BOPP, Franz

Enciclopedia Italiana (1930)

BOPP, Franz

Benvenuto Terracini

Nacque a Magonza il 14 settembre 1791, ultimogenito di un funzionario del principe palatino Federico Carlo. Fu educato ad Aschaffenburg, dove il padre si era trasferito al seguito del suo signore, compì gli studî universitari sotto la guida di K. J. Windischmann, medico e filosofo seguace dello Schelling, il quale, ammirando l'acume che il giovane studente mostrava nelle questioni linguistiche, e partecipando con ingenuo entusiasmo alla speranza che la conoscenza del sanscrito, verso la quale si andava accentuando in quel tempo la curiosità degli scienziati europei, fosse per trasformare ed allargare gli studî glottologici, secondò il giovane B. nel suo desiderio di recarsi a Parigi per iniziarsi allo studio delle lingue orientali. Colà il B. rimase dal 1812 al 1816 addestrandosi allo studio dell'arabo col De Sacy e specialmente del persiano col Chézy, ma soprattutto con i mezzi che un grande centro come Parigi e la guida di un erudito come il Langlès potevano allora offrire, affrontando da solo la lettura dei poemi epici indiani. Nel 1815 era già in grado di avviare al sanscrito Augusto Guglielmo Schlegel, e stava attendendo a traduzioni metriche di alcuni episodî del Rāmāyana e del Mahābhārata, di cui pubblicò un saggio nel 1816, al suo ritorno in patria, facendolo precedere da quell'esposizione sul sistema del verbo sanscrito in paragone a quello di altre lingue arioeuropee, che mostra come sin d'allora il suo interesse per la letteratura sanscrita divenisse in lui un interesse essenzialmente linguistico (Über das Koniugationssystem der Sansskritsprache in Vergleichung mit jenem der griechischen, lateinischen, persischen und germanischen Sprache, a cura di K. J. Windischman, Francoforte sul M. 1816). Dopo un breve soggiorno a Monaco, il B., continuandogli il governo bavarese una sovvenzione di cui gli era già stato largo a Parigi, si recò di nuovo a Parigi e poi a Londra, che era naturalmente allora un grande centro d'importazione di testi indiani; fu qui in contatto con parecchi orientalisti inglesi, e qui conobbe W. v. Humboldt, allora ministro del re di Prussia. Dopo un breve soggiorno a Gottinga (1820-21), per i buoni uffici del Humboldt, il B. fu nominato professore di sanscrito e di grammatica comparata nell'università di Berlino. Nei primi anni del suo soggiorno berlinese il B., che aveva gia nel frattempo (Londra 1819) pubblicata la traduzione dell'episodio di Nalo, che d'allora in poi divenne il testo preferito per l'iniziazione allo studio del sanscrito, attese principalmente a dotare, insieme con altri filologi, la nascente linguistica sanscrita degli strumenti indispensabili di lavoro, pubblicando una grammatica, che in alcuni tratti originali dell'ordinamento si distingue dalle grammatiche tradizionali (Ausfährliche Lehrgebäude der Sanskrita-Sprache, Berlino 1827), e poco più tardi un riiacimento latino di essa (Grammatica l. s., Berlino 1832), uno in tedesco (1ª ed., 1834) e un piccolo dizionario (Glossarium Sanscritum, Berlino 1830). Ma parallelamente conduceva una serie di ricerche di grammatica comparata sui pronomi dimostrativi e personali (Abhandl. dell'Accademia di Berlino, 1824, 1825, 1826, 1829, 1831), o di critiche a ricerche altrui, come le osservazioni sul sistema delle alternanze vocaliche del germanico comparate a quelle che egli, come riflesso del guṇa e del vriddhi sanscrito, intravedeva nelle lingue arioeuropee: osservazioni d'importanza fondamentale entro il sistema boppiano, pubblicate come recensione ai primi volumi della Geschichte der deutschen Sprache di J. Grimm (e poi nel volume Vocalismus, Berlino 1836). Tutta questa attività preludeva alla Vergleichende Grammatik des Sanskrit, Zend, Griechischen, Lateinischen, Gotischen, und Deutschen, Berlino 1833-1857.

Alla prima edizione ne seguì subito una seconda (1857-63), che, lasciando intatto il piano del lavoro, ne modifica i particolari, in quanto i risultati del B. avevano potuto intanto giovarsi di ricerche altrui e soprattutto delle più complete notizie che si erano nel frattempo acquisite su alcune delle lingue prese in esame: ciò vale particolarmente per lo slavo, che nel vol. I della 1ª edizione non compare affatto, per l'armeno (la cui parentela è brevemente dimostrata nella prefazione alla 2ª edizione), per il ramo iranico, un ramo i cui progressi l'interessarono sempre in modo diretto. Il primo volume, sotto il titolo di Schrift und Lautsystem, descrive il sistema grafico e fonetico di ciascuna lingua, cominciando dal sanscrito, e in quanto compara ogni suono a quello etimologicamente corrispondente delle lingue sorelle, può riguardarsi come il primo abbozzo di una fonologia arioeuropea, prefazione necessaria alle parti seguenti, dove, tenendosi anche qui particolarmente alle partizioni tradizionali della grammatica sanscrita, e procedendo dallo studio delle radici a quello della declinazione pronominale e nominale, della flessione verbale, e della formazione delle parole, il B. trova ciò che i sistemi morfologici di ciascuna delle lingue comparate hanno di comune.

