GAUTIER de Metz

Enciclopedia Italiana (1932)

GAUTIER de Metz

Vincenzo De Bartholomaeis

Il nome di "Maistre Gauthier de Més en Loherains" è dato come quello dell'autore nell'incipit di uno degli esemplari dell'Image du Monde.

È un lungo poema in ottosillabi: una di quelle "somme" o enciclopedie con cui, nel basso Medioevo, si mirò a mettere alla portata dei laici la sapienza riservata per l'innanzi solamente ai chierici. L'autore utilizza i trattati latini antecedenti, quali lo Speculum di Vincenzo di Beauvais e soprattutto l'Imago mundi di Onorio di Autun. Il poema reca la data del 1245. È diviso in tre parti e in 45 capitoli. La prima parte (Cosmografia) tratta della creazione del mondo secondo il racconto della Genesi. La definizione dell'uomo trae poi l'autore a parlare dell'intelligenza umana, la quale si manifesta soprattutto nelle sette Arti liberali. La seconda parte (Geografia) attinge anch'essa largamente a Onorio d'Autun. Dopo aver toccato dei punti cardinali, l'autore descrive diffusamente l'Asia, e passa poi all'India, con una descrizione del tutto favolosa, desunta, oltre che dalle tradizioni classiche serbate da Plinio e da Solino, anche dal Physiologus e persino da Giacomo di Vitry. Breve la parte consacrata all'Europa; ampia, in compenso, quella relativa all'Atlantide platonica e alla leggendaria isola di Brandano. L'autore scende anche nell'Inferno. La terza parte (Astronomia) è derivata da Tolomeo: una parte notevole è riserbata agl'influssi degli astri sopra le vicende umane, e vi hanno largo posto le leggende, di origine italiana, relative alla magia di Virgilio.

L'opera ebbe grande fortuna, come attestano i numerosi manoscritti sparsi per tutta l'Europa, di cui parecchi sono dello stesso sec. XIII; fu, più tardi e più volte, tradotta in prosa francese, mentre la utilizzarono trattatisti posteriori, fra i quali Iacopo Alighieri, il figlio di Dante, per il suo Dottrinale, e Fazio degli Uberti per il suo Dittamondo.

Bibl.: Manca un'edizione completa; una buona analisi ne diede V. Le Clerc, nell'Histoire littéraire de la France, XXIII, p. 287 segg.; una delle versioin in prosa fu edita da M. Prion, Parigi 1913.

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