BOTTA, Giacomo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 13 (1971)

BOTTA (Bottus, de Bottis, Botti), Giacomo

Ugo Rozzo

Di illustre casato pavese, nacque da Giovanni che a partire dal 1450 ricoprì numerosi e importanti incarichi presso i duchi di Milano e, morì nel 1484 (il suo testamento è del 25 marzo) - e fu fratello di Bergonzio, maestro delle Entrate di Ludovico il Moro, di cui si ricordano le spendide feste organizzate a Tortona e nel castello di Branduzzo nel 1489 in onore di Isabella d'Aragona e di Gian Galeazzo Sforza. Non è invece sicura la parentela con quel Leonardo Botta che fu oratore del duca Galeazzo Maria Sforza a Venezia dal 1473, poiché nessuna fonte vi ha mai fatto esplicito riferimento.

L'accertata parentela del B. con Giovanni e Bergonzio Botta smentisce l'idea del Celani il quale nelle note al Liber notarum del Burcardo lo dice cremonese, indicando a conforto di tale affermazione un passo delle Nuptiae Mediolanensium Ducum del Calco e una notizia tratta dalla Tabella Episc. S. Derthonensis Ecclesiae, opera comunemente attribuita al vescovo di Tortona Carlo Settala. In verità, il Calco nel passo in questione non accenna minimamente all'origine del B., mentre il Settala (dal Celani erroneamente scritto "Sestolla", mentre altrettanto erroneamente la sua Tabella viene assegnata al 1679) lo dice "ticinensis" ed è riferimento confermato da altre fonti antiche e non contraddetto da nessuna.La prima data sicura e conosciuta relativamente al B. è quella del 10 genn. 1476, quando fu nominato al vescovato di Tortona, che governerà per venti anni.

Secondo alcune fonti (Ferro, Settala), la nomina del B. a vescovo di Tortona fu dovuta all'appoggio del Moro, di cui il fratello Bergonzio era consigliere. La notizia, però, non sembra esatta perché all'inizio del 1476 o alla fine del 1475 la protezione del Moro era ben lungi dall'essere tanto determinante, anzi poteva risultare controproducente (lo stesso Bergonzio raggiunse un posto di speciale influenza presso la corte sforzesca solo parecchi anni dopo). Con tutta probabilità alla base dell'ascesa del B. alla cattedra tortonese fu invece il padre Giovanni, che occupava allora la carica di vicario di provvisione ed era personaggio molto potente presso il duca. Lo stretto legame tra il B. e il Moro quasi sicuramente ebbe inizio solo nell'agosto 1479, allorché Ludovico occupava Tortona, primo passo verso la conquista effettiva del ducato, con un'azione di sorpresa alla quale, probabilmente, non era estraneo lo stesso B.: del resto le manifestazioni di riconoscenza e di fiducia da parte del Moro verso quest'ultimo da allora in avanti non mancarono.

La prima indicazione sicura della presenza del B. a Tortona, per quanto fino ad ora conosciamo, risale al 5 nov. 1476, allorché investiva i fratelli de Ruino di una parte del castello di Roccasusella, che era soggetto al vescovo tortonese. Nel periodo di torbidi che seguì all'uccisione di Galeazzo Sforza e che si estese a tutto il ducato, il B. ebbe, nella seconda metà del 1477, una serie di accesi contrasti col podestà della città (nel corso dei quali ci fu da parte sua anche una minaccia di scomunica), che ci sono documentati da alcune lettere inviate dai due contendenti a Bartolomeo Calco.

Nel 1486 il B. veniva nominato vicario di Roma da Innocenzo VIII; conservò la carica per parecchi anni e, forse, fino alla morte. Al 1º e 2 ag. 1487 sono, poi, datate le lettere credenziali con le quali egli veniva designato oratore di Milano presso il papa: in questo ufficio avrà modo di svolgere un'intensa attività diplomatica in un periodo che fu particolarmente ricco di contrasti tra gli Stati italiani. Ci sono preziosa testimonianza della sua attività diplomatica negli anni 1487-1490 le lettere e i dispacci di G. Gherardi, allora nunzio pontificio a Milano. Vediamo così il B. impegnato a intervenire nella lunga contesa sorta tra il papa e re Ferdinando di Napoli per l'applicazione degli accordi dell'11 ag. 1486, di cui anche il duca di Milano era stato garante; e poi adoperarsi soprattutto in relazione ai momenti di tensione determinati dall'uccisione di Gerolamo Riario, o dall'insurrezione e dalla conseguente occupazione di Genova da parte delle truppe milanesi. Le lettere dei Gherardi ci documentano anche l'impegno posto dal B., appoggiato in pieno dal suo signore, per favorire nel conferimento di un canonicato resosi vacante a Tortona, un suo nipote: tale fatto va sottolineato in quanto questo nipote deve essere identificato in Gian Domenico Zazi, che succederà allo zio proprio nel vescovato tortonese (la parentela tra il B. e lo Zazi - figlio di Margherita Botta e di Marco Zazi - non era stata finora individuata).

Non sembra che il B. sia stato presente all'incontro avvenuto a Tortona (23 genn. 1489) tra Isabella d'Aragona e il futuro sposo Gian Galeazzo Sforza - venuto con lo zio Ludovico a incontrarla in questa città - poiché non è menzionato dal Calco, che offre una minuziosa descrizione della festa organizzata da Bergonzio Botta in onore degli sposi.

Sulla figura morale del B. i pareri sono contrastanti: di fronte alle lodi della Tabella del Settala, lodi che però sembrano un po' d'ufficio, sta la lunga, violenta, requisitoria di Lorenzo Opizzoni, che lo dice autore delle peggiori malefatte e arriva ad accusarlo di omicidio (c. 377rv). Non abbiamo praticamente indicazioni sulla sua attività pastorale, se non un