GIACOMELLI, Geminiano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 54 (2000)

GIACOMELLI (Jacomelli), Geminiano

Federico Colonia

Nacque a Colorno, presso Parma, il 28 maggio 1692 da Giuseppe e Maria Tej. In gioventù intraprese gli studi di canto, contrappunto e clavicembalo con Giovanni Maria Capelli, organista e compositore alla corte dei Farnese e maestro di cappella della cattedrale di Parma; presto si trasferì a Piacenza, nella parrocchia ducale di S. Fermo, in qualità di maestro di cappella. L'8 febbr. 1718 sposò Francesca Marchi, dalla quale ebbe nove figli. Dal 1° marzo 1719 al febbraio 1727 fu maestro di cappella alla corte dei Farnese a Parma e contemporaneamente (27 marzo 1719) ottenne lo stesso incarico anche presso la chiesa della Madonna della Steccata.

Nel 1724 scrisse la sua prima opera, Ipermestra (libretto di A. Salvi, Venezia, teatro Grimani in S. Giovanni Grisostomo). Secondo alcuni biografi, in seguito al successo dell'opera, il duca di Parma Francesco Farnese, suo protettore, lo avrebbe mandato, a proprie spese, a studiare a Napoli con A. Scarlatti. Il 3 genn. 1727 il G., su esplicita richiesta del duca Francesco Farnese, passò alla chiesa di S. Giovanni a Piacenza, dove fu nominato maestro di cappella a vita dai rettori della congregazione, con una sovvenzione annua di 2000 lire piacentine. Ottenuto il privilegio di assentarsi a suo piacimento, purché provvedesse in sua assenza a un sostituto e a fornire le composizioni, il G. proseguì un'intensa attività di compositore presso i principali teatri d'Italia, senza però trascurare il servizio di corte: nel 1728 compose infatti l'opera Scipione in Cartaginenuova (C.I. Frugoni, Parma, teatro Ducale; ripresa nella primavera del 1730 a Piacenza per il solenne ingresso della duchessa Enrichetta Maria d'Este), e l'anno seguente Lucio Papiriodittatore (Frugoni da A. Zeno, Parma, teatro Ducale, primavera 1729), in occasione di una visita di Rinaldo d'Este, duca di Modena.

Soppressa nel 1732 per mancanza di fondi la cappella di S. Giovanni, il G. tornò a Parma, nella duplice posizione di maestro di cappella presso la corte e alla Steccata, per rimanervi fino al 1737. Secondo il Fétis il G. si recò a Vienna, dove soggiornò qualche anno al servizio dell'imperatore Carlo VI; sicuramente fu a Graz, dove nel 1737 era direttore degli spettacoli e dirigeva le rappresentazioni del Cesare in Egitto (G.F. Bussani, Milano, teatro Ducale, carnevale 1735), considerato il suo capolavoro.

Il 22 ag. 1738 venne nominato maestro di cappella della S. Casa di Loreto, succedendo a Tommaso Redi. Rimase a Loreto fino alla morte, avvenuta il 25 genn. 1740.

Oltre che compositore melodrammatico, il G. fu maestro di canto. Il G. fu molto stimato dai suoi contemporanei. B. Marcello ne pubblicò una lettera di raccomandazione (datata 29 apr. 1726) nel VII volume del suo Estro poetico-armonico.

