CALANDRUCCI, Giacinto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 16 (1973)

CALANDRUCCI, Giacinto

Diana Malignaggi

Nacque il 20 apr. 1646 a Palermo, dove, in età giovanile, fu probabilmente tra i collaboratori di Andrea Carrera alla decorazione a fresco della volta del presbiterio della chiesa dei teatini (Mongitore). La sua formazione artistica si completò tuttavia a Roma dove, all'incirca ventenne, si trasferì per rimanervi quasi quaranta anni. Il Pascoli ne scrisse una dettagliata biografia: il C. avrebbe avuto "i principi del disegno" da Pietro Del Po; in seguito passò nella bottega del Maratta, di cui, "vedute eziandio varie sue opere, piucché mai s'invaghì di sua maniera" (p. 309). Tutte le fonti confermano questo discepolato e anzi il Maratta "gli procurò molti, e molti lavori piccoli non meno che grandi" (ibid.). La produzione del C. indubbiamente attesta l'influsso della maniera pittorica del Maratta, di cui sono replicati i consueti schemi stilistici: dai disegni è addirittura chiaro che il C. collaborò con lui già allo stadio preparatorio (cfr. Sutherland-Harris); ed egli è un importante tramite per certo tipo di pittura di ascendenza marattiana, nell'ambito della cultura pittorica siciliana del Settecento.

Tra le opere del primo periodo romano del C. sono la Madonna con Bambino e santi in S. Antonio de' Portoghesi (altare maggiore), il Battesimo di Nostro Signore della capp. Cimini (1682 c.) nella stessa chiesa e la Vergine con s. Anna e santi della chiesa di S. Bonaventura, al Palatino. La Budde (1930, p. 48) mette in relazione il Sogno di Giacobbe in S. Maria del Suffragio, databile a prima del 1686, con un disegno della Kunstakademie di Düsseldorf. La tela in S. Maria in Transpontina (S. Elia tra due santi;disegno preparatorio nella Royal Library di Windsor) è stilisticamente prossima alla precedente; sulla fede del Pascoli si possono attribuire al C. anche i tre medaglioni della volta, rappresentanti S. Elia e Putti reggicartigli, questi ultimi su sicura sigla marattesca. La fattura di questo affresco è paragonabile, per certi timbri di azzurri - caratteristici del C. -, a quello in S. Maria in Campitelli (cappella Altieri), raffigurante l'Ascensione del Battista.Questa fase pittorica del C., intorno alla fine del secolo, è accompagnata da una sensibilità coloristica più vivace, individuabile negli azzurri intensi, che concentrano l'intera gamma della composizione. Tali caratteri si trovano anche nella grande pala d'altare Madonna con s. Anna e s. Giuseppe in S. Paolino alla Regola. Il S. Antonio da Padova, nella medesima chiesa (cfr. ill. in Il Santo, XI [1971], p. 136), mostra piuttosto l'altro momento della fase pittorica del C.: il semplice impianto compositivo strutturato con i toni bruni del colore. Del primo decennio del sec. XVIII è l'affresco della navata centrale in S. Maria dell'Orto, con l'Assunzione (disegno prepar. a Düsseldorf, Kunstmuseum); alle tonalità chiare fa riscontro l'adozione di figure massicce in un impianto compositivo affollato, cosa che del resto si manifesta con una certa frequenza tra i seguaci del Maratta. All'incirca contemporaneo, nella medesima chiesa, l'affresco della Resurrezione, nell'intradosso dell'arco della prima cappella a destra, dove il modo di rendere lo scorcio ricorda l'opera di S. Maria in Campitelli. Secondo il Pascoli, il C., aiutato anche dalla benevolenza del maestro nei suoi confronti, lavorò molto per privati, anche stranieri: tra gli altri per l'ambasciatore spagnolo, ma finora non sono state reperite sue tele in Spagna. È ormai concordemente attribuito al C. l'affresco della volta della seconda sala nella villa Falconieri in Frascati, raffigurante un Sacrificio a Cerere, come allegoria dell'Estate (Voss, Clark, Schaar): nella Kunstakademie di Düsseldorf sono oggi conservati sei disegni preparatori; nella tipologia dell'Estate l'artista rielabora il modello della tela del Maratta dipinta per palazzo Chigi in Ariccia (1659).Per il marchese Pallavicini, grande mecenate del Maratta, sappiamo (Pascoli, p. 314)che il C. eseguì due quadri prima del ritorno in Sicilia: nella Galleria Pallavicini sono stati identificati, e datati intorno al 1675, il Martirio di s. Pietro e La moltiplicazione dei pani e dei pesci (Zeri); dello stesso periodo è anche il Bacco e Arianna (già in raccolta privata di Berlino, ripr. in Voss, p. 358). I legami con la Sicilia non furono dal C. interamente abbandonati se il Mongitore ci dà notizie dell'invio, nel 1703, di una S. Rosalia per la chiesa del SS. Salvatore in Palermo (dispersa dal 1857).

