FRANCOBOLLO

Enciclopedia Italiana (1932)

FRANCOBOLLO (fr. timbre-poste; sp. sello de correo; ted. Brief-marke; ingl. postage stamp)

Attilio Donato GIANNINI
Emilio DIENA

I francobolli e, analogamente, le cartoline e i biglietti postali sono il mezzo normalmente prescritto (quando non sia autorizzata l'applicazione di impronte con speciali macchine affrancatrici) per il pagamento delle tasse dovute per il trasporto e recapito della corrispondenza all'interno e all'estero (art. 17 testo unico 24 dicembre 1899, n. 501; art. 42 della convenzione postale universale di Stoccolma 28 agosto 1924, resa esecutoria con r. decreto 29 luglio 1925, n. 1428; r. decr. 1 luglio 1926, n. 1233; r. decr. 3 settembre 1926, n. 1621).

I francobolli non sono titoli di credito, né proprî, né improprî, ma hanno il medesimo carattere di diritto pubblico della carta bollata e delle marche da bollo (l'art. 459 cod. pen. comprende queste e quelli sotto la comune denominazione di valori di bollo); il loro acquisto e la loro applicazione costituiscono l'adempimento della condizione posta dalla legge per la riservate allo stato; i fatti che violano o tendono a violare questo monopolio, e così pure la cancellazione dai francobolli dei segni appostivi per indicare l'uso già fattone costituiscono reato (articoli 459, 460, 461, 464, 466 cod. pen.). Le caratteristiche tecniche dei francobolli sono determinate con decreto reale che, nel caso di soppressione o di modificazione dei tipi esistenti, stabilisce il termine entro il quale ne dovrà cessare l'uso, con l'obbligo per l'amministrazione di riceverli in cambio entro un successivo termine non inferiore a un anno; termine che può essere ridotto o abolito quando lo stesso decreto di istituzione di nuovi francobolli ne fissi il periodo di validità (art. 18 testo unico, art. 137 reg. generale postale 10 febbraio 1901, n. 120, modificato con r. decr. 7 giugno 1923, n. 1257). I francobolli sono applicati dai mittenti, meno che per le raccomandate e assicurate; devono essere fra quelli in corso, intatti (con la tolleranza fino a un decimo della superficie), non macchiati, e non prima adoperati, anche se non siano stati annullati (art. 38 testo unico, articoli 31 e 32 reg. gen. post.). Si dà corso alla corrispondenza non affrancata, meno che alle stampe e ai campioni, ma il destinatario, per averne la consegna, deve pagare il doppio della tassa che avrebbe dovuto pagare il mittente (art. 2 r. decreto 11 marzo 1920, n. 216, art. 36 convenz. post. unica).

I primi francobolli. - L'introduzione dei primi francobolli postali avvenne il 6 maggio 1840 nella Gran Bretagna, in seguito alla riforma postale dovuta a Rowland Hill; sono da 1 penny e da 2 pence e recano l'effigie della Regina Vittoria di profilo rivolta a destra, secondo il modello di una medaglia incisa da William Wyon. Ne eseguì il disegno il pittore H. Corbould, e l'incisione su acciaio, sorvegliata dal celebre artista Charles Heath, fu eseguita dal figlio di questo, Frederick. Ne risultarono francobolli di notevole pregio artistico, cosicché sorse spontaneo il pensiero di conservarli non soltanto per questa loro qualità, ma anche perché essi costituiscono una moneta sui generis che, come le monete, ha caratteri ufficialmente scelti. I primi fogli bollati postali, usciti contemporaneamente, recano un'allegoria tratta da un disegno eseguito da William Mulready e inciso su ottone da John Thompson: esso rappresenta la Britannia che spedisce messi postali in ogni parte del mondo (fig. 1); furono assai criticati, e la diffusione di molte caricature indusse ben presto l'amministrazione postale a cessarne la distribuzione. Questi fogli, emessi anche sotto forma di buste, hanno per garanzia nell'impasto della carta dei fili di seta, secondo un'invenzione adoperata per due francobolli a rilievo: l'un scellino del 1847 e il dieci pence del 1848. Dopo la Gran Bretagna, l'adozione dei francobolli adesivi si estese al Cantone di Zurigo (marzo 1843), al Brasile (1° luglio 1843), al Cantone di Ginevra (1° ottobre 184.3), al Cantone di Basilea (1° luglio 1845), ecc. Alla fine del 1852 molti altri stati avevano introdotto il nuovo sistema.

I francobolli italiani. - Si è voluto attribuire agli Stati Sardi il merito dell'emissione delle prime carte valori postali, e si sente spesso ripetere che i fogli di carta postale bollata, creati dal re Vittorio Emanuele I con patente in data del 7 novembre 1818 da Stupinigi, e distribuiti a cominciare dal 1° gennaio 1819, sono gli antesignani dei francobolli postali. In realtà la direzione generale delle poste sarde aveva avuto per lungo tempo a rilevare che nei proprî stati di terraferma il trasporto di corrispondenze era effettuato da privati, recando non lieve danno all'amministrazione. Il ministro degli Affari esteri, marchese di San Marzano, d'accordo con quello delle Finanze, stabilì l'emissione di fogli di carta postale bollata da servire sia per scrivervi corrispondenze, sia di accompagnamento per trasporto di piccoli involti. Tali fogli potevano essere spediti "in corso particolare per pedoni ed altre occasioni", cioè con mezzi estranei all'amministrazione delle poste.

