ROSSETTI, Gabriele

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 88 (2017)

ROSSETTI, Gabriele

Raffaele Giglio

ROSSETTI, Gabriele. – Figlio del fabbro Nicola e di Maria Francesca Pietrocola, Gabriele Pasquale Giuseppe nacque a Vasto (Chieti) il 28 febbraio 1783. Ultimo di sette figli, appartenne a una famiglia non benestante nella quale i quattro figli maschi occuparono un ruolo nella società del tempo: Andrea (1765-1833) fu canonico, oratore e poeta; Antonio (1770-1853), di professione barbiere, fu anch’egli poeta molto stimato; Domenico (1772-1816) fu filosofo, medico, avvocato, diplomatico e poeta. La prima formazione di Gabriele Rossetti si svolse a Vasto, dove ebbe maestri il fratello Andrea, il padre Vincenzo Gaetani, con il quale studiò filosofia, e l’erudito Benedetto Maria Betti, che lo avviò allo studio dei classici antichi e dell’opera di Dante. La poesia fu l’attività nella quale eccelse fin da giovane. Chiamato a Napoli nel 1804 da Tommaso, marchese del Vasto, completò gli studi e si dedicò ad approfondire la poesia arcadica e metastasiana. Perduto il sostegno del marchese d’Avalos, scappato in Sicilia con il re all’arrivo dei francesi in Napoli, anch’egli nel 1806 accorse con la sua poesia a sostenere Giuseppe Bonaparte; e pubblicò il volume Poesie varie pe ’l glorioso Monarca di Napoli e di Sicilia Giuseppe Napoleone I, Pio, Felice, Augusto; una poesia che egli stesso definì «non servile» (La mia vita, 2004, p. 84).

Fu Giuseppe Bonaparte ad aprirgli la strada del successo sociale, conferendogli un incarico remunerato al Museo reale. Fu nel periodo di regno di Gioacchino Murat che Rossetti iniziò la sua collaborazione al teatro San Carlo con la scrittura di drammi e successivamente con la nomina a poeta del reale teatro di S. Carlo (23 novembre 1808). La produzione drammaturgica di Rossetti, volta al restauro del primato del testo poetico sulla musica, iniziò nel 1809 con l’opera Giulio Sabino, musicata da Giambattista De Luca; a questa seguirono Il natale di Alcide e l’Annibale in Capua, entrambi con musica di Giacomo Cordella. Fu autore anche di tre cantate: Il sonno, musicata da Agostino Fontana (1810); L’ara dell’amicizia, con musica di Nicola Antonio Zingarelli (1813); L’omaggio della gratitudine, musicata da Giovanni Paisiello (1814).

Questa esperienza drammaturgica, che spinse Rossetti a scrivere le Riflessioni su lo stato attuale della nostra musica, in cui denunciò lo strapotere della musica e dei cantanti sulla poesia, segnala il percorso da lui compiuto: partendo dalla poesia arcadica (fu iscritto all’Arcadia con il nome di Filidauro Labidiense) e dalla grande musicalità di Pietro Metastasio, seppe praticare nuove esperienze letterarie.

La conferma è nell’attività melodrammatica che svolse a Londra, con la riscrittura del testo della Semiramide, musicata nel 1827 da Gioachino Rossini; e ancora: la Schiava di Bagdad, musicata da Giovanni Pacini nel 1830; Il Corsaro (1830) e Medora e Corrado (1832), entrambe rielaborazioni da George Byron e musicate da Philip Cipriani Potter.

