ORADINI, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 79 (2013)

ORADINI, Francesco

Giuseppe Sava

ORADINI, Francesco. – Nacque a Trento il 5 ottobre 1698 da Tomio (Tommaso), intagliatore originario di Bezzecca, nella Valle di Ledro, e da Maddalena Tomazzolli.

Il suo avvio professionale si svolse a Trento in seno alla bottega paterna. Le prime opere di intaglio (non rintracciabili) datano al 1722-23 e indicano il perdurare di contatti con committenti di Tomio (morto nel 1716) nell’ambito della Confraternita della morte in S. Maria Lauretana a Trento (chiesa oggi scomparsa; Lunelli, 1997). Nel 1732 i carmelitani del santuario delle Lastegli ordinarono una serie di banchi e due confessionali, questi ultimi oggi posti nella chiesa dell’Annunziata. Nel frattempo, tuttavia, dovette ampliare consistentemente le proprie competenze, specializzandosi nel campo della scultura e dell’architettura: ambiti operativi di più difficile accesso per un intagliatore estraneo alle egemoni botteghe gravitanti sulle cave dei marmi di Brentonico. Preferì dunque seguire la tradizionale vocazione migratoria della laboriosa gente della Valle di Ledro, cercando uno sbocco a Venezia, dove nel 1720 risiedeva Giovanni Oradini, suo congiunto.

Questi fatti contribuiscono a motivare la formazione di una propria famiglia in età piuttosto avanzata: solo nel 1736 sposò a Trento Margarita Godfridin dalla quale ebbe tre figli.

Alcune fonti (Sperges, 1742-50; Lemmen, 1830) attestano la presenza dell’artista trentino a Venezia presso la bottega dello scultore Giovanni Maria Morlaiter. Luciana Giacomelli (2003) ha debitamente circostanziato l’indicazione nel percorso di Oradini attraverso opere come la Madonna con Bambino già sul portale della chiesa della Confraternita del Carmine a Trento (oggi nel lapidario del Buonconsiglio) e le vivaci sculture che decorano i due altari provenienti dalla chiesa di S. Giuseppe a Trento e ora nella parrocchiale di Revò. Per la chiesa della Confraternita del Carmine Oradini realizzò inoltre la facciata che, in seguito alla demolizione del tempio, fu rimontata nel 1832 nella parrocchiale di Borgo Valsugana.

In ambito architettonico, essenziale dovette essere il rapporto con l’architetto trentino Antonio Brusinelli, fortemente influenzato dall’architettura lagunare. Nel 1731 Oradini, in qualità di ingegnere e architetto, sovrintese alla demolizione della cripta di S. Massenza nel duomo in vista dell’ambiziosa fabbrica del baldacchino marmoreo, principale cantiere architettonico e scultoreo nel Settecento a Trento: occasione che calamitò sull’artista l’attenzione di committenti di rilievo, dal magistrato consolare al principe vescovo e di alcune delle famiglie più in vista (Gentilotti, Trapp) fino al conte e canonico bresciano Girolamo Bucelleni, che va considerato il suo principale protettore. Il profondo legame con il prelatocertamente favorì l’apertura culturaledello scultore verso l’ambiente lombardo. In tale direzione muove l’attestazione di Francesco Maria Tassi (1793) secondo il quale Oradini educò alla scultura il bergamasco Giovanni Sanz; come pure si spieganole affinità con i bresciani Calegari palesi in opere quali le statue di S. Carlo Borromeo e S. Filippo Neri ai lati dell’altare già dei Filippini (1739) in S. Maria Maggiore a Trento, nelle quali il brioso linguaggio rococò appreso da Morlaiter appare stemperato (Giacomelli, 1995, 2003).

A detta di Francesco Bartoli (1780) l’altare fu messo in opera da Oradini sulla base di un disegno del bolognese Antonio Galli Bibiena: esperienza che, accanto alla personale rielaborazione di istanze venete e lombarde, rese elegante e molto personale l’adesione dell’artista al magistero di Andrea e Jacopo Antonio Pozzo.

