Salvemini, Gaetano

Enciclopedia Dantesca (1970)

Salvemini, Gaetano

Nicolò Mineo

Storico (Molfetta 1873 - Capo di Sorrento 1957), figura di grande rilievo nella cultura e nella politica italiana del Novecento.

Tenace e convinto assertore del ruolo attivo dell'intellettuale nella società, ispirò le sue azioni a un modello d'intransigente dirittura morale e d'incondizionata dedizione alla funzione di guida sul piano sia culturale che etico e politico, sia pur coi limiti d'illuminismo e messianismo e giacobinismo professorali (Gramsci). La sua parabola politica, contrassegnata da un graduale spostamento verso posizioni moderate, si risolve nella storia, durata tutta la vita, delle sue accese e generose battaglie: per l'unità della classe lavoratrice (al tempo della milizia socialista), per la democrazia e la libertà, per l'elevazione materiale e morale del Meridione d'Italia, per una scuola laica e strutturalmente funzionale.

Nell'ambiente di Firenze e dell'Istituto di studi superiori, negli anni ‛ mirabili ' degli studi universitari e post-universitari, maturò l'adesione al socialismo, che fu però parziale e temporanea (dal 1896 al 1911). Professore di storia moderna (1902-1925) nelle università di Messina, Pisa, Firenze, per la sua ferma opposizione al fascismo fu costretto a dimettersi e a riparare all'estero. Fra il 1925 e il 1948 fu in Francia, Inghilterra, Stati Uniti; dal 1934 insegnò storia della civiltà italiana ad Harvard. In questo periodo svolse un'instancabile propaganda antifascista. Reintegrato nella cattedra e rientrato in Italia definitivamente nel 1949, riprese per un anno l'insegnamento a Firenze, finché, malfermo in salute, si ritirò a Capo di Sorrento.

Gli studi medievalistici della giovinezza, sul periodo comunale e sulla storia di Firenze, in cui si trovano interpretazioni di fatti e istituzioni illuminanti per la comprensione di aspetti particolari e generali dell'opera dantesca, indussero nel S. l'interesse per la definizione della particolare posizione di D. rispetto al suo tempo. Già nel magistrale Magnati e popolani in Firenze dal 1280 al 1295 (Firenze 1899; rist. Torino 1960), si trova una chiara individuazione dell'atteggiamento ‛ idealistico ', moderato-centrista e tendenzialmente sovrapartitico di D. nel periodo fiorentino. Qualche anno dopo, recensendo il volume di G. Arias, Le istituzioni giuridiche medievali nella D.C. (Firenze 1901), il S. mette in evidenza la nostalgia del passato viva in ogni giudizio di D. dopo l'esilio, il suo pessimismo riguardo al presente, e ne indica la radice nella sua stessa condizione economica e sociale, nella sua mentalità di ‛ feudatario ' sradicato. Ma nel suo ripudio del presente indica anche la ragione del suo utopismo e, quindi, della sua attualità (v. " Bull. " IX [1901-1902] 112-122).

Sul tema tornerà ancora, più ampiamente, illustrando la condizione, ancora una volta di estraneità, del poeta rispetto alla situazione politica (D. e le lotte politiche del suo tempo, in D. - Raccolta di studi, a c. di A. Res, traduz. ital. Gorizia 1921 [ma 1923] 3-8) e alla situazione economico-sociale (Florence in the time of D., in " Speculum " XI [1936], poi in Studi in onore di A. Sapori, I, Milano 1957, 467-482). Emerge un D. che, mentre ingenuamente crede di riconoscere nel passato la realizzazione dello stato politico ideale, in realtà elabora un messaggio valido per il futuro.

Eppure l'assenza della visione dialettica della storia (che è il suo limite di storiografo) impedisce al S. di operare una storicizzazione delle posizioni di D. che ne colga il concreto divenire, mentre è significativo dei nuovi orientamenti del suo pensiero che sia sempre più sfocata la prospettiva, per così dire, ‛ classista ' del 1902, la considerazione cioè delle radici economico-sociali, oltre che psicologiche e ideologiche, delle scelte dantesche.

Bibl. - A. Vallone, Correnti letterarie e studiosi di D. in Puglia, Foggia 1966.

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