MANZONI, Gaetano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 69 (2007)

MANZONI, Gaetano

Fabrizio Vistoli

Nacque a Lugo di Romagna il 16 ott. 1871 dal conte Giovan Battista, matematico, ingegnere idraulico e uomo politico, e da Teresa Pasetti, discendente da una ricca famiglia di proprietari terrieri di origini ferraresi.

Compiuti i primi studi sotto la guida di un precettore privato, nel 1880 il M. fu messo a convitto per i corsi ginnasiale e liceale nel R. Collegio di Lucca, da cui passò a Firenze, dove conseguì il diploma in scienze sociali presso l'Istituto Cesare Alfieri (3 luglio 1891) e poi a Roma, dove si laureò in giurisprudenza (11 luglio 1893). Poco prima, in seguito a concorso, era entrato nella carriera consolare con la qualifica di applicato volontario (29 marzo 1893).

Il M. era in possesso di tutte le qualità necessarie al diplomatico perfetto: i diversi ministri degli Esteri che si succedettero lo ritennero elemento prezioso e lo inviarono in Paesi considerati nevralgici nell'ambito della politica mediterranea, espansionista e coloniale perseguita dall'Italia nei decenni tra fine e principio di secolo.

Fu a Salonicco dal 14 luglio 1893 e ad Alessandria d'Egitto dal 21 febbr. 1894 come addetto, primo livello della carriera consolare, quindi al Cairo dal 10 apr. 1895 in qualità di vice console di terza classe. Trasferito nella carriera diplomatica con decreto del 6 marzo 1897, e destinato con patente di addetto presso l'agenzia diplomatica del Cairo, con lo stesso grado passò a Costantinopoli il 18 ott. 1897, quindi a Berna l'11 genn. 1899, a Parigi il 17 genn. 1900, di nuovo al Cairo il 25 ag. 1901 e infine a Rio de Janeiro, il 20 luglio 1903, dove rimase fino all'11 dic. 1904, allorché fece ritorno in patria, su sua richiesta, per seri motivi di salute. Dal Cairo - dove fu ancora inviato il 26 ott. 1906, non appena promosso segretario di legazione di prima classe - fu chiamato a dirigere le sorti della legazione di Atene dal 4 maggio 1907 al 14 giugno 1908, data in cui fece rientro in Italia, dove ricevette un ulteriore avanzamento di grado.

Fu quindi nuovamente a Costantinopoli dal 30 maggio 1909 per svolgere funzioni di consigliere nell'ambasciata diretta dal marchese G. Imperiali di Francavilla, in una fase assai critica della storia dell'Impero ottomano, alle prese con l'emergere di movimenti nazionalisti intestini e nello stesso tempo oggetto della pressione delle grandi potenze (in primo luogo Russia e Impero asburgico), interessate all'avvenire dei Balcani e ai problemi derivanti dalla navigazione negli Stretti. Trascorso un periodo all'ambasciata di Londra, presso cui fu inviato il 25 genn. 1910, fu promosso consigliere di legazione di prima classe (18 giugno 1911) e chiamato a prestare servizio al ministero.

Dopo la guerra italo-turca e la firma del trattato di pace di Ouchy (18 ott. 1912) il M. fu inviato a Costantinopoli con le credenziali di ministro plenipotenziario e con l'incarico di riaprire l'ambasciata. Sostenne al meglio tale compito, pur in una situazione politica internazionale assai delicata, giacché in quei mesi (ottobre 1912 - maggio 1913) si svolse la prima guerra balcanica e l'esercito bulgaro, in manovra attraverso i possedimenti della Sublime Porta nell'Europa sudorientale, arrivò a minacciare la capitale turca.

Nel marzo 1913 A. Paternò-Castello, marchese di San Giuliano, ancora titolare del dicastero degli Esteri nel quarto governo Giolitti, stimò opportuno richiamare il M. per affidargli la direzione generale degli Affari politici (6 giugno 1913), incarico che egli mantenne fino oltre la conclusione della prima guerra mondiale, coadiuvando i diversi ministri (A. Salandra, S. Sonnino, T. Tittoni, F.S. Nitti, V. Scialoja) e impegnandosi in un'indefessa opera di trait d'union tra la Consulta, gli agenti diplomatici italiani all'estero e la classe politica.

