FUMAGALLI

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 50 (1998)

FUMAGALLI

Bianca Maria Antolini

Famiglia di pianisti e compositori, attivi nel sec. XIX.

Disma. - Nato a Inzago, nel Milanese, da Carlo e da Carolina Consonni l'8 sett. 1826, studiò nella città natale con G. Medaglia e, in seguito, al conservatorio di Milano con A. Angeleri. La sua attività di pianista sembra limitata alla partecipazione ad alcuni concerti milanesi del più celebre fratello Adolfo. Ancora con Adolfo suonò a Venezia e Bergamo nell'estate del 1852. Inoltre il 29 marzo 1853 partecipò a Vimercate all'accademia organizzata da C. D'Adda eseguendo il concerto per pianoforte di F. Kalkbrenner, con accompagnamento di quartetto d'archi. Infine, il 14 giugno 1856, diresse un concerto in memoria del fratello Adolfo, nella sala di Marianna Morlacchi-Fuginelli, in cui venne eseguita la Fantasia militare di Adolfo, e il proprio concerto con accompagnamento di quartetto.

Professore di pianoforte al conservatorio di Milano dal 1857, si dedicò principalmente all'insegnamento (fra i suoi allievi A. Gorno e I. Bosisio) e alla composizione. Fu membro della Filarmonica di Firenze, dell'Accademia di S. Cecilia di Roma, della Società filarmonica di Napoli (dal 1872). Nel 1869 fu nominato cavaliere dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro; nel 1877 dedicò un suo album di composizioni pianistiche a Vittorio Emanuele II, che lo nominò cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia. Nel 1870 e nel 1880 fu tra i componenti della commissione esaminatrice al concorso della Società del quartetto di Milano e nel 1881 fece parte del comitato organizzatore del congresso dei musicisti italiani.

Eletto nel consiglio del conservatorio per il triennio 1893-95, non svolse tuttavia l'incarico poiché morì a Milano il 9 marzo 1893.

La sua produzione, destinata esclusivamente al pianoforte, annovera trecentotrentaquattro opere edite (a Milano, presso Ricordi, Lucca, Canti, Vismara, a Torino presso Giudici e Strada), fra cui predominano divertimenti, fantasie, trascrizioni da quasi tutte le opere di G. Verdi, nonché da opere di G. Rossini, V. Bellini, G. Donizetti, G. Pacini, S. Mercadante, G. Meyerbeer, P. Arrieta, A. Foroni, E. Petrella, A. Leoni, G. Apolloni, C. Pedrotti, G. Braga, C. Gounod, G.B. Ferrari, A. Cagnoni, J. Halévy, F. David, F. Flotow, C.A. Gomes, N. De Giosa, F. Marchetti, J. Offenbach, C.A. Lecocq, E. Usiglio, S. De Ferrari, A. Buonomo, R. Wagner, G. Dell'Orefice, C. Podestà, S. Gobatti, S. Auteri Manzocchi, F. Schira, C. Palumbo, A. Ponchielli, A. Boito, P. Mascagni. Si tratta generalmente di pezzi di media difficoltà, destinati al mercato dei dilettanti, mentre a livello ancor più elementare sono alcune raccolte, sempre su temi d'opera, come Passatempo della gioventù, Op. 311, Decamerone dell'adolescenza, Op. 316, ecc. Compose, inoltre, pezzi caratteristici e danze; Concerto in la bemolle per pianoforte e quartetto d'archi, Op. 83; Primo tempo di concerto in do, per pianoforte e orchestra, Op. 103; Primo tempo di concerto, Op. 168, per pianoforte con accompagnamento di quartetto ad libitum, dedicato a Vittorio Emanuele II; Quattro fughe e 2 canoni, Op. 248; opere didattiche (La scuola del dilettante,12 studi, Op. 331; Preparazione alla scuola della velocità di C. Czerny, Op. 333); trascrizioni per due pianoforti delle Variazioni brillanti, Op. 12 di F. Chopin e dell'Allegro brillante, Op. 92 di F. Mendelssohn Bartholdy; revisione di dieci sonate di M. Clementi (Milano 1868).

