BORGOGNI, Gherardo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 12 (1971)

BORGOGNI (Borgogna), Gherardo

Gianni Ballistreri

Nacque nel 1526 ad Alba nel Monferrato, ove compì i primi studi. Nel 1546 si recò per breve tempo presso dei parenti che si erano trasferiti in Spagna; vi tornò poi anche nel 1548, quando trascorse sei mesi a Villanueva de la Para presso uno zio. Nel 1552 sposò una conterranea, certa Caterina, da cui ebbe Tomeno, battezzato il 1º ott. 1553. Nel 1556 seguì il concittadino Vincenzo Belli in un viaggio nell'Italia centro meridionale, visitando Roma, Baia, il lago d'Averno, Napoli e Salerno; nel biennio 1568-69, irrequieto viaggiatore, fu di nuovo in Spagna, a suo dire presso la corte di Madrid. Nel 1569 gli moriva l'unico figliolo, seguito pochi anni dopo dall'amatissima Caterina, sepolta il 21 genn. 1572: ormai Alba per il B. era troppo piena di dolorose memorie e, dopo nuovi viaggi, egli abbandonò definitivamente la città natale e si stabilì a Milano, dove trascorse l'ultima parte della sua vita. Qui da un secondo matrimonio gli nacque Vittoria, che egli cantò come la consolatrice della sua vecchiaia.

Il B. si era esercitato nella poesia fin dal periodo albese; di modesta fortuna, a Milano egli mise a frutto la sua facilità di versificatore per vivere come cortigiano, ingraziandosi i potenti con poesie d'occasione e curando raccolte di poeti contemporanei. Nel 1578 troviamo per la prima volta un suo sonetto in fine di un opuscolo stampato a Milano, i Fatti di Milano al contrasto della peste,ovvero pestifero contagio dal primo di agosto 1576 sino all'ultimo dell'anno 1577;ma solo dal 1585 in poi la frequenza con cui incontriamo il nome del B., particolarmente in raccolte di versi, ci indica chiaramente che egli si era reso ormai noto negli ambienti letterari di Milano e dell'Italia settentrionale. A Milano trovò un protettore e un amico, tra gli altri, nell'allora notissimo pittore Giovanni Ambrogio Figino; intorno al 1585 iniziarono l'amicizia e il platonico amore per Isabella Andreini che egli cantò sotto il nome di Filli; nel 1587, per i buoni uffici di Giovan Battista Licino, riuscì ad entrare in relazione epistolare con Torquato Tasso, cui già prima aveva indirizzato dei sonetti e di cui era grande ammiratore, tanto da portarne sempre con sé un piccolo ritratto e da tenerne in casa un altro a grandezza naturale.

Vero è che il B. è da mettere nel novero di quegli amici poco scrupolosi che per sete di guadagno pubblicarono scritti del Tasso a sua insaputa e contro la sua volontà se, come sembra certo, fu lui a curare la scorretta edizione della Quarta Parte delle Rime e prose del Tasso stampata a Milano nel 1586 con dedicatoria di P. Tini al B. stesso; ad ogni modo il Tasso, cui quell'edizione restò ignota, rispose cortesemente al B., che gli aveva inviato prima un sonetto elogiativo e poi una copia della storia della prima crociata di B. Accolti, e fra i due, che non si incontrarono mai di persona, ci furono scambi di piccole cortesie, testimoniati da due lettere del Tasso al B. (in Le lettere di T. Tasso..., a cura di C. Guasti, III, Firenze 1853, pp. 196, 198 s., nn. 813 e 817).

Ricercato nei circoli aristocratici, seguiva i suoi nobili protettori nelle villeggiature, lamentando tuttavia la perduta libertà e gli impegni di letterato cortigiano, che lo tenevano lontano dagli amici e dalla famiglia, e ricordando spesso con rimpianto il passato e la città natale, dove riuscì a tornare per breve tempo solo nel 1593, ospite del conte Teodoro Roero. Ascritto all'Accademia degli Illustrati di Casale e a quella degli Intenti di Pavia, fu tra i membri principali della nuova Accademia degli Inquieti di Milano, fondata verso il 1594, in cui ebbe il nome di Errante; nella Fonte del diporto, dove pubblicò tra l'altro tutte le poesie da lui lette nelle tornate accademiche, appare in rapporti di amichevole familiarità con gli accademici più influenti, quali il fondatore Muzio Sforza Colonna marchese di Caravaggio, il conte Ferdinando Nogarola e lo stesso governatore spagnolo di Milano, Juan Ferńandez de Velasco.

