GIORGINI, Gaetano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 55 (2001)

GIORGINI, Gaetano

Danilo Barsanti

Nacque il 15 giugno 1795 a Montignoso, in Versilia, da Niccolao e da Giovanna Fortini. La sua famiglia, patrizia lucchese e grande proprietaria della zona, partecipava intensamente alla vita politica. Ancora giovinetto, fu scelto come paggio da Elisa Bonaparte Baciocchi che lo inviò a Parigi per fargli frequentare la scuola politecnica, dove risultò sempre il primo del suo corso. Con la Restaurazione preferì rientrare a Lucca, ma prima di lasciare Parigi, nel 1816, fece stampare il suo primo lavoretto scientifico Démonstration de quelques théorèmes de géométrie, nella Correspondance sur l'École impériale polytechnique, III (1816), pp. 6-9. Nello stesso anno sposò Carolina dei conti Diana Paleologo di Massa, da cui ebbe i quattro figli Giorgio, Giovan Battista, Carlo e Giovanna.

Nel 1817, membro della R. Accademia lucchese di scienze, lettere ed arti, pubblicò un trattatello sulla Teoria delle superficie di secondo ordine (Lucca 1817), cui seguì nel 1820 una memoria sulla Teoria analitica delle proiezioni (ibid. 1820). A Lucca nel 1818 fu nominato direttore del dipartimento di Acque e Strade con compiti assai importanti in materia di lavori pubblici. Nel 1819, poi, divenne anche professore di meccanica e calcolo infinitesimale nel locale liceo. Si distinse nella terribile piena del Serchio del 20 ott. 1820, decidendo coraggiosamente di rompere gli argini del fiume in località Sant'Alessio, con la conseguenza di allagare le campagne, ma di liberare la città dai rischi di una disastrosa alluvione. Il successo di questa operazione gli procurò fama ma anche molte polemiche.

In quegli anni scrisse una memoria Sopra la dimostrazione della formula newtoniana (1821; postuma: Pisa 1911), pubblicò Teoremi sulle curve coniche (in Atti della R. Accademia lucchese di scienze, lettere ed arti, III [1823], pp. 63-82), e nel luglio 1825 inviò all'Académie royale des sciences di Parigi un breve saggio Sur les causes de l'insalubrité de l'air dans le voisinage des marais en communication avec la mer (poi riedito in G. G., Sull'insalubrità dell'aria delle Maremme e sui mezzi per toglierla. Memorie tre, Firenze 1859, pp. 5-18). Il G. vi sosteneva che la causa principale, se non esclusiva, della malaria stava nella miscela di acque dolci e salse generanti pestiferi miasmi e pertanto la bonifica doveva impedire simile mescolanza mediante l'erezione generalizzata di cateratte angolari a bilico e scatto su tutte le foci dei corsi d'acqua in mare.

Non si erano però sopite le polemiche sull'intervento per la piena del Serchio del 1820, tanto che ancora nel 1824 il G. aveva dovuto rispondere alle critiche con alcune Osservazioni sopra un'opinione del prof. M. Bertini esposta nel suo trattato teorico-pratico de' fiumi (Lucca 1824). Esasperato, nel 1825 passò a cercar fortuna a Firenze, dove il 1° nov. 1825 fu nominato dal granduca Leopoldo II professore di matematiche applicate nell'Accademia di belle arti e nel 1826 membro del corpo degli ingegneri, organismo al quale il 30 maggio presentò una Relazione intorno alle bonificazioni proposte nel padule di Scarlino (in A. Salvagnoli Marchetti, Rapporto a s.e. il presidente del r. governo della Toscana sul bonificamento delle Maremme toscane dal 1828-29 al 1858-59, Firenze 1859, pp. 134-139). A essa seguirono nel febbraio 1827 una nuova Relazione (in Sull'insalubrità…, pp. 18-59) e una Memoria intorno alla causa più probabile della insalubrità della Maremma (ibid., pp. 59-80), letta all'Accademia dei Georgofili di Firenze, di cui il G. era socio ordinario dal 19 febbr. 1826. In tal modo la separazione delle acque diveniva un tema ricorrente per il G., che riuscì a convincere il granduca a sperimentare tale teoria sulla fiumara di Castiglione della Pescaia.

Qui dall'ottobre 1827 al maggio 1828 con frenetici lavori eresse un ponte grandioso (noto come ponte Giorgini, e rimasto in funzione per un secolo), a tre luci e cateratte azionate automaticamente dall'alta marea e dalle acque palustri di deflusso. L'espediente non dette però i frutti sperati e il G., privato di qualsiasi ingerenza nella bonifica maremmana, dovette tornare ai suoi studi.

Intanto a fine 1827 aveva scritto Sopra alcune proprietà de' piani de' momenti e delle coppie di forze equivalenti, in Atti di matematica e fisica della Società italiana delle scienze. Memorie di matematica, XX [1828], pp. 243-254); poi nel marzo 1830 compose un altro saggio Intorno alle proprietà dei movimenti di un sistema di punti di forma invariabile (ibid., XXI [1836], pp. 1-54), che gli valse nell'agosto 1832 l'iscrizione all'Accademia dei XL. Inoltre collaborò sporadicamente all'Antologia con due brevi recensioni e una rettifica di argomento idraulico (maggio 1826, n. 55, pp. 74-80; agosto 1826, n. 58, pp. 161-164; agosto 1830, n. 116, pp. 153 s.). Nel 1835 il G. pubblicò l'ultimo suo lavoro teorico Elementi di statica (Firenze 1835), per servire come manuale di studio all'Accademia di belle arti.