Come si vede, mentre il francobollo postale costituisce una specie di buono che dà diritto al trasporto delle corrispondenze con i varî mezzi di cui l'amministrazione delle poste dispone, i fogli di carta bollata postale degli Stati Sardi non costituirono un mezzo di affrancamento ed ebbero carattere affatto speciale. Tuttavia non si può negare che intrinsecamente esista una grande affinità fra la carta bollata e i primi fogli bollati per corrispondenze postali e le buste bollate emessi da alcuni stati, ad es. dalla Gran Bretagna (6 maggio 1840), dalla Finlandia (1° gennaio 1845) ecc. Quest'affinità, e fors'anche talvolta una conoscenza non del tutto esatta del vero carattere dei fogli sardi, fa sì che spesso questi siano inclusi nelle collezioni filateliche. I fogli erano di tre distinti prezzi: 15, 25 e 50 centesimi. Quelli da 15 cent. servivano per le lettere destinate a percorrere una distanza non maggiore di 15 miglia, quelli da 25 cent. per i percorsi da 15 a 35 miglia e quelli da 50 cent. per ogni maggiore distanza. Era stabilito che i fogli (delle dimensioni di 40 × 26 cm.) dovessero avere una speciale filigrana recante l'aquila sabauda ed apposita dicitura. Ma il breve spazio di tempo che intercorse fra la data della regia patente e quella dell'emissione non consentì che i fogli filigranati e bollati fossero pronti in tempo. Fu perciò necessario emettere in via provvisoria dei fogli di carta vergella oppure unita, designata ufficialmente come non filigranata, ma che in realtà reca in filigrana in moltissimi casi marchi di fabbrica, oppure lo stemma sabaudo (in varie fogge) o l'effigie di profilo, rivolta a sinistra racchiusa in una cornice ornata, del re Vittorio Emanuele I e la scritta in maiuscoletto rex victorivs emmanvel. Questi fogli sono comunemente chiamati cavallini perché recano un bollo riproducente un genietto che suona il corno postale ed è montato sopra un cavallo al galoppo. I fogli emessi provvisoriamente presentano le impronte a umido dei bolli, ottenute con inchiostro azzurro, di forma circolare per il 15 cent., ovale per il 25 cent. e ottagonale per il 50. I fogli definitivi hanno invece le impronte a rilievo, pur conservando lo stesso disegno del genietto a cavallo e rispettivamente gli stessi contorni. I conî, tanto dei bolli a umido quanto di quelli a rilievo, furono incisi magistralmente su acciaio da A. Lavy. La carta postale bollata fu soppressa col 30 maggio 1836, per un editto del re Carlo Alberto del 30 marzo 1836. Le rimanenze di quella carta filigranata furono adoperate posteriormente per corrispondenze ufficiali.

Gli stati italiani esistenti prima della costituzione del regno introdussero l'uso dei francobolli postali nelle date seguenti: Regno Lombardo-Veneto: 1° giugno 1850; Stati Sardi: 1° gennaio 1851; Granducato di Toscana: 1° aprile 1851; Stato pontificio: 1° gennaio 1852; Ducato di Parma e ducato di Modena: 1° giugno 1852. Nel regno delle Due Sicilie le amministrazioni postali dei Dominii di qua del Faro e di là del Faro erano del tutto distinte; nelle provincie continentali l'emissione cominciò col 1° gennaio 1858; in Sicilia soltanto col 1° gennaio 1859. I governi provvisorî emisero pure francobolli: nelle provincie parmensi il 27 agosto 1859, nelle Romagne il 1° settembre 1859 (col valore in baiocchi), nelle provincie modenesi il 15 ottobre 1859, nelle provincie toscane il 1° gennaio 1860. Nelle provincie continentali dell'ex Regno di Napoli uno dei primi atti della nuova amministrazione fu la riduzione del porto delle stampe da ½ grano a ½ tornese, che richiese l'emissione dapprima (6 novembre 1860) di un francobollo in cui fu conservato lo stemma borbonico, sostituito un mese dopo (6 dicembre 1860) con un altro in cui lo stemma borbonico venne eliminato dalla lastra calcografica e sostituito con nuove incisioni, eseguite a mano, della croce di Savoia. Quei due francobolli, impressi in turchino, ebbero breve vita e per il loro interesse storico e per essere andati distrutti in gran parte con le fascette dei giornali su cui aderirono, sono divenuti rari e ricercati. Vengono comunemente chiamati Trinacria il primo e Croce il secondo. Via via che si compirono le annessioni, la direzione generale delle poste sarde inviò in missione funzionarî nelle nuove provincie per introdurvi i proprî ordinamenti. Ciò portò all'estensione dell'uso dei francobolli sardi nella provincia di Massa e Carrara dal giugno 1859, in Lombardia dal 1° luglio 1859, nelle provincie di Parma e Piacenza dal 1° agosto 1859, nelle provincie di Modena e Reggio e nelle Romagne dal 1° febbraio 1860, in Toscana dal gennaio 1861. Per la Sicilia, aboliti i francobolli borbonici (settembre 1860), è interessante avvertire ed è poco noto che per parecchi mesi si ritornò al vecchio sistema della francatura anticipata in denaro, finché dal 1° maggio 1861 i francobolli sardo-italiani vi vennero introdotti. Quanto alle Provincie Napoletane - ove continuava a circolare la moneta borbonica - vi si emise (14 febbraio e maggio 1861) una serie speciale eseguita a Torino, del tipo sardo, ma coi valori in tornesi e grana, che rimase valida sino al 15 ottobre 1862. Non appena liberate le provincie venete nel 1866 e le romane nel 1870, i francobolli italiani vi entrarono in uso. Le poste piemontesi si valsero dell'industria privata per la fornitura dei francobolli. Le varie serie uscite dal 1851 in poi vennero allestite dalla modesta officina tipo-litografica di Francesco Matraire in Torino, finché, dopo la costituzione del regno, ad iniziativa del Sella, tanto l'amministrazione delle Poste quanto quella delle Finanze fecero eseguire le carte valori dalla casa De La Rue e C. di Londra. I primi francobolli di fabbricazione inglese, dopo una serie di esperimenti, furono emessi dal 1° dicembre 1863 (r. decreto 29 ottobre 1863, n. 1526); sono a stampa tipografica, su carta filigranata, e segnano un progresso notevolissimo su quelli forniti dal Matraire. Ciò prima della creazione in Torino della officina governativa delle carte-valori (legge 11 maggio 1865, numero 2285, serie 1ª e relativi regolamenti approvati con rr. decr. 25 maggio 1865, n. 2316, serie 1ª e 23 dicembre 1865, n. 2753, quater, e disposizioni successive). L'officina, di cui le amministrazioni dello stato sono tenute a valersi per la fabbricazione delle carte-valori, venne attrezzata dapprima soltanto per la stampa tipografica. Il governo autorizzò in via eccezionale, con r. decr. 24 novembre 1905, n. 576, a ricorrere all'industria privata per l'esecuzione in calcografia del francobollo da 15 centesimi col profilo del re Vittorio Emanuele III, da un disegno di P. Michetti; ma poi l'officina venne provveduta di macchinarî per la stampa calcografica. Ne iniziava felicemente la nuova fabbricazione con la splendida serie commemorativa del cinquantenario dell'unità d'Italia (1° maggio 1911). La stampa fotocalcografica, con la quale sono ora stampati i francobolli ordinarî in corso, venne adottata nel 1929, e il primo francobollo emesso fu quello commemorativo del cinquantenario della morte di Vittorio Emanuele II. L'officina governativa di Torino cessò di funzionare col 31 dicembre 1928 e si fuse con l'Istituto poligrafico dello Stato (Roma).

