SCALINI, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 91 (2018)

SCALINI, Francesco

Chiara Piola Caselli

– Nacque a Como il 15 agosto 1792 da Abbondio, agiato orefice comasco, e da Laura Calvi Fontana, di Chiasso.

Intraprese gli studi universitari a Pavia terminandoli a Bologna, dove si laureò in ingegneria e architettura il 30 gennaio 1815 sotto la guida del celebre urbanista Giovanni Antonio Antolini (Archivio di Stato di Bologna, Studio, b. 609, f. 28). Salutò con entusiasmo l’entrata di Gioacchino Murat a Bologna il 2 aprile 1815, offrendosi, senza successo, come volontario nella ricostituita guardia nazionale. Conclusa la campagna murattiana, si trasferì in Egitto dove fu assunto da Giovanni Baffi, oriundo di Pergola e creatore al Cairo di una fiorente industria di raffinazione del salnitro per evaporazione che gli valse i favori del governatore Muḥàmmad ῾Alī. Nei due periodi trascorsi in Egitto (1815-19 e 1833-35), per conto di Baffi e su incarico del console britannico Henry Salt e di quello austriaco Giuseppe Acerbi, Scalini si trovò impegnato nella direzione di campagne di scavo che portarono al ritrovamento di preziosi reperti archeologici.

Fu infatti uno studioso della storia e dell’arte egizia e greco-romana oltre che un collezionista numismatico, un bibliofilo e un erudito. Ebbe molteplici interessi, come testimonia la vasta biblioteca venduta all’incanto nel 1859 (Catalogue des livres rares, curieux et singuliers de M. Scalini de Como, Paris 1859): dalle scienze naturali alla fisica, dalle dottrine teologiche alle lettere classiche e moderne, agli studi linguistici e filologici.

Tornato a Como nel 1819, entrò in contatto con gli ambienti liberali e democratici milanesi, partecipando alle riunioni cospirative che si tenevano presso le dimore di Luigi Porro Lambertenghi in preparazione dei moti costituzionali del 1820-21. Nell’agosto del 1825 si stabilì a Pergola dove Baffi, tornato temporaneamente dall’Egitto e ottenuta da Leone XII la privativa per la produzione di salnitro nello Stato pontificio, lo aveva nominato amministratore di tutti i suoi possedimenti. Nei sei anni del soggiorno a Pergola, interrotti da un rientro a Como per rinnovare il passaporto austriaco (novembre 1827-giugno 1828), Scalini fu in relazione con patrioti e carbonari, ospitando anche l’esule Marco Aurelio Marliani con la compagna Giulia Grisi.

Allo scoppio della rivoluzione nello Stato pontificio, fu nominato deputato nell’Assemblea delle Province Unite di Bologna in rappresentanza dei comuni di Pergola e Pennabilli, presenziando anche alla seduta del 10 marzo 1831 quando già le truppe austriache erano alle porte della città. Repressa l’insurrezione, fu espulso dallo Stato pontificio e raggiunto da un decreto di inquisizione speciale per alto tradimento emesso dal tribunale criminale di Milano l’8 agosto 1831. Al suo rientro in territorio austriaco, venne arrestato alla stazione di frontiera di Carossa e tradotto a Milano, prima nel carcere di Santa Margherita e quindi in quello di Porta Nuova (18 ottobre 1831), dove fu interrogato dal consigliere d’appello Paride Zajotti. Questi non trovò prove legali che dimostrassero la volontà di Scalini di estendere l’insurrezione ai territori austriaci. Ciononostante, contro il parere di Zajotti, il Supremo Senato del Lombardo-Veneto pronunciò sentenza di condanna a morte. Per effetto della grazia imperiale, il 9 ottobre 1832 Scalini fu scarcerato, ma sottoposto a provvedimenti restrittivi volti ad allontanarlo dai «vecchi suoi amici di principii liberali» (Caddeo, 1934, p. 388) e a impedirgli lo sconfinamento in Svizzera. Temette allora – come scriveva a Giuseppina Clerici Martinez con la quale, dal 1819, aveva allacciato una relazione sentimentale – che una sua imprudenza costituisse il pretesto per farlo «infracidire allo Spielberg» e richiese l’«emigrazione legale» scegliendo per destinazione l’Egitto (Como, Biblioteca comunale, Fondo Manoscritti, ms. 2. 4. 22, p. 25). Giunto il 7 novembre 1833 ad Alessandria, dove sembra sia stato tra i dirigenti costruttori del porto, si pose nuovamente alle dipendenze di Baffi per conto del quale visitò l’Alto Egitto, la Palestina, il Sinai, il Darfur. Nei mesi che precedettero la partenza da Como, per il tramite di Antonio Visconti Venosta, entrò in contatto con Giuseppe Mazzini e probabilmente si affiliò alla Giovine Italia (ms. 10. 1. 2, c. 95r).

