SERATTI, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 92 (2018)

SERATTI, Francesco

Orsola Gori Pasta

– Di nobile famiglia pontremolese, figlio di Agostino, auditore di Ruota a Siena, e di Vittoria di Girolamo Pecci, nacque a Siena il 18 luglio 1736. Si laureò all’Università di Pisa il 20 gennaio 1759. Abitò a Firenze nel quartiere di S. Croce. Ebbe due fratelli, dei quali Luigi fu senatore del Regno d’Etruria.

Svolse la maggior parte della sua carriera a Firenze quale funzionario granducale all’interno della Segreteria di Stato: il primo impiego risale agli inizi del 1760, successivamente divenne segretario della Segreteria di Stato all’epoca del granduca di Toscana Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena (1765-90), poi nell’aprile del 1784 secondo direttore della Segreteria di Stato e soprintendente agli affari di sanità e consigliere di Stato. Collaborò a stretto contatto con il granduca; ogni giovedì il Consiglio di Stato si riuniva sotto la presidenza di Pietro Leopoldo. Nel corso degli anni il granduca fece «sempre più assegnamento su di lui» (Borroni Salvadori, 1988, p. 445), come si evince anche dalle note stese dal sovrano a seguito delle sue numerose visite all’interno del Granducato. D’inverno con la corte Seratti seguiva i granduchi che soggiornavano a Pisa. Nel maggio-luglio 1768 si recò a Napoli al seguito dei granduchi per accompagnare la sorella di Pietro Leopoldo, Maria Carolina, promessa sposa di Ferdinando IV di Borbone, e da luglio a settembre 1770 si recò a Vienna alla corte imperiale al seguito dei granduchi. Il 15 aprile 1785 venne nominato cavaliere dell’Ordine di S. Stefano.

Per la politica ecclesiastica mediò tra il sovrano e l’arcivescovo di Firenze Antonio Martini con il quale fu in buoni rapporti. Il suo trasferimento a Livorno quale governatore della città il 6 aprile 1789 sembrò una punizione per la sua opposizione alla politica ecclesiastica leopoldina in favore del vescovo di Pistoia Scipione de’ Ricci. Successivamente, al tempo del granduca Ferdinando III di Asburgo Lorena (1790-1801, 1814-24), il 9 marzo 1796, venne richiamato a Firenze alla direzione della Segreteria di Stato.

Seratti è ricordato anche per l’importante collezione d’arte che raccolse nel corso della sua vita, considerata una delle più complete d’Italia (ibid., p. 464). Essa comprendeva numeroso materiale grafico, tra cui opere di Maso Finiguerra, Sandro Botticelli, Andrea Mantegna, Albrecht Dürer, Lucas Cranach, Rembrandt, ma anche acqueforti di suoi contemporanei che ebbe modo di conoscere a Firenze quali Angelica Kauffmann e Robert Strange, e di Francesco Bartolozzi e di Raffaello Morghen. Non avendo eredi diretti tutto ciò andò all’asta a Londra nel dicembre 1816. Collaborò anche con Giuseppe Pelli Bencivenni, curatore della Galleria degli Uffizi e suo amico, all’acquisizione di numerose opere d’arte da parte del granduca e coordinò gli acquisti di opere d’arte delle compagnie religiose soppresse. Tenne ‘conversazioni‘ a casa sua e alle ville di Le Forbici e di Leccio a cui partecipavano una quindicina di amici tra i quali Pelli Bencivenni. Frequentò inoltre il salotto letterario (‘compagnia remigiana’) delle sorelle Clarice e Lucrezia Fabbrini. Dopo l’emanazione della Legge criminale del 30 novembre 1786 che aboliva la pena di morte, si adoperò per farla tradurre in francese e per apporre una lapide in città (Lettere a Giuseppe Pelli Bencivenni, 1976, pp. 666-668).