Di gran parte delle rimanenze di francobolli degli antichi stati italiani, come quelli della Toscana e di Napoli, vennero ordinati e ufficialmente eseguiti gl'incenerimenti, ciò che costituisce la causa della loro scarsezza o della loro rarità allo stato di esemplari nuovi. Altre rimanenze, ritenute allora di nessun interesse per l'amministrazione, passarono, fino dal 1864 e posteriormente, in possesso di collezionisti e di negozianti. In tempo più recente parecchie amministrazioni postali, fra cui anche quella italiana, riconobbero l'opportunità di mettere a partito la passione filatelica col porre in vendita, a scopo di collezione, carte-valori fuori corso, beninteso allo stato di nuove. Per l'Italia l'inizio di ciò si ha con decr. ministeriale del 15 dicembre 1890, riconfermato posteriormente nella Istruzione per il servizio delle corrispondenze postali interne ed internazionali (1908, art. 30). Ugualmente l'amministrazione cede a scopo di collezione le carte-valori postali in corso, senza alcun aumento sul valore nominale, a mezzo dell'ufficio filatelico (Ministero delle comunicazioni). La vendita dei valori fuori corso venne iniziata nel 1891; ed è curioso rilevare che in principio, in vista di semplificare il riscontro contabile, venne stabilito un prezzo unico per ciascuna carta-valore, ciò che provocò critiche. Solamente alcuni anni dopo (decr. ministeriale 23 maggio 1895) vennero stabiliti quattro prezzi, ciò che tuttavia non rispondeva ancora ad un giusto criterio. Attualmente le carte-valori sono ripartite in nove categorie con prezzi varî, come si rileva dal Catalogo delle carte-valori vendibili per collezione, con appendice per i francobolli e segnatasse coloniali, pubblicazione della Direzione generale delle poste, ottenibile presso la Libreria dello stato. La più recente edizione è del 1932. In virtù di una disposizione del 1923, è esplicitamente vietato agli uffici postali di obliterare carte-valori postali a scopo di collezione. L'ammontare della vendita di carte-valori per collezione dall'aprile 1931 al marzo 1932 produsse lire 92.554,65 per le specie fuori corso e lire 323.240,38 per quelle in corso. Altro ufficio filatelico funziona presso il Ministero delle colonie.

Sistemi di riproduzione grafica. - Sono stati adoperati tutti, a cominciare dalla calcografia dei primi francobolli inglesi per giungere ai più recenti metodi d'impressioni fotomeccaniche. È importante che i collezionisti imparino praticamente a distinguere i principali sistemi di riproduzione, poiché questo è il modo migliore per difendersi dalle falsificazioni.

Talora per alcuni antichi francobolli l'artista non eseguì una sola incisione da venir poi riprodotta con uno dei varî metodi, ottenendo delle tavole che riproducessero fedelmente la primitiva vignetta; ma, in alcuni casi, come per le antiche emissioni dei francobolli della Nuova Galles del Sud (1850-1854), dell'Isola di Maurizio (1849-1859), della Bolivia (1866-1868), del Giappone (1871-1876), venne inciso tante volte il disegno quanti erano gli esemplari che componevano la lastra da stampa. E poiché non è possibile riprodurre a mano con perfetta esattezza tutti i particolari di un medesimo disegno, ne consegue che ogni esemplare differisce dall'altro. Il collezionista specializzato nelle emissioni di un dato paese viene raccogliendo queste differenti riproduzioni di un medesimo tipo, e con lo studio attento giungerà a ricomporre la tavola originale, lavoro paziente che sembra ai non iniziati praticamente irraggiungibile. Si noti inoltre che anche la riproduzione meccanica o elettrochimica diede luogo, specie nei primi anni dalla introduzione dei francobolli, a riduplicazioni imperfette, aventi ciascuna qualche caratteristico difetto che serve a individuarla; fatto che si ripete nella preparazione di riporti litografici ecc. A volte i difetti accennati sono così notevoli da richiedere dei veri e proprî ritocchi eseguiti a mano che se, ad es., sono introdotti in una effigie, possono mutarne l'espressione. In altri casi invece il logorìo delle tavole, come conseguenza di forti tirature, ovvero per effetto di corrosione prodotta da alcuni inchiostri da stampa, consigliò di ricorrere a dei ritocchi, ciò che diede luogo a notevoli differenze che il collezionista avverte e che costituiscono lo stato della tavola. Ma i nuovi metodi hanno eliminato già da tempo quasi totalmente le primitive incertezze, e l'identità delle riproduzioni costituisce un elemento prezioso per l'identificazione delle eventuali imitazioni.

Le filigrane. - Vennero adottate sin dal 1840, come protezione contro le imitazioni. Riproducono stemmi, disegni, monogrammi, ecc. Possono essere disposte nel foglio in guisa che ogni francobollo ne rechi una. Altre invece riproducono nel foglio un solo disegno o dicitura, cosicché i francobolli ne recano dei frammenti o ne risultano privi. A volte il motivo è riduplicato in modo che ogni carta valore ne porta più d'uno (filigrana multipla); si hanno infine fogli filigranati solo nei margini. Pseudo-filigrane sono ottenute con impronte a secco.

Gommatura e dentellatura. - La scelta delle sostanze più adatte per la gommatura dei primi francobolli inglesi necessitò molti esperimenti che si ripeterono più volte, specie allorché giunsero reclami sulla proprietà adesiva insufficiente o si espressero timori sulla presenza di ingredienti nocivi alla salute, timori che risultarono sempre infondati. La gomma arabica e la destrina furono principalmente usate formandone varie miscele; ma diverse altre sostanze furono pure adottate (cfr. E. D. Bacon, The line-engraved postage stamps of Great Britain, I, Londra 1920, pp. 48-55). Altrove, come ad esempio in Austria, si ricorse a colle o gelatine animali, miste a gomme vegetali in varie proporzioni. Quanto all'applicazione della gomma, al lento sistema a mano tenuto nei primordî si è andato sostituendo quello meccanico, che procura una distribuzione uniforme e rapida: si poté anche eliminare l'inconveniente dell'arricciamento dei fogli.