Il fratello Adolfo, nato il 19 ott. 1828 a Inzago, vi iniziò gli studi musicali con Medaglia. Ammesso al conservatorio di Milano il 23 nov. 1837, fu allievo di Angeleri per il pianoforte e di P. Ray per il contrappunto. Già negli anni di studio si esibì come pianista sia in salotti privati sia nella accademie del conservatorio, eseguendo variazioni e fantasie di H. Herz, Kalkbrenner, S. Thalberg, nonché proprie composizioni. Uscito dal conservatorio nel 1847, iniziò la carriera concertistica suonando in ottobre al teatro Civico di Varese e il 15 genn. 1848 al teatro Re di Milano.

Nel marzo 1848 diede due concerti a Torino, progettata prima tappa di una tournée che non ebbe luogo. Alla fine di marzo Adolfo rientrò a Milano sgomberata dagli Austriaci e si dedicò solo alla composizione. In agosto lasciò Milano per recarsi in Piemonte, al seguito dell'esercito piemontese in ritirata. Grazie all'aiuto di L. Fabbrica, maestro concertatore del teatro Regio di Torino, poté dare concerti a Torino, Novara, Vercelli, Alessandria.

Nel marzo 1849 giunse a Parigi dove, secondo la testimonianza di A. Ghislanzoni, visse in strettezze per qualche tempo, incoraggiato solo dai membri della colonia italiana. Tuttavia le sue esibizioni nei salotti e nelle sale da concerto parigine gli guadagnarono ben presto il favore del pubblico, ripercuotendosi anche sulla stampa musicale italiana. Così, agli inizi del 1850 suonò in casa del principe S. Poniatowski - dove conobbe H. Berlioz -, nella sala Erard, al ridotto del Théâtre-italien, all'Opéra, alla Salle de la fraternité; partecipò a una matinée, data da Ernestina Grisi a Saint-Germain-en-Laye, e a un concerto di beneficenza per una famiglia di italiani emigrati.

Rientrato a Milano agli inizi di settembre del 1850, diede concerti al teatro Re (27 settembre), a Como il 13 e 27 ottobre, a Canzo il 1° novembre. Infine concluse il 1850 con un ciclo di quattro accademie nel ridotto del teatro alla Scala (10, 17, 24 novembre e 1° dicembre). Nell'ultimo di questi concerti presentò al pubblico, insieme col fratello Disma, F. Sangalli e F. Fasanotti, la Fantasia militare a 4 pianoforti, da lui composta sia utilizzando precedenti composizioni proprie, sia temi dalla Norma di Bellini e dall'Assedio di Corinto di Rossini.

Nel 1851 propose al pubblico milanese una sottoscrizione per una serie di concerti da effettuarsi a palazzo Belgioioso, in cui sarebbero state eseguite composizioni di M. Clementi, J.N. Hummel, L. Spohr, L. van Beethoven, G.A.L. Onslow, ecc., nonché altri pezzi vocali espressamente scritti da moderni compositori e nuovi lavori di sua composizione, oltre alla Gran fantasia militare e a varie fantasie a 16 mani. Nel febbraio si esibì al Carlo Felice di Genova, a Nizza, a Cremona. I sei concerti milanesi progettati per palazzo Belgioioso ebbero invece luogo al teatro dei Filodrammatici, più ampio e adatto a contenere il numeroso pubblico dei sottoscrittori, nei giorni 14 e 28 marzo, 4, 11, 25 aprile, 12 maggio. Oltre a prodursi nelle fantasie operistiche e nei pezzi caratteristici del suo repertorio, Adolfo partecipò all'esecuzione del Settimino di Hummel, del quintetto per pianoforte e archi di Spohr, del Konzertstück per pianoforte e orchestra di K.M. von Weber.

Nell'estate 1851 soggiornò brevemente a Londra - dove però suonò solo privatamente - per poi recarsi nuovamente a Parigi, dove rimase fino all'inizio di maggio 1852. Qui si esibì in salotti privati, offrì concerti propri alla sala Sax (28 dicembre) e alla sala Herz (28 febbraio e 20 aprile) e partecipò alle accademie di J. Alary (23 aprile) e di H. Mulder (25 aprile) alla sala Pleyel.