Con il ritorno al potere di Ferdinando di Borbone, nel 1816, conservò il suo posto al Museo reale e visse dedicandosi alla poesia estemporanea e all’insegnamento di eloquenza italiana. In questo periodo svolse il suo ruolo all’interno della massoneria, alla quale era affiliato sin dal 1809, ma non si scontrò con la dinastia e il governo borbonici fino al 1820, quando appoggiò i moti carbonari non solo con un canto estemporaneo dettato il 9 luglio e che si diffuse rapidamente tra il popolo, che amò ripetere soprattutto il ritornello – «Non sogno questa volta, non sogno libertà» (Poesie di Gabriele Rossetti ordinate da G. Carducci, Firenze 1861, pp. 105-108) – preso in prestito da Metastasio, ma anche combattendo ad Antrodoco il 7 marzo 1821. Con il ritorno di Ferdinando I prese avvio la repressione interna con condanne capitali per gli iscritti alla carboneria e per i partecipanti al moto insurrezionale. Rossetti fu salvato dall’ammiraglio John Graham Moore, che lo condusse a bordo della Rockfort, nave ammiraglia inglese ormeggiata nel porto di Napoli.

Il 20 aprile 1821 la nave salpò da Napoli e giunse il 2 maggio a Malta, dove Rossetti dimorò per tre anni; qui riprese lo studio di Dante, diede lezioni di italiano, imparò la lingua inglese e continuò a farsi conoscere per la sua poesia estemporanea. A Malta conobbe John Hookham Frere, che fu da allora suo munifico amico e protettore. Escluso, assieme ad altri dodici patrioti, dall’amnistia del settembre 1822 concessa da Ferdinando I, nel gennaio del 1824 fu costretto a lasciare l’isola. Risalì sulla Rockfort per l’Inghilterra e giunse a Londra il 7 aprile 1824. In questa città visse fino alla morte, invano sperando in un gesto di clemenza da parte del governo borbonico. A Londra, dove si erano rifugiati non pochi italiani (tra cui Ugo Foscolo e Antonio Panizzi), incontrò altri esuli napoletani; e lì sposò nel 1826 Maria Francesca Lavinia Polidori, figlia del letterato Gaetano, che era stato segretario di Vittorio Alfieri. Da questa unione nacquero quattro figli: Maria Francesca (1827-1876), Dante Gabriel (1828-1882), William Michel (1829-1919) e Christina Georgina (1830-1894), che si distinsero tutti nel mondo letterario e artistico londinese ed europeo. Visse dando lezioni di italiano e insegnando, dal 1831, come professore stabile al King’s College. Grazie anche alla munificenza dei suoi protettori e amici Frere, Moore e Charles Lyell poté dedicarsi allo studio di Dante, elaborando un progetto sul quale lavorò fino alla fine dei suoi giorni.

Tra il 1826 e il 1827 pubblicò i primi due volumi, dedicati all’Inferno, del suo Comento analitico, ideato per l’intera Commedia.

Alla base della sua interpretazione dantesca ci sono alcune profonde convinzioni: non solo vide nell’esilio dantesco prefigurato il proprio, ma soprattutto cercò di utilizzare nella propria esegesi tutta la cultura massonica acquisita negli anni di formazione napoletana. Convinto che «nel secolo dell’Alighieri il genio dell’allegoria era predominante» (Comento analitico all’Inferno, I, p. 20), procedette avendo chiare le difficoltà di ricezione di una tale interpretazione iniziatica da parte del lettore contemporaneo. Rossetti era infatti sicuro che Dante, dedicando il primo sonetto della Vita nuova a «tutti li fedeli d’Amore», volesse dichiarare di far parte di un’associazione segreta così denominata (nel lessico della tradizione trobadorica questa locuzione esprime molto più semplicemente la concezione dell’amore cortese come ‘servizio’ o vassallaggio verso la donna amata), i cui adepti utilizzavano un proprio codice indecifrabile ai più. Secondo Rossetti sarebbe bastato sostituire, nelle metafore dantesche, «alle figure i figurati» e contestualizzarle «alla conoscenza esatta di quegli autori de’ quali si nutrì», per leggere i «minimi pensieri» dell’anima dantesca e per giungere «gradatamente dalla genesi allo sviluppo» dell’opera, in modo tale che la Commedia non fosse «più un enigma» (Comento analitico all’Inferno, I, p. 83), ma fosse in grado di trovarvi dispiegati i diversi gradi della massoneria.