Per agevolare la separazione degli esemplari di uno stesso foglio servono macchine o dispositivi varî. Il più usato è quello della dentellatura, che consiste nella perforazione degli orli con l'asportazione di dischetti di carta. L'invenzione risale al 1847 e si deve a Henry Archer, che poi la perfezionò e ne cedette nel giugno 1853 le macchine e il brevetto all'amministrazione postale inglese per 4000 sterline. Il grado di dentellatura è dato dal numero dei forellini compresi nello spazio di 2 cm.; tale particolarità serve talora a stabilire il periodo cui i francobolli appartengono, a individuare le ristampe, ecc. Vi sono poi altri generi di perforatura senza asportazione di carta, cioè con intacchi ottenuti con rotelle (roulettes) a trattolini lineari, a semicerchio, a sega, a losanghe, ecc.

Varie specie di francobolli e collezioni relative. - Le classi e sottoclassi delle varie specie di francobolli sono moltissime. Ci limitiamo ad elencarne alcune, in relazione ai diversi usi: francobolli ordinarî, per stampe e periodici, per raccomandate, assicurate, ricevute di ritorno, per espressi, posta pneumatica, posta aerea, recapito autorizzato, per pacchi postali e ferroviarî, per sopratassa di recapito e per sopratassa dovuta a ritardo nell'impostazione, per tassa di guerra; francobolli di servizio (uso generale o speciale), di franchigia; segnatasse (ordinarî, per giornali, servizio commissioni, rimborso spese postali, vaglia, libretti di riconoscimento postale, ecc.); francobolli telegrafici e telefonici. Alcune autorità provinciali russe (zemstvo) per integrare i servizî di stato emisero carte valori postali. Agenzie private e compagnie di navigazione hanno talora emesso francobolli per i servizî da esse disimpegnati.

La collezione filatelica, oltre ai francobolli adesivi, abbraccia la vasta categoria degl'interi che comprende: i fogli o buste postali bollate, le fascette per stampati (1860, Stati Uniti), le cartoline (1869, Austria), i biglietti postali (1879, Francia) e molte altre categorie, fra cui le cartoline-vaglia, quelle per pacchi, telegrafiche, ecc. L'interesse di collezione di tali carte-valori può dirsi in parecchi casi superiore a quello dei francobolli adesivi, giacché spesso si viene a raccogliere ad un tempo, col segno di affrancamento, la stessa missiva. La collezione di essi è assai meno diffusa.

I francobolli sono talora muniti di soprastampe a macchina o con bolli a mano, o eccezionalmente scritte a penna, ecc. Si applicano per mutare il valore dei francobolli, prolungarne o ripristinarne la validità, commemorare avvenimenti, mutarne l'uso postale (da francobolli ordinarî a francobolli di servizio, per pacchi, ecc.), in seguito a cambiamenti di governo o di forma di governo, per renderli validi per uffici postali all'estero, colonie, possedimenti, ecc., per garanzia in seguito a furti o come precauzione contro imitazioni, su marche da bollo o simili per mutarle in francobolli, ecc. Vi sono poi soprastampe apposte per togliere la validità postale, e ciò per i francobolli che vengono ceduti in omaggio o scambiati fra le amministrazioni postali (hanno la dicitura specimen o altra equivalente), per svalorizzare delle rimanenze, per limitarne l'uso ad alcune provincie di uno stato o a qualche stato di una confederazione. Molti francobolli destinati ad uso di servizio di stato sono ottenuti spesso soprastampando francobolli ordinarî, o eccezionalmente con sigle o stemmi a mezzo di perforazioni.

Si presentano talora francobolli usati per frazioni (metà, un terzo, ecc.) adoperati per una parte del loro prezzo. A ciò si ricorse, in via affatto eccezionale, per sopperire alla mancanza di qualche valore divenuto necessario in seguito a cambiamenti di tariffe o per l'esaurimento di talune specie. Ciò fu adottato in pochi casi in seguito a disposizioni di servizio. Altre volte, e in speciali circostanze, l'uso fu tollerato, sebbene non ufficialmente consentito. Ma da tempo, ad evitare facili abusi, l'espediente fu vietato.

Le emissioni commemorative o celebrative, o quelle create in occasioni di esposizioni o per beneficenza, sono andate moltiplicandosi in questi ultimi anni. La prima a comparire (1887) uscì nella Gran Bretagna in occasione del 50° anno di regno della regina Vittoria. Uno dei più completi caratteri commemorativi è offerto dalla serie pittorica colombiana apparsa nel 1893 negli Stati Uniti per il IV centenario della scoperta dell'America, che comprende 16 valori a differenti soggetti. Altre serie hanno tutti o alcuni valori gravati di sopraprezzo (non sempre indicato nel francobollo) a favore di opere, enti, ecc. Talune, per la limitata tiratura e la breve validità postale, hanno permesso accaparramenti e speculazioni, mentre il loro uso per affrancamento è stato assai ristretto non raggiungendo così che in piccola parte lo scopo celebrativo. Può affermarsi che la produzione di tali francobolli non necessarî reca, per le speciali registrazioni contabili e per altre varie ragioni, non lieve intralcio al servizio, onde parecchie amministrazioni tendono a limitarla. La pubblicità si è valsa anche dei francobolli. Quasi tutti i francobolli in corso nel 1893 nella Nuova Zelanda vennero in quell'anno muniti a tergo di stampe pubblicitarie a cura di una ditta concessionaria che tenne il contratto per un solo anno, corrispondendo alle poste 800 sterline. L'Italia nel 1924-25 emise francobolli aventi uniti al disotto rettangoli, di eguale dimensione dei francobolli, con annunci. Ma, in seguito a proteste, vennero abrogate tutte le disposizioni sulla pubblicità sulle cose di pertinenza dell'amministrazione postale-telegrafica-telefonica italiana (r. decr. legge 7 maggio 1925, n. 584).

