Schlegel, Friedrich von

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Critico, scrittore e filosofo tedesco (Hannover 1772 - Dresda 1829), figlio di Johann Adolf; studiò diritto a Gottinga e poi a Lipsia, ma i suoi interessi si rivolsero soprattutto alla letteratura e alla poesia. Trasferitosi a Dresda (1794), qui compose i suoi primi scritti. Passò quindi a Jena (1796) e poi a Berlino (1797), dove fu in contatto con quelli che sarebbero diventati i maggiori esponenti del primo romanticismo, come il poeta Novalis e il teologo e filosofo Schleiermacher; qui, insieme con il fratello August Wilhelm (v.), fu tra i fondatori della rivista Athenaeum (1798), organo del primo romanticismo. Nel 1808 si convertì al cattolicesimo e successivamente partecipò attivamente alla lotta antinapoleonica, stabilendosi a Vienna, dove divenne segretario della Cancelleria imperiale. I suoi primi scritti (Von der Schule der griechischen Poesie, 1794; Über das Studium der griechischen Poesie, 1795-96) sono un'esaltazione della poesia greca (secondo linee interpretative molto vicine alla distinzione schilleriana tra poesia ingenua e poesia sentimentale) ritenuta veramente "oggettiva", intrinsecamente e spontaneamente armonica, a differenza di quella moderna, considerata invece "soggettiva" e incapace di vera perfezione. S. pubblicò successivamente alcuni saggi, importanti anche come esempio di un nuovo stile di critica letteraria, storica e filosofica insieme, su F.-H. Jacobi (1796), G. E. Lessing (1797) e il Meister di Goethe (1798), a cui seguirono la Geschichte der Poesie der Griechen und der Römer (1798) e la Lucinde (1799), un romanzo oggetto di molte polemiche per la sua spregiudicata presentazione della concezione romantica dell'amore. Prima nella rivista Lyceum (1797) e poi in Athenaeum, S. pubblicò una nutrita serie di frammenti che insieme al Gespräch über die Poesie (1800, sempre nell'Athenaeum), contengono i capisaldi della sua concezione della poesia. Sviluppando motivi già presenti nei primi scritti, ma in un quadro ormai di minore entusiasmo classicistico, S. sottolinea il legame tra la poesia romantica e alcuni caratteri essenziali della civiltà moderna, come la mancanza di una mitologia che potesse svolgere una funzione analoga a quella della mitologia greca, su cui la poesia classica era interamente incentrata, e la presenza ormai insopprimibile dell'aspirazione, posta dal cristianesimo, a cogliere ed esprimere l'infinito. La poesia romantica è inoltre "trascendentale" giacché, analogamente alla filosofia trascendentale kantiana e fichtiana, è costituita dal continuo riferimento ai modi di operare del soggetto ed è "poesia della poesia", in quanto deve rappresentare insieme l'artista e l'opera, il producente e il prodotto, come ha saputo fare magistralmente Goethe. Infine essa è anche "universale", giacché non può ridursi o identificarsi con nessuno dei tradizionali "generi" letterarî isolatamente, ma tende a una continua compenetrazione non solo dei diversi generi, ma soprattutto di arte e vita, di arte e filosofia; in questo senso il romanzo è la tipica forma di arte romantica per il suo carattere storico e poetico insieme. Considerazioni analoghe, secondo S., valgono per la filosofia che non può né deve rimanere chiusa nelle strettoie del finito e dei procedimenti dimostrativi proprî della matematica, o, peggio, irrigidirsi in un "sistema", dovendo piuttosto operare come incessante distruzione dei diversi sistemi al fine di promuoverne una integrazione continua e circolare simile a quella dei processi chimici e biologici in natura. All'approfondimento di questi temi filosofici, largamente influenzati da Fichte, sono dedicati i primi anni dell'Ottocento in cui S. tenne un corso di filosofia a Colonia (1804) e fondò a Parigi una nuova rivista, Europa (1803-05). Frattanto i suoi interessi andarono allargandosi dalle letterature germaniche a quelle romanze, specie a quella spagnola, e poi a quelle orientali e soprattutto a quella indiana a cui è dedicata l'opera Über die Sprache und Weisheit der Inder del 1808. A Vienna nel 1812 tenne le Vorlesungen über die Geschichte der alten und der neuen Literatur, che furono edite poi nel 1815 ed ebbero molta fortuna nell'Ottocento. Fondò due nuove riviste, Deutsches Museum (1812-13) e Concordia (1820-23), con lo scopo di promuovere un completo rinnovamento della vita e della cultura tedesca in base a un cristianesimo inteso in chiave romantica, come appare anche dalle lezioni che tenne negli ultimi anni della sua vita: Philosophie des Lebens (1827); Philosophie der Geschichte (1828); Philosophie der Sprache und des Wortes (1828). La storia, il linguaggio e la rivelazione sono riportati a una "vita" concepita come pienezza interiore e armonia originaria di facoltà andate perdute con il peccato e con l'oblio della "parola eterna" su cui si fondano tutte le filosofie, anche quelle precristiane; pienezza e armonia che è compito della storia, come conquista del divino, ritrovare e realizzare.

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