Ancora a Milano nel maggio del 1852, vi diede due concerti, al teatro di S. Radegonda il 28 maggio e al ridotto della Scala il 18 giugno: la critica milanese rilevava che, grazie all'esperienza parigina, Adolfo aveva affinato le sue doti esecutive, acquistando maggior grazia, dolcezza, nitidezza, sicurezza e colorito, con ciò appagando chi desiderava da lui grazia maggiore, maggior melodia, più bel canto. Nell'estate del 1852 effettuò con il fratello Disma una tournée nell'Italia settentrionale, dando concerti a Venezia (tre concerti), Padova, Bergamo e, il 14 settembre, nuovamente a Milano, dove partecipò a un'accademia del violoncellista A. Pezze.

Il 23 dic. 1852 sposò a Parigi Anna, figlia dell'editore e musicista Bonoldi. Assai intensa fu nel 1853 la sua attività concertistica parigina: fra gennaio e aprile suonò nella sala del direttore del Louvre, prese parte ai concerti di C. Sivori e, tra gli altri, a quelli di H. Vieuxtemps. Il 19 marzo diede un suo concerto nella sala Bonne Nouvelle. Suonò inoltre per la corte al palazzo di Saint-Cloud il 5 giugno, invitato a far udire il nuovo pianoforte "a ponticello" di Sax.

Nell'estate del 1853 tornò in Italia; il 23 ottobre suonò al Casinò di Como, in novembre diede due concerti al teatro Grande di Trieste, ma decise di rientrare a Parigi per la nascita del figlio alla fine dell'anno. Nel 1854 rimase in Francia: suonò fra l'altro alla sala Pleyel e alla sala Erard, presentando sia i pezzi del suo nuovo album L'école moderne des pianistes sia una nuova fantasia per la sola mano sinistra, su temi di Robert le diable di Meyerbeer, che suscitò sensazione per l'abilità funambolica del pianista.

Nel dicembre 1854 iniziò una tournée nella Francia meridionale, che lo portò dapprima a Lione, dove diede due concerti con tale successo da essere paragonato, sulle pagine della locale gazzetta, a F. Liszt e a L. de Meyer. Proseguì a Marsiglia e nuovamente a Lione; rientrato a Parigi, il 31 gennaio alla sala Herz offrì un concerto di beneficenza per i feriti nella guerra di Crimea. Nel marzo-aprile 1855 nuova tournée in Belgio (a Mons, Bruxelles e Liegi).

Rientrato in Italia con la famiglia nel novembre 1855, diede a Milano una serie di concerti anche con i fratelli Disma e Polibio. I primi mesi del 1856 lo videro impegnato in una fitta attività concertistica in varie città italiane: a Venezia, Padova, Udine, Verona, Bologna (4 concerti, il primo nel teatro privato della principessa Hercolani, due al teatro Comunale e uno alla Società filarmonica).

Giunto a Firenze il 1° apr. 1856, vi diede due concerti (24 aprile, 1° maggio) al teatro del Cocomero.

La sua brillante carriera fu tragicamente interrotta dalla prematura morte, sopraggiunta a Firenze il 3 maggio 1856.

Lasciò la famiglia in precarie condizioni economiche tanto che le spese per i funerali furono sostenute da un gruppo di musicisti toscani, tra cui A. Kraus. Sottoscrizioni e concerti per soccorrere la vedova e i figli furono organizzati a Parigi, Milano, Torino e Bologna nel corso del 1856; il 22 maggio 1857 al teatro dei Filodrammatici di Milano si svolse un'accademia a beneficio della famiglia, in cui fu eseguita una cantata in ricordo di Adolfo, composta da A. Leoni, utilizzando alcune delle più note composizioni del pianista.