Molto dovette aiutarlo a conquistarsi una posizione di rilievo nel mondo letterario del suo tempo l'attività di editore, che iniziò curando la pubblicazione di una tragedia di gusto senechiano, Il Tancredi del conte di Camerano (Federico Asinari), fatta stampare a Bergamo nel 1588. Proseguì con sillogi di rime, stampando a Venezia nel 1593 le Gioie poetiche di madrigali del sig. G. Casone,ed altri celebri poeti de' nostri tempi,dal sig. G. B. novamente raccolte,e poste in luce, cui fecero seguito Le Muse toscane di diversi nobilissimi ingegni dal sig. G. B. novamente raccolte,e poste in luce (Bergamo 1594) e le Rime di diversi illustri poeti de' nostri tempi di nuovo poste in luce da G. B. d'Alba Pompea,l'Errante Academico Inquieto di Milano (Venezia 1599). In tali raccolte il B. inserì anche numerose sue poesie. Di esse il primo gruppo abbastanza consistente fu pubblicato dall'amico G. B. Licino alle pp. 254-86 delle Rime di diversi celebri poeti dell'età nostra nuovamente raccolte e poste in luce (Bergamo 1587); poi l'autore stesso provvide alla Nuova scielta di rime del sig. G. B. (Bergamo 1592; qui compare per la prima volta il ritratto del B. sessantaseienne disegnato in xilografia dalla pittrice Fede Galizia). Oltre che nei volumi citati e nelle raccolte di poeti contemporanei che uscirono per sua cura, rime del B. si leggono ancora nelle Piacevoli rime di C. Caporali, Milano 1585; nel Mausoleo in morte di G. Goselini, Milano 1589 (due sonetti all'inizio, nove sonetti e quattro madrigali alle pp. 11-15); nella Fonte del diporto, Bergamo 1598, passim;nelle Rime piacevoli di diversi, a cura di A. Feretti, III, Vicenza 1603 (tre capitoli alle pp. 36v-46r), e nella Corona di 12 sonetti in lode della sacra e catholica reina di Spagna dell'accademico Ammirante Intento,con una canzone bellissima in ultimo del sig. G. B., s.n.t. Le rime del B. sono in gran parte d'occasione, e la forma lascia quasi sempre a desiderare: le più pregevoli sono quelle in cui canta gli affetti familiari; il metro, sulle orme di Bernardo Tasso, è spesso quello dell'ode. Abbastanza. interessante, anche se scarsamente originale, è la compilazione intitolata Le discordie christiane,le quali causarono la grandezza di casa Ottomana,insieme con la vera origine del nome Turco,et un breve sommario delle vite,e acquisti de' Prencipi Ottomani,et nel fine un paragone della possanza del Turco,e di quella del Catol. Rè Filippo,da G. B. di nuovo poste in luce, Bergamo 1590. Merita infine una menzione anche La fonte del diporto:l'opera venne stampata per la prima volta a Bergamo nel 1598, e poi, in edizione accresciuta, a Venezia nel 1602 (le novelle contenute nel volume furono poi ripubblicate a Bassano nel 1802 col titolo Novelle dieci tratte dalla "Fonte del diporto" di G. B. d'Alba Pompeia). Composta o iniziata nel 1596 (vi si parla infatti del Tasso come morto nell'anno precedente), l'opera si articola come un dialogo tra il B. stesso e un tale Andronico, che ha in pratica l'unica funzione di ascoltatore ammirato: nella prima parte il B. narra dieci novelle, che finge gli siano state narrate (ma dalla seconda alla settima risultano letteralmente tradotte dall'Heptaméron di Margherita di Navarra); nella seconda parte sono riproposti in ordine cronologico tutti i componimenti che il B. aveva recitato nell'Accademia degli Inquieti. Opera discontinua e priva di un preciso filo conduttore, La fonte non è priva tuttavia di utili notizie, riguardanti la biografia di alcuni scrittori contemporanei (compreso il Tasso), nonché la storia degli Inquieti.

Dopo il 1608 del B. non si ha più alcuna notizia. per cui sembrerebbe legittimo supporre ch'egli sia morto in quell'anno o poco dopo.

Bibl.: F. Argelati, Bibl. Scriptorum Mediolanensium, II, 2, Mediolani 1745, coll. 2070 ss.; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, pp. 1765-68; T. Vallauri, Storia della poesia in Piemonte, I, Torino 1841, pp. 195 s., 260-64; A. Solerti, Vita di T. Tasso, I, Torino 1865, ad Indicem;A. Solerti-D. Lanza, Il teatro ferrarese nella seconda metà del sec. XVI, in Giorn. stor. della lett. ital., XVIII (1891), p. 184 n. 1; F. Valerani, Le Accademie di Casale nei secc. XVI e XVII, in Riv. distoria,arte,arch. della prov. di Alessandria, XVII (1908), pp. 356, 5, 9, 527-30; V. A. Arullani, G. B.Sue relazioni con lo Stigliani, in Alba Pompeia, II (1909), pp. 102-07; Id., G. B.Sue relazioni con I. Andreini,ibid., pp. 155-72; Id., G. B.Sue relazioni con Torquato Tasso,ibid., III (1910), pp. 15-35 (questi tre saggi furono pubblicati in estratto dall'Artillani col titolo: Di G. B. letterato albese,e delle relazioni di lui con alcuni poeti suoi contemporanei, Alba 1910);Id., Il sentimento e la poesia della famiglia nel B., ibid., pp. 99-118; Id., Il B. rimatore accademico e galante,ibid., pp. 164-92; F. Flamini, Il Cinquecento, Milano s.d., p. 446; L. Di Francia, Alla scoperta del vero Bandello, in Giorn. stor. della lett. ital., LXXXI (1923), p. 11 nota.

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