BETHLEN, Gábor

Enciclopedia Italiana (1930)

BETHLEN, Gábor (Gabriele)

Francesco Zsynka

Principe di Transilvania, re eletto d'Ungheria. Nacque nel 1580. Rimasto orfano a tredici anni, dovette provvedere a sé stesso e perciò abbandonò gli studî. Passò la giovinezza alla corte di Sigismondo Báthory, dove il suo spirito s'imbevve delle tradizioni nazionali. Allorché l'inquieto Sigismondo Báthory si decise finalmente a lasciare il trono di Transilvania, egli lottò contro gli emissarî austriaci, Michele Basta e il voivoda romeno Radul Şerban, dapprima a fianco del cardinale Andrea Báthory e poi accanto a Mosé Székely, martire della libertà transilvana. Dopo la caduta di Székely (1603), riparò a Belgrado presso i Turchi. I compagni d'armi già allora lo elessero a principe, ma l'elezione, per motivi di forma, incontrò forti ostacoli. Fu un fervido fautore del Bocskay alla corte del sultano, e dopo la morte del Bocskay, riuscì a portare sul trono transilvano Gabriele Báthory (1608). Si recò poi dal sultano e ottenne per il giovane principe l'esenzione dal tributo per tre anni. Egli divenne il consigliere più fidato del Báthory, che lo nominò prefetto della provincia di Vajda Hunyad e capitano delle truppe. Non riescì però mai a guadagnarsi la fiducia completa di Gabriele Báthory, perché non poteva approvare ogni atto del principe. Dopo l'infelice guerra contro i Romeni, la situazione del B. alla corte del Báthory si fece insostenibile ed egli dovette mettersi in salvo, ma poco dopo anche il Báthory doveva fuggire a Vȧrad, dove alcuni mercenarî, nella speranza di compensi da Vienna, lo uccisero (1613). Tre giorni prima il B. era stato eletto principe di Transilvania. La Porta ben presto riconobbe la sua nomina, non però l'imperatore Mattia II. Approfittando della situazione, alcuni capitani di Mattia II occuparono alcune fortezze di confine della Transilvania e posero anche un candidato al trono nella persona di Bálint Homonnay. Solamente nel 1617 dopo lunghissime lotte B. riuscì a farsi riconoscere principe di Transilvania anche dalla corte di Vienna. Il suo prestigio intanto era andato crescendo al punto che ormai poteva fare da mediatore fra Turchi e Polacchi. I suoi delegati allacciavano importanti trattative in tutta Europa specialmente con i Boemi, insieme con i quali egli intendeva attaccare Ferdinando II, con il consenso della Porta. In breve volger di tempo difatti il suo capitano Rákóczy conquistò la fortezza di Kassa; tre mesi dopo, con le truppe boeme, era sotto le mura di Vienna, donde si ritirò, quando ebbe la notizia, poi risultata falsa, che l'antico avversario Homonnay era penetrato in Transilvania. L'assemblea nazionale di Beszterczebánya, alla presenza di numerosi delegati di potenze estere, proclamò il B. re d'Ungheria, ma egli non volle farsi incoronare. Continuò la guerra contro l'imperatore, ma non ebbe né dai Turchi, né dai Boemi - che furono sconfitti a Fejérhegy - i promessi appoggi, per cui aderì alle trattative di pace di Hainburg, nel 1621, le quali, però, non portarono ad un accordo vero e proprio, pur lasciando possibilità di pace. Gli Ungheresi erano oramai stanchi di guerre; B. concluse perciò la pace di Nikolsburg, per la quale si assicurò il titolo di principe del Sacro romario impero, rinunciando alle conquiste e al titolo di re. Ricevette i ducati di Oppel e Ratibor, i sette comitati ungheresi del nord. Ripeté due volte, nel 1624 e nel 1626, i suoi tentativi contro Ferdinando II e in uno di questi ebbe avversario il Wallenstein, col quale non venne però a battaglia. Si giunse così alle paci di Vienna e di Presburgo che in massima confermarono le condizioni della pace di Nikolsburg. L'intenzione del B. era di far da mediatore tra il sultano e Ferdinando II: ciò che non gli riuscì appieno, poiché Ferdinando, all'opposto del sultano, non ne volle sapere. Anche in altri modi cercò di giungere ad un accordo con l'imperatore; ne domandò la mano della figlia, ma ebbe un rifiuto. Il B. sposò allora Caterina, sorella minore del principe di Brandeburgo (1626). Anche nel resto della sua vita continuò a tramare contro gli Asburgo, sperando nell'aiuto di Gustavo Adolfo, re di Svezia, finché il 15 novembre 1629 morì all'improvviso. Fu principe prudente, ma non vassallo dei Turchi, come dissero alcuni suoi denigratori; ottimo soldato, prese parte a più di cinquanta battaglie. Ebbe vivo anche il senso d'arte e chiamò in Transilvania numerosi artisti d'Italia e di Germania. A Gyulafehérvár, alla corte, dava rappresentazioni una compagnia d'attori italiani.

Bibl.: S. Szilágyi, Bethlen Gábor fejedelem kiadatlan politikai levelei (Lettere politiche inedite di G. B.), Budapest 1879; id., G. B. feiedelem levelezése (Epistolario di G. B.), Budapest 1879; id., Erdélyország története (Storia della Transilvania), II, Budapest 1866; id., B. G. fejedelem tronfoglalása (La conquista del trono di G. B.), 1867; id., Adalékok B. G. szövetkezésének történetéhez (Dati per la storia delle alleanze di G. B.), 1873; id., B. G. és a svéd diplomácia (G. B. e la diplomazia svedese), 1882; A. Gindely, G. B., in Magyar Történelmi Électrajzok 1890; D. Angyal, G. B., in Magyar Könyvtár, fasc. 133.

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