L’adesione al programma mazziniano di un’Italia indipendente e repubblicana, la speranza in un movimento rivoluzionario internazionale, gli ideali egualitari sui quali influì la conoscenza diretta di Barthélemy Prosper Enfantin, sono temi ricorrenti nelle lettere scritte da Scalini in Egitto; lettere importanti anche come documento delle relazioni e della propaganda nella comunità degli emigrati filomazziniani.

Appresa nel settembre 1834 la notizia dell’arresto degli amici Cesare Cantù, Antonio Visconti e Pietro Giudici (quest’ultimo scampato alla cattura), Scalini chiese di essere sciolto dalla «maledetta» sudditanza d’Austria, sperando nella protezione americana per raggiungere negli Stati Uniti il fratello Abbondio (ms. 10. 1. 3, c. 95r). Ottenne invece il passaporto britannico con cui, imbarcatosi ad Alessandria nella primavera del 1835, dopo una lunga permanenza a Marsiglia, si recò in Svizzera, vivendo a Mendrisio, Lugano e infine a Genestrerio, dove stabilì la propria residenza definitiva. I debiti di Baffi per i quali Scalini aveva dovuto rispondere e l’impossibilità di accedere ai beni rimasti a Pergola resero precarie le sue condizioni economiche un tempo floride. Né si interruppe la sorveglianza della polizia austriaca, più vigile dopo il processo milanese del 1833-34 agli affiliati alla Giovine Italia. Nonostante gli informatori di polizia lo descrivessero «mezzo morto» (Caddeo, 1934, p. 354) – era gravemente miope, semiparalizzato alla mano destra, afflitto da disturbi gastroenterici – in Ticino Scalini proseguì l’azione politica con l’attività culturale a servizio della causa italiana. In quest’ottica, tra il 1836 e il 1839, collaborò con Giuseppe Ruggia al progetto, mai realizzato, di un’edizione integrale delle opere di Ugo Foscolo che Mazzini avrebbe dovuto dirigere. Giovandosi della frequentazione dell’ambiente culturale lombardo che era stato in relazione con Foscolo, raccolse, in una silloge documentaria nota come Foscoliana, abbondante materiale inedito riguardante il poeta, ceduto poi alla Tipografia Elvetica.

Presso l’Elvetica, Scalini pubblicò la parte più consistente della propria produzione letteraria che comprendeva un’opera di divulgazione dei principi rivoluzionari, stampata unitamente alla traduzione italiana dei Sermones fideles di Francis Bacon (Calendario per la futura Italia ossia ogni giorno un quesito italico, una sentenza ed un proverbio di argomento morale, politico economico coll’aggiunta della versione italiana dei sermoni fedeli o dell’intima natura delle cose e di altre operette di Francesco Bacone, Malines [Capolago] 1841), opuscoli d’intervento politico sulla cosiddetta questione diocesana (tra i quali Alcune considerazioni ad una nota di Mons. Carlo Romanò, s.l. s.d. [Capolago 1845]), un saggio di esegesi biblica (Nuova versione ed esercitazioni sacro-filologico-morali sopra il Cantico di Debora, Italia [Capolago] 1848).

Nondimeno Scalini fu uomo d’azione: allo scoppio delle Cinque giornate di Como, arrivò in soccorso della città insorta «con scelto drappello di carabinieri» ticinesi (Archivio triennale delle cose d’Italia dall’avvento di Pio IX all’abbandono di Venezia, II, Capolago 1851, p. 192). Membro della commissione militare, partecipò ai momenti salienti della resa austriaca e, durante il governo provvisorio di Como (23 marzo-13 aprile 1848), fece parte del Comitato di sicurezza e difesa pubblica. Al ritorno degli austriaci, nella prospettiva di una nuova insurrezione, si dedicò al contrabbando delle armi e, per conto della Tipografia Elvetica, alla diffusione della stampa clandestina. Con l’arresto di Luigi Dottesio, il 12 gennaio 1851, e le pressioni di Josef Radetzky sul Consiglio federale svizzero per l’estradizione degli esuli politici, la situazione di Scalini divenne critica: fu raggiunto da due successivi decreti di espulsione (3 aprile 1851 e 8 marzo 1853) ai quali riuscì a sottrarsi grazie anche alla sua posizione di protetto britannico. Nel 1856 ottenne la cittadinanza cantonale. Da quel momento, condusse una vita ritirata a Genestrerio, partecipando alla politica locale e dedicandosi alla coltivazione dei gelsi per l’industria serica. Le sue ultime opere furono un opuscolo in cui celebrava Pio IX (A Ottavio Calcaterra, vicario capitolare degnissimo ed al clero della comense diocesi in ogni merito cristiano cospicuo col libro della vera religione monumento di vastità di genio portato primamente al nazionale idioma, Genestrerio 1867) e un trattato dove tentava la conciliazione di religione e fede nella scienza (Dell’influenza della Luna sulla Terra, Como 1869).

