VILLEHARDOUIN, Geoffroi de

Enciclopedia Italiana (1937)

VILLEHARDOUIN, Geoffroi de

Mario Niccoli

Maresciallo della Champagne, uomo d'arme e storico della quarta crociata, nato circa il 1150-52. Quasi nulla sappiamo della sua vita all'infuori della sua partecipazione alla crociata. Apparteneva al ramo cadetto della sua casa. Toccato dalla predicazione di Folco di Neuilly, prese la croce il 28 novembre 1199, a Ecry-sur-Aisne, insieme con Tibaldo III conte di Champagne, Luigi di Blois e Simone di Monforte e fu subito inviato in missione a Venezia per concretare con quel doge, Enrico Dandolo, le condizioni per il trasporto dei crociati in Terra santa. Morto Tibaldo III (6 maggio 1201), a sostituirlo nelle funzioni di capo della crociata fu eletto, proprio per consiglio di V., Bonifacio marchese di Monferrato. Per quanto V. taccia circa la sua partecipazione alle trattative che indussero i crociati a deviare su Costantinopoli, accogliendo le sollecitazioni di Alessio, figlio dell'imperatore deposto Isacco l'Angelo, è certo che V. dovette patrocinare questa decisione. A Zara (novembre 1202-24 maggio 1203) anzi contribuì non poco a convertire al progetto quei crociati che volevano proseguire per la Terra santa. In un passo celebre della sua opera V. ha descritto l'impressione profonda dei crociati quando, il 23 giugno 1203, giunsero in vista di Costantinopoli. V. partecipò, a fianco di Matteo di Montmorency, al primo assalto contro la città (17 luglio 1203), fu inviato, sempre con Matteo, come rappresentante dei crociati alla restaurazione sul trono di Isacco l'Angelo (18 luglio) e fece parte dell'ambasceria inviata al figlio di Isacco Alessio IV per indurre questo all'osservanza del trattato concluso con i crociati. Conquistata Costantinopoli (13 aprile 1204) e fondato l'impero latino, V. - ora rivestito del titolo di "maresciallo di Romania" - si adoperò per comporre le divergenze fra l'imperatore Baldovino e Bonifacio di Monferrato; nel 1205 prese parte alla spedizione contro i Bulgari e solo per la sua valorosa condotta la ritirata dei crociati, dopo la sconfitta di Adrianopoli (14 aprile 1205) e la morte di Baldovino, non si trasfommò in una rotta. Col nuovo imperatore, Enrico II di Fiandra, partecipò alla guerra contro Teodoro Lascaris e ricevette il feudo di Messinopoli (castello presso Komotine, nella Tracia Occidentale). Sottomise la Morea, ma poi riconobbe, su questa regione, la sovranità di Venezia.

Negli ultimi anni della sua vita, dopo la morte del marchese Bonifacio di Monferrato, V. dettò La conquête de Constantinople. Morì a Messinopoli nel 1213.

V. è il primo storico in lingua francese. La sua opera (La conquête de Constantinople, edita a cura di Natalis de Wailly, Parigi 1872; testo e nuova traduzione a cura di E. Bouchet, ivi 1891; è annunciata una edizione a cura di E. Faral nei Classiques de l'hisioire de France au moyen âge) ha una notevole importanza non solo per la storia della crociata e per il suo valore letterario, ma anche perché V. è il primo dei memorialisti francesi e come tale ha esercitato notevole influenza sul successivo svolgimento della storiografia francese. Le "memorie" di V. - ché come tali esse sono da lui definite - s'iniziano con la predicazione di Folco di Neuilly e si chiudono con la morte di Bonifacio di Monferrato. La continuazione, che va sotto il nome di Enrico di Valenciennes e che si riferisce al regno di Enrico II, è stata aggiunta posteriomiente. Nel valutare l'attendibilità di V. non bisogna dimenticare le discussioni suscitate in tutta Europa dalla deviazione della crociata su Costantinopoli e dalla fondazione dell'impero latino: V., nettamente favorevole sia all'una sia all'altra, sembra scrivere per giustificare la condotta dei grandi capi della crociata e per questo dà l'impressíone alle volte di essere un testimone mai falso, ma certo interessato e qualche volta reticente. La sua testimonianza può essere quindi abitualmente completata da quella della storia di Robert de Clari, cavaliere del corpo di Ugo di Amiens e che rappresenta l'opinione della media dei crociati. Nonostante il punto di vista che le caratterizza, le memorie di V. si segnalano per doti di concisione e di esattezza. Freddo e realistico osservatore dei fatti al difuori di ogni deformazione fantastica, V. considera di questi solo gli aspetti più essenziali e raramente si abbandona a digressioni, e pertanto certe sue descrizioni, come quella già ricordata dell'arrivo a Costantinopoli, hanno una rara efficacia rappresentativa.

Bibl.: Oltre a tutti gli scritti sulle crociate in genere e sulla IV in particolare (v. per tutti, con la sua ampia e particolareggiata bibliografia, L. Brèhier, Les croisades, 6ª ed., Parigi 1928), oltre alle storie letterarie, v.: J. Bédier, En relisant Villehardouin, in Revue de France, II (1923).