Dagli "stati d'anime" di S. Lorenzo in Lucina (Roma, Arch. storico del Vicariato) risulta convivente con il C., dal 1695, suo fratello Domenico, ricordato dal Pascoli come scolaro del Maratta e del C. stesso.

Il Mongitore fornisce notizie su un Giovanni Battista fratello del C., che probabilmente è invece da identificare con G. B. Datino (d'Atino, Datini…), figlio della sorella del C., Rosalia, che dagli stati d'anime citati risulta vivente con lo zio dal 1702 e che dal 1707compare con il cognome di Calandrucci. Comunque un Giovanni Battista Calandrucci nel 1704vinse il "terzo premio di pittura nella 2aclasse" dell'Accademia di S. Luca (cfr. Gius. Ghezzi: Le buone arti sempre più gloriose nel Campidoglio per la solenne Accademia del disegno, 24 apr. 1704, p. 67).Lo stesso Giovanni Battista compare nella Congregazione dei Virtuosi al Pantheon il 10 dic. 1724, il 14 genn. e 7 maggio 1749. Sarebbero di Giovanni Battista secondo il Pascoli, che lo dice "nipote" del C., gli affreschi della cappella di S. Anna nella chiesa di S. Lorenzo in Pescheria.

Un altro nipote del C., Vincenzo de Leone (Leoni), figlio di Giuseppa Calandrucci, abitante con il C. dal 1700, negli stati d'anime del 1711 compare con il cognome Calandrucci Leoni.

Il C. tornava in Sicilia intorno al 1705, invitato dai padri della Compagnia a dipingere la volta dell'oratorio di S. Lorenzo. L'affresco (distrutto dal terremoto del 1823)non fu completamente terminato poiché il C. "sorpreso da acuta febbre fu costretto a desistere dal lavoro ed a pensare a curarsi" (Pascoli); secondo il Mongitore, sarebbe stato quindi chiamato a Palermo, per terminarlo, il "fratello" Giovanni Battista.

Il C. morì a Palermo il 22 febbr. 1707. "Era di mediocre statura, ilare, e giocondo di volto, di colore ulivastro, di complession forte, e robusta, e di buon naturale, e costume" (Pascoli, p. 317), come appare da due autoritratti (i disegni sono conservati a Düsseldorf e nel National Museum di Stoccolma).

Fonti e Bibl.: Palermo, Bibl. comunale, ma. Q q C. 63: A. Mongitore, Memorie de' pittori, scultori e artefici in cera, f. 101; G. P. Bellori, Le vite…[1672], Pisa 1821, p. 373; P. J. Mariette, Les grands peintres, I, Ecoles d'Italie [1717], Paris 1969, p. 252 (S. Francesca dei Ponziani incisa da Ben. Farjas); P. A. Orlandi, Abecedario pittorico, Firenze 1719, p. 184; L. Pascoli, Vite de' pittori, scultori ed architetti moderni, II, Roma 1736, pp. 308-317; K. H. von Heinecken, Dictionnaire des artistes dont nous avons des estampes, III, Leipzig 1789, pp. 490 s.; Notice sur quelques artistes siciliens …, in Revue univers. des arts, XXI(1865), p. 171; H. Voss, Die Malerei des Barock in Rom, Berlin 1924, pp. 357, 359, 606, 691; I. Budde, Beschreibender Katalog der Handzeichnungen in der Staatl. Künstakademie von Düsseldorf, Düsseldorf 1930, p. 481; F. Zeri, La galleria Pallavicini, Firenze 1959, p. 64; A. Blunt-H. L. Cooke, The Roman drawings at Windsor Castle, London 1960, ad Indicem;B. Heinzl, The Luti Collection, in The Connoisseur, CLXI (1966), 647, p. 20; A. M. Clark, The portraits of artists drawn for Nicola Pio, in Master drawings, I (1967), 3, p. 23; Katalog des Künstmuseums Düsseldorf, III, Handzeichnungen, I, Die Handzeichnungen von A. Sacchi u. C. Maratta, a cura di A. Sutherland Harris-E. Schaar, Düsseldorf 1967, ad Indicem;E. Schaar, Düsseldorfer Entwürfe und Studien zu G. C. "Opfer an Ceres" in der Villa Falconieri in Frascati, in Festschrift U. Middeldorf…, Berlin 1968, I, pp. 422-428; T. Poensgen, Die Deckenmalerei in Italien. Kirchen, Berlin 1969, ad Indicem;P.Dreyer, Römische Barockzeichnungen aus dem Berliner Kupferstichkabinett (catalogo), Berlin Dablem 1969, pp. 28-30; U. Thieme-F. Becker, Allgemeines Lexicon der bildenden Künstler, V, p.373.

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