Oltre a quelli citati in precedenza, si ricordano i drammi seri in tre atti: Zidiana (Milano, teatro Ducale, 28 ag. 1728); Gianguir (libretto di A. Zeno, Venezia, teatro Tron di S. Cassiano, inverno 1729); Semiramide riconosciuta (P. Metastasio, Milano, teatro Ducale, carnevale 1730); Annibale (F. Vanstryp, Roma, teatro Capranica, carnevale 1731); Epaminonda (D. Lalli, Venezia, teatro S. Giovanni Grisostomo, carnevale 1732); Rosbale (C.N. Stampa, Roma, teatro Argentina, carnevale 1732); Alessandro Severo (A. Zeno, Piacenza, teatro Ducale, autunno 1732); Adriano in Siria (Metastasio, Venezia, teatro S. Giovanni Crisostomo, carnevale 1733); Il Tigrane (Piacenza, teatro Ducale, aprile 1733); Merope (D. Lalli da A. Zeno, Venezia, teatro S. Giovanni Crisostomo, carnevale 1734); Arsace (G. Boldini da A. Salvi, Prato, teatro Pubblico, 1736); Nitocri regina d'Egitto (A. Zeno, Roma, teatro Tor di Nona, 23 genn. 1736); Demetrio (Metastasio, Torino, teatro Regio, 26 dic. 1736); Achille in Aulide, con gli intermezzi Golpone e Birina (Roma, teatro Argentina, carnevale 1739). Compose inoltre il primo atto di Astianatte (Alessandria, teatro Gerasco Solerio, autunno 1729); I e II atto del dramma pastorale La costanza vincitrice in amore (Parma, teatro Ducale, carnevale 1738; III atto di G. Genocchi); Egloga amebea, intermezzo in I atto (Alceo-Ergasto, Vienna 1730?). Opere di dubbia attribuzione: Didone abbandonata, tragedia per musica (Metastasio, Milano, teatro Ducale, carnevale 1729); L'Arrenione, dramma per musica in tre atti (F. Silvani, Vienna, ca. 1730-36); La caccia in Etolia, pasticcio per musica (Valeriani, Vienna, Kärtnertortheater, 8 apr. 1733, con arie del G.); Catone in Utica, tragedia per musica in tre atti (Metastasio, Vienna, teatro Privilegiato, 1744 e 1749).

Vissuto nel periodo di massima espansione del virtuosismo belcantistico, a contatto con interpreti di fama internazionale, il G. riuscì ad acquistare una vastissima popolarità in tutta Italia grazie a uno spiccato senso teatrale unito a un linguaggio musicale semplice e tradizionale. Poiché a quel tempo il successo dell'opera era determinato prevalentemente dalla bravura del cantante, il G. seppe assecondare le specifiche esigenze dei suoi divi scrivendo arie espressamente modellate sulle loro capacità vocali e in maniera tale da esaltarle (dalla leggerezza delle arie per Faustina Bordoni al carattere patetico di quelle per F. Bernardi, a quelle sentimentali o di bravura per il Farinelli); entrò così subito in sintonia con i gusti di un pubblico facile all'idolatria, e ottenne sempre maggior successo come compositore. Ch. Burney, nel passare in rassegna gli autori rappresentati a Venezia nel 1724, si sofferma a notare la vivida immaginativa del G., e soprattutto la sua particolare maniera di trattare le volate canore, destinate a influire non poco sul gusto musicale successivo. La sua melodia è in genere scorrevole e spontanea, decisamente cantabile, ornata di vocalizzi e colorature secondo la prassi del tempo; l'armonia è sobria, colorita da una varietà di modulazioni che ne vivacizzano la dinamica. Molte delle sue arie di maggior successo contribuirono anche alla fortuna che il Pasticcio incontrò in Italia e all'estero nel '700.

La Merope, composta dal G. nel 1734, costituisce un valido esempio del suo stile musicale: la Sinfonia di apertura segue lo schema tripartito allegro-andante-allegro; i recitativi accompagnati sono poco impiegati, quelli semplici sono carichi di forza espressiva; nelle arie - comprendenti arie di mezzo carattere, cantabili, e patetiche - il G. predilige la forma con il da capo, con una prima parte riccamente ornata di vocalizzi e una seconda più concisa. Drammaturgicamente interessante è lo sforzo del G. di fornire una chiara fisionomia psicologica del personaggio; l'orchestrazione è essenziale: quartetto d'archi con basso continuo, cui si uniscono corni e trombe da caccia nei momenti più solenni.