Proprio tali innate doti di negoziatore fecero sì che nel luglio 1920 il M. venisse scelto dal ministro C. Sforza per riprendere e condurre in porto le trattative - già avviate con scarso successo dall'inviato straordinario e ministro plenipotenziario barone C.A. Aliotti - necessarie alla risoluzione dello stato di crisi con il neonato governo provvisorio albanese. Trattative che si conclusero con la sigla del "protocollo preliminare" detto di Tirana (2 ag. 1920), mediante il quale si ristabilirono "fiduciari rapporti" tra i due Stati, basati sul ritiro completo del contingente militare italiano dai territori albanesi occupati subito dopo lo scoppio della guerra europea (ottobre 1914).

Acquisita anche grazie a questo mandato una profonda conoscenza delle rinnovate dinamiche etniche e territoriali concernenti la regione danubiano-balcanica, e ritenuto per questo uno fra i diplomatici più adatti a seguire gli esiti della "politica di buon vicinato" impostata da Sforza con il nascente Regno serbo-croato-sloveno, nel novembre 1920 il M. fu inviato come ministro plenipotenziario a Belgrado, dove giunse all'indomani della sottoscrizione degli accordi di Rapallo, con cui erano stati finalmente ridisegnati i confini orientali italiani, e all'incirca un mese prima del triste epilogo della cosiddetta questione di Fiume, città occupata da G. D'Annunzio il 12 sett. 1919 e fatta sgomberare a cannonate, per ordine di G. Giolitti, appunto nel "Natale di sangue" del 1920.

Dopo la marcia su Roma, dell'ottobre 1922, il capo del nuovo governo, B. Mussolini, vide subito quali grandi servigi poteva rendere alla causa d'Italia l'esperienza diplomatica ormai trentennale del M., e lo portò in posizione di primo piano. Una volta stabilite, infatti, normali relazioni diplomatiche con l'Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche (URSS), il M. fu subito destinato quale ambasciatore italiano a Mosca (24 febbr. 1924).

A Mosca egli si trovò a organizzare ex novo l'ambasciata, sia dal punto di vista logistico sia da quello infrastrutturale, e riuscì a riattivare in breve tempo quel fondamentale processo di raccolta e selezione di informazioni sui diversi aspetti politici, culturali e sociali dell'Urss, che si era quasi del tutto interrotto alla fine del 1918 con l'abbandono di quel Paese da parte di tutti i diplomatici italiani e in genere occidentali; nonché a porre le basi, in virtù dei buoni uffici di cui presto godette presso i più autorevoli esponenti dell'apparato statale sovietico, per l'instaurazione di stretti legami di cooperazione e di interscambio commerciale con l'Italia.

Il 6 febbr. 1927 Mussolini volle dare al M. prova ulteriore della sua altissima considerazione nominandolo ambasciatore a Parigi in un momento di forti tensioni nei rapporti bilaterali italo-francesi, causate dalla mancata definizione di alcune questioni rimaste in sospeso fin dalle conferenze di pace di Versailles del 1919 e, più in generale, dalle divergenti posizioni dei due governi in materia di sicurezza internazionale, riparazioni, disarmo, revisione dei trattati, opposizione più o meno rigida al revanscismo tedesco e riassetto economico-finanziario mondiale.

In un clima reso particolarmente arroventato dalle aspre campagne propagandistiche condotte contro il regime mussoliniano dai fuorusciti antifascisti, che in quegli anni avevano proprio in Francia il loro principale luogo di raccolta, il M. seppe alternare ferme iniziative, come quella in difesa dell'italianità dei nostri immigrati trasferitisi Oltralpe per ragioni economiche, a più concilianti posizioni che, se non portarono alla definitiva risoluzione di tutte le questioni pendenti tra i due Paesi (quali la rettifica della frontiera tra Libia e Africa equatoriale francese e la modifica dello statuto della collettività italiana residente in Tunisia), almeno fecero sì che l'Italia potesse sedere al tavolo delle grandi potenze mediterranee in occasione dei vertici parigini con cui si procedette alla determinazione del regime internazionale della città di Tangeri (25 luglio 1928) e alla firma del Patto Briand-Kellogg, o Patto di rinuncia generale alla guerra come strumento di politica interstatale (27 ag. 1928).

Il 25 sett. 1932 il M. fu collocato a riposo e dopo appena un anno, il 16 nov. 1933, Mussolini ne promosse la nomina a senatore. In Senato ricoprì la carica di segretario della Commissione per l'esame delle tariffe doganali e dei trattati di commercio (4 maggio 1934 - 13 ag. 1937) e fu sempre assiduo ai lavori dell'aula, prendendo parte attiva alle storiche sedute per la decisione dell'intervento in Africa orientale e in modo particolare a quella del 9 maggio 1936 per la proclamazione dell'Impero italiano d'Etiopia.