Durante la sua breve ma intensa carriera concertistica, Adolfo eseguì quasi esclusivamente composizioni proprie, prediligendo in modo particolare alcune fantasie operistiche, come quelle su temi della Sonnambula, Op. 14, della Lucia di Lammermoor, Op. 26, della Norma, Op. 30, del Profeta, Op. 43, la trascrizione del quartetto dei Puritani, l'adagio del finale II del Poliuto trascritto e variato, Op. 62, le trascrizioni variate di alcune mélodies di F. Bonoldi (in particolare Nera, Op. 45, Courage pauvre mère, Op. 46), della Preghiera alla Madonna di L. Gordigiani, Op. 85, della canzone andalusa La buena ventura, Op. 87. Nei programmi dei suoi concerti inserì inoltre frequentemente altre sue composizioni che ebbero grande voga in quegli anni, come Il genio della danza, Op. 13, La pendule, Op. 33, la Serenata napoletana, Op. 50, il galop Le postillon, Op. 47, la mazurca Souvenir de Chopin, Op. 63, che elabora motivi di due mazurche chopiniane, la Danse des sylphes, Op. 83, la Polka des magots, Op. 90, Un carnaval de plus, Op. 95, e alcuni brani dall'Op. 100, École moderne du pianiste. Di particolare effetto le trascrizioni elaborate da Adolfo per la sola mano sinistra: il coro dei Lombardi, Op. 18, la Casta diva, Op. 61, la fantasia su temi del Robert le diable, Op. 106. Tra le rare composizioni altrui eseguite in concerto si annoverano le fantasie di Thalberg su temi della Sonnambula e dell'Elisir d'amore.

La produzione di Adolfo (per lo più edita dai milanesi Ricordi e Lucca) è, come si è visto, largamente funzionale alla prevalente attività di pianista: dedicata esclusivamente al pianoforte, segue i filoni della fantasia di bravura su temi d'opera, secondo il modello lisztiano e thalberghiano, della trascrizione variata di mélodies, canzoni, romanze, e del pezzo breve variamente caratterizzato. A quest'ultimo settore vanno ascritte, oltre ai brani sopra citati - destinati a mettere in rilievo di volta in volta le doti di esecuzione brillante o cantabile del pianista -, le 18 composizioni che costituiscono l'École moderne du pianiste, la raccolta di Adolfo più ambiziosa e più legata al mondo culturale parigino. Preceduti da epigrafi di poeti e letterati francesi (A. de Lamartine, V. Hugo, J. Méry), i brani dell'Op. 100 spaziano dal genere melodico (Souvenir, Berceuse, A une fleur!) al fantastico (Danse des fantômes, La roche du diable), dal sentimentale (Solitude, Pourquoi-je pleure, Barcarola) al brillante (Papillon, La fille de l'air), al pastorale (Villanelle, Fête du village), al religioso (Prière du matin).

Adolfo pubblicò inoltre una serie di composizioni destinate al mercato dei dilettanti: fantasie, trascrizioni e pot-pourris su temi di opere (per lo più di Donizetti e di Verdi), di tipo semplice e brillante, fra cui si ricorda la raccolta dal titolo Decamerone. Al di fuori del repertorio pianistico, Adolfo compose una raccolta di romanze, La lira d'Orfeo, pubblicata postuma, ma probabilmente risalente ad anni giovanili.

Il fratello Polibio, nato a Inzago il 26 ott. 1830, vi iniziò gli studi con Medaglia, proseguendoli per il pianoforte con Angeleri al conservatorio di Milano, dove studiò anche il flauto. Sono documentate alcune sue esibizioni come flautista; nel 1850 partecipò alle accademie del fratello Adolfo a Como il 13 e 27 ottobre (vi eseguì sue composizioni, tra cui una fantasia per flauto su motivi della Norma) e a Milano, ridotto della Scala, il 1° dicembre. In quest'ultima occasione suonò il suo terzetto brillante per flauto, oboe e clarinetto, con accompagnamento di pianoforte. Nel successivo 1851 prese parte il 6 settembre alla tradizionale accademia degli allievi del conservatorio, suonando una fantasia di C. Marcora per flauto, oboe, clarinetto e corno. Ancora nel 1851 una sinfonia "a piena orchestra", composta da Polibio per l'occasione, inaugurava la terza parte del concerto dato al teatro dei Filodrammatici dal fratello Adolfo.

