MELANZIO, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 73 (2009)

MELANZIO, Francesco

Emilia Capparelli

MELANZIO, Francesco. – Figlio di Andrea Miluzzi (Miliutii, di Miluccio), nacque a Montefalco probabilmente intorno al 1465 (Nessi, 1971).

Non sono noti dati biografici di questo pittore, attivo esclusivamente a Montefalco e nel territorio circostante, il quale firma le proprie opere con quella che pare essere la forma umanistica del cognome: Melanzio.

In mancanza di dati certi, si può ipotizzare una sua formazione artistica a contatto con la scuola folignate; le sue prime opere note presentano infatti influenze dalla pittura di Niccolò di Liberatore detto l’Alunno, principale esponente di questa scuola nella seconda metà del XV secolo, dalla quale derivano le asprezze formali ed espressive e il riferimento alla pittura di Carlo Crivelli.

Per il M. fu inoltre determinante la cultura artistica perugina dell’ultimo quarto del Quattrocento: assimilò infatti la lezione di Pietro Vannucci detto il Perugino e soprattutto di Bernardino di Betto detto il Pinturicchio, tanto da essere stata ipotizzata la sua presenza a fianco di quest’ultimo nei cantieri romani di S. Maria del Popolo e dell’appartamento Borgia in Vaticano (Gnoli, 1923; Carli, 1960).

Sono stati proposti come probabili anni dell’avvicinamento al Pinturicchio quelli tra il 1489-97 e 1500-08, quando il M. sembra essere più frequentemente assente da Montefalco (Nessi, 1971). Sono state inoltre evidenziate influenze della pittura di Bartolomeo Caporali, Giovanni di Pietro detto lo Spagna e Antonio Aquili detto Antoniazzo Romano, oltre a contatti con la pittura del giovane Raffaello.

Nel 1487 il M. realizzò la sua prima opera nota, la Madonna in trono con il Bambino tra i ss. Sebastiano, Pietro, Paolo e Domenico (Montefalco, Museo di S. Francesco) e l’anno seguente, sempre nella cittadina umbra, il polittico con la Madonna con il Bambino e i ss. Sebastiano, Fortunato, Severo e Chiara da Montefalco per la chiesa di S. Maria in Turrita, nelle quali appaiono evidenti le influenze alunnesche della sua formazione.

I medesimi caratteri presenta anche la Madonna del Soccorso realizzata per la Confraternita di S. Nicola da Tolentino, che aveva sede nella chiesa di S. Agostino a Montefalco e che deve essere datata all’ultimo quarto del XV secolo. Alla fine del Quattrocento devono essere riferite anche tre edicole affrescate nel borgo del castello di Fabbri nei pressi di Montefalco. Si tratta della Madonna in trono con Bambino di casa già Nocchi, della Madonna con Bambino di casale Valenti e dell’affresco di analogo soggetto nella cappella Servili del cimitero (Beretta Festi).

Nel 1498 il M. firmava e datava lo stendardo per la chiesa di S. Leonardo a Montefalco raffigurante la Madonna con Bambino tra i ss. Antonio da Padova, Bernardino da Siena, Francesco d’Assisi, Fortunato, Lodovico da Tolosa e Severo.

Il dipinto segna l’allontanamento dai primi modi alunneschi per una consapevole acquisizione del linguaggio del Pinturicchio, evidente soprattutto nell’impianto delle figure e nell’ambientazione paesistica dello sfondo.

Tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo realizzò inoltre gli affreschi con l’Annunciazione, Madonna entro una mandorla di cherubini e S. Francesco d’Assisi per il convento di S. Fortunato (Montefalco), attualmente strappati e conservati nel Museo di S. Francesco e la Madonna adorante il Bambino tra i ss. Chiara e Francesco (Roma, già collezione Nevin). A questi stessi anni devono essere riferiti anche gli affreschi nella chiesa di S. Giovanni Battista a Foligno (Madonna in trono con Bambino, Natività).

A partire dal 1500 lavorò alla decorazione della chiesa di S. Illuminata a Montefalco, alla quale dovette probabilmente presiedere (Urbini; Gaburri).

