ADORNO, Gerolamo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 1 (1960)

ADORNO, Gerolamo

Giuseppe Oreste

Nacque intorno al 1483 o 1489 (il Giustiniani, che gli fu contemporaneo, lo fa morire a

quarant'anni; il Sanudo invece a trentatrè: di qui la discordanza dell'anno della nascita), da Agostino e da Franchetta, contessa di Ventimiglia, e fu fratello minore di Antoniotto. A fianco di questo entrò presto nella politica, capo autorevole nella sua fazione. Da un documento riportato solo dal De Rossi (p. 166) - se non è apocrifo - risulterebbe che l'A. trattò personalmente con l'imperatore Massimiliano, sebbene giovanissimo, la conquista di Genova (istruzioni all'ambasciatore cesareo Della Torre, 27 dic. 1507). Comunque, nel 1512, fu nel partito francese e negoziò con Luigi XII le condizioni della occupazione di Genova, che durò per pochi mesi nel 1513, nei quali egli fu accomunato al fratello nel governo. In un nuovo attacco a Genova, sostenuto dagli Sforza il 26 dic. 1514, rimase prigioniero con Scipione Fieschi, ma fu liberato generosamente dal doge Ottaviano Fregoso.

Nel 1517 già appare in alta considerazione nel partito imperiale (accompagnava il cardinale Pompeo Colonna in Fiandra per distogliere Carlo d'Asburgo, il futuro Carlo V, dall'alleanza francese). Nell'attacco a Genova del maggio 1522, da lui suggerito, fu, col fratello, nell'esercito di Prospero Colonna e nel saccheggio che ne seguì procurò, come dice il Guicciardini, di "render meno acerba quella calamità". Nell'agosto dello stesso anno, andato incontro ad Adriano VI a Savona, lo persuase a sostare a Genova, dove erano convenute le più importanti personalità politiche e militari del campo imperiale.

L'abilità diplomatica dell'A. era riconosciuta dal Najera, dal Sanchez e dal Manuel, agenti imperiali in Italia; il primo anzi persuase Carlo V ad affidare a lui i difficili negoziati per attirare Venezia nel campo asburgico. Partendo, intorno al 13 nov. 1522 da Genova, l'A. comunicò a Carlo V il suo programma di azione, di negoziare prima con Ferrara e poi con Venezia, e formulò un piano politico-militare che, alleggerendo la pressione anglo-asburgica al nord della Francia, permettesse di sferrare un'azione contemporanea antifrancese in Italia e contro la Provenza. Anche dopo la morte dell'A., l'azione asburgica seguì lo schema che egli aveva tracciato.

Il 1 dic. 1522 l'A., dopo una sosta per malattia a Pavia e, per colloqui diplomatici, a Ferrara, giunse a Venezia, dove iniziò i contatti, resi più difficili dalle speranze veneziane di invasione francese in Italia, dalla indecisione e diffidenza del papa e dalle difficoltà finanziarie in campo imperiale. Nel febbraio le trattative erano a buon punto ed anche il papa le aveva affiancate finalmente con una lettera all'A. (12 febbr. 1523; cfr. Sanuto, I diarii, XXXIV, col. 298; Libri commemoriali della Repubblica Veneta, VI, Venezia 1903, p. 172; Guicciardini, Discorsi politici, ed. Canestrini, I, Firenze 1857, pp. 285, 286), quando inaspettatamente l'A. morì il 20 marzo 1523. Ai solenni funerali pronunciò l'orazione Nicolò da Ponte. Il corpo dell'A., sepolto prima a Venezia, fu poi portato a Genova-Quarto nel monastero di S. Gerolamo.

La sua morte fu grave perdita, come riconobbero gli agenti imperiali in Italia, preoccupati della posizione del doge Antoniotto: il duca di Sessa (24 marzo) e poi lo stesso Carlo V (9 maggio), inviando condoglianze ai Genovesi, non nascosero i loro timori per la situazione interna di Genova.

Numerose sono le testimonianze dei contemporanei, che lo ebbero amico e ne apprezzarono le doti di intelligenza e di genialità politica, ben superiori a quelle del fratello. Fu amico, in particolare, di Gregorio Cortese, al quale procurò la restituzione di libri rubatigli nel saccheggio di Genova del 31 maggio 1522. Il Bandello, che lo conobbe a Mantova nel 1517 (o '18), gli dedicò la XIX novella quando l'A. aveva "ne le mani pubblici maneggi di tutta Europa"; il Giovio lo ebbe ospite a Venezia nel 1523. Anche un suo matrimonio appariva, già nel 1520, politicamente importante (il Manuel suggeriva all'imperatore che Ricciarda Malaspina fosse data in sposa all'A., anziché a Lorenzo Cybo, nipote del papa).

Lo storico genovese M. G. Canale lo fece protagonista di un romanzo storico (1846), nel quale però tutta la vicenda è inventata, tranne i nomi dei protagonisti e il ricordo del sacco di Genova del 1522.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Genova, Arch. segreto, mazzi 2777 e 2786; Officium Monete, reg. 733/E, docc. 28 ag. e 12 sett. 1522; Calendar of State Papers, Spain, II, London 1866, pp.305, 477, 496-499, 516 s., 526, 536, 548; Bartholomei Senaregae De rebus Genuensibus Commentaria, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XXIV, 8, a cura di E. Pandiani, pp. 153, 159, 160, 161, 162, 163, 165, 170, 172, 175; M. Sanuto, I diarii, XIX, Venezia 1887, coll. 358, 363, 383, 407; XXX, ibid. 1892, col. 479; XXXI, ibid. 1892, coll. 462, 464; XXXIII, ibid. 1892, passim; XXXIV, ibid. 1892, passim; XXXV, ibid. 1892, coll. 379, 380; XXXVIII, ibid. 1893, col. 159; F. Guicciardini, Storia d'Italia, a cura di C. Panigada, Bari 1929, III, pp. 272, 279, 286, 334; IV, pp. 85, 150, 171, 176; O. Foglietta, Elogia clarorum virorum, a cura di L. Grassi, Genova 1864, pp. 229 s.; L. G. Pélissier, Documents pour l'histoire de l'établissement de la domination française à Gênes (1498-1500), in Atti d. Soc. ligure di storia patria, XXIV (1894), p. 553; A. Giustiniani, Castigatissimi Annali..., Genoa 1537, cc. 268r, 269, 270r, 271, 274v, 275, 276, 277v; Epistolarum familiarium libri card. Gregorii Cortesii, Venetiis 1573, pp. 44, 46, 47, 68-73; F. Sansovino, Della origine e dei fatti delle famiglie illustri, Venezia 1672, p. 147; P. Litta, Fam. cel. ital., Adorno, tav. VII; B. De Rossi, Istoria genealogica e cronologica delle due nobilissime case Adorna e Botta, Firenze 1719, pp. 83, 152, 155-185, 208; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 1, Brescia 1753, pp. 147 s.; E. Vincens, Histoire de la république de Gênes, II, Paris 1842, pp. 379-387, 395-406; L. v. Pastor, Storia dei Papi, IV, 1, Roma 1926, p. 308; L. M. Levati, I dogi biennali, I, Genova 1930, pp. 513, 515 s., 536; G. Oreste, Genova e A. Doria nella fase critica del conflitto franco-asburgico, in Atti d. Soc. ligure di storia patria, LXXII (1950), pp. 6, 9-10; V. Vitale, Breviario della storia di Genova, I, Genova 1955, p. 175.

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