Diplomatosi nel 1852 in flauto e composizione, svolse nel corso del 1853 attività di organista e maestro di cappella a Vimercate, eseguendo sue composizioni di genere sacro. Il 12 marzo 1854 venne nominato maestro e organista della chiesa di S. Celso a Milano, mantenendo tale incarico fino al 1889. Negli anni successivi, se si eccettua qualche saltuaria apparizione come pianista in concerti dei fratelli a Milano, si dedicò principalmente alla composizione, all'insegnamento privato e presso collegi ed educandati milanesi.

Nominato nel 1873 professore di organo al conservatorio di Milano, intensificò la sua attività nel campo della composizione organistica e di musica sacra, impegnandosi anche nel dibattito sull'organo italiano.

Inoltre effettuò anche una serie di collaudi di organi di nuova costruzione: gli organi della parrocchiale di Inzago (1876), di S. Celso (1877), di S. Lorenzo a Milano (1884), della parrocchiale di Melegnano (1886), del santuario di Caravaggio (1888), della basilica di Treviglio (1890: Polibio eseguì in questa occasione musiche di Bach, Beethoven, Schumann), di S. Bartolomeo (1891) e della Passione (1893) a Milano. Infine si adoperò perché venisse costruito un nuovo organo nel conservatorio di Milano, ed egli stesso diede inizio al concerto di inaugurazione, il 23 genn. 1893, eseguendo il Preludio e fuga in do minore di J.S. Bach.

Nel 1890 ebbe modo di visitare Vienna, Praga, Dresda, Berlino, Lipsia, Monaco di Baviera, ed elaborò una tabella descrittiva degli organi di diverse chiese e istituzioni, pubblicata sulla Gazzetta musicale di Milano il 23 nov. 1890.

Pur senza aderire del tutto alle istanze di riforma della musica sacra avanzate dal movimento ceciliano, Polibio sentì la necessità, negli ultimi anni, di un rinnovamento della propria produzione sacra: ne sono testimonianza la Sonata per organo, Op. 253, presentata nel 1880 al concorso della Società del quartetto di Milano e revisionata nel 1881, modificando l'ultimo tempo "con una bella e chiara fuga" (lettera a P.C. Remondini, 15 dic. 1881, in Maccapani, p. 107), e la Messa a tre voci e organo, presentata all'Esposizione musicale di Milano del 1881. Tuttavia la successiva Messa a 4 voci, composta nel 1884 ed eseguita a S. Celso il 30 sett. 1885 per la ricorrenza del centenario del santuario, suscitò aspre critiche da parte di G. Tebaldini, allora allievo di Polibio al conservatorio di Milano e convinto assertore della riforma ceciliana. Nel dicembre del 1886, 1888 e 1889 diresse proprie composizioni religiose in solenni funzioni a Casale Monferrato; nel 1889 vi venne eseguita una sua nuova Messa dedicata alla regina e per la quale Umberto I lo nominò cavaliere della Corona d'Italia.

Nel 1899, per motivi di salute, si dimise da S. Celso e lasciò l'insegnamento al conservatorio. Polibio morì a Milano il 21 giugno 1900. Fra i suoi allievi, oltre Tebaldini, si ricordano L. Mapelli e M.E. Bossi.

La sua vasta produzione compositiva, pubblicata da editori musicali milanesi (Canti, Lucca, Ricordi, Vismara, De Giorgi, Pigna, Buffa, Martinenghi, Bertarelli, Mariani) e torinesi (Giudici e Strada, Blanchi), giunge fino al n. d'opera 298 e comprende musica sacra, musiche per pianoforte solo, pianoforte a 4 mani, pianoforte a 8 mani, flauto e pianoforte, organo, voce e pianoforte. Vi predomina il repertorio pianistico, basato su temi d'opera, nella massima parte destinato a principianti, spesso riunito in raccolte, come L'aprile delle giovani pianiste, Op. 61, I primi albori, Op. 73, Bazar teatrale, Op. 102, Lo zodiaco musicale, Op. 119, Fioritura del pianista, Op. 126, Couronne des diamants, Op. 131, Bozzetti teatrali, Op. 140, L'Orfeo, Op. 141, Ancora del pianista, Op. 259. Le melodie, liberamente trascritte, provengono in gran parte da opere di Verdi, ma anche di Bellini, Rossini, Donizetti, Mercadante, Petrella, Cagnoni. Alle composizioni che utilizzano temi altrui (fra cui anche composizioni del fratello Adolfo, come Luisella, La pendule, La buena ventura) si aggiungono pezzi da salotto, per lo più in forma di danza (tarantella, valzer, schottisch, polka, galop), talvolta con titoli fantasiosi, come la raccolta Op. 203, Ricordo dell'Esposizione industriale italiana in Milano 1881, comprendente: Duomo, valzer; Galleria Vittorio Emanuele, polka; Milano, mazurka; Sempione, mazurka; Anfiteatro, galop.