Le marche da bollo, che nei primi periodi della filatelia erano raccolte da gran numero di filatelisti, sono ora molto meno ricercate, per quanto la loro collezione, affatto distinta e che ha un campo assai vasto, offra notevole interesse. Soltanto quelle usate postalmente (per tolleranza o per speciali disposizioni) vengono comprese nelle collezioni specializzate di francobolli.

Un altro intimo legame tra la numismatica e la filatelia è offerto dall'uso, in circostanze affatto speciali, di francobolli come moneta spicciola. Negli Stati Uniti durante il periodo della guerra civile, per sopperire alla deficienza di monete di piccolo taglio vennero posti in circolazione, in seguito a un atto del 17 luglio 1862, dei francobolli racchiusi in dischetti d'ottone, provvisti di laminette di mica che servivano per proteggerli. Ebbero vita breve. In Russia, nel novembre 1915 e nel 1917, dei tipi di francobolli in corso vennero stampati su cartoncino e posti in circolazione come moneta sussidiaria: recano a tergo una dicitura a stampa per indicare tale uso provvisorio. Ancora come conseguenza della guerra mondiale, in varî stati d'Europa il francobollo servì come moneta, cui però mal si adatta. In Danimarca, in Francia, in Germania e in Italia francobolli di bassi valori vennero racchiusi, a cura di alcune ditte, in speciali dischetti di alluminio e protetti da carta-pellicola (fig. 2).

Colori, validità, ristampe. - A proposito dei colori che distinguono i francobolli dei diversi valori, è bene ricordare che, in seguito agli accordi internazionali tra gli stati che fanno parte dell'Unione Postale Universale, è stabilito che per le corrispondenze del servizio internazionale il colore turchino cupo sia adottato per il francobollo che rappresenta la tassa di una lettera semplice, il rosso quella della cartolina postale e il verde il porto semplice delle stampe. È pure stabilito che i francobolli e le impronte di affrancazione portino per quanto è possibile in caratteri latini l'indicazione del paese di origine e che il valore sia espresso in cifre arabe.

Le varie amministrazioni postali non seguono criteri uniformi quanto al periodo di validità delle carte-valori. Alcune consentono che quelle non più in distribuzione rimangano valide per l'affrancazione per un lungo tempo indeterminato; altre, fra cui l'italiana, le dichiarano fuori corso ammettendole al cambio (v. sopra).

In seguito specialmente a richieste di amministrazioni, è avvenuto non poche volte che si siano eseguite delle tirature, che chiameremo postume, di francobolli fuori corso, cercando di produrle quanto più possibile conformi alle originali. Vengono designate come ristampe ufficiali quando emanano dalle stesse amministrazioni che emisero gli originali, per non confonderle con le ristampe private eseguite da persone venute in possesso delle relative tavole, pietre ecc. Quasi sempre le ristampe hanno caratteristiche che consentono di identificarle.

Le amministrazioni postali straniere che soddisfano le richieste di carte-valori (in genere soltanto in corso) per collezioni, sono le seguenti: Algeria, Australia, Austria, Belgio, Bolivia, Brasile, Canada, Cecoslovacchia, Colonie britanniche, Colonie francesi, Colonie portoghesi, Congo belga, Danimarca, Danzica, Filippine, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Grecia, Guatemala, Irlanda, Iugoslavia, Kuweit, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Marocco, Mesopotamia, Messico, Monaco, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi e Colonie, Panama, Polonia, San Marino, Saar, Siam, Spagna, Stati Uniti, Stato della Città del Vaticano, Svezia, Svizzera, Terranova, Togo (mandato francese), Tunisia, Ungheria, Unione delle Repubbliche Sovietiche Socialiste, Uruguay.

Esemplari di maggior rarità. - La rarità di certi francobolli è dovuta a diverse cause. Così in speciali circostanze di luogo e di tempo le amministrazioni procedettero a emissioni provvisorie che ebbero durata effimera. Altra causa di rarità è dovuta all'uso infrequente di qualche francobollo per rapporto alle tariffe vigenti. Il francobollo da 1 cent della Guiana inglese, del febbraio 1856, di cui non si conosce che un solo esemplare, fu preparato localmente e in via provvisoria con materiale tipografico, per sopperire all'esaurimento dello stesso valore fornito da Londra; e poiché detti francobolli servirono per affrancare stampati, andarono distrutti coi medesimi o con le loro fascette. Ciò fa osservare che la conservazione di molti esemplari antichi si deve al fatto che furono usati su fogli di lettere, quando l'uso delle buste non era ancora diffuso.

Fra le rarità classiche ci limitiamo a citare: Hawaii, 1851, 2 e 5 cents, 1852, 13 cents; Isole Maurizio, 1847, 1 penny e 2 pence; Guiana inglese, 1850, 2 cents; Moldavia, 1858, 81 parà; Austria, 1856, 06 Kreuzer, vermiglio, per giornali; Ginevra, 1843, 5 + 5 cent.; Vaud, 1849, 4 cent. Fra i francobolli emessi in via provvisoria dai postmasters degli Stati Uniti e degli Stati Confederati alcuni sono di somma rarità e di alcuni si conosce un solo esemplare, come il Boscawen, N. H., 1846, 5 cents. Quanto ai francobolli italiani, è noto che il più raro è quello da 3 lire che le provincie toscane ebbero nel 1860 e che, essendo un valore elevato, fu usato in pochi esemplari, di cui alcuni, per esser stati applicati su involucri di pieghi assicurati, andarono distrutti, mentre le rimanenze furono incenerite. Seguono come rarità il 60 crazie sempre di Toscana, il ½ tornese, Trinacria, di Napoli, il 2 soldi di Toscana. Fra i francobolli con annullamento, il più raro è l'80 centesimi di Parma del 1859 (tre soli esemplari conosciuti) e il bollo per giornali di quel ducato da 9 centesimi del 1853. I francobolli sopra citati, ad eccezione dei due Parma, sono rari di per sé stessi, mentre per altri il loro pregio è dato dall'essere nuovi oppure dall'essere usati.

Errori. - Nella fabbricazione dei francobolli si producono talora errori e varietà di diversa natura (nella preparazione delle tavole, nella stampa, nella scelta della carta, nella dentellatura, ecc.).