Ragioni di ordine stilistico, che nuovamente incalzano confronti con la cultura figurativa di Morlaiter, hanno indotto a riferire a Oradini la maggior parte dei raffinati rilievi dominati da figure angeliche negli stalli corali in legno di noce della cattedrale, voluti nel 1741 da Bucelleni, che a Oradini commissionò anche il fonte battesimale; all’artista spetta l’Angioletto con pastorale proveniente dal coroe custodito presso il Museo diocesano tridentino (Bacchi - Giacomelli, 2003; Cattoi, 2003).

Nel 1742 partecipò al concorso per la fontana pubblica di Bolzano con un progetto (Bolzano, Archivio storico comunale; Rasmo, 1948) e funse da intermediario a Venezia per l’acquisto del marmo africano utilizzato dai fratelli Antonio Giuseppe e Domenico Sartori nel citato monumentale baldacchino del duomo trentino. Per questo complesso, tra il 1743 e il 1748, scolpì l’apparato scultoreo affiancato da Giovanni Battista Fattori, più volte attestato quale suo sodale.

Il rilievo assunto da Oradini a Trento venne sancito il 9 luglio 1747 dalla nomina a ispettore e ingegnere di tutte le fabbriche del Principato emessa da Domenico Antonio Thun, principe vescovo di Trento dal dicembre 1730; il titolo venne rinnovato l’8 aprile 1750 dal vescovo ausiliare plenipotenziario Leopoldo Ernesto Firmian.

Nel quinto decennio del Settecento il nobile Francesco Moser gli commissionò i rilievi raffiguranti il Martirio di Simonino e Simonino in gloria per il prospetto della cappella del Simonino in palazzo Salvadori a Trento; all’artista spettano all’interno anche l’altare, un Crocifisso disperso (Giacomelli, 2003) e i raffinati battenti lignei delle porte. Si collegano a questa committenza i rilievi in marmo con uguale soggetto, Martirio di Simonino e Simonino in gloria già in villa Gentilottialle Novaline (oggi nel Museo del Castello del Buonconsiglio).

Nel pieno della maturità e della notorietà – al quinto decennio data il suo ritratto, di autore ignoto (in collezione privata; Pancheri, 1999) – progettò l’impresa di maggior respiro: la chiesa di S. Martino a Trento, caratterizzata da pianta ellittica centrale, in accordo con gli schemi cari a Brusinelli. Dell’elegante edificio, bombardato nel 1944, permane solo una frammentaria scultura di Gesù Cristo Redentore individuata nel lapidario del Buonconsiglio a Trento (Sava, 2009).

Il medesimo linguaggio espresso in quest’opera, non immune da affinità con lo scultore originario della Val BadiaDomenico Molin, si fa riconoscere in una serie di lavori omogenei, in gran parte riconosciuti da Giacomelli (2003) che indicano in Oradini il principale e il più originale esponente della scultura del Settecento in Trentino.

Nel 1751-53 realizzò l’altare del Rosario nel duomo di Bressanone. Nel 1752-53, già malfermo in salute, progettò l’altare del Rosario e del crocifisso a Torcegno, messi in opera da Giambattista Martini.

Morìa Trento il 15 giugno 1754.

Nel 1758 la vedova riscosse dei crediti relativi ai portali con busti nella sala del Consiglio in palazzo Thun a Trento, portati a compimento dall’allievo Francesco Antonio Giongo (Rollandini, 2011).