Il M. morì il 14 ag. 1937 a Kandersteg, stazione climatica svizzera, nell'Oberland bernese in seguito all'aggravamento di una affezione polmonare che lo travagliava fin dalla giovane età.

Il 15 apr. 1915 aveva sposato a Roma la contessa francese, di origini cubane, Silvia Alfonso y Aldama, dalla quale non ebbe figli.

Al nome e alla figura del M. sono legate anche due controverse operazioni immobiliari, l'una relativa all'edificazione della sua abitazione permanente e di rappresentanza a Roma, avvenuta negli anni 1924-25, su progetto dell'architetto A. Brasini, al di sopra dei resti emergenti della villa dell'imperatore Lucio Vero (161-169 d.C.), sita presso l'antica via Cassia in località Acquatraversa; l'altra concernente l'acquisto, formalizzato nel giugno 1920, del complesso monastico cinquecentesco del Ss. Crocefisso e S. Maria in Citerna (Perugia), fatto completamente ristrutturare per essere trasformato nella sua residenza estiva.

Fonti e Bibl.: Notizie biografiche sul M. sono desumibili oltreché dall'esteso necrologio vergato dal concittadino M. Rossi Ferrucci (1872-1947) ne Il Messaggero, settimanale di Lugo del 28 ag. 1937 (p. 1), anche da diversi articoli comparsi in quotidiani a carattere locale e nazionale (come Il Giornale d'Italia, Il Piccolo, Il Resto del Carlino, Santa Milizia) in occasione delle importanti nomine conferitegli. Gran parte di tale materiale documentario è stato raccolto e ordinato dal bibliofilo e collezionista C. Piancastelli (1867-1938), e si trova ora conservato a Forlì, Biblioteca comunale A. Saffi, Piancastelli, Carte Romagna, b. 271, nn. 430-436; un altro interessante nucleo di appunti e ritagli di riviste e giornali è conservato a Lugo, Biblioteca comunale F. Trisi, Raccolta Ortolani, b. 204: Conte Gaetano Manzoni.

Si vedano inoltre: Chi è? Diz. degli Italiani d'oggi, Roma 1931, pp. 461 s.; Annuario diplomatico del Regno d'Italia 1931, Roma 1931, pp. 372 s.; G. Manzoni, "Manzonia gens" di Lugo di Romagna, Bologna 1967, pp. 214 s.; G. Carocci, La politica estera dell'Italia fascista (1925-1928), Bari 1969, pp. 102-112; Opera omnia di B. Mussolini, a cura di E. Susmel - D. Susmel, XL-XLII, Carteggio 1926-1937, Roma 1979, ad ind.; H.J. Burgwyn, Il revisionismo fascista. Sfida di Mussolini alle grandi potenze nei Balcani e sul Danubio 1925-1933, Milano 1979, pp. 134-136, 156 s.; G. Manzoni, "I Manzoni", Lugo 1985, p. 29; Il vincolo culturale tra Italia e Francia negli anni Trenta e Quaranta, a cura di J.-B. Duroselle - E. Serra, Milano 1986, ad ind.; La formazione della diplomazia nazionale (1861-1915). Repertorio bio-bibliografico dei funzionari del ministero degli Affari esteri, a cura di F. Grassi Orsini, Roma 1987, pp. 460 s.; G. Petracchi, Da San Pietroburgo a Mosca. La diplomazia italiana in Russia 1861-1941, Roma 1993, pp. 293-299; R. Quartararo, Italia-URSS, 1917-1941. I rapporti politici, Napoli 1997, pp. 50-53, 69-85, 95, 100; E. Iezzi, Lugo capitale. Onori e glorie di una piccola grande città, Lugo 2002, pp. 97 s.; Repertorio biografico dei senatori dell'Italia fascista, a cura di E. Gentile - E. Campochiaro, IV, Napoli-Roma 2003, pp. 1483 s.; Emergenze storico-archeologiche di un settore del suburbio di Roma: la tenuta dell'Acqua Traversa. Atti della giornata di studio… 2003, a cura di F. Vistoli, Roma 2005, pp. 87-89, 199 s., 275-277, 311 s.; V. Spreti, Enc. storico-nobiliare italiana, IV, p. 338.

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