STANCARO, Francesco

Enciclopedia Italiana (1936)

STANCARO, Francesco


Teologo, polemista e riformatore, nato a Mantova verso il 1501 (non, come si è detto spesso, da famiglia ebraica), morto a Stobnica (Polonia) il 12 novembre 1574. Prete, intorno al 1540, a Padova, si convertì al protestantesimo per opera dell'ex-francescano Girolamo Galateo. Trasferitosi a Venezia, vi prese moglie, ma, imprigionato per sospetto di eresia, appena gli fu possibile fuggì nel Friuli, poi a Vienna (1544), quindi a Ratisbona, ad Augusta e, finalmente, in Svizzera, a Costanza e a Zurigo. Studiava, insegnava ebraico e si approfondiva negli studî teologici. A Basilea, nel 1547, pubblicò l'Opera nuova della riformatione si della dottrina cristiana come della vera intelligenza dei sacramenti e una grammatica della lingua ebraica. Trasferitosi a Chiavenna, diede, a proposito della controversia eucaristica, un primo saggio del suo temperamento di polemista e di attaccabrighe. Costretto quindi ad abbandonare Chiavenna per la Valtellina, passa verso la fine del 1548 in Transilvania e quindi in Polonia dove, a richiesta di alcuni nobili polacchi, compose in 50 articoli i famosi Canones reformationis e, nello stesso anno, riunì a Pińczów il primo sinodo degli ecclesiastici evangelici della Piccola Polonia. Espulso dalla Polonia, riuscì per qualche tempo a fissarsi a Königsberg (1551) dove entrò in polemica contro Andrea Osiandro, sostenendo contro la tesi cristologica di questo (secondo la quale Cristo era nostro salvatore solo secondo la sua natura divina: i luterani e soprattutto Melantone affermavano che Cristo era stato nostro mediatore e salvatore secondo la duplice natura, divina e umana) la tesi che Cristo era stato nostro salvatore secondo la sua natura umana. Da allora l'attività dello St. - nel suo incessante peregrinare in Prussia, in Polonia, in Ungheria, in Transilvania, sempre in lite con tutti e dovunque cacciato - fu rivolta soprattutto a difendere con accanimento polemico di una vivacità unica (contro lo stesso Melantone e Calvino) questa sua idea.

Pure la sua attività ha certamente una notevole importanza nella storia della Riforma in genere e, più particolarmente, nella storia ecclesiastica della Polonia. Certo è infatti che egli, nonostante la sua decisa avversione contro le dottrine antitrinitarie, "dischiuse, sia pure involontariamente, le porte della Polonia agli antitrinitarî italiani" destinati (v. socini, lelio e fausto) a dare origine in Polonia al movimento sociniano. Inoltre, questo fatto, la sua attività disgregatrice e polemica, lo stesso scisma che a lui fece capo, minarono fortemente la compagine della Riforma in Polonia e permisero senza dubbio alla Controriforma cattolica di affermarsi in Polonia con salde radici. Oltre a quelle citate e a innumerevoli opere polemiche si ricorda, dello St., la Summa confessionis da lui pubblicata nel 1570.

Bibl.: Th. Wotschke, Francesco Stancaro. Ein Beitrag zur Reformationsgeschichte des Ostens, in Altpreussische Monatschrift, XLVII (1910), pp. 465-498, 570-613 (in estratto, Königsberg 1911); F. Ruffini, Francesco Stancaro. Contributo alla storia della Riforma in Italia, Roma 1935 (cfr. S. Kot, in Reformacja w Polsce, VI, 1934, pp. 218-222).