GARGANO

Enciclopedia Italiana (1932)

GARGANO (A. T., 24-25-26)

Carmelo Colamonico

Promontorio che sporge, sul fianco orientale della Penisola Italiana, nel Mare Adriatico, e costituisce il cosiddetto sperone d'Italia. Il confine terrestre del Gargano è segnato, per lungo tratto, dal corso del fiume Candelaro, che rappresenta la linea lungo la quale il promontorio, nella sua originaria forma insulare, venne a saldarsi col continente. L'area è di 2015 kmq. Nella sua più gran parte, esso è formato da una montagna indipendente, allungata da E. a O. e di figura grossolanamente ellittica, alla quale si affiancano verso N. due ampie lagune, i cosiddetti laghi di Lesina e di Varano, separate fra loro dallo sperone del Monte d'Elio (252 m.). La montagna si eleva nettamente sulla pianura del Tavoliere e sulla superficie delle acque marine e lagunari, ed è congiunta con le diramazioni più orientali dell'Appennino per mezzo della Sella di Poggio Imperiale, che è alta appena 97 m. s. m. Il Gargano è costituito fondamentalmente da terreni calcarei: i calcari compatti del Cretacico e nella parte di NE. i calcari nummulitici dell'Eocene; solo nei tratti meno elevati - e alla periferia e superficialmente - s'incontrano, per aree non molto estese, i terreni più recenti del Miocene, del Pliocene e del Quaternario. Il grande predominio dei calcari dà alla regione una fisionomia spiccatamente carsica, con numerosissime doline, grotte e caverne e con ampî bacini chiusi, nei quali le acque di pioggia si perdono attraverso infiniti inghiottitoi, per seguire assai complessi decorsi sotterranei e sboccare con innumerevoli deflussi lungo la linea di spiaggia, sul litorale adriatico.

All'indipendenza della montagna garganica si accompagna la grande ripidità dei suoi pendii: infatti sia dalla parte continentale sia dalla parte del mare, il Gargano si erge con gigantesche gradinate, dalle pareti strapiombanti; queste gradinate - in parte incise e spianate dall'abrasione marina - sono state per lunghi tratti erose e intaccate dalle acque correnti nel fianco settentrionale della montagna, mentre si conservano molto distintamente nel fianco meridionale. Di tali gradinate la più importante è quella che forma il cosiddetto terrazzo di S. Giovanni Rotondo, il quale si allunga, a 500-600 m. s. m., da Rignano fin nelle vicinanze di Monte S. Angelo e presenta nel mezzo un grande bacino carsico in cui si raccoglievano le acque del Lago di S. Egidio: queste, alla fine del secolo scorso, riattivando e allargando vecchi inghiottitoi, furono fatte sparire nel sottosuolo, migliorando così le condizioni igieniche della contrada e conquistandola interamente all'agricoltura intensiva; in seguito, però, venuta a mancare l'opera di vigilanza, il lago, specialmente durante i mesi invernali, si ricostituì nella sua vecchia area, e solo nel 1932 si cominciò a provvedere, con una completa bonifica, alla sistemazione idrica ed economica della regione. Sul terrazzo di S. Giovanni sovrastano le maggiori alture del Gargano: il Monte Calvo (1056 m.) e il Monte Nero (1011 m.). Le ripide fiancate della montagna sono incise da più o meno profondi burroni (le cosiddette valli), nei quali le acque precipitano violentemente nei periodi piovosi e sulle aree a terrazze sboccano in bacini chiusi; per contro, nella sezione orientale, per la forma arcuata del promontorio, le incisioni vallive divergono a raggiera e mettono capo nel mare.

