BAGLIONI, Gentile

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 5 (1963)

BAGLIONI, Gentile

Luisa Bertoni Argentini

Nacque a Perugia da Guido e da Costanza Varano intorno al 1466. Nel dicembre 1483 col padre, lo zio Rodolfo e altri capitani perugini partecipò alla spedizione in soccorso del castello di Cilalba assediato da Nicolò Vitelli. Entrò poco dopo nella carriera ecclesiastica ed alla morte (1491) del vescovo di Perugia, Dionigi Vannucci da Cortona, il padre ambì per lui, ma invano, alla successione nel vescovato.

Nel 1495, durante la seconda aggressione compiuta dagli Oddi contro Perugia, il B. partecipò attivamente alla difesa della città. Sfuggito al massacro del 14 luglio 1500, compiuto da Carlo e Grifonetto Baglioni detto il Barciglia, fu costretto a ritirarsi nei suoi feudi di Bastia e di Spello. Nello stesso anno però Adriano Baglioni, che governava la città, gli affidò il comando dei suoi soldati per marciare contro il Barciglia ed i suoi partigiani che erano stati esiliati dal territorio perugino.

Il 9 ott. 1502, di fronte al pericolo costituito della politica di Cesare Borgia, il B., il cugino Giampaolo, Ermes Bentivoglio, Vitellozzo Vitelli ed un rappresentante di Pandolfo Petrucci, signore di Siena, si riunirono alla Magione, per stabilire un piano d'azione comune contro il Valentino. Ma il Borgia, raccolto un nuovo esercito in Romagna, e forte dell'appoggio francese, occupò Senigallia, le terre degli Orsini, Perugia e Città di Castello, per cui il B. e Giampaolo, il 5 genn. 1503, dovettero riparare prima a Siena, quindi a Lucca, a Pisa ed a Firenze. Rientrarono a Perugia solo il 9 sett. 1503, dopo il crollo del dominio del Borgia e dopo aver vinto la resistenza del Barciglia e degli Oddi. Il 25 ottobre il B. e Giampaolo passarono al servizio di Luigi XII come capitani delle truppe fiorentine.

Dal gennaio 1502 il B. era divenuto coadiutore di Giorgio Della Rovere, vescovo d'Orvieto; il 14 marzo 1505 morì il Della Rovere ed il 1° aprile il B. fece, secondo l'uso tradizionale, la sua entrata solenne in città, in qualità di vescovo eletto. Rare e brevi furono però le permanenze ad Orvieto del B., che, insieme con Giampaolo, entrò al servizio di Giulio II e marciò alla volta di Bologna, per ricondurla sotto la sovranità pontificia. Nel 1511, come capitano delle truppe papali, intervenne a Torgiano per placare i disordini causati dall'inimicizia tra le due famiglie dei Signorelli e dei Baldeschi; nello stesso anno, il 15 agosto, rinunciò al vescovato d'Orvieto in favore del nipote Ercole, figlio naturale di Ottaviano, ma ottenne dal papa l'investitura di Pesaro, che comportava una rendita annua di 12.000 ducati. Nel 1512 fu nominato con Giampaolo membro della magistratura dei Dodici, ottenendo in essa una posizione di preminenza.

L'anno dopo, poiché non aveva ricevuti gli ordini sacri, sposò Giulia Vitelli, sorella di Alessandro, da cui ebbe Astorre (II), Adriano (II), Guido e quattro figlie.

Risalgono a questo periodo i primi contrasti con il cugino Giampaolo, che il B. si inimicò facendosi assertore della politica pontificia in Perugia.

Il 15 giugno 1516 il B. fu nominato, con breve pontificio, capo della magistratura dei Dieci; nello stesso anno partecipò, come capitano delle truppe pontificie, a fianco di Giampaolo, alla guerra contro Francesco Maria Della Rovere, voluta da Leone X per assicurare il ducato d'Urbino a Lorenzo de' Medici. Senonché Giampaolo, per il suo comportamento durante le operazioni militari, non fu esente da gravi sospetti di connivenza con il Della Rovere. Questi, nel gennaio del 1917, raccolse nuove truppe per riconquistare il ducato costringendo il B. e Giampaolo a riparare prontamente a Perugia; ma, cinta d'assedio la città, nel giugno costrinse i governanti di Perugia ad un accordo e al pagamento di una taglia di 10.000 ducati. I contemporanei accusarono Giampaolo di aver concluso la pace per dividere il ricavato della taglia con il Della Rovere, né fu estraneo a tali accuse il B., la cui ostilità verso il congiunto era sempre più manifesta. Giampaolo si ritirò allora a Castiglione del Lago, ove si difese dagli attacchi del B.; fu poi convocato a Roma da Leone X, e nella notte dell'11 giugno 152o decapitato in Castel S. Angelo. Il B., che era certamente a conoscenza del piano del pontefice, poté così pienamente soddisfare le proprie ambizioni: non solo rientrò in possesso dei suoi beni, ma ottenne anche gli averi dei figli di Giampaolo, mentre il papa gli affidava il governo della città.