Morì a Genestrerio l’8 marzo 1871, dopo avere nominato la domestica sua erede universale.

Opere. Oltre agli scritti menzionati nel testo, si segnalano: Capitolo LX de’ voti dell’emigrato lombardo F. S., s.l. s.d. [Capolago 1841]; Allocuzione ai Carabinieri della Svizzera, Lugano 1845; Lettera apologetica al Signor Ingegnere-Architetto Angelo Somazzi, s.l. s.d. [Capolago 1846]; A Don Giacomo Perucchi, Lugano 1855; Encomio a Stefano Franscini, Bellinzona 1860.

Fonti e Bibl.: Le carte di Scalini sono quasi tutte inedite. Il corpus più consistente (copialettere degli anni 1833-43, altra corrispondenza, zibaldoni di vario argomento, poesie, opuscoli, manifesti) si trova in: Como, Biblioteca comunale, Fondo Manoscritti: ms. 1. 6. 15; ms. 2. 2. 35; ms. 2. 3. 3; ms. 2. 3. 23; ms. 2. 4. 22; ms. 2. 4. 23; ms. 6. 2. 27; ms. 6. 2. 29; ms. 10. 1. 2; ms. 10. 1. 3. Altri autografi si trovano in: Archivio di Stato di Como, Fondo storico comunale, ex Museo, b. 47, f. 3; b. 103, f. 125; Archivio del Museo del Risorgimento G. Garibaldi in Como, cart. XIX, f. 4; Mantova, Biblioteca comunale Teresiana, Carte Acerbi, Epistolario, b. 5; Padova, Biblioteca del Monumento nazionale dell’Abbazia di S. Giustina, manoscritti, Ms. 41; Bellinzona, Archivio di Stato del Canton Ticino, Dipartimento della Pubblica Educazione, Fondo ottocentesco, cart. 1, f. XXVII; Bruxelles, Bibliothèque royale de Belgique, ms. II 616 (Foscoliana); Lugano, Biblioteca cantonale, Archivio Prezzolini, Fondo Lavizzari, AP FLav/7/2. Per la documentazione relativa al processo di Scalini: Archivio di Stato di Milano, Processi politici, bb. 114, 127, 151; Presidenza di Governo, bb. 148, 165, 166, 169, 198, 201, 210, 211. Documenti relativi agli studi universitari in: Archivio di Stato di Bologna, Studio, b. 609, f. 28. In mancanza di un profilo aggiornato su Scalini resta utile quello di R. Caddeo, Le edizioni di Capolago, Milano 1934, pp. 345-358 (con documenti inediti alle pp. 385-389) al quale aggiunge qualche informazione D. Robbiani, L’ingegnere F. S., esule comasco a Genestrerio, Lugano 1964. Per altre notizie: G. Martini, Storia d’Italia in continuazione a quella del Botta, I, Capolago 1851, p. 202; I. Regazzoni, Le cinque giornate di Como nel marzo 1848. Ricordi storici, Como 1898; L.A. Balboni, Gl’Italiani nella civiltà egiziana del secolo XIX, III, Alessandria d’Egitto 1906, pp. 214-218; G. Lumbroso, Raccolta di lettere scritte in Egitto (1816-1818) da F. S. di Como, in Miscellanea di archeologia, storia e filologia dedicata al prof. Antonino Salinas nel XL anniversario del suo insegnamento accademico, Palermo 1907, pp. 20-24; Le Assemblee del Risorgimento, I, Roma 1911, p. 313; D. Spadoni, Bologna e Pellegrino Rossi per l’indipendenza d’Italia nel 1815, in Rassegna storica del Risorgimento, III (1916), 1, p. 122; R. Manzoni, Gli esuli italiani nella Svizzera. Da Foscolo a Mazzini, ed. postuma a cura di A. Ghislieri, Milano-Lugano 1922; C. Volpati, “Foscoliana” di F. S., in Giornale storico della letteratura italiana, LXXXVI (1925), 256, pp. 113 s.; G. Martinola, Lettere dell’esule F. S., in Archivio storico della Svizzera italiana, XVII (1942), 4, pp. 191-198; A. Lorini, L’Austria e il cantone Ticino dal 1848 al 1855, Bellinzona 1947; E. Michel, Esuli italiani in Egitto. 1815-1861, Pisa 1958; L. Rovelli, Storia di Como, III, Milano 1963; G. Martinola, Aggiunte e inediti per la storia degli esuli, in Bollettino storico della Svizzera italiana, XCII (1980), 3, pp. 132-137; Id., Un editore luganese del Risorgimento: Giuseppe Ruggia, Lugano 1985; G. Orelli, La Svizzera italiana, in Letteratura italiana. Storia e geografia, III, L’età contemporanea, Torino 1989, pp. 885-918 (in partic. p. 896).

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