DINSLAKEN, Gaspare

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 40 (1991)

DINSLAKEN (Dinslach, de Islach, de Dislach, Dedislach), Gaspare (Gaspare Alemanno da Colonia)

Tiziana Pesenti

Appartenne a una famiglia di editori-librai tedeschi attivi a Venezia dal 1471 circa al 1522.

Vari documenti ne testimoniano la provenienza da Colonia, dove il suo cognome è tuttora diffuso. Dinslaken è però anche il nome di un centro della Renania settentrionale-Vestfalia presso Essen: di qui probabilmente ebbe origine la famiglia. Come per altri tipografi tedeschi, non si sa nulla né sulla condizione sociale né sulle vicende dei Dinslaken prima della loro venuta a Venezia.

Il D., figlio di "Aloisius", è forse identificabile con il "Gasparus Alemannus cartolarius sive librarius", abitante in Venezia a S. Salvatore, che il 27 ag. 1471 assisteva al testamento del tipografo Hermann Liechtenstein. Nel 1477 sposò Girolama, figlia del prototipografo veneziano Giovanni da Spira e di Paola, figlia del pittore Antonello da Messina. Paola, già vedova del messinese Bartolomeo Bonazzi, alla morte di Giovanni (1470) si era risposata, prima del '74, con un altro grande tipografo, Giovanni da Colonia, e partecipava con una propria quota alla società che questi aveva stretto con Giovanni Manthen.

Nei patti dotali, stipulati il 12 marzo 1477, Giovanni da Colonia, patrigno dunque di Girolama, assegnò al suo concittadino D. 3.000 ducati, con la clausola che egli li investisse in beni immobili in Terraferma. Paola cedette invece alla figlia la propria quota nella società tipografica. Con il matrimonio, il 7 maggio dello stesso anno, il D. legò la propria attività a quella dei suoceri e di altri tipografi tedeschi in Venezia. Nel 1480 fu uno dei soci della "Società Zuan de Cologna e Nicolò Jenson compagni", costituita, oltre che dai due titolari e da lui, da Paola, Girolama, Pietro Paolo, l'altro figlio di Giovanni da Spira e di Paola, Giovanni Manthen, Pietro Ugleheimer, e dal commissari testamentari del tipografo Giovanni Rauchfass, rappresentanti del figlio naturale di questo, Lorenzo. Giovanni da Colonia morì di lì a poco, dato che il 22 sett. 1480 Paola risulta già sposata con un terzo tipografo, Rinaldo da Nimega, ma la società mantenne il suo nome fino al 1491. Sia nelle carte sia nel contratto della società il D. non figura mai come tipografo né con altre qualifiche: probabilmente partecipò alla società come semplice finanziatore e i suoi rapporti con l'arte erano ancora secondari. Nel testamento del tipografo Giovanni Herbort, del 4 ott. 1484, il D. è indicato invece come mercante di libri a S. Paterniano, centro dell'arte libraria in Venezia.

Dopo vari anni di tale attività decise di esordire come editore. Il 18 apr. 1497 chiese un privilegio decennale per la stampa di tre titoli: il Repertorium in iure canonico attribuito a Niccolò Tudeschi l'Abate, la Summa in titulis Decretalium di Enrico da Susa, l'Ostiense, e le Epistolae familiares di Francesco Filelfo. Come spesso avveniva, non stampò per allora nessuno dei tre titoli, ma il 29 sett. 1502 rinnovò la richiesta di privilegio per le lettere del Filelfo, ricordando che esse erano per la maggior parte inedite, salvo alcune stampe scorrettissime, pessime per caratteri e carta ed ormai esaurite. Nella sua edizione, ultimata il 24 sett. 1502 dai tipografi forlivesi Giovanni e Gregorio De Gregori, l'epistolario del Filelfo si arricchi infatti di ventuno nuovi libri, passando dai sedici noti fino ad allora a trentasette.

Nella dedicatoria al doge Leonardo Loredan il D. si attribuiva il merito della scoperta ("nun.c septem et triginta sunt a nobis in lucem proposita ex ipsius archetipo sumpta"), merito che gli veniva riconosciuto anche dal curatore dell'edizione, il ravennate Niccolò Feretto, nella sua dedicatoria a Marco Antonio Sabellico ("Petiit a me nuper Gaspar singulari vir ingenio ad opera civilia imprimenda cui potissimuni epistolas Francisci Philelphi ab ipso repertas dicaret").