Le composizioni per flauto e pianoforte (i due divertimenti Opp. 1 e 2 su I masnadieri di Verdi, la Fantasia originale, Op. 7, la Fantasia di concerto sulla Norma, Op. 9, lo scherzo Il pollo, Op. 10, la Tarantella, Op. 12, i due "concerti" su Giovanna d'Arco e I due Foscari di Verdi, Opp. 14 e 15) risalgono alla prima fase di attività di Polibio, così come il Gran terzetto per flauto, clarinetto, oboe e fagotto, con pianoforte, Op. 40. La produzione di musica sacra comprende quattro Messe (Op. 21 a 3 voci e organo, Op. 249 a 3 voci e organo, Op. 264 a 2 voci e organo, Op. 271 a 4 voci) e una Messa da Requiem a 3 voci, Op. 270; vari Tantum ergo, Litanie, Magnificat. Infine, la musica organistica annovera sonate, tempi di sonata, fugati, raccolte di studi, e la raccolta di 15 composizioni Op. 235 intitolata Ascetica musicale.

Pianista e compositore fu anche il fratello Luca, nato a Inzago il 29 maggio 1837. Studiò pianoforte con il fratello Disma e composizione con F. Sangalli. Debuttò come pianista il 20 dic. 1857 nella sala del conservatorio di Milano. Nel gennaio-febbraio 1859 suonò a Parigi da solo e con il violinista L. Sessa; nuovamente a Parigi nell'inverno dell'anno successivo, suonò nella sala Erard. Nel maggio 1860 diede due concerti a Firenze, poi a Bologna, dove venne nominato membro della Società filarmonica. Rientrato a Milano, si esibì il 17 dic. 1860 nella sala del conservatorio e l'8 febbr. 1861 al teatro Re. Nell'ottobre-novembre 1862 diede alcuni concerti a Bologna, nelle sale della principessa Hercolani e al teatro del Corso.

Di diverso tipo le musiche eseguite da Luca nei concerti della Società del quartetto di Milano dal 1864 al 1875: egli fu "per più stagioni il pianista ufficiale della nostra giovane Società del quartetto, e gli si deve se i frequentatori di quei concerti poterono avvicinare i sommi autori del pianoforte da Beethoven a Schubert, a Mendelssohn e Chopin" (La Perseveranza, 6 giugno 1908, in Maccapani, p. 112). Fra gli altri pezzi, Luca eseguì lo Scherzo, Op. 16, una Romanza di Mendelssohn Bartholdy, il Notturno, Op. 15 n. 2 e l'Improvviso in do diesis minore di Chopin, e prese parte all'esecuzione dell'Op. 16 di Beethoven (nelle due versioni in quartetto per pianoforte e archi, e quintetto per pianoforte e fiati), del Quartetto, Op. 47 di Schumann, del Trio, Op. 49 di Mendelssohn Bartholdy. Inoltre fu tra i membri della giuria per i concorsi indetti dalla Società nel 1864 (concerto per pianoforte e quartetto d'archi), nel 1870 (sinfonia d'introduzione al Re Lear), nel 1871.

Diede concerti a Londra nel 1868, poi più volte a Genova (nel dicembre 1869, per l'inaugurazione della sala Sivori, e nella sala della Società del tunnel; nel 1870 alla sala Sivori e nel 1872 per l'inaugurazione della nuova sala della Società del tunnel). Nel 1870 a Milano eseguì una nuova fantasia di sua composizione per il concerto di inaugurazione della nuova sede del deposito delle edizioni Ricordi.