Fra gli errori classici citiamo: Svezia, 1855, 3 skill, arancio invece di verde; Sicilia, 1859, ½ grano azzurro anziché arancio; Parma 1852, 15 cent., paio di cui un esemplare è capovolto rispetto all'altro; India inglese, 1854, 4 annas, con effigie capovolta; Australia occidentale, 1854, 4 pence, con cornice ottagonale capovolta; Stati Uniti, 1869, 15,24 e 30 cents, con stampa centrale capovolta; Baden, 1851, 9 kr., verde anziché rosa; Sassonia, 1850, ½ neugr., celeste chiaro anziché grigio; Capo di Buona Speranza, 1861, 1 penny azzurro anziché rosso e 4 pence rosso anziché azzurro.

La bollatura. - I bolli postali si distinguono secondo varie categorie. I bolli con l'indicazione della località (e spesso con data) sono usati di frequente anche come annullatori di francobolli, e la loro origine è di molto precedente all'introduzione del francobollo. Nei riguardi degli annullatori la scelta delle fogge meglio rispondenti alle esigenze del servizio e quella degl'inchiostri che escludessero in modo assoluto la possibilità di lavaggi, tali da permettere un secondo uso degli esemplari, non si presentò sul principio come cosa facile. Specialmente la preparazione chimica degli inchiostri richiese una lunga serie di esperimenti.

I primi annullatori usati dalle poste britanniche ebbero una speciale forma di croce composta da linee curve (croix pattée) e vennero dapprima impressi con inchiostro grasso in rosso vermiglio; ma tosto si dovette ricorrere (agosto 1840) ad inchiostro nero grasso per impedire lavaggi a scopo di frode. L'illustre chimico Faraday fu consultato per la scelta degl'ingredienti. Ad es. nel Brasile e nel Chile venne talora usato per annullare i francobolli il comune inchiostro da scrivere, che ha anche l'inconveniente di ossidare il metallo dei bolli, logorandolo. Sul principio alcuni uffici non avevano cura di annullare i francobolli o li bollavano troppo leggermente, e talora gli uffici di destinazione li inutilizzavano con semplici freghi a penna. Come avvenne in Inghilterra, così negli altri stati durante i primi mesi dell'introduzione dei francobolli si nota dell'incertezza nell'uso dei bolli di annullamento, nella scelta della foggia di questi, continuandosi talora a far uso di bolli già in servizio prima che i francobolli fossero stati emessi. Quest'incertezza e le spesso tardive disposizioni per l'uso degli annullatori rende difficile ma interessante la raccolta sistematica di bolli postali e di annullamento di molti stati. L'adozione di macchine bollatrici segnò un progresso notevolissimo; esse lasciano normalmente un'impronta composta di due parti, la prima avente l'indicazione dell'ufficio di spedizione e la data, l'altra, che costituisce il vero annullatore, formata in genere da linee parallele. Questa seconda parte spesso reca una dicitura pubblicitaria di stato o privata.

Per la spedizione di grandi quantitativi di corrispondenze e specie di stampati, in luogo dell'affrancamento con francobolli, vi sono altri sistemi per indicare che il porto è pagato. Il conto corrente postale è un mezzo pratico ed economico per pagare la tassa dei grandi invii di stampati. Dal 1° febbraio 1910 in Baviera vennero usate macchine bollatrici che lasciavano sulle corrispondenze un'impronta indicante anche il porto. Nel 1921 vennero adottate le prime macchine affrancatrici, capaci di contare, datare, affrancare 250 buste al minuto. L'Italia con r. decr. 1° luglio 1926, n. 1233, in seguito agli accordi postali internazionali di Stoccolma del 21 agosto 1924, introdusse l'uso delle macchine affrancatrici per corrispondenze ovunque dirette.

Il collezionismo. - Fra le varie forme di collezionismo, la più diffusa è probabilmente quella che si riferisce alla raccolta di francobolli e delle altre carte valori postali e telegrafiche, come quella che presenta la maggior facilità di iniziarla e in pari tempo offre il vantaggio di occupare minimo spazio, e di permettere in modo facile lo scambio di esemplari fra gli amatori. La prova più sicura della grande diffusione, in ogni paese civile e in ogni classe sociale, della passione filatelica, è data dalle forti tirature raggiunte dai cataloghi generali di francobolli: i più diffusi si stampano a parecchie decine di migliaia di esemplari per ciascuno.

È opportuno osservare che, mentre i collezionisti di francobolli sono numerosissimi, la passione filatelica si estrinseca in varie misure ed assume forme molto differenti. Si è cercato di stabilire in quale anno sia sorta la passione filatelica, ma non è possibile attribuire a ciò una data precisa. Già in un annuncio pubblicato nel Times di Londra nel 1841 si chiedeva d'inviare a un dato indirizzo delle quantità di francobolli usati. In quell'anno esistevano soltanto due francobolli, cosicché riunirne una serie era cosa ovvia. Le prime collezioni ebbero carattere universale e venivano per lo più composte sopra albi predisposti, che portavano sulle facciate di sinistra succinte descrizioni delle varie serie e sulle facciate di destra delle caselle destinate ad accogliere gli esemplari. I primi albi apparvero a Parigi (agosto 1862) per opera di certo Justin L. Lallier, e ne vennero poste in commercio molte edizioni. Si chiede spesso se la collezione deve preferibilmente essere formata di esemplari nuovi oppure di usati. Non è possibile dare una risposta, e i pareri degli amatori sono stati sempre divisi. Dal punto di vista estetico, la collezione di pezzi nuovi è la più attraente, mentre quella degli usati offre in non pochi casi maggior interesse. La collezione di francobolli aderenti ancora alle corrispondenze si va sempre più diffondendo, ed è, sebbene ingombrante, la più istruttiva. I criterî tenuti nel formare le collezioni variano moltissimo: ma la principale distinzione è quella di generali e di speciali. Le generali in senso assoluto abbracciano tutte le emissioni di carte-valori postali e telegrafiche apparse sin dall'origine. Le speciali si suddividono, in ragione di tempo, di paesi, di emissioni ecc., in moltissime classi che è impossibile enumerare. La collezione generale era la più diffusa fino a non molti anni fa, come quella che, per la grande varietà di soggetti, offre il maggior diletto e procura le più svariate e utili cognizioni. Ma dopo la guerra mondiale il numero dei francobolli che escono ogni anno è così forte, che il collezionista è costretto a limitare il proprio programma.