Realizzò nel 1500 la lunetta esterna con la Madonna della Misericordia tra s. Chiara da Montefalco e la beata Giovanna; e nel 1509 il Cristo nel sepolcro del catino absidale. Nel 1515 firmava e datava la decorazione della terza cappella a destra (Madonna in trono con il Bambino tra i ss. Sebastiano, Lorenzo, Girolamo e Antonio Abate e Resurrezione), più probabilmente eseguita dagli aiuti, e in particolare dal nipote Febo, su suoi disegni (Nessi, 1971). Controversa è l’attribuzione degli affreschi della prima e seconda cappella a destra (Martirio di s. Caterina e santi, Assunta in cielo tra santi, Incoronazione della Vergine) e della seconda cappella a sinistra (S. Martino, Fuga in Egitto, Presepe, Adorazione dei magi, S. Nicola da Tolosa): riferiti al M., essi sono stati successivamente considerati opera di anonimi pittori perugineschi, attivi in concomitanza con il M. (Gaburri). La sua ultima presenza nella chiesa è documentata nel 1517, quando gli fu affidata la decorazione della cappella Cuppis, probabilmente mai realizzata (Nessi, 1971).

Nel 1506 dipinse nella chiesa di S. Francesco (Montefalco) la Madonna fra l’arcangelo Raffaele e s. Ludovico e ai lati S. Rocco e S. Sebastiano.

Al 1510 risalgono gli affreschi nella chiesa di S. Stefano a Picciche (Crocifissione tra i ss. Antonio Abate e Sebastiano, parete sinistra; Madonna in trono con il Bambino benedicente tra santi e l’Eterno benedicente, abside; l’Annunciazione, arco trionfale) e la Madonna con il Bambino in trono tra due angeli (Montefalco, Museo di S. Francesco), affresco proveniente da un’edicola in località Camiano.

In base al confronto con quest’opera e con la Madonna con Bambino di Picciche è stata attribuita al M. anche la Madonna con Bambino fra due angeli e santi nella chiesa della Madonna a Vecciano. Nei tre dipinti, che ripetono un medesimo schema compositivo, il gruppo della Madonna con il Bambino deriva da quello della National Gallery di Washington attribuito al Pinturicchio; per l’affresco di Vecciano è stata inoltre sottolineata l’ispirazione peruginesca, evidente soprattutto nei due angeli musicanti (Gaburri).

Nel 1511 dipinse la Madonna con Bambino in trono e due angeli tra i ss. Gioacchino e Anna (Pinacoteca Vaticana). L’anno seguente la Vergine orante incoronata da due angeli di Colle del Marchese (Nessi, 1971; Todini). Nel 1514 affrescò nella chiesa di S. Maria in Turrita una Pietà, S. Antonio Abate in trono tra i ss. Francesco e Antonio da Padova e un S. Rocco; contemporaneamente fu impegnato nel palazzo apostolico di Foligno (Beretta Festi); l’anno seguente ricevette la commissione per la perduta decorazione della cappella di S. Chiarella nella chiesa di S. Agostino sempre a Montefalco, della quale rimane un frammento con il volto della Vergine.

Per la chiesa di S. Leonardo dipinse nel 1515 la tela raffigurante la Madonna in trono fra i ss. Girolamo, Antonio da Padova, Elisabetta, Giovanni Battista, Leonardo, Francesco, Ludovico da Tolosa, Chiara, Giovanni Evangelista, Stefano.

Nell’opera compaiono sia caratteri perugineschi, ravvisabili nella delicatezza dei volti, sia pinturicchieschi, soprattutto nella scenetta monocroma con la Presentazione di Gesù al tempio, raffigurata sulla base del trono.

Nella chiesa di S. Maria di Piazza realizzò gli affreschi con la Madonna in trono con Bambino, S. Gerolamo nel deserto (perduto), S. Gregorio che celebra la messa, S. Fortunato e s. Severo, l’Eterno entro una mandorla, fortemente influenzati dall’opera del Pinturicchio di cui sono ravvisabili precise citazioni, sebbene semplificate.

Gli affreschi sono stati datati al 1517, in base a una commissione che il M. ricevette in quell’anno dalla Confraternita che aveva sede nella chiesa (Nessi, 1980).

Fra le ultime opere del M. sono stati annoverati gli affreschi a monocromo databili al 1518 del chiostro del monastero di S. Anna a Foligno (Nessi, 1971; 1980; Beretta Festi).

Al M. vengono inoltre riferite dubitativamente l’Incoronazione della Vergine e due angeli, s. Antonio da Padova e il beato Bernardino da Feltre (Montefalco, Museo di S. Francesco) e la tavola con il Cristo Crocifisso tra la Vergine, s. Giovanni Evangelista e la Maddalena (ibid.), entrambe databili ai primi anni del XVI secolo (Gaburri, in Guida al museo …).

La data di morte del M. non è nota; le ultime notizie che lo riguardano risalgono a un atto di stima del 1526 (Nessi, 1971).

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E. Capparelli

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