Brasile, futebol addio

Il Libro dell'Anno 2014

Rocco Cotroneo

Brasile, futebol addio

L’umiliante eliminazione della squadra ospitante verrà ricordata dal paese come un evento di portata storica: occasione di riflessione sui mali dello sport nazionale, in un anno segnato dalle elezioni presidenziali, dal rallentamento dell’economia e dal malcontento sociale.

Maracanã di Rio de Janeiro

Il campionato mondiale di calcio giocato nel paese che si definisce la terra del futebol aveva tutte le premesse per diventare uno dei più spettacolari di tutti i tempi. E così è stato. Lo scetticismo iniziale per i ritardi organizzativi, le spese fuori budget, le manifestazioni di protesta hanno lasciato spazio allo spettacolo e alle emozioni non appena il pallone ha iniziato a correre in campo.

Soltanto i tifosi della squadra di casa, la Seleção verde-oro, ricorderanno i Mondiali 2014 a causa di un unico evento, che segnerà la storia del Brasile, e non solo calcistica: l’umiliante sconfitta per 7 a 1 contro la Germania nella semifinale di Belo Horizonte e l’addio traumatico al sogno del sesto titolo mondiale.

Sparso su un paese di dimensioni continentali, 12 città e svariati climi, il torneo si è caratterizzato per l’abbondanza di partite spettacolari, un gran numero di gol (171, non accadeva dal 1998), il basso numero di falli, di situazioni di fuorigioco e di ammonizioni.

Un’inversione di tendenza rispetto ai precedenti quattro Mondiali. Al numeroso pubblico tv, calcolato in quasi 2 miliardi di persone in tutto il mondo, si è aggiunto quello dei social network su Internet, che ha polverizzato per partecipazione ogni precedente. Altro fenomeno che ha marcato per un mese le strade delle città brasiliane è stata la massiccia invasione di tifosi dei paesi vicini, dall’Argentina alla Colombia: si stima che il giorno della finalissima fossero presenti a Rio de Janeiro ben 100.000 argentini, dei quali solo una piccola parte aveva in tasca il biglietto per entrare allo stadio.

Dopo le affermazioni a sorpresa di alcune squadre nelle prime fasi (Costa Rica, Cile, Colombia, Algeria) e l’uscita traumatica di alcune ‘grandi’ come Spagna, Inghilterra e Italia, il torneo ha ristabilito le gerarchie del calcio mondiale nella fase conclusiva, con due squadre europee (Germania e Olanda) e due sudamericane (Brasile e Argentina) a contendersi il titolo finale. La vittoria dei tedeschi, in finale contro l’Argentina, ha rappresentato un’altra novità storica: mai una squadra europea aveva vinto il titolo nel continente americano.

Come già detto, per il Brasile la finale del campionato verrà ricordata come un tracollo del proprio sport nazionale. Dopo i 7 gol incassati dalla Germania, ci sono stati i 3 dall’Olanda nella finale per il terzo posto. Nella partita ai quarti di finale contro la Colombia, inoltre, la vittoria è stata offuscata dal grave incidente a Neymar, la principale stella della squadra. Episodi che sono riusciti a far passare in secondo piano il celebre trauma del Maracanazo, vale a dire la sconfitta in casa contro l’Uruguay nella finale del 1950. Due situazioni comunque tranquillo dell’avvio. Il successo finale della Germania, grazie al suo lungo processo di costruzione di una squadra vincente, è diventato in Brasile l’occasione per riflettere sugli errori di preparazione e sui mali del calcio nazionale. Subito dopo la fine del torneo, il tecnico Luiz Felipe Scolari ha rassegnato le dimissioni e l’intero staff tecnico della squadra è stato cambiato.

Alcuni commentatori hanno puntato il dito sugli errori di preparazione e sullo schema tattico della squadra, ma il grosso del mea culpa brasiliano guarda oltre, sulla necessità di ricreare le condizioni affinché il paese torni a essere la fucina di campioni che sono mancati in questa competizione. Si guarda alla necessità di ricostruire la preparazione di base dei giovani e impedire la prematura emorragia di calciatori verso le squadre europee. Altro problema è ristabilire l’equilibrio finanziario dei club locali, oberati dai debiti.

Il Mondiale di calcio ha colto il Brasile in un anno di elezioni presidenziali, di forte rallentamento dell’economia e di crescente malcontento sociale.

Dopo gli anni del boom e dei consumi, con notevoli risultati sulla riduzione della povertà e delle disuguaglianze sociali, il campanello d’allarme era suonato già nel 2013, segnato da grandi manifestazioni popolari, sparse in tutto il paese, contro le gravi carenze nel sistema scolastico, quello della sanità e dei trasporti pubblici. Tranne episodi isolati, come i fischi alla presidente Dilma Rousseff nelle due partite alle quali ha assistito, la politica è rimasta fuori da questo torneo.

Nella seconda metà dell’anno, oltre alle elezioni presidenziali, il Brasile è tornato a concentrarsi sui problemi dell’inflazione, della bassa crescita e del persistere della violenza urbana. Il governo in carica rivendica invece il successo dei programmi sociali, iniziati dall’amministrazione Lula nel 2003, e la sostanziale piena occupazione.