Il D. morì dopo il 1506, anno in cui concluse un affare con Lucantonio Giunti, e prima del 1511.

Il 23 genn. 1511 (more veneto 1510) infatti Girolama, ormai vedova, si presentò ai giudici del Proprio per l'assegnazione della dote e dell'eredità. Le furono riconosciuti due crediti del marito, l'uno di 207 ducati dal Giunti e l'altro di 200 da un "Sanctus de Monte merzario Florentino", e le furono assegnate 100 balle di libri per il valore di 660 ducati. Dei 327 titoli, per complessivi 4173 esemplari, solo una parte proveniva dal magazzino della Società Giovanni da Colonia, mentre gli altri costituivano probabilmente l'assortimento della libreria del Dinslaken. In questi documenti egli è chiamato "impressor librorum" e "stampator", ma si tratta di una qualifica generica, perché fu solo editore e libraio. Abitò a S. Stae ed ebbe due figli, Francesco e Marco, e quattro figlie, Paola, Regina, Angela e Laura; due di esse sposarono Giovanni Barbarigo e Marco Maraschin. Girolama fece testamento il 9 sett. 1511, lasciando eredi i figli e nominando fidecommissari il genero Barbarigo, lo stampatore Bernardino Stagnino e il genero di questo Giovanni.

Nessuno dei figli del D. si dedicò all'arte libraria. Il suo erede fu invece con tutta probabilità un altro congiunto, Giordano, figlio di Giovanni, pure originario di Colonia e attivo a Venezia come libraio almeno dal 1501. Il 20 novembre di quell'anno acquistò per 40 ducati dalla società costituita da Aldo Manuzio con Pier Francesco Barbarigo e Andrea Torresani 100 copie della Cornucopia di Niccolò Perotti; il 23 marzo dell'anno seguente ne riacquistò allo stesso prezzo 106 copie. Una partita di libri così cospicua e i due acquisti ravvicinati fanno pensare più ad un'abile operazione speculativa che ad un normale smercio.

In una lettera a Johannes Reuchlin del 24 dic. 1502 Aldo riconosceva che in Germania i prezzi dei suoi libri erano più bassi che a Venezia e ne attribuiva la responsabilità ad un mercante che li acquistava da lui in grandi quantità per poi rivenderli in regime concorrenziale: secondo Martin Lowry, il più recente studioso del Manuzio, il mercante in questione era appunto Giordano, che appare cosi già espertissimo nel mestiere e in grado di controllare con abilità e spregiudicatezza i mercati italiano e tedesco.

Tali doti, già così spiccate agli esordi, caratterizzarono l'attività di Giordano fino agli ultimi anni. Egli fu infatti il primo libraio veneziano denunciato per vendita di testi luterani, all'indomani della prima condanna di Leone X. Secondo la testimonianza di Marin Sanuto, il 25 ag. 1520 il Consiglio dei dieci ordinò la perquisizione "a caxa di Zordan todesco merchadante di libri, sta a San Mauritio, a tuorne le opere predite stampate in Alemagna, et mandate in questa terra a vender". Tutti i testi incriminati gli furono confiscati, tuttavia egli doveva averne già diffuso, dato che lo stesso Sanuto confessa "io ne havia auto uno e l'ho nel mio studio".

La più stretta ortodossia caratterizzò al contrario le sue scelte di editore. Di Giordano si conoscono quattro titoli: nel 1504 affidò a Simone da Lovere la prima stampa veneziana delle Regulae Cancellariae Iulii Secundi e l'anno seguente (more veneto 30 genn. 1504) realizzò per gli stessi tipi la prima edizione dello Speculum vitae beati Francisci et sociorum eius, compilazione francescana del sec. XIV. Nel 1522 ripubblicò invece, con il titolo In quartum Sententiarum librumeditio exactissima e senza indicazione del tipografo, le prelezioni sui sacramenti tenute all'Università di Lovanio da Adrien Florensz, allora papa Adriano VI, opera uscita nel '16 e già molto diffusa. Nello stesso anno 1522 pubblicò, per i tipi di Giacomo Pencio, una raccolta di scritti mistici comprendente il Liber gratiae spiritualis della b. Mechtild di Hackeborn, il Vangelo di Nicodemo, l'Epistola di Lentulo, le Visioni di Isaia e di s.Alberto e il Vaticinio della Sibilla Eritrea; curò l'edizione lo scotista trevigiano Antonio Fanti, che la dedicò alla monaca Deodata Della Rovere da Montefeltro. Il colophon di questo libro, datato 24 nov. 1522, rappresenta l'ultima testimonianza dell'attività di Giordano, che in nessuna delle quattro edizioni adottò una propria insegna.