Il G. compose inoltre: gli oratori La conversione di s. Margherita da Cortona (partitura ms., Lipsia, Musikbibliothek der Stadt) e S. Giuliana dei Falconieri (poesia di G.G. Terribilini, Genova, oratorio S. Filippo Neri, 1739); una messa (Kyrie) a più voci (Dresda: cfr. Eitner); i mottetti Egredimini, Domine, Gloria sicut erat, per voci maschili (Berlino, Staatsbibliothek, ms. 4101); il mottetto Domine noster, a tre voci (ms. in Breslavia [Wrocław]: cfr. Eitner); Salmo VIII, per due tenori e basso; Litanie a quattro voci e Litanie a quattro voci con organo (part. ms. in Loreto, Archivio storico della Cappella Lauretana); il mottetto Quam admirabile, per due tenori e basso (in Musica sacra, II, a cura di F. Commer, Berlin 1839); la paternità di un Magnificat a 4 voci con organo in fa maggiore è esclusa da G. Tebaldini (p. 51), che lo attribuisce a F. Durante.

Cantate e arie, alcune da opere, in La muse lyrique italienne avec des paroles françoises (Paris 1773); le arie Se non ti moro a lato, Amor dover rispetto, Mancare Dio mi sento, Quell'usignolo che innamorato (F. Häbock, Die Gesangskunst der Kastraten, Wien 1923); per cantate e arie con accompagnamento strumentale conservate in ms. in diverse biblioteche europee si rimanda all'Eitner.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Parma, Ruoli Farnesiani 1713-23, cc. 309v, 340; 1724-31, cc. 191v, 192; Parma, Arch. di S. Maria della Steccata, 1718-21, cc. 163, 165; 1724-29, c. 15; B. Marcello, L'estro poetico-armonico, VII, Venezia 1926, p. 4; P.E. Ferrari, Spettacoli drammatico musicali e coreografici in Parma dall'anno 1628 all'anno 1883, Bologna 1884, pp. 30, 32, 324; G. Tebaldini, L'Archivio musicale della Cappella Lauretana, Loreto 1921, pp. 46 s., 50 s., 82, 123 s., 129, 176 s.; F. Häbock, Die Gesangskunst der Kastraten, Wien 1923, pp. XXV, 45-67, 214 s.; R. Haas, Aufführungspraxis der Musik, Potsdam 1931, pp. 185 ss.; C. Anguissola, Il maestro G. G., in La Scure di Piacenza, 19 nov. 1933; N. Pelicelli, Musicisti in Parma nel sec. XVIII, in Note d'archivio per la storia musicale, XI (1934), pp. 34-37; C. Anguissola, G. G. e Sebastiano Nasolini musicisti piacentini, Piacenza 1935, pp. 5-12; A. Yorke-Long, Music at court, London 1954, p. 16; G. Fiori, Un illustre compositore del '700: G. G. di Colorno (1692-1740), in Aurea Parma, LVII (1973), pp. 214-221; Storia del teatro Regio di Torino, I, M.-T. Bouquet, Il teatro di corte dalle origini al 1788, Torino 1976, pp. 132 s.; R. Strohm, Italienische Opernarien des frühen Settecento (1720-1730), in Analecta musicologica, XVI (1976), 2, pp. 169 ss., 271 ss., 277, 279, 282-285; M. Rinaldi, Due secoli di musica al teatro Argentina, I, Roma 1978, pp. 16 ss.; L. Balestrieri, Feste e spettacoli alla corte dei Farnesi, in Quaderni parmigiani, VI (1981), pp. 69, 124; S. Mami, Il teatro alla moda dei rossignoli, saggio introduttivo alla Merope, Milano 1984, pp. I-CV; Ch. Burney, A general history of music, IV, London 1789, p. 537; E. Ferrari-Barassi, Il trionfo del melodramma, in Storia dell'opera, I, 1, Torino 1977, pp. 462 s.; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, III, pp. 476 s.; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, IV, pp. 231 s.; X, pp. 383, 420 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 619; Suppl., pp. 347 s.; H. Riemann, Musiklexikon, I, p. 604; Die Musik in Gesch. und Gegenwart, VI, coll. 1633 s. (s.v. Jacomelli); U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, II, pp. 53 s.; Enc. dello spettacolo, V, coll. 1207 s.; The New Grove Dict. of music and musicians, VII, pp. 344 s.; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, Cuneo 1990, ad indicem; The New Grove Dict. of opera, II, pp. 402 s.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 186.

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