In alcune Relazioni del 1773 questo era il giudizio su di lui del sovrano: «Ha qualche studio, ma è vano e crede di averne molto più di quello che non ha [...] è disinteressato ma amante a darsi dell’aria e a comparire di far tutto lui [...]. Si fa mal volere per la sua sofisticheria e poche buone maniere nel rivedere le stampe» (Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, 2011, pp. 91 s.). Il sovrano inoltre rilevava che era in stretti contatti con altri due importanti funzionari: Antonio Mormorai, auditore dell’Ordine di S. Stefano e successivamente segretario del Regio Diritto, importante carica che si occupava dei rapporti tra Stato e Chiesa, e con l’auditore Giuliano Tosi del Tribunale degli Otto. Successivamente, una volta divenuto governatore di Livorno, il giudizio del sovrano su di lui era complessivamente positivo: «uomo onesto, disinteressato, di sufficiente talento e capacità, ambizioso, non vuole contradizioni, è molto portato a favorire le massime della Corte di Roma e per questo nemico dichiarato del vescovo di Pistoia [Scipione de’ Ricci], sufficientemente applicato ed esatto; è ottimo in quell’impiego, dove è poco da fare, avendo la salute indebolita ed essendo molto capace nelle materie di sanità» (Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, 1969-1974, I, p. 94).

Segnalato su posizioni anglofile e antigiacobine, con la caduta temporanea del Granducato di Toscana per mano dei francesi, Seratti si rifugiò prima a Napoli, poi in Sicilia alla corte dei Borboni dove fu nominato ministro degli Affari esteri, ecclesiastici, di Finanze della real casa del Regno delle Due Sicilie (Borroni Salvadori, 1988, p. 462). Nella seconda metà del 1813, deciso a tornare in Toscana, si imbarcò su una nave diretta a Livorno, ma attaccata da un gruppo di pirati tunisini, Seratti venne fatto schiavo dal bey di Tunisi.

Condotto a Tunisi morì in schiavitù il 1° febbraio 1814 (ibid., p. 463; Funaro, 1994, p. 88). Il suo monumento sepolcrale è conservato nella chiesa di S. Francesco a Pontremoli (cfr. Borroni Salvadori, 1988, p. 459).