Collezioni pubbliche. - Oltre alle molte collezioni private, ve ne sono delle importanti conservate presso musei o biblioteche, come quella primaria del British Museum (legato Tapling), del Museo postale-telegrafico di Berlino, quella della New York Public Library, della Mitchell Library di Sydney e non poche altre, i cui nuclei principali provengono da donazioni di munifici amatori. Il Museo nazionale di Palermo possiede una collezione generale piuttosto modesta. Le amministrazioni appartenenti all'Unione Postale Universale, per disposizioni confermate con la convenzione di Londra del 1929 (art. 90), si scambiano da tempo le carte valori, ed è così che ognuna possiede una collezione. Il Museo postale-telegrafico-telefonico italiano, alle dipendenze dell'Istituto sperimentale ferroviario (r. decr. 4 novembre 1926, n. 1978), ha una ben ordinata collezione di carte-valori postali e di cimelî sui servizî delle comunicazioni.

L'aerofilatelia. - La collezione di francobolli e documenti di posta aerea (aerofilatelia) è molto diffusa. Oltre ai francobolli speciali a quel servizio, vengono raccolte corrispondenze trasportate per le vie del cielo, etichette ufficiali, semi-ufficiali o private, bolli postali ufficiali o semi-ufficiali. Il primo francobollo di posta aerea fu emesso dall'Italia (maggio 1917), in occasione dell'esperimento Roma-Torino e viceversa, e non fu valido che per quel solo esperimento. Gli Stati Uniti d'America emisero, il 15 maggio 1918, la prima serie di francobolli ordinarî di posta aerea; l'Italia li ebbe dal 1° aprile 1926. Molti francobolli sono stati creati in occasione di voli speciali, di inaugurazioni di linee, ecc. Il 23 maggio 1927 venne emesso nell'isola di Terranova il francobollo da 60 cents, 1897, munito di soprastampa Air Mail De Pinedo 1927, ed è uno dei più rari francobolli del genere. Alcuni stati ammettono l'uso dei francobolli di posta aerea per affrancare corrispondenze ordinarie. Durante l'assedio di Parigi (1870-1871) fu istituito un servizio di trasporto di corrispondenze con palloni aerostatici (ballons montés), per cui vennero predisposti speciali moduli a stampa.

Esposizioni e congressi. - Nelle esposizioni universali o nazionali tenute nei varî paesi dopo l'introduzione dei francobolli si videro spesso esposti dei saggi da incisori, da officine grafiche e da amministrazioni postali. La prima esposizione filatelica internazionale fu tenuta a Londra nel 1890. In Italia la prima ebbe luogo a Milano e costituì una delle mostre temporanee delle Esposizioni Riunite del 1894; ne seguirono altre a Torino, 1898; Milano, 1906; Torino, 1911; Genova, 1920; Firenze, 1921, Torino, 1930. Quest'ultima, tenuta sotto il patronato del principe di Piemonte, raggiunse un successo molto superiore alle precedenti. Le esposizioni internazionali che ebbero maggior importanza furono quelle di Londra, 1923, di New York, 1926, di Berlino, 1930, in cui non mancarono le partecipazioni di espositori italiani. Promosse da società filateliche, si svolgono con crescente frequenza, in molte città, delle mostre locali assai apprezzate dagli amatori. Spesso i periodi in cui sono tenute le esposizioni coincidono con quelli di congressi, il primo dei quali, di carattere nazionale, si tenne a Lubecca nel 1872, seguito dal primo internazionale di Parigi del 1878. In Italia i congressi sono annuali: il primo si riunì nel 1910 a Napoli; quello del 1932 (Venezia) fu il 19°. In Germania, dal 1889, e in Inghilterra, dal 1909, i congressi hanno luogo annualmente; così pure in Francia, Olanda, Svizzera, Svezia, Stati Uniti ecc. Si tengono pure congressi speciali riservati a negozianti di francobolli per collezione.

Associazioni. - Gli amatori cominciarono per tempo a riunirsi in associazioni, con lo scopo di conoscersi, di classificare e di studiare insieme le varie emissioni, con l'intento di eseguire degli scambî di esemplari, di valersi dell'esperienza dei più provetti per difendersi dalle varie forme di sofisticazioni, di falsificazioni ecc. In Italia le prime società ebbero breve vita, e soltanto a partire dal 1892 si trovano società filateliche solidamente costituite. Meritano di essere citate la Società Filatelica Lombarda, sorta a Milano nel 1892, e la Società Filatelica Italiana di Roma, sorta il 29 giugno 1914. Attualmente esistono in molte delle principali città italiane delle società filateliche che fanno capo ad un organismo nazionale; questo a sua volta fa parte della Fédération Internationale de Philatélie, istituita nel 1925, con sede a Breda (Olanda). Maggiore sviluppo ebbero ed hanno anche attualmente le società filateliche in alcune altre nazioni. Il primo tentativo di società filatelica ebbe luogo a Parigi nel gennaio 1865, promosso dallo stesso signor G. Herpin che creò il vocabolo filatelia (v.); ebbe però breve durata. Nel 1874 veniva fondata a Parigi la Société française de timbrologie che ebbe per lunghi anni come segretario il dottor Jacques-Aimable Legrand, uno dei più colti amatori, che curò per un periodo abbastanza lungo (1875-1896) la pubblicazione di un Bollettino che può essere anche ora consultato con interesse. Moltissime sono le società filateliche che si contano in Francia attualmente, e talora in una medesima città ne esistono varie. Nel dicembre 1928 venne fondata a Parigi l'Académie de Philatélie con l'intento di riunire i migliori elementi tanto di Francia quanto di altre nazioni. Ma la società filatelica più importante è senza dubbio la Philatelic Society di Londra, fondata nell'aprile 1869, che è perciò la decana di tutte le società filateliche. Il 28 novembre 1906 il re Giorgio V, appassionato collezionista, permise che la società assumesse il prefisso di Reale, ed egli ne è ora il patrono. Moltissime altre società esistono in Inghilterra. In Germania e in Austria le associazioni filateliche sono numerose. Negli Stati Uniti vi sono circa novanta società locali, di cui la più cospicua è il Collectors Club di New York, e due associazioni nazionali.