I giocatori

- Il miglior marcatore è il colombiano James Rodríguez (6 reti), seguito da Thomas Müller (5), Messi, Neymar, van Persie (4).

- Con il quinto mondiale disputato nel 2014, il portiere azzurro Gianluigi Buffon entra nella classifica dei giocatori più presenti con il tedesco Lothar Matthäus e il messicano Antonio Carbajal.

- Il colombiano Faryd Mondragón, con i suoi 43 anni, è diventato il giocatore più anziano ad aver giocato una partita del Mondiale, superando il primato del camerunense Roger Milla (42 anni nel 1994).

- Mario Götze è il marcatore più giovane di una finale degli ultimi 48 anni: 22 anni e 40 giorni al momento della partita decisiva, solo sei giorni più ‘vecchio’ del connazionale Wolfgang Weber nella finale del 1966.

- Miroslav Klose, con la rete segnata in semifinale contro il Brasile, è diventato il miglior marcatore della storia dei Mondiali: 16 gol in quattro edizioni, superando il record del grande Ronaldo.

- Secondo la giuria, il miglior giocatore in assoluto è stato l’argentino Lionel Messi, miglior portiere il tedesco Manuel Neuer, miglior giovane il francese Paul Pogba.

James Rodríguez
Mario Götze

14 mld di $

il costo generale del Mondiale che comprende sia i lavori di costruzione o ristrutturazione degli stadi sia i progetti infrastrutturali o di accoglienza alberghiera.

3,3 mln

il numero di biglietti in vendita.

I costi del Mondiale 2014

Sono costati 2 miliardi e 811 milioni di euro i 12 stadi nuovi e modernissimi del Mondiale in Brasile 2014, a Rio de Janeiro, Brasilia, San Paolo, Fortaleza, Salvador, Recife, Porto Alegre, Belo Horizonte, Cuiabá, Manaus, Natal, Curitiba. Nati fra difficoltà e ritardi, con cantieri che hanno provocato la morte di 9 operai, alcuni degli impianti non sono stati nemmeno tecnicamente ultimati. Il più costoso è stato lo stadio Mané e Garrincha della capitale Brasilia, costruito ex novo, ma non per ospitare la finale (quella è stata al Maracanã di Rio de Janeiro), per il quale sono stati spesi 526 milioni di euro: per paragone, l’Emirates Stadium dell’Arsenal è costato 480 milioni, l’Allianz Arena di Monaco di Baviera 350, lo Juventus Stadium circa 130 milioni. Questo stadio è stato pensato anche per altre manifestazioni, visto che il calcio non è così popolare a Brasilia, e può contenere fino a 72.000 persone.

76.804

è il record di spettatori al Maracanã per Germania vs Argentina.

I record della Germania

- La Germania vince il suo primo titolo dalla riunificazione del 1990. I 3 precedenti (1954, 1974, 1990) sono arrivati da Germania Ovest (anche se nel 1990 il muro di Berlino era caduto da qualche mese, il paese non era ancora unificato).

- Con la quarta coppa raggiunge l’Italia al secondo posto, alle spalle del Brasile con 5 titoli.

- I tedeschi hanno giocato 8 finali: 4 vinte, 4 perse. Sempre sul podio nelle ultime 4 edizioni: secondi nel 2002, terzi nel 2006 e nel 2010. Nessuna nazione eguaglia la Germania nel palmarès: ha disputato 13 semifinali su 18 edizioni.

- La Germania è la prima nazionale europea a vincere in America.

- Sono ben 15 i giocatori partecipanti al Mondiale provenienti dallo stesso club, il Bayern di Pep Guardiola: Neuer, Schweinsteiger, Müller, Lahm, Götze, Boateng e Kroos (Germania), Van Buyten (Belgio), Green (USA), Martínez (Spagna), Dante (Brasile), Mandžukić (Croazia), Ribéry (Francia), Robben (Olanda) e Shaqiri (Svizzera).

Nazionale tedesca

I numeri della grande sfida

171 I gol segnati (eguagliato il record di Francia 1998)

18 Reti segnate dalla Germania, record di realizzazioni del torneo

17 Reti subite dal Brasile, record negativo per la squadra verde-oro

2 Reti subite dal Costa Rica, risultata la miglior difesa del torneo

5-0 Risultato di Olanda-Spagna, la peggior sconfitta subita dalla nazione detentrice del titolo di campione del mondo

7-1 Risultato della semifinale Germania-Brasile, peggior sconfitta per la nazione organizzatrice del Mondiale

11 I titoli conquistati da nazionali europee contro i 9 del Sudamerica

23 I giocatori impiegati dall’Olanda, prima nazionale a utilizzare tutta la rosa a disposizione del tecnico van Gaal

- Da ricordare il primo utilizzo della tecnologia sulla linea di porta (in Francia vs Honduras per la prima volta sul gol di Benzema) e l’uso delle bombolette spray per delimitare la linea della barriera.

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