PEZZANA, Giacinta

Enciclopedia Italiana (1935)

PEZZANA, Giacinta

Alberto Manzi

Artista drammatica, nata a Torino il 28 gennaio 1841, morta ad Aci Castello il 5 novembre 1919. Figlia di un negoziante di mobili, passò dai filodrammatici alla scuola della Malfatti, e poi in compagnia Boldrini (1859), dove non fece buona prova. Invece nella compagnia dialettale del Toselli, dove parlava e agiva con piena spontaneità, ottenne un vivo successo. Nel 1861-65, scritturata da C. Dondini ed E. Rossi, si abbandonò al suo gagliardo temperamento "vivendo" i suoi personaggi. La sua grande affermazione avvenne in compagnia Bellotti-Bon (1864-67) e poi al teatro dei Fiorentini a Napoli; dopo un triennio con Romagnoli, Monti e Privato, partì con compagnia propria per la Spagna e l'America; fu quindi in Romania, Russia, Egitto. Nel 1874 trionfava a Milano nella Messalina del Cossa; e nel 1878, a Città del Messico, sostenne la parte di Amleto. Nel 1879, Zola la ringraziava con un'effusa lettera del successo a cui ella aveva condotto Teresa Raquin caduta a Parigi. Nel 1880, trovandosi nella compagnia della Città di Torino di Cesare Rossi, si ammalò per qualche tempo, permettendo alla giovane Duse di affermarsi in suo luogo come prima attrice. Irrequieta sempre, dopo un ritorno all'estero, si ritirò ad Aci Castello, ricomparendo sulle scene a intervalli dal 1895 in poi, sempre con nuovi allori in Giuditta, Suor Teresa, Norma, ecc. Nella compagnia del Teatro d'Arte a Torino, recitava tragedia classica, dramma romantico e commedia: Merope del Maffei, Lucrezia Borgia del Hugo, Medea del Legouvé, Esmeralda del Gallina. Circa un anno rimase nella compagnia stabile dell'Argentina di Roma; è noto che pensando a lei d'Annunzio scrisse le parti di Candia nella Figlia di Iorio e di Ema nella Nave, che essa tuttavia non recitò. Nel 1906 a Torino tornò al vecchio repertorio, ammirata in Nonna Lusia. Dopo aver tentato al Quirino di Roma (1908-9) un teatro romanesco con intenti educativi, partiva con Rosaspina-Sanzi per l'America Meridionale, fermandosi a Montevideo, dove accettava di dirigere una compagnia spagnola, recitando con buon accento argentino: pure a Montevideo fondava, per incarico del governo, un'accademia di recitazione. Ritornò in Italia nel 1914. Fervida patriota, autrice di versi, commedie e romanzi (tra cui Maruzza, Milano 1898), non bella né elegante, affascinò tuttavia il pubblico con la dovizia del suo temperamento passionale.

Bibl.: D. Muller, G. P., Torino 1880; P. Alisoff, G. P., Firenze 1900.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata