MASCIANGELO, Francesco Paolo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 71 (2008)

MASCIANGELO, Francesco Paolo

Giorgio Pagannone

– Nacque a Lanciano il 3 genn. 1823 da Raffaele e da Teresa Angela Sanese, di origine maltese.

Il padre, violoncellista formatosi a Napoli e legato da solida amicizia al compositore S. Mercadante, lo avviò allo studio della musica, dapprima nella città natale sotto la guida di C. De Giorgio e C. Bruschelli, quindi a Napoli, nel conservatorio di S. Pietro a Majella, dove il M. fu ammesso con «piazza franca», ossia gratuitamente, nel 1840, anno in cui Mercadante ne assunse la direzione. Qui il M. fu allievo dei maestri G. Parisi (contrabbasso), F. Ruggi (contrappunto) e dello stesso Mercadante.

Nel 1845 si diplomò in composizione e nel 1847 fece il suo definitivo ritorno a Lanciano, dove inizialmente si mise in competizione con F. Taglioni per la successione alla carica di direttore della rinomata Cappella musicale della S. Casa del Ponte (tra le più importanti del Regno). I due concorrenti convissero per qualche anno svolgendo separatamente gli incarichi di maestro (Taglioni) e organista (il M.), che di norma erano affidati a una sola persona. Nel 1850 il M. ottenne anche la direzione della cappella, che conservò fino alla morte.

In qualità di direttore d’orchestra il M. si esibì anche in altre importanti piazze abruzzesi, in particolare all’Aquila, dove ebbe modo di dirigere alcune opere del repertorio ottocentesco.

Continuò peraltro ad avere contatti con Napoli, grazie all’amicizia con Mercadante (che era stato anche suo padrino di cresima) e con F. Florimo, illustre storico della musica, nonché archivista del conservatorio di S. Pietro a Majella. Nel 1877 il M. concorse per la cattedra di contrappunto e composizione proprio nel conservatorio di Napoli, ma gli fu preferito N. D’Arienzo.

Il M. ebbe, nel corso della sua lunga carriera, importanti riconoscimenti e onorificenze: nel 1894 per meriti artistici fu insignito del titolo di cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia da Umberto I.

Il M. morì a Lanciano il 25 marzo 1906.

I funerali si svolsero nel duomo della città il 27 marzo con grande partecipazione popolare, dato che per più di mezzo secolo era stato la figura musicale più autorevole della città, svolgendo i ruoli di direttore d’orchestra, didatta e compositore «ufficiale» di Lanciano.

Il catalogo delle opere del M. annovera circa 600 titoli, suddivisi tra musica sacra, musica teatrale, romanze vocali, musica strumentale da camera, musica per banda, opere didattiche, sinfonie, brani pianistici e altri brani d’occasione o celebrativi. Spicca per varietà e quantità la musica sacra (tra oratori, messe e altre composizioni liturgiche e paraliturgiche); il M. infatti, in qualità di maestro di cappella, aveva l’onere di produrre musica in occasione delle principali festività liturgiche e religiose, in particolare per la settimana santa e per la Coronazione della Ss. Maria del Ponte (che si celebra in settembre). Proprio in occasione della Madonna del Ponte, nel 1874, il M. scrisse il suo oratorio più importante, La Sunamitide (su testo di C. Madonna), il cui manoscritto è conservato nella Biblioteca del conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli (Oratori, 79[2]-80). Si tratta di un melodramma sacro in due atti, basato su un episodio della vita di re Davide, la cui struttura a numeri ricalca quella del melodramma ottocentesco, con arie, duetti e pezzi concertati, costruiti secondo le forme vigenti all’epoca.

