SIMMEL, Georg

Enciclopedia Italiana (1936)

SIMMEL, Georg

Heinrich Levy

Filosofo e sociologo, nato il 1° marzo 1858 a Berlino, morto il 26 ottobre 1918 a Strasburgo. Fu libero docente all'università di Berlino dal 1892 e dal 1914 professore di filosofia all'università di Strasburgo.

La filosofia del S. è chiamata relativismo dal S. stesso, poiché professa la dipendenza reciproca dei fattori della nostra concezione del mondo e la necessaria diversità delle visioni di esso.

La prima opera importante del S., la Einleitung in die Moralwissenschaft (voll. 2, Stoccarda-Lipsia 1892-93; 3ª ristampa, 1911) tende a dare all'etica un carattere di scienza positiva, mediante una trattazione storicopsicologica, ispirata al concetto biologico di selezione. Nelle opere successive, invece, il S. assegna alla filosofia compiti propriamente speculativi. Così la Philosophie des Geldes (Lipsia 1900; 4ª ed., ivi 1912) indaga gli innumerevoli rapporti fra gli avvenimenti più superficiali della vita e il significato di essa nella sua totalità, servendosi della funzione del denaro come esempio e simbolo. Nella 2ª ed., completamente rifatta, dei Probleme der Geschichtsphilosophie (Lipsia 1905; 1ª ed., ivi 1892; 4ª ediz., 1921) il S. professa un idealismo gnoseologico, che vuol liberare lo spirito dal realismo storico estendendo il senso delle categorie, che per lui significano attività dello spirito, molto oltre i limiti kantiani, e mostrando come esse trasformino la materia della realtà vissuta nell'idealità della storia. Alla filosofia stessa di Kant il S. ha dedicato un corso di lezioni (Kant, Lipsia 1903; 5ª ed., 1921); ma tanto in questa quanto nelle altre opere: Schopenhauer und Nietzsche (Berlino 1906; 2ª ed., 1920; trad. ital. e introd. di G. Perticone, Torino 1922), Goethe (Lipsia 1916; trad. ital. di Edith Goldstein, introduzione di A. Banfi, Roma 1931) il S. non si preoccupa della ricerca storica, bensì vuol metter in rilievo in qual modo tipico si presenti la visione del mondo in spiriti particolarmente profondi, che sono essi stessi massime concentrazioni individuali della vita cosmica. Infine il S., che aveva subito l'influsso del Bergson, ha riunito gli elementi della sua filosofia relativistica in una metafisica della vita, con lo seritto Lebensanschauung. Vier metaphysische Kapitel (Berlino 1918; 2ª ed., 1922), secondo il quale la vita stessa, la cui forma suprema e quella spirituale, è la realtà assoluta; e trascende sé medesima come instabile coincidentia oppositorum, creando continuamente forme oggettive che accolgono, foggiano e arrestano il flusso della vita, ma che alla loro volta ne sono incessantemente distrutte.

Bibl.: Th. Mamelet, La philosophie de G. S., Parigi 1914; Th. Lessing, Philosophie der Tat, Gottinga 1914; Max Adler, G. S.s Bedeutung für die Geistsgeschichte, Vienna 1919; Max Frischeisen-Köhler, G. S., in Kant-Studien, XXIV (1919); W. Knevels, S.s Religionstheorie, Lipsia 1920; G. Fabian, Kritik der Lebensphilosophie, 1926; Herm. Gerson, Die Entwicklung der ethischen Anschauungen bei G. S., 1932; Gerh. Loose, Die Religionssoziologie G. S. s, Lipsia-Dresda 1933.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

TAG

Schopenhauer

Gnoseologico

Relativismo

Metafisica

Idealismo