Fonti e Bibl.: Per il D. cfr. R. Fulin, Documenti per servire alla storia della tipogr. veneziana, in Arch. veneto, XII (1882), pp. 128 n. 66, 149 n. 125; B. Cecchetti, Altri stampatori ed altri librai, ibid., XV (1885), p. 412; D. Marzi, I tipografi tedeschi in Italia durante il secolo XV, in Festschrift zum fünfhundertjährigen Geburtstage von Johann Gutenberg, Mainz 1900, p. 429; G. Ludwig, Antonello da Messina und deutsche und niederländische Künstler in Venedig, in Jahrbuch der Königlichen Preussischen Kunstsammlungen, XXIII (1902), pp. 43-65; Id., Contratti fra lo stampatore Zuan di Colonia ed i suoi socii, e inventario di una parte del loro magazzino, Venezia 1902, pp. 45-88; K. Haebler, Die deutschen Buchdrucker des XV Jahrhunderts im Auslande, München 1924, pp. 25, 30, 34, 37; E. Pastorello, Bibliografia storico-analitica dell'arte della stampa in Venezia, Venezia 1933, adIndicem; A. Sartori, Documenti padovani sull'arte della stampa nel sec. XV, in Libri e stampatori in Padova. Miscellanea di studi storici in onore di mons. G. Bellini - tipografo editore libraio, Padova 1959, pp. 160 s. n. XXXVII; G. Borsa, Clavis typographorum librariorunique Italiae 1465-1600, I, Aureliae Aquensis 1980, p. 127; M. Lowry, The social world of Nicholas Jenson and John of Cologne, in La Bibliofilia, LXXXIII (1981), pp. 200 s.; M. Cortesi, Incunaboli veneziani in Germania nel 1471, in Vestigia. Studi in onore-di G. Billanovich, I, Roma 1984, p. 202; e per l'edizione dei Filelfo: G. Benadducci, Contributo alla bibliografia di Francesco Filelfo, in Atti e memorie della R. Deput. di storia patria per le provincie delle Marche, V (1901), pp. 463 ss.; V. R. Giustiniani, Lo scrittore e l'uomo nell'epistolario di F. Filelfo, in F. Filelfo nel quinto centenario della morte. Atti del XVII Convegno di studi maceratesi, Padova 1986, p. 256-258.

Per Giordano cfr. J. Reuchlins Briefwechsel, a c. di L. Geiger, Stuttgart 1875, p. 79 n. LXXXV; M. Sanuto, Diarii, XXIX, a cura di F. Stefani - G. Berchet - N. Barozzi, Venezia 1890, col. 135; C. Castellani, La stampa in Venezia dalla sua origine alla morte di Aldo Manuzio seniore. Ragionamento storico, Venezia 1889, p. XLVI; H.F. Brown, The Venetian Printing Press 1469-1600, London 1891, p. 403; E. Pastorello, Di Aldo Pio Manuzio: testimonianze e documenti, in La Bibliofilia, LXVII (1965), p. 191 n. I; M. Lowry, The world of Aldus Manutius. Business and Scholarship in Renaissance Venice, Oxford 1979, pp. 97 s.; G. Borsa, Clavis..., p. 128, sub voce, e, per l'edizione dello Speculum, P. Sabatier, Description du Speculum vitae beati Francisci et sociorum ejus (ed. de 1504), in Opuscules de critique historique, I, Paris 1993, pp. 297-397; Short-Title Catalogue of books printed in Italy and of Italian books printed in other countriesfrom 1465 to 1600 now in the British Museum, London 1958, p. 816, sub voce.

CATEGORIE