Tra le composizioni per la settimana santa vanno menzionati i numerosi Miserere (sia in versione «grande» per soli, coro e orchestra sia in versione corale), il primo dei quali fu composto nel 1843 a Napoli. Due di essi sono entrati nella tradizione e vengono tuttora eseguiti a Lanciano e Ortona per celebrare la Passione di Cristo, seppure in versioni differenti rispetto alle composizioni originali (in quelle attuali l’assemblaggio dei vari pezzi risulta dalla contaminazione di 5 diversi Miserere dello stesso M., secondo quanto riferisce Miscia, pp. 100-108; il pezzo che accompagna tuttora la processione del venerdì santo a Lanciano è il Christus composto nel 1891, mentre il Miserere composto nel 1866 accompagna quella di Ortona). Riguardo alla musica sacra, non giovò al M. la riforma ceciliana della musica liturgica, che sfociò nel motu proprio di Pio X nel 1903, e che intendeva emendare la musica da chiesa dalle tante contaminazioni profane, prima fra tutte quella dello stile teatrale e melodrammatico, al quale il M., come tutti i compositori della sua generazione, si era formato. Zelante esecutore delle disposizioni papali fu l’arcivescovo di Lanciano, mons. A. Della Cioppa (al quale il M. dedicò peraltro una Strofa di Miserere alla Palestrina), il quale, nel 1904, vietò l’uso dell’orchestra e della banda in chiesa, e dunque l’esecuzione di gran parte del repertorio del Masciangelo.

Parallelamente alla musica religiosa, il M. compose diversi melodrammi (in prevalenza giocosi o semiseri) e altra musica teatrale (in particolare musiche di scena per balletti), quasi tutti rappresentati a Lanciano, nel teatro Fenaroli (le musiche per il balletto La presa di Giannina furono eseguite al teatro Apollo di Roma e al teatro Massimo di Palermo).

Come operista il M. coltivò qualche ambizione, e per questo tentò di far rappresentare alcune sue opere a Napoli, ma senza riuscirvi, a causa di una serie di eventi sfortunati: nel 1859 una grave malattia gli impedì la messinscena dell’opera seria Il trovatello (pare al teatro del Fondo); nel 1871 la sua opera forse più ambiziosa, il melodramma in quattro atti Giovanna Grey (composta tra il 1866-68, su testo di L. Lotti), già programmata al teatro Politeama, non andò in scena per il fallimento dell’impresa teatrale. Nel 1888 ci fu l’ultimo tentativo, sempre al Politeama, con Il moro di Castiglia (rifacimento, su testo di N. La Morgia, del Trovatello), ma anche in questo caso l’operazione fallì per problemi con l’impresario (che fuggì con l’incasso dei biglietti già venduti). Il M. vide comunque rappresentate quasi tutte le opere nel teatro della sua città, e lì venne compensato, in parte, delle cocenti delusioni subite a Napoli.

Tra le musiche da camera devono essere menzionate le romanze vocali con accompagnamento di pianoforte: il M. ne scrisse una quarantina, molte delle quali su testo di Madonna, e destinate in prevalenza a voci femminili. Di esse vanno rammentate in particolare la romanza di Medora (1887), su testo tratto dal Corsaro di G.G. Byron, dedicata alla figlia di Mercadante, e Firenze a Vittorio Emanuele (1861), su testo di G. Prati.

Tra le opere didattiche, infine, citiamo i metodi (denominati «impianti») per canto, pianoforte e violoncello.

Tra gli allievi del M. vanno ricordati C. De Nardis, F.P. Bellini, G. Dell’Orefice, A. Cipollone.

Edizioni moderne: La Sunamitide ovvero Il trionfo della bellezza e della virtù. Melodramma sacro in due atti, a cura di G. Miscia - L. Genovesi, Bologna 2000; Pagine scelte. Composizioni per canto e pianoforte. Brani pianistici, a cura di G. Miscia, Bologna 2001.

Discografia: Ave Maria per tenore e pianoforte e Miserere per soli, coro e orchestra, in De Nardis - Masciangelo - Tosti, Musica sacra, Bongiovanni, 1998 (GB 5055-2).

Fonti e Bibl.: L. Renzetti, Il maestro F. M.: in memoriam, in I Tre Abruzzi, XIX (1906), n. monografico; G.M. Bellini, Nei solenni funerali del maestro di musica cav. F. M., Lanciano 1906; E. Di Loreto, Glorie d’Abruzzo: F. M., in Riv. abruzzese, VI (1953), 2, pp. 49-52; W. Tortoreto, La musica e i musicisti in Abruzzo tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi del Novecento, in Tosti, a cura di F. Sanvitale, Torino 1991, pp. 215 s.; G. Miscia, F. M. e le attività musicali a Lanciano e in Abruzzo nell’Ottocento, Lanciano 2006 (con catal. completo delle opere); A. Sessa, Il melodramma italiano 1861-1900. Diz. bio-bibliogr. dei compositori, Firenze 2003, pp. 309 s; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, Supplemento, pp. 517 s.