Il 29 marzo 1875 andò in scena alla Pergola di Firenze la sua opera Luigi XI, su libretto di C. D'Ormeville, con successo di pubblico e della critica fiorentina.

Dopo un periodo di insegnamento al conservatorio di Filadelfia rientrò a Milano, dedicandosi negli ultimi anni soltanto alla composizione. Morì a Milano il 5 giugno 1908.

La sua produzione (edita a Milano da Ricordi, Lucca, Canti, Vismara, Buffa, Mariani) è costituita prevalentemente da pezzi pianistici, e affianca alle consuete fantasie operistiche - di varia difficoltà - su temi di Verdi, Rossini, N. Vaccai, Donizetti, Meyerbeer, ecc., alcune raccolte di pezzi "romantici" come Séance artistique, Op. 60, o Crâneries et dettes de coeur, Op. 96. Con questi ultimi brani, secondo L.A. Villanis (p. 217), Luca "si scosta dalla brillante superficialità per accostarsi al genere intimo non eccellendo per dovizia di idee o per ampiezza di concezione, ma rivelando sempre una coscienza maggiore della modernità". Oltre alle composizioni per pianoforte, è autore di una Sinfonia marinaresca per orchestra. Inoltre, curò la revisione delle Sonate di Beethoven (Ricordi, 1865).

Fonti e Bibl.: Parigi, Bibl. nationale, Lettres autographes: lettere autografe di Adolfo a Giovanni Ricordi, da Parigi, 18 ag. 1850; a mr. Bataille, 24 novembre s.d.; programma di concerto s.d., Milano, Museo teatrale alla Scala, CA 2242: lett. a Francesco Lucca, da Parigi, 28 genn. 1852; Gazzetta musicale di Milano, VIII (1850), su Adolfo: pp. 12, 52, 65, 93, 108, 142, 145, 157, 166, 171, 181, 189 (anche per Polibio), 199, 204, 210 (anche per Disma), 211, 215 (anche per Disma e Polibio); IX (1851), pp. 19, 27, 33, 48, 50 s., 61, 66, 71 s., 78, 95, 108, 147, 152, 236; X (1852), pp. 8, 17, 29, 40, 49, 53, 82, 86, 89 s., 96, 112 (anche per Disma), 117, 129, 133, 143, 148, 153-156, 158, 163, 175; XI (1853), pp. 5, 19, 42, 50, 65, 93, 107, 130, 199 (per Disma); XII (1854), pp. 30, 53 (per Disma), 152, 212 (per Disma), 218; F. Filippi, Della vita e delle opere di Adolfo F., Milano 1857; Internationale Musik- und Theater-Ausstellung 1892,Wien, Milano 1892 (riproduce in facsimile, alle pp. 122-125, una lettera di Adolfo a Tito Ricordi, da Firenze, 2 apr. 1856); L.A. Villanis, L'arte del pianoforte in Italia, Torino 1907, pp. 212-217; S. Martinotti, Ottocento strumentale ital., Bologna 1972, pp. 24, 44, 70, 74 s., 86, 99, 114, 122, 130 s., 141, 190, 194, 199, 201, 321, 330-333, 531 s. (per Adolfo), 326 (per Disma, Polibio e Luca), 101, 537 (per Luca); C. Sartori, L'avventura del violino. L'Italia musicale dell'Ottocento nella biografia e nei carteggi di A. Bazzini, Torino 1978, pp. 219, 221, 321 (per Adolfo), 452 (per Disma), 102, 108, 134, 330 (per Luca); A. Maccapani, La saga di una famiglia di musicisti inzaghesi, Inzago 1990; B.M. Antolini, Pianisti ital. a metà Ottocento, in Nuova Riv. musicale ital., XXV (1991), pp. 375-390; C. Wurzbach, Biographisches Lexikon…, V, pp. 30 ss.; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, III, pp. 353 s. (per Adolfo); C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, pp. 573 s.; Die Musik in Gesch. und Gegenwart, IV, coll. 1141 s.; The New Grove Dict. of music and musicians, VII, pp. 29 s.; Diz. encicl. univers. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, pp. 58 s.

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