Il Comento analitico all’Inferno fu sottoposto a severe critiche, che Rossetti ritenne caratterizzate da un linguaggio «scurrile», «ingiurioso», «contumelioso», «futilissimo», «vituperoso» (lettera a J.H. Frere del 3 marzo 1840, in Carteggi, IV, p. 328): ne furono autori, sia a Londra sia in Italia, Cesare Balbo, Niccolò Tommaseo, Antonio Panizzi, Antoine-Frédéric Ozanam. Per confutare le accuse di questi detrattori e per meglio chiarire il suo metodo, grazie alla munificenza di Charles Lyell, Rossetti pubblicò alcune opere: nel 1832 Sullo spirito antipapale (Londra), per dimostrare che l’opposizione al Papato era molto diffusa nella cristianità medievale e che i suoi protagonisti erano anche loro organizzati in una società segreta (la ‘Setta d’Amore’) e utilizzavano come proprio linguaggio un codice amoroso (quello stesso di Dante), da cui poi, secondo Rossetti, nacque l’amore platonico, come più tardi argomentò nei cinque volumi del Mistero dell’Amor platonico (Londra 1840), dove intese dare una sistemazione organica alle sue teorie.

Dopo avere pubblicato La Beatrice di Dante. Ragionamenti critici (Londra 1842), Rossetti rinunciò alla pubblicazione del Comento analitico al “Purgatorio” di Dante Alighieri, e non avviò mai quello al Paradiso. Nell’ultimo decennio della sua esistenza abbandonò infatti gli studi danteschi, sia per le infermità da cui fu affetto sia perché si accorse che il suo sforzo di equiparare lo schema del mondo dantesco ai gradi massonici non poteva essere completato.

Negli ultimi anni fu confortato di nuovo dalla scrittura poetica. Oltre a carmi, inni e nuovi versi pubblicati in diverse città europee, scrisse anche opere in cui testimoniò una sua particolare fede religiosa, sempre di ascendenza massonica: il salterio Il Tempo, ovvero Dio e l’uomo, avviato già a Malta nel 1823, più volte ristampato, fu quasi un ultimo conforto nell’ambito della propria agitata esistenza. Pubblicò successivamente il poema polimetro, ampiamente autobiografico, Il veggente in solitudine (Parigi 1846), e varie raccolte di poesie: Versi (Losanna 1847), Inni (Italia 1848), Inni e Salmi ad uso dei Cristiani d’Italia (Londra 1850), L’arpa evangelica (Genova 1852).

Era quasi cieco quando morì, il 26 aprile 1854, a Londra dove fu sepolto nel cimitero di Highgate.

Fonti e Bibl.: Per la bibliografia delle opere di Rossetti è fondamentale P. Giannantonio, Bibliografia di G. R. (1806-1958), Firenze 1959. Alle opere qui citate è da aggiungere, Comento analitico al “Purgatorio” di Dante Alighieri, a cura di P. Giannantonio, Firenze 1966.

Per la comprensione di Rossetti sono fondamentali i suoi carteggi, tutti pubblicati: Carteggi (1809-1825), I, a cura di T.R. Toscano, Napoli 1984; II (1826-1831), a cura di A. Caprio - P.R. Horne - T.R. Toscano, J.R. Woodhouse, Napoli 1988; III(1832-1836), IV (1837-1840) e V (1841-1847), a cura di A. Caprio - P.R. Horne - J.R. Woodhouse, Napoli 1992, 1995 e 2001; VI (1848-1854), a cura di A. Caprio et al., Napoli 2006. Presso il Centro europeo di studi rossettiani di Vasto, ubicato nella casa natale di Rossetti e sede di un ricco archivio e di una biblioteca specializzata, sotto la direzione di Gianni Oliva sono state ripubblicate alcune opere di Rossetti: La mia vita, Il testamento, con scritti inediti di William Michael Rossetti, a cura di G. Oliva, Lanciano 2004; Poesie-ordinate da Giosue Carducci, a cura di M. Cimini, Lanciano 2004 e G.R., Il Tempo, ovvero Dio e l’uomo, a cura di M. Fresa, Lanciano 2011. Un’edizione elettronica del Comento analitico all’Inferno (Londra 1826-1827) è sul sito del Dartmouth Dante Project, a cura di R. Hollander (http://dante.dartmouth.edu consultata il 7 febbraio 2017); un’altra è disponibile su Google libri.