Il Gargano ebbe un tempo una copertura boschiva quasi continua; di essa persistono ora tratti generalmente di scarsa estensione, localizzati soprattutto nella zona di maggiori altezze: le aree principali sono quella mediana, che abbraccia i boschi Spigno, Quarto e di Manfredonia, e quella che, nella parte orientale della montagna, si estende dal Bosco Sfilze al Bosco Iacotenente e racchiude il superbo Bosco Umbra, la più vasta e famosa foresta del Gargano; la zona costiera fra Rodi e Peschici è accompagnata per un buon tratto dalla bella Pineta Marzini. Le essenze forestali più comuni sono il faggio nella zona alta, il pino e il leccio nella zona bassa; per il grande predominio dei terreni calcarei è molto scarsa l'area occupata dal castagno; sono notevolmente rappresentati anche l'abete, il tasso, il cerro, il frassino, l'acero e il cedro. Nel resto dell'alto Gargano e sui ripidi fianchi dei terrazzi la vegetazione spontanea è costituita dall'arbusto della boscaglia e dal pascolo; ma sono pure frequenti le contrade in cui, sparito col bosco il terreno vegetale, il suolo appare totalmente brullo e pietroso.

Nel Gargano, come nel resto della Puglia, la popolazione si presenta fortemente accentrata. I quindici comuni, che con ventidue centri abitati ne occupano l'area, contano complessivamente una popolazione di circa 140.000 individui; la densità media è di 70 ab. per kmq., ma va osservato che tutta la parte interna più alta del Gargano, per un'estensione che è circa il terzo dell'area assegnata al promontorio, si presenta quasi completamente disabitata. Da questo fatto appunto e dal terrazzamento della montagna deriva che i centri abitati del Gargano si allineano in due gruppi, allungati da E. a O. secondo l'asse della montagna, l'uno nel fianco meridionale ma sui gradini più alti (da Rignano a Monte S. Angelo), l'altro sulle falde settentrionali, ma a una certa distanza dalle malariche superficie lagunari (da Poggio Imperiale a S. Nicandro, a Rodi, a Peschici, a Vieste).

Le occupazioni prevalenti degli abitanti del Gargano sono l'agricoltura e, a notevole distanza anche per la grave crisi che attraversa, la pastorizia. Nella zona alta le aree coltivate sono date quasi esclusivamente a seminativo: esse individuano peraltro i fondi delle doline e delle fosse ove le acque hanno alluvionato il terreno agrario; sui terrazzi di media altezza il seminativo interrotto per lo più dalla coltura della vite. Alle falde delle alture e sui bassi terrazzi sono largamente diffusi l'uliveto, il vigneto, il frutteto e gli ortaggi; queste colture s'intensificano nel massimo grado in prossimità dei centri abitati, ma sul fianco settentrionale della montagna, specialmente fra Rodi, Ischitella, Vico e San Menaio, costituiscono un'area pressoché continua di giardini bellissimi; quivi, col favore di piccole falde acquifere, che imbevono la coltre dei terreni quaternarî costieri, si è affermata una ricca coltura di agrumi, che alimenta una discreta esportazione.

L'isolamento della montagna dal resto dell'Italia e la ripidità del pendio anche dalla parte del mare hanno fatto in tutti i tempi del Gargano un pilastro montagnoso di difficile accesso e vi hanno resa fiera e tenace la popolazione, legata a tradizionali forme di vita, dai costumi semplici e patriarcali. Dal principio del nostro secolo, l'emigrazione prima e le vie di comunicazione dopo hanno aperto il Gargano alle correnti della vita moderna, e i miti e le leggende da cui i più suggestivi recessi della montagna erano circondati sono scomparsi quasi del tutto, e così sono pure scomparse le singolari forme del vestiario e le usanze caratteristiche degli abitanti. Oggi, oltre che per via di mare (approdi di Vieste, Peschici, San Menaio e Rodi), il Gargano è accessibile dalle vie rotabili provenienti da Foggia e da Manfredonia per i comuni del fianco meridionale, e da S. Severo per quelli del fianco settentrionale. Nel 1931, infine, realizzando un antico voto delle popolazioni garganiche, è stato inaugurato un tronco ferroviario che congiunge i comuni del Gargano settentrionale con la litoranea adriatica; la linea, a trazione elettrica, va da S. Severo alla Piana di Calinella, fra S. Menaio e Peschici; è da sperare che venga proseguita fino a Vieste: essa gioverà allo sviluppo economico della regione e richiamerà non pochi turisti ad ammirare i paesaggi suggestivi di una delle più interessanti regioni d'Italia. (V. tavv. LXXI e LXXII).

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