Tra le ricerche del Bopp contemporanee e posteriori alla Grammatica, devono ancora essere particolarmente ricordati: uno studio sul prussiano antico (1839), due sulla posizione dell'albanese tra le lingue indogermaniche (1854-55) e il tentativo di stabilire i rapporti dell'arioeuropeo con le lingue maleopolinesiache (1840) e con le lingue caucasiche (1842). La serie delle trattazioni particolari si chiude nel 1854 con quella su Vergleichendes Accentuationssystem nebst einer gedrängten Darstellung der Grammatischen Übereinstimmungen des Sanskrit und Griechischen, che può riguardarsi per un certo rispetto come un riassunto dell'opera sua. Queste testimonianze della sua cinquantenne operosità sono i veri episodî d'una vita che trascorse tutta tranquilla, allietata da gioie domestiche, confortata dalla durevole amicizia di grandi spiriti come W. v. Humboldt e J. Grimm, o da una lunga consuetudine di affetti e di studî con filologi e linguisti come E. Burnouf, o il Rosen, lo scolaro prediletto. Frutto di questo lavoro appassionato e sereno ad un tempo fu che, a tacere dell'incremento da lui dato agli studî indiani, egli vide tutta una nuova scienza linguistica formarsi attorno a sé, e i cultori di essa riconoscerlo per maestro, fossero o no stati direttamente discepoli suoi (fra questi ricorderemo, ad esempio, il Pott e il Curtius); questo comune sentimento ebbe pubblica espressione nel 1866 quando, ricorrendo il cinquantenario del Coniugationssystem, si onorò il B. quale principale promotore, e quasi fondatore, degli studî di grammatica comparata. Già da qualche semestre impedito per la vecchiaia di tenere i suoi corsi, il B. si spense in Berlino poco dopo, il 23 ottobre 1867.