Opere:Calavino, S. Maria Assunta, sacrestia, lavabo (1744); Creto, S. Giustina, altare di S. Giuseppe, Eliseo (altare dell’angelo custode); Molina di Ledro, S. Francesco di Paola, S. Francesco di Paola; Montagnaga di Piné, S. Anna, ancona dell’altare maggiore (1748-51); Mori, Ss. Sacramento, S. Ignazio di Lojola e S. Luigi Gonzaga; Pergine, Natività di Maria, mobile da sacrestia (con sculture di Giambattista Fattori) e chiesa delle Anime, altare maggiore; Piazze di Bedollo, Immacolata, altare del Sacro Cuore di Gesù e portali lignei interni; Riva del Garda, S. Maria Assunta, S. Giacomo Maggiore e S. Luigi Gonzaga; Roncone, S. Vigilio, S. Stefano e S. Vigilio; Rovereto, S. Maria delle Grazie, Fede e Speranza; San Lorenzo in Banale, S. Lorenzo, altare di S. Antonio da Padova, Angioletti (da Trento, S. Pietro); Tierno di Mori, S. Agnese, S. Valentino e S. Antonio Abate; Transacqua, S. Marco, S. Lorenzo e S. Stefano; Trento, duomo, Monumento funebre di Carlo Costanzo Trapp (1741-42); Volano, Natività di Maria, progetto dell’altare del Rosario, 1744 (messo in opera da Francesco Passerini).

Fonti e Bibl.: Innsbruck, Ferdinandeum, Bibliotheca Tirolensis, CCCCXV, I: Jos. L.B. de Sperges, Collectanea de artificibus Tirolensibus (1742-50), c. 2; F. Bartoli, Le pitture, sculture ed architetture della città di Trento (1780), in G.B. Emert, Fonti manoscritte inedite per la storia dell’arte nel Trentino, Firenze 1939, ad ind.; F.M. Tassi, Vite dei pittori, scultori e architetti bergamaschi, Bergamo 1793, pp. 98 s.; J. von Lemmen, Tirolisches Künstler-Lexikon, Innsbruck 1830, p. 161; S. Weber, Artisti trentini e artisti che operarono in Trentino (1933), a cura di N. Rasmo, Calliano 1977, pp. 260 s. (con bibl.); N. Rasmo, La fontana del Nettuno a Bolzano, in Cultura atesina, II (1948), 3, pp. 81-87; L. Giacomelli, L’attività di Giovanni Merlo, scultore vicentino, a Trento, in Studi trentini di scienze storiche. Sez. II , LXXIV (1995), 2, pp. 29-49; C. Lunelli, Fonti per un dizionario di artisti e artigiani nel Trentino. Secc. XVI-XVIII, Trento 1997, pp. 208 s.; R. Pancheri, Il ritratto inedito di F. O. «sculptor ecelentissimus et architectus celeberimus», in Studi trentini di scienze storiche. Sez. II, LXXVIII (1999), 1-2, pp. 81-86; A. Tomasi, La Confraternita e la chiesa del Carmine, ibid., pp. 50-57; A. Bacchi - L. Giacomelli, Dai Carneri ai Sartori: architetture d’altare e sculture, in Scultura in Trentino. Il Seicento e il Settecento, a cura di A. Bacchi - L. Giacomelli, Trento 2003, I, pp. 214-228; D. Cattoi, Per la storia dell’intaglio barocco in Trentino. Cori, cantorie, cornici ed altri arredi, ibid., II, pp. 542-547; L. Giacomelli, F. O., ibid., II, pp. 236-244; F. O. «sculptor ecelentissimus et architectus celeberimus» (catal., Bezzecca), a cura di L. Giacomelli con la collaborazione di G. Sava, Trento 2004; A. Bacchi - L. Giacomelli, Scultori e architetti trentini in età barocca: riflessioni e prospettive di ricerca, in I Giongo di Lavarone: botteghe e cantieri del Settecento in Trentino («Beni artistici e storici del Trentino. Quaderni», 10), a cura di M. Bertoldi - L. Giacomelli - R. Pancheri, Trento 2005, pp. 54 s.; G. Sava, F. O.: tracce documentarie e un «Cristo redentore» al Buonconsiglio, in Studi trentini di scienze storiche. Sez. II, LXXXVIII (2009), pp. 157-172; E. Rollandini, Dall’archivio di Castel Thun: nuovi documenti su Teodoro Bendetti, F. O. e Francesco Antonio Giongo, ibid., XC (2011), 1, pp. 118-122, 124-126.