Gade

Enciclopedia Dantesca (1970)

Gade (Cadice)


Città spagnola (Cádiz), situata sulla costa atlantica della Spagna meridionale; fondata da coloni fenici nel 1100 circa a.C., piazzaforte cartaginese per la conquista della penisola iberica, dal 206 fedele alleata dei Romani. Decaduta durante la dominazione visigota, risorse sia economicamente che militarmente sotto gli Arabi; la riconquista cristiana avvenne sotto Alfonso il Saggio, re di Castiglia, nel 1262.

D. ricorda Gade in Pd XXVII 82, allorché, ascendendo dal cielo stellato al Primo Mobile, su invito di Beatrice abbassa gli occhi per osservare quanto si è aggirato col cielo intorno alla terra, e vede il varco / folle d' Ulisse, l'oceano temerariamente solcato dalla nave di Ulisse, di là da Gade, a occidente di Cadice, e quindi oltre i riguardi segnati da Ercole (If XXVI 107-109).

Un'espressione che condensa e comprende entrambe le immagini della Commedia, è nella Quaestio 54, nel disegnare l'estensione della terra abitabile da G. sino al Gange, a Gadibus, quae supra terminos occidentales ab Hercule positos ponitur, usque ad hostia fluminis Ganges, ut scribit Orosius. Va però precisato che per D. (del resto sulla scia di quanto era affermato nelle enciclopedie medievali, e nel medesimo Orosio Hist. I II 7 e 72), G. non era tanto la città ma " alcune isole, che si riteneva fossero situate presso la costa occidentale della Spagna ", e che prendevano nome dalla città (cfr. G. Padoan, ediz. del De Situ et forma aquae et terrae, pp. 28-29 nn.); le " Gades insulae " vengono così a essere, nella geografia dantesca, l'estremo limite occidentale della terra emersa (v. GERUSALEMME). Il Revelli (Italia 36-37) afferma che D. sicuramente non intende Cadice ma l'immaginaria isola (o isole) di G., sulla scorta del planisfero di Orosio e di carte della fine del Duecento (come quella di Hereford). " Gades ", aggiunge il Revelli, sono, in quel tempo, sia i monti di Abila e di Calpe (v. GIBILTERRA), quanto le isole fuori dello stretto, ovvero anche soltanto le torri o colonne sorgenti al limite occidentale dell'abitabile. Accenni alle isole di G., come estremo limite dell'abitabile, sono in Brunetto Latini, che colloca nello stretto " isles Gades et les Colonnes Hercules ", e in Giovanni del Virgilio (Eg I 29-30): " dic Ligurum montes et classes Parthenopaeas, / carmine quo possis Alcide tangere Gades ". Connesso al concetto di estremo limite dell'abitabile è l'uso che del toponimo G. si fa, dopo che si è incominciato a navigare l'Atlantico, attribuendolo a qualche piccola isola britannica o qualche gruppo insulare.

Bibl. - E. Moore, Studies in D., III 123-124.

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