus. Maurolyci de Sphaera sermo , Messanae 1558.

D. Francisci Mavrolyci, abbatis Messanensis, Mathematici celeberrimi, Arithmeticorum libri duo, nunc primvm, in lvcem editi, Venetiis 1575.

D. Francisci Mavrolyci, abbatis Messanensis, Opuscula Mathematica; Nunc primum in lucem aedita, cum rerum omnium notatu dignarum indice locvpletissimo, Venetiis 1575.

Abbatis Francisci Mavrolyci Messanensis. Photismi de lvmine, & vmbra ad perspectiuam, & Radiorum incidentiam facientes. Diaphanorvm partes, seu Libri tres: In quorum primo De perspicuis corporibus. in secundo De iride: In tertio De organi visualis structura, et Conspiciliorum formis agitur. Problemata ad perspectivam, & iridem pertinentia. Omnia nunc primum in lucem edita, Neapoli 1611.

D. Francisci Mavrolyci, Abbatis Messanensis. Problemata mechanica cum appendice, & ad magnetem, & ad pixidem nauticam pertinentia, Messanae 1613.

Francisci Mavrolyci Messanensis, Emendatio, et restitvtio conicorvm Apollonij Pergaei, nunc primum typis excusae, vbi primi quatuor eiusdem Apollonij libri mendis, quibus foedè scatebant, expurgantur, nouisque interdum demonstrationibus illustrantur: quintus verò, sextusue liber, quorum tituli dumtaxat habebantur, maximo labore, summaque industria denuo restituuntur, Messanae 1654.

Admirandi Archimedis syracusani monumenta omnia mathematica quae extant [...] ex traditione Francisci Maurolyci, Panormi 1685.

Si veda inoltre: Edizione nazionale dell’Opera matematica di Francesco Maurolico, http://www.maurolico.it/ Maurolico/index.html.

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