PICCININO, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 83 (2015)

PICCININO, Francesco

Serena Ferente

PICCININO, Francesco. – Nato a Perugia attorno al 1407 da Niccolò e forse dalla moglie di lui, Gabriella di Bartolomeo Sestio, seguì il padre nella carriera militare.

Il matrimonio con Camilla Fortebracci, nipote di Braccio da Montone, sembra indicare una sorta di precoce designazione alla successione nella compagnia dei bracceschi. Francesco Piccinino combatté con il padre in Val Lamone nel 1425 e lo seguì al servizio di Filippo Maria Visconti e, dal 1435, anche di Alfonso d’Aragona. La prima azione militare autonoma di un certo respiro ebbe luogo durante le guerre contro Francesco Sforza negli Stati della Chiesa nel 1438, quando, insieme al condottiero braccesco Taliano Furlano, tentò l’assedio di Assisi e minacciò il governo di Perugia, senza peraltro ottenere il controllo della città. Francesco condivise con il padre anche la sconfitta di Anghiari nel 1440 e figurava nel famoso affresco incompiuto di Leonardo da Vinci in Palazzo Vecchio a Firenze.

Inviato da Niccolò a Bologna come governatore per conto dei Visconti nel 1441, Piccinino diventò insieme causa e vittima principale della rivolta antiviscontea guidata dalla fazione bentivogliesca. Avendo fatto catturare con l’inganno e trasportare nella rocca di Varano (vicino Parma) Annibale Bentivoglio, Gaspare e Achille Malvezzi il 17 ottobre 1442, si ritrovò presto bersaglio di insistenti petizioni dei bolognesi al duca di Milano, e infine, il 6 giugno 1443, di una rivolta armata che pose fine al dominio visconteo e braccesco nella città. In quell’occasione Piccinino fu arrestato dai bolognesi e poco dopo espulso.

Piccinino fu catturato una seconda volta, ignominiosamente, da Francesco Sforza alla battaglia di Montolmo nel 1444, insieme alla gran parte dei capitani bracceschi: in quest’occasione il duca Filippo Maria Visconti pagò allo Sforza il riscatto per Piccinino. Alla morte del padre Niccolò, nell’ottobre dello stesso anno, Francesco Piccinino ereditò con il fratello Jacopo il comando della compagnia e il contratto di condotta al servizio del duca di Milano. Nell’estate del 1446 sembrava intenzionato, con l’avallo del duca, a occupare Sarzana, che Niccolò aveva sottratto ai Campofregoso quasi dieci anni prima.

Una svolta cruciale nella sua carriera politica coincise con l’instaurazione della Libertà ambrosiana a Milano, il 14 agosto 1447. Secondo il biografo Lorenzo Spirito, Francesco Piccinino era stato al capezzale del duca Filippo Maria Visconti negli ultimi attimi prima della morte di questi e dovette giocare un ruolo importante nel promuovere gli interessi bracceschi nei primi giorni del nuovo governo repubblicano. I fratelli Piccinino furono capitani delle armi milanesi dapprima, ambiguamente, al fianco di Francesco Sforza, poi, dopo il voltafaccia di questi, contro di lui. Francesco prese parte alle vittorie milanesi di Piacenza nel 1447, Caravaggio nel 1448 e Monza nel 1449. Lorenzo Spirito lo descrive come ormai profondamente e ideologicamente coinvolto nella causa della libertas milanese nel 1449, fedele alleato del regime guelfo e popolare che resse Milano negli ultimi mesi della Repubblica. La morte lo colse il 16 ottobre 1449, esattamente cinque anni dopo quella del padre e per la stessa malattia, l’idropisia.

Sembra confermare il ritratto fornito da Lorenzo Spirito il fatto che i capitani della Libertà milanese avessero commissionato, il 16 maggio 1449, un monumento marmoreo a Niccolò Piccinino nella cappella detta della Madonna Dell’Albero nel duomo di Milano, per il quale spesero 100 ducati in un momento di grave crisi economica. Francesco Piccinino fu sepolto accanto al padre dopo funerali solenni, ma ciò che esisteva del monumento funebre fu fatto smantellare per ordine di Francesco Sforza nel 1455. La lapide ancora oggi visibile nel duomo sotto il monumento a papa Martino V fu posta invece alla fine del 1502.

Fonti e Bibl.: L. Spirito, Altro Marte, Vicenza 1489, capp. 72-78; G. Marescotto di Calvi, Cronica come Anniballe Bentivoglij fu preso et menato de pregione et poi morto et vendicato, a cura di F. Guidicini, Bologna 1869, passim.

G. Franchetti, Storia e descrizione del Duomo di Milano, Milano 1821; A. Fabretti, Biografie dei Capitani Venturieri dell’Umbria, Montepulciano 1842; A. Neri, Niccolò e F. P. a Sarzana, in Giornale Ligustico, XV (1888), pp. 121-160; M. Longhi, Niccolò Piccinino in Bologna, 1438-1443, in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per la Romagna, XXV (1907), pp. 108-162, 273-377; S. Ferente, La sfortuna di Jacopo Piccinino. Storia dei bracceschi in Italia, 1423-1465, Firenze 2005, pp. 6-31.

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