Meinecke, Friedrich

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Storico tedesco (Salzwedel 1862 - Berlino 1954); figura di primo piano della cultura tedesca del nostro secolo, uno dei maggiori rappresentanti della storiografia idealista. Entrato nel 1887 nell'amministrazione degli archivî prussiani, vi rimase fino al 1901, quando fu chiamato all'univ. di Strasburgo. Di qui passò nel 1906 all'univ. di Friburgo in Br. e nel 1914 a quella di Berlino, dove insegnò fino al 1928. Dal 1893 al 1935, succedendo a H. Sybel e a H. Treitschke, diresse la Historische Zeitschrift. Nel 1948 fu chiamato alla libera università di Berlino, e l'anno dopo ne divenne rettore onorario. Socio straniero dei Lincei (1950). Iniziò la sua attività di studioso interessandosi a una personalità tipica della vecchia Prussia riformista (Das Leben des Generalfeldmarschalls Hermann von Boyen, 2 voll., 1896-99); s'impegnò quindi sui problemi della formazione nazionale tedesca nel sec. 19º, particolarmente sui rapporti fra lo stato prussiano, centro di forza unificatrice, e la restante Germania, intesa come entità storica e culturale (Das Zeitalter der deutschen Erhebung 1799-1815, 1906; Von Stein zu Bismarck, 1909; Radowitz und die deutsche Revolution, 1913; Preussen und Deutschland im 19. und 20. Jahrhundert, 1918). In queste opere si affacciava l'interrogativo se il realismo di Bismarck che aveva spento nell'anima tedesca gli ideali di Stein e dei combattenti di Lipsia fosse stato veramente la migliore soluzione possibile del problema tedesco. Si presentava così a M. il problema del rapporto tra etica e ragione di stato. Con la prima delle sue opere di vasto respiro, Weltbürgertum und Nationalstaat (1908; trad. it., 2 voll., 1930), opponeva al cosmopolitismo illuministico il concetto, di derivazione romantica, dell'individualità dello stato, della sua piena libertà e del suo diritto di autodeterminarsi nei confronti dei singoli, così che da questo lato l'apparente immoralità dell'egoismo statale poteva essere moralmente giustificata. L'esperienza della guerra perduta fece sentire a M. la necessità di un limite all'idea di potenza: nacque così Die Idee der Staatsraison in der neueren Geschichte (1924; trad. it., 2 voll., 1942-44), dove, visto lo stato come una realtà ibrida, per metà elementare natura destinata alla violenza e per metà spirito, pare che la ragion di stato, la massima dell'operare politico, possa costituire il ponte tra istinto di potenza e responsabilità morale. Die Entstehung des Historismus (1936; trad. it. 1954) è una storia del pensiero del Settecento, soprattutto tedesco, la ricostruzione del processo che ha portato dalla considerazione generalizzante a quella individualizzante del mondo umano e dal meccanicismo al concetto di sviluppo; ne deriva l'individuazione, contro lo storicismo hegeliano, di un tipo diverso di storicismo, rappresentato in special modo da Goethe. Il problema del rapporto tra storia e assoluto, tra storia e valori eterni (il cui punto d'incontro è ricercato nella coscienza individuale) è da M., in ultima analisi, dichiarato insolubile su un piano puramente razionale; esso rimanda quindi a una fede che assume aspetti quasi religiosi. Tentativo di giustificazione e difesa della classe dirigente della repubblica di Weimar, per sottrarla alla responsabilità dell'ascesa di Hitler al potere, è lo scritto Die deutsche Katastrophe (1946; trad. it. 1948).

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