Aste. - Le aste filateliche, la prima delle quali ebbe luogo a New York nel 1870, hanno assunto in questi ultimi anni ampia diffusione. I prezzi raggiunti dànno nel loro complesso un'idea generale della richiesta e dell'offerta. Lo stato di conservazione degli esemplari è un coefficiente dei più rilevanti, tanto che, oltre alla descrizione particolareggiata dei pezzi di un certo pregio, vengono spesso date negli appositi cataloghi anche riproduzioni fotografiche.

Falsificazioni. - Le falsificazioni delle carte valori postali debbono essere distinte in due categorie secondo che tendano o a frodare l'erario o a ingannare il collezionista. Sebbene varie amministrazioni postali abbiano scoperto in diverse epoche francobolli imitati, pure si può affermare che tali casi sono assai infrequenti. Le cautele con cui viene circondata la fabbricazione delle carte valori postali (segni segreti, fondi di sicurezza, filigrane, ecc.) e la stessa finezza con cui le stampe sono spesso eseguite rendono ardua l'opera del falsario. Gli specialisti raccolgono queste imitazioni.

Fino dai primi anni della passione filatelica, si presentarono delle imitazioni di francobolli. Sul principio esse erano per lo più assai rozze e approssimative, ma con l'andar del tempo e con il progresso dei procedimenti fotomeccanici divennero assai accurate. Né si esitò anche a creare francobolli di capriccio o varietà fittizie. Il collezionista deve guardarsi dalle sofisticazioni che si presentano sotto varie forme: alterazioni di colori, false filigrane, restauri di esemplari difettosi, aggiunte di margini, false soprastampe, ecc.; né è da credere che la pratica per avvertire tali inganni si acquisti in pochi giorni. Esistono periti e commissioni di periti specializzati nella materia. Si trae partito dalle radiazioni ultraviolette per stabilire la presenza di falsificazioni e alterazioni; con tale mezzo infatti si rilevano anche minime particolarità che altrimenti sfuggirebbero all'osservazione diretta. Così i francobolli, seppure diligentemente imitati, posti a fianco degli originali presentano, sotto l'azione diretta dei raggi ultravioletti, fenomeni di luminescenza che permettono spesso di rilevare differenze nella composizione degl'inchiostri, nella struttura delle fibre della carta, ecc., agevolando in tal modo l'opera di verifica.

V. tavv. I-IV e tavv. a colori.

Conservazione degli esemplari. - È superfluo raccomandare ai collezionisti di curare nel miglior modo la conservazione degli esemplari. La collezione filatelica ha fatto nascere l'industria di speciali accessorî, come albi a stampa o senza, linguette gommate per l'applicazione degli esemplari, pinzette, scale per la misurazione delle dentellature, filigranoscopî ecc. Conviene preferire il materiale di miglior qualità, e quanto alle carte si devono escludere quelle contenenti fibre di legno.

Opere bibliografiche: J. K. Tiffany, The philatelical library: a catalogue of stamp publications, St. Louis 1874; Dr. Thebussem (M. P. de Figueroa), Literatura philatélica en España; apuntes para la redacción de un catálogo, Siviglia 1876; Ph. de Bosredon, Bibliographie timbrologique de la France et de la Belgique, Bruxelles 1878; J. K. Tiffany, The stamp collector's library companion: a chronological catalogue of alla publications published wholly or chiefly in the interest of stamp collecting, brought up to January 1, 1889, Chicago 1889; V. Suppantschitsch, Bibliographie der deutschen philatelistischen Literatur, Monaco 1892-1894; H. Fraenkel, Chronologische Tabelle der deutschen philatelistischen Zeitschriften, 1863-1893, Berlino 1894; V. Suppantschitsch, Die Entstehung und Entwicklung der philatelistischen Literatur in der zweiten Hälfte des XIX. Jahrhunderts, Vienna 1901; W. A. R. Jex Long, The philatelic Index, beig an alphabetical list of the principal articles contained in a selection of some of the best known philatelic magazines in the English language up to the end of 1904, Glasgow 1906; R. Krasemann, Bibliographie der wichtigsten Spezialwerke über die Postwertzeichen einzelner Länder, Stoccolma 1907; 2ª ed. Hannover 1908; E. D. Bacon, Catalogue of the philatelic library of the Earl of Crawford (Bibliotheca Lindesiana), Londra 1911, con supplemento 1926; P. J. Anderson e B. T. K. Smith, Early English philatelic literature, 1862-1865, Londra 1912, con 31 tavole fuori testo; M. Ton, Handbuch der deutschen philat. Literatur, Dresda 1916; P. J. Anderson, Philatelic Literature collecting in 1864-1879. Reminiscences and extracts from a Diary, Londra 1919; C. Beck, Bibliographie der deutschen Sonderschriften über die Postwertzeichen winzelner Länder, Berlino 1919; The philatelic Index, comprising the principal articles in important British Stamp Journals to the end of year 1924, with an Appendix containing many leading Monographs in English published since 1908..., compilato a cura dell'Index Committee appointed by the Philatelic Congress of Great Britain, Perth, giugno 1925; B. T. K. Smith, Table des matières de la revue Le Timbre-Poste, 1863-1900, Bruxelles 1926; A. H. Harris e L. A. J. Baker, The Standard Index to philatelic literature, I-IV, Londra 1926-28; F. P. Renaut d'Oultre-Selle, Index generalis philatelicus. Répertoire bibliographique de la Presse philatélique mondiale, I (1° semestre 1929), II (2° sem. 1929), III (1° sem. 1931), Torino 1930-31.

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Per le monografie, manuali e cataloghi speciali sulle emissioni straniere, rimandiamo alle fonti bibliografiche elencate.

Periodici: I periodici filatelici sono moltissimi. Il primo, The Monthly Intelligencer, uscì a Birmingham dal settembre 1862. Una prima e modesta rivista italiana, La posta mondiale, apparve a Livorno (luglio 1873-luglio 1874). Di quelle esistenti citiamo: fra le inglesi The London Philatelist e The Philatelic Journal of Great Britain; fra le francesi Le Collectionneur de Timbres-Poste, fondata nel 1864, e l'Écho de la Timbrologie; in Austria Die Postmarke; in Germania l'Illustriertes Briefmarken-Journal; negli Stati Uniti il Collectors Club Philatelist, e in italia, dal 1919, Il Corriere filatelico. Vi sono poi varî periodici per principianti. Tanto in Italia quanto all'estero varî giornali e riviste hanno una rubrica filatelica.

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