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Deputazione sopra la nobiltà e cittadinanza, Filza di giustificazioni nobiltà di Firenze, XXI, 9; Raccolta Sebregondi, 4862, Seratti; Ceramelli Papiani, 4339, Seratti; Acta graduum Academiae pisanae, a cura di L. Ruta, III, Pisa 1980, p. 62. Il materiale della sua attività all’interno della Segreteria di Stato si trova nell’archivio della Segreteria di Stato (1765-1808) dell’Archivio di Stato di Firenze (Protocolli degli affari risoluti, ff. 106 ss. dal 1771 e Registri di affari risoluti; Consiglio di Reggenza, 236, ins. 10, memoria di Seratti per la riordinazione dell’Archivio della Segreteria di Stato, 1761; 346, ins. 5, sue lettere relative all’Assemblea dei vescovi toscani; 780, ins. 55, documenti di Seratti su vari affari di governo; 1052, ins. 93, lettere di Scipione de’ Ricci a Seratti). Alcuni materiali di Seratti si trovano nell’archivio personale del granduca: Segreteria di Gabinetto, 20, inss. 10 e 12, sul patrimonio ecclesiastico di Pistoia e Prato; 23, ins. 10, appunti di Seratti sull’Assemblea dei vescovi; 45, ins. 11, memoria contro Seratti e sua giustificazione, 1787; 48, ins. 7, lettere a Seratti; 51, ins. 2, progetto di Seratti sul patrimonio ecclesiastico; 53, inss. 8 e 9, lettere a Seratti sulla abolizione della Nunziatura, 1788; 146, ins. 1, Rappresentanza del governatore Seratti; ibid., Acquisti e doni, 367, Lettere di Ferdinando d’Asburgo, Governatore della Lombardia, a F. S. consigliere del Granduca di Toscana Ferdinando III di Asburgo Lorena, 1793-1795, cc. 22; Firenze, Biblioteca Moreniana, Ombrosi Frullani, f. C, 1, Lettere (1794-1799) di Seratti a L. Frullani. Per la sua attività di funzionario a Livorno cfr. Archivio di Stato di Livorno, Governo civile e militare di Livorno, Copialettere e Lettere civili; Archivio di Stato di Pisa, Ordine di S. Stefano, 402, ins. 8; Firenze, Biblioteca nazionale, G. Pelli Bencivenni, Efemeridi, ad ind. (http://pelli. bncf.firenze.sbn.it/it/progetto.html; 22 marzo 2018); Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, Relazioni sul governo della Toscana, a cura di A. Salvestrini, I-III, Firenze 1969-1974, I, p. 94, II, pp. 342-345, 435, 448, 484, 509, 574, III, pp. 387, 389, 400, 406; Id., Relazione dei dipartimenti e degli impiegati (1773), a cura di O. Gori, Firenze 2011, pp. 25 nota, 75, 77, 91-95, 99, 142; Fra Toscana e Boemia. L’archivio di Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena nell’Archivio nazionale di Praga. Inventario, a cura di O. Gori - D. Toccafondi, Roma 2013, pp. 59 s., 64, 71, 106, 108, 119, 129, 132, 134-135. Per la vendita all’asta della sua collezione di stampe a Londra cfr. Catalogue of the matchless collection of rare and valuable prints, the property of the late Cavalier Seratti of Florence, London 1816. La corrispondenza con Pelli Bencivenni (circa 100 lettere) è inventariata in Lettere a Giuseppe Pelli Bencivenni, 1747-1808, a cura di M.A. Morelli Timpanaro, Roma 1976, ad indicem. A. Zobi, Storia civile della Toscana dal MDCCXXXVII al MDCCCXLVIII, II, Firenze 1850, pp. 317, 474 e passim, Appendice, pp. 133 s., III, 1851, pp. 164-166, 362. Lettere a Giovanni Fabbroni, funzionario granducale e genero di Pelli Bencivenni, sono conservate a Philadelphia, American Philosophical Society, Fabbroni Papers, BF.113, ad indicem. Ricco di informazioni è il saggio di F. Borroni Salvadori, Il ‘Segretario di Stato’ F. S., collezionista di stampe a Firenze, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, XXXII (1988), pp. 439-476. A. Wandruszka, Pietro Leopoldo. Un grande riformatore, Firenze 1968, pp. 265, 402, 440, 442, 460, 500, 524, 553, 597; C. Mangio, Politica toscana e rivoluzione. Momenti di storia livornese (1790-1801), Pisa 1974, ad ind.; C. Fantappié, Riforme ecclesiastiche e resistenze sociali. La sperimentazione istituzionale nella diocesi di Prato alla fine dell’antico regime, Bologna 1986, ad ind.; L.E. Funaro, “All’armata e in corte”. Profilo di Federico Manfredini, in Rassegna storica toscana, 1994, nn. 1-2, pp. 75-108 e pp. 239-276 (in partic. pp. 93 s., 256-258), 1997, pp. 287-336 (in partic. pp. 296, 304, 320); Ead., “L’antico sistema, quello che credo il migliore”. Lettere di Francesco Spannocchi Piccolomini (1796-1802), in Francesco Spannocchi Piccolomini governatore di Livorno fra Sette e Ottocento, Atti del Convegno... 2006, a cura di M. Sanacore, Livorno 2007, pp. 79-128 (in partic. pp. 84-91); M. Aglietti, I governatori di Livorno dai Medici all’unità d’Italia. Gli uomini, le istituzioni, la città, Pisa 2009, ad ind. (alle pp. 334-336 di Seratti è anche pubblicata una Relazione dei ministri componenti il governo di Livorno, loro incumbenze e facoltà, 1779-1780); P.D. Giovannoni, Fra trono e cattedra di Pietro. Antonio Martini arcivescovo di Firenze nella Toscana di Pietro Leopoldo (1781-1790), Firenze 2010, ad indicem.

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