Questa situazione non si protrasse oltre la morte di Leone X: i figli di Giampaolo, Orazio e Malatesta, che militavano al servizio di Venezia, con l'aiuto di Francesco Maria Della Rovere, marciarono contro Perugia, da cui erano stati banditi. Il B. contava sull'aiuto di Siena, di Firenze e dei Vitelli; ma la popolazione di Perugia gli era ostile. Dopo brevi operazioni militari, Orazio e Malatesta rientrarono a Perugia il 6 genn. 1522, costringendo il B. ad allontanarsene.

Forte dell'appoggio di Giovanni dalle Bande Nere e del legato pontificio cardinale Silvio Passerini, il B. tentò nuovamente di impadronirsi della città; durante l'avanzata, saccheggiò Passignano, conquistò la Magione e si accampò all'Olmo, che divenne teatro di numerose, ma inconcludenti ambascerie tra i rappresentanti del B. e quelli dei suoi cugini. Fallì un tentativo di conciliazione operato da Giovanni dalle Bande Nere ed il legato Passerini da una parte, Orazio e Malatesta dall'altra; la situazione rimase così ancora incerta, finché il ritiro di Giovanni dalle Bande Nere non rese più precarie le condizioni del B., costringendolo a un accordo con i cugini.

Dopo un'incursione nel territorio di Panicale, il B. entrò a Perugia nell'ottobre del 1522. Quando nella città tornò anche Orazio, le discordie ripresero ed il legato Passerini fu costretto a bandire i due Baglioni. Salito al soglio pontificio Clemente VII, nel gennaio 1524 il B. ed Orazio, giunti a Roma, furono imprigionati in Castel S. Angelo: il B. fu liberato dopo pochi mesi di prigionia, il 29 giugno 1524, mentre Orazio rimase in Castel S. Angelo fino al 31 dicembre del 1526. Il 16 giugno del 1527 fu stipulata una nuova pacificazione, poco sincera quantunque celebrata solennemente a Perugia nella sala dei Priori. Il B. restò al servizio del pontefice, ed insieme ad Orazio ebbe il comando delle truppe perugine facenti parte della lega antimperiale. Ma il 3 ag. 1527 egli fu arrestato e ucciso sotto accusa di aver allacciato relazioni con gl'Imperiali. Della sua morte fu responsabile Orazio, che compì una strage dei partigiani di Gentile.

Fonti e Bibl.: C. Crispolti, Perugia Augusta,III, Perugia 1668, p. 332; F. Matarazzo, Cronaca della città di Perugia dal 1492 al 1503, a cura di A. Fabretti, in Arch. stor. ital., XVI(1850), parte 1, passim; Cronaca della città di Perugia dal 1309al 1491 (Diario del Graziani), ibid., pp.653, 739; C. Bontempi, Ricordi della città di Perugia dal 1527 al 1550, a cura di F. Bonaini, in Arch. stor. ital.,XVI (1851), parte 2 pp. 323-324; T. Alfani, Memorie perugine dal 1502 al 1527, a cura di F. Bonaini, A. Fabretti e F. Polidori, ibid.,pp.247-319; M. Sanuto, Diarii, IV, Venezia 1880, p. 465; XIV, ibid. 1886, pp. 84, 85, 95, 183, 189, 218, 220, 234, 237, 248; XXVII, ibid. 1890, p. 380; XXVIII, ibid. 1890, pp. 340 s.; XXX, ibid. 1891, p. 188; XXXI, ibid. 1891, pp. 28, 212, 330; XXXII, ibid. 1892, passim; XXXIII, ibid. 1892, pp. 34, 74; XXXV, ibid. 1892, pp. 385, 388; XXXVI, ibid. 1893, p. 467; XLII, ibid. 1895, pp. 103, 289; XLIV, ibid. 1895, p. 34; XLV, ibid. 1896, pp. 101 ss., 112 s., 143, 155, 602 s., 606; L. Fumi, Inventario e spoglio dei registri della tesoreria apostolica di Perugia e Umbria dal R. Arch. di Stato in Roma, Perugia 1901, pp. 139, 145, 148; E. Sol, Archives ombriennes. Les archives Oddi Baglioni de Pérouse, Roma-Perugia 1903, p. 13; Diario di ser Tommaso di Silvestro canonico e notaro, in Rer. Italic. Scriptores, 2 ediz., XV, 5, a cura di L. Fumi, pp. 276, 292, 320, 347, 371, 462; C. Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica..., III, Monasterii 1923, p. 323; L. de Baglion, Histoire de la maison de Baglion, Poitiers 1907, passim; Id., Pérouse et les Baglioni, Paris 1909, passim; L. v. Pastor Storia dei Papi, III, Roma 1912, p. 466; IV, ibid. 1912, pp. 289 s.; L. Bonazzi, Storia di Perugia dalle origini al 1860, a cura di G. Innamorati, II, Città di Castello 1960, pp. 18, 50, 83; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VI, Col. 214; G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle Biblioteche d'Italia, XXXIII, p. 178.

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