P. Giannantonio, Il lungo itinerario degli studi danteschi di G. R., Napoli 1966; J.R. Woodhouse, G. R. and Charles Lyell: new light on an old friendship, in Italian studies, 1983, vol. 38, pp. 70-86; R. Giglio, I frammenti inediti: studi di letteratura meridionale: Gervasio, Salfi, Serio, Rossetti, Napoli 1984; I Rossetti tra Italia e Inghilterra. Atti del Convegno internazionale di studi, a cura di G. Oliva, Roma 1984; T.R. Toscano, G. R. e il teatro tra esperienza e teoria in margine a un’inedita Memoria sulla decadenza del melodramma, in Critica letteraria, XV (1987), pp. 237-272; Id., Il rimpianto del primato perduto: studi sul teatro a Napoli durante il decennio francese (1806-1815), Roma 1988; Id., G. R. e Vincenzo De Ritis e la scrittura di libretti a Napoli nel primo ventennio dell’Ottocento. Tra conservazione classicista e sperimentalismo metrico-tematico, in La letteratura drammatica in Abruzzo dal Medioevo sacro all’eredità dannunziana. Atti del Convegno, Chieti... 1994, a cura di G. Oliva - V. Moretti, Roma 1995, pp. 545-573; G. Oliva, “Sbalzato fuori della mia sventurata patria”: G. R. ‘exul immeritus’, in Nei paesi dell’utopia. Identità e luoghi della letteratura abruzzese all’estero, a cura di V. Moretti, Roma 1997, pp. 43-96; L. Murolo, Le tenebre di Dante. G. R., i figli, i preraffaelliti; breve antologia di scritti di Virginia Woolf, con studi di M. De Rosa - I. Mariani, Vasto 2004; W.M. Rossetti - T. Pietrocola Rossetti, Rossetti. Autobiografia di famiglia, a cura di L. Murolo, Vasto 2004; D. Sisti, G. R.: l’altra identità del poeta, Bari 2004; W.M. Rossetti, Ricordi, a cura di G. Oliva, traduzione italiana di E. Sasso, Lanciano 2006; S. Calderoni, Le “Poesie politiche” di G. R., a cura di S. Segatori, in Otto/Novecento, n.s., 2007, n. 2, pp. 5-42; R. Giglio, Appunti sugli studi danteschi di G. R., in I Rossetti e l’Italia. Atti del Convegno..., Vasto... 2009, a cura di G. Oliva - M. Menna, Lanciano 2010; I Rossetti: album di famiglia: documenti, testimonianze, immagini, a cura di G. Oliva, Lanciano 2010; G. Oliva, L’attesa dell’Italia: poeti e scrittori del Risorgimento: documenti, testimonianze, immagini, Lanciano 2011; M.F. Rossetti, Un’ombra di Dante, ovvero Un saggio per studiare l’autore, il suo mondo, il suo pellegrinaggio, a cura di P. De Ventura, Lanciano 2011; A. Quondam, Risorgimento a memoria. Le poesie degli Italiani, Roma 2011; M. Menna, G. R. tra i padri del Risorgimento italiano, Lanciano 2012; A. Di Nallo, G. R., in Censimento dei commenti danteschi, II, I Commenti di tradizione a stampa (dal 1477 al 2000) e altri di tradizione manoscritta posteriori al 1480, a cura di E. Malato - A. Mazzucchi, Roma 2014, pp. 158-163; P. Calvano, Genealogia rossettiana, Vasto 2016; Dantis Amor. Dante e i Rossetti. Atti del Convegno..., Vasto... 2015, a cura di M. Menna - G. Oliva, in Studi medievali e moderni, XX (2016), 2, monografico.

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