JENATSCH, Georg

Enciclopedia Italiana (1933)

JENATSCH, Georg


Nacque nel 1596 da Israel, di famiglia dell'Alta Engadina. Studiò a Zurigo; poi divenne, come il padre, pastore evangelico. Ma più che della questione puramente religiosa, egli s'interessò del problema politico, in quel momento delicatissimo per i Grigioni (v.), e si atteggiò subito ad avversario risoluto degli Spagnoli. Dopo i massacri della Valtellina, nel 1620, cercò di ottenere l'aiuto dei cantoni svizzeri, poi ebbe parte nell'assassinio del capo del partito spagnolo, Pompeo Planta (1621), e nella rivolta dei patrioti. Ormai datosi alla vita militare, combatté prima al servizio del Mansfeld nel Palatinato, poi al servizio di Venezia (1629-30). Ma dopo il 1634 cominciò a mutare atteggiamento, orientandosi verso gli Asburgo e convertendosi anzi al cattolicesimo (1635), per render più sicure le sue relazioni con l'Austria e la Spagna con cui iniziava trattative segrete per cacciare i Francesi dai Grigioni. L'accordo fu raggiunto, e i Francesi furono cacciati. In seguito J. - ormai considerato il vero capo dei Grigioni - tornò a intavolare trattative col Richelieu, pare solo allo scopo di esercitare pressioni sulla Spagna e costringerla a mantenere le promesse fatte: ma la cosa, divulgata dallo stesso Richelieu, determinò la diffidenza degli Asburgo e dei loro partigiani nei Grigioni contro J., la cui soverchia potenza era ormai malvista e temuta. Inviso così a protestanti e cattolici, odiato a morte dalla famiglia Planta che non dimenticava l'uccisione di Pompeo, J. fu assassinato a Coira il 24 gennaio 1639.

Bibl.: E. Haffter, G. Jenatsch, Davos 1894-95, voll. 2; F. Jecklin e M. Valer, Die Ermordung G. J., in Zeitschrift für Schweizerische Geschichte, 1925.