Fulminazione

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In fisiopatologia, il complesso degli effetti nocivi esercitati sull’organismo da una scarica elettrica e, in particolare, da un fulmine (in questo caso si parla anche di folgorazione).

Gli effetti della corrente elettrica sugli organismi viventi dipendono principalmente dalla sua intensità e, secondariamente, dalla durata della sua applicazione, dal tipo di corrente (continua o alternata), dal suo percorso nell’organismo, dalle condizioni del soggetto colpito dalla scarica: sono in generale ritenute mortali le scariche nelle quali l’intensità di corrente supera 60-70 mA.

L’intensità della corrente di scarica dipende, a parità di tensione, dalla resistenza elettrica offerta dall’organismo e questa dipende dall’estensione del contatto, cioè dalla superficie di epidermide interessata, oltre che dallo stato di umidità o di secchezza dell’epidermide stessa. Ciò spiega come le scariche provocate dalle correnti a tensione relativamente bassa – quali quelle domestiche di illuminazione (220 V) e ‘industriale’ (220-280 V) – possano riuscire mortali in condizioni sfavorevoli, per es., se la scarica è ricevuta su una zona di epidermide bagnata. Quanto al tipo di corrente, la corrente alternata è, a parità di condizioni, più pericolosa della corrente continua; i suoi effetti nocivi si attenuano tuttavia con l’aumentare della sua frequenza: le correnti alternate ad alta e altissima frequenza sono quasi innocue, anche a tensioni relativamente elevate, ciò che ha permesso di utilizzarle in elettroterapia. Per quanto riguarda poi l’influenza del percorso della corrente nel corpo, particolarmente pericolosi sono i percorsi che interessano il cuore.

A seconda del meccanismo con cui si sono prodotti, gli effetti lesivi della corrente elettrica vanno dalle ustioni (fino alla carbonizzazione) ad alterazioni nervose (paresi, paralisi, contratture) e a disturbi oculari (che possono culminare nella cecità); da disturbi funzionali banali (agitazione psichica, vomito ecc.) all’arresto più o meno istantaneo delle funzioni vitali, senza apprezzabili alterazioni anatomiche (neppure microscopiche). La morte sopraggiunge per siderazione, ossia per paralisi dei centri bulbari del respiro o per fibrillazione ventricolare (➔ fibrillazione).

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