L'opera del B. s'inizia, quando la parentela che unisce il sanscrito alle lingue classiche e al germanico, per quanto assai incerte fossero le notizie che allora sull'indiano si avevano, era cognizione ormai acquisita per la facilità con cui si potevano stabilire intuitivamente delle corrispondenze da lingua a lingua, e il problema storico derivante da questa parentela era stato già posto, o quanto meno proposto, da F. Schlegel (Über die Sprache und Weisheit der Indier, 1809); la concezione che il B. mostra di avere del linguaggio, e della grammatica comparativa, come trattazione storico-filosofica del linguaggio, era l'eco della soluzione che lo storicismo romantico aveva dato al problema dell'origine del linguaggio posto dalle generazioni precedenti: il concepire il linguaggio come un prodotto dello spirito umano, ma nello stesso tempo il paragonare il linguaggio nell'insieme delle sue forme grammaticali a un organismo evolventesi con leggi sue proprie, conducendo così l'analisi grammaticale entro un dualismo storico-naturalistico, è nel B. l'eco di teorie contemporanee, come esse furono elaborate e dal Herder e da F. Schlegel e particolarmente da W. von Humboldt. È poi noto che l'esatto frazionamento della parola in radice significativa ed elementi flessionali, quello che costituisce il felice segreto dell'anatomia boppiana, e in parte anche l'attenzione rivolta alle modificazioni eufoniche dei suoni ed a certa loro regolarità, sono tratti in cui il B. poté aver a guida i grammatici indiani. L'analisi comparativa aveva dato del resto i suoi frutti nelle prime opere di J. Grimm e del danese Rask, che s'inseriscono cronologicamente fra il primo saggio boppiano e la sua grammatica, ma la prospettiva di queste opere, che si servono della comparazione per illuminare la storia di una lingua particolare, se forse più netta, è assai meno vasta di quella boppiana; quindi la glottologia riconosce in lui il suo fondatore, perché ritrova nell'opera sua, più che in quella di altri suoi contemporanei, chiari e completi i germi immediati ed anche remoti del suo sviluppo ormai più che secolare. Nel suo primo lavoro il B. si proponeva essenzialmente di risolvere il problema delle origini della flessione, verificando la teoria dell'origine organica (cioè quella secondo cui le modificazioni flessionali della radice nascono per una modificazione interna e quasi simbolica di essa), come era stata, alquanto nebulosamente, enunciata da F. Schlegel, alla prova positiva e sperimentale di quello stadio antichissimo del linguaggio che gli era dato ricostruire attraverso la comparazione della morfologia arioeuropea; con terminologia moderna diremo che il B. affrontava un problema di linguistica generale con osservazioni tratte dalla linguistica storica. Alla teoria generale della modificazione organica egli sostituisce la teoria della flessione ottenuta per composizione, ed attenua a mano a mano ciò che della teoria organica aveva dapprima creduto di poter mantenere nella spiegazione delle alternanze vocaliche (in quanto, p. es., egli alle vocali che si alternano nella radice arioeuropea secondo funzioni morfologiche riconosce una certa gerarchia simbolica di valori), in parte mostrando queste alternanze sottoposte a leggi puramente esteriori, in parte anche rinunziando addirittura a trovarne la ragione, come di fatti inaccessibili alla verificazione del suo metodo. Non basta: il metodo lo preoccupa tanto che i problemi da esso sollevati nella prefazione alla Vergl. Grammatik non sono più da lui subordinati, ma bensì coordinati al problema di linguistica generale. S'inizia così nel B. stesso quel movimento per cui la ricerca storico-comparativa, sorta come mezzo, diventa fine a sé stessa; non solo, ma il procedere rigorosamente sperimentale del B., che critica la teoria organica e la nega in quanto sfugge agli stadî del linguaggio cui non può giungere la comparazione, è esattamente il medesimo in forza del quale le generazioni posteriori lentamente rinunzieranno anche a gran parte di quelle identificazioni glottogoniche (identificazioni di desinenze con pronomi, identificazioni di elementi tematici, modali e temporali con la radice del verbo essere) cui il B. aveva creduto di poter giungere. Partito da un problema essenzialmente grammaticale, il B. in tutta l'opera sua mirò alla ricostruzione di elementi grammaticali; le sue osservazioni di analisi pura della parola arioeuropea e del suo sistema flessionale furono fondamentali, e vigono ancora oggi nel loro complesso. L'identificazione di quegli elementi attraverso le singole lingue, quando non immediata, diveniva chiara al B. attraverso analisi mirabili per sentimento linguistico, originalità di espedienti e sensibilità comparativa, o perché gli riuscisse di trovare entro usi storici tracce della loro più antica funzione, o più sovente perché mostrasse che il tipo antico in una determinata lingua si era, col tempo, come obliterato per leggi morfologiche più recenti, o per postume modificazioni di suoni, per cui l'identificazione con le altre lingue era possibile non attraverso un'identità, ma attraverso una corrispondenza di suoni. Il determinare queste leggi è dunque per lui un problema subordinato e secondario, meno importante che non, p. es.. per il Pott, o per il Grimm; i concetti suoi sulle cause e le vie delle modificazioni fonetiche rimangono allo stato empirico; anche la loro cronologia era falsata in lui dal modo stesso con cui le concepiva (rappresentando esse per lui l'elemento perturbatore del periodo creativo preistorico); ciò non toglie che nel B. vi siano i germi che, sviluppati, condurranno più tardi a concepire la fonologia come parallela e non subordinata alla morfologia arioeuropea; al B. del resto risale la parola stessa di legge fonetica (Lautgesetz), e il concetto fondamentale che ebbe di essa, del suo procedere progressivo, è forse più comprensivo ed esatto di quello cui più tardi pervenne la glottologia, che fu costretta a restringerlo per ragioni metodiche più che concettuali. Al B. poi risale decisamente l'intento essenzialmente ricostruttivo di una fase unitaria comune, che porterà poi lo Schleicher addirittura alla ricostruzione di un intero sistema arioeuropeo; ma è pure suo un gran numero d'osservazioni che diverranno più tardi gli elementi per una teoria dei frazionamenti dialettali dell'arioeuropeo, quella in cui oggi la glottologia tende sempre più a sciogliere il problema unitario. È decisivo pure e intrinseco nel suo metodo il porsi con la comparazione in una prospettiva storica diversa da quella della grammatica tradizionale e l'aver costretta la glottologia a problemi essenzialmente linguistici e grammaticali, allontanandola alquanto da quell'ambiente prevalentemente storico ed etnografico per cui l'idea della comparazione era sorta. Mente limpida e ordinata per eccellenza, compete infine al B. il merito insigne di aver saputo fondere nella sua Grammatica e il proprio sistema e i trovati altrui, sicché essa, pur rimanendo opera personalissima coi suoi schemi, apre già la via a quelle grandi Summae della grammatica comparata che saranno più tardi il Compendium dello Schleicher e il Grundriss del Brugmann.

Bibl.: Biografia con bibliografia completa in S. Lefmann, Franz Bopp. sein Leben und seine Wissenschaft, Anhang: Aus Briefen und anderen Schriften. Nachtrag: Briefwechsel zwischen F. B. und W. v. Humboldt, Berlino 1891-1897. Sull'opera boppiana cfr. inoltre le introduzioni di M. Bréal ai varî volumi della sua traduzione della Vergleichende Grammatik (Grammaire comparée des langues indo-eur., Parigi 1866-1874); T. Benfey, Geschichte der Sprachwissenschaft und der orientalischen Philologie in Deutschland, Monaco 1869; B. Delbrück, Enleitung in d. Sprachstudium, Lipsia 1884; V. Thomsen, Geschichte der indogermanischen Sprachwissenschaft, Lipsia 1925.

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