Nel 1838 il G. ricevette una commenda e il cavalierato dell'Ordine di S. Stefano, quindi il 27 giugno fu nominato dal granduca provveditore dell'Università di Pisa, di cui già da qualche anno era professore onorario di matematica. E si dovette proprio a lui fra il 1839 e il 1840 una radicale riforma dell'ordinamento didattico di quell'ateneo: dalle tre facoltà di teologia, giurisprudenza e medicina fino allora esistenti, si passò a sei, con l'aggiunta di lettere, matematica e scienze naturali. Il 27 luglio 1840 divenne soprintendente agli studi del Granducato e toccò a lui incoraggiare la rifondazione della Scuola normale di Pisa e provvedere al riordino e al potenziamento delle biblioteche toscane. In quel tempo il G. svolse anche un ruolo essenziale nel collegamento fra i migliori ingegni italiani ed europei e non a caso nell'estate del 1839 fu uno dei più convinti promotori del I congresso degli scienziati italiani, tenutosi a Pisa nell'ottobre successivo. Nello stesso periodo pubblicò pure un Ragionamento sopra il regolamento idraulico della pianura lucchese e toscana interposta fra Arno e Serchio (Pisa 1839).

Nel 1847 fu ambasciatore di Leopoldo II a Modena e a Parma per risolvere questioni inerenti all'annessione dell'ex Ducato di Lucca e alla formazione della Lega doganale italiana. Poi, nella Toscana costituzionale, entrò a far parte del ministero di Gino Capponi da agosto a ottobre 1848 come ministro degli Esteri, adoperandosi affinché gli Stati italiani si unissero in una confederazione o "lega politica".

Con decreti del 18 maggio e 4 agosto 1859 del governo provvisorio il G. fu nominato direttore idraulico delle bonifiche toscane e direttore generale del dipartimento Acque e Strade; poi il 23 marzo 1860 senatore e quindi grande ufficiale dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro. Ma nuove polemiche rimisero in discussione il suo operato di ingegnere idraulico, che egli difese con una Relazione sullo stato del bonificamento delle Maremme toscane nel luglio 1863 (Firenze 1863).

Il G. trascorse i suoi ultimi anni nella natia Montignoso; partecipò rare volte ai lavori del Senato, mentre gradì sedere in Consiglio comunale, i cui membri vollero pubblicare la sua ultima Relazione… per la perequazione del catasto nel compartimento di Modena (Massa 1873).

Morì a Firenze il 16 sett. 1874 e fu sepolto nel cimitero di S. Miniato al Monte.

Fonti e Bibl.: G. Sforza, Nelle esequie solenni del senatore G. G. celebrate nella chiesa parrocchiale di Montignoso il 23 settembre 1874. Discorso, Lucca 1875; G. Loria, Vita ed opere di G. G., in Giornale di matematiche, XXXI (1893), pp. 23-30 (poi ripubblicate in Id., Scritti, conferenze, discorsi sulla storia delle matematiche, Padova 1937, pp. 162-169, e rifuse in Id., Storia delle matematiche, III, Milano 1933, pp. 285 s.); Cenni autobiografici sulla vita pubblica di N. Giorgini, Pisa 1899, pp. 59 s.; T. Del Chicca, Del matematico G. G. e di una sua memoria inedita, Livorno 1911; C. Sardi, Lucca e il suo Ducato dal 1814 al 1859, Firenze 1812, pp. 227 ss., 265; F. Ercole, Gli uomini politici, II, Roma 1941, p. 175; F.G. Tricomi, Matematici italiani del primo secolo dello Stato unitario, in Memorie dell'Accademia delle scienze di Torino, classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 4, I (1962), p. 60; G.C. Marino, La formazione dello spirito borghese in Italia, Firenze 1974, pp. IX, 91, 328; L. Cresti - C. Zangheri, Architetti e ingegneri nella Toscana dell'Ottocento, Firenze 1978, p. 116; P.G. Camaiani, Dallo Stato cittadino alla città bianca. La "Società cristiana" lucchese e la rivoluzione toscana, Firenze 1979, pp. 31, 33, 35, 49, 563; Il governo di famiglia in Toscana. Le memorie del granduca Leopoldo II di Lorena (1824-1859), a cura di F. Pesendorfer, Firenze 1987, pp. 101 ss., 225; Pisa ottobre 1839. Il primo congresso degli scienziati italiani, Pisa 1989, passim; D. Barsanti, G. G. e la bonifica per "separazione delle acque", in Riv. di storia dell'agricoltura, XXIX (1989), pp. 133-171; Id., L'Università di Pisa dal 1800 al 1860. Il quadro politico e istituzionale, gli ordinamenti didattici, i rapporti con l'Ordine di S. Stefano, Pisa 1993, pp. 153-183; R.P. Coppini, Il Granducato di Toscana. Dagli "anni francesi" all'Unità, Torino 1993, pp. 250, 284, 305 ss., 323 ss., 384, 401; D. Barsanti, G. G., in Scienziati idraulici e territorialisti nella Toscana dei Medici e dei Lorena, a cura di D. Barsanti - L. Rombai, Firenze 1994, pp. 257-281; G. Luseroni, Giuseppe Montanelli e il Risorgimento. La formazione e l'impegno civile e politico prima del '48, Milano 1996, pp. 128 ss.; Diz. del Risorgimento nazionale, III, p. 233; Enc. biogr. e bibliogr. "Italiana", A. Malatesta, Ministri, deputati e senatori dal 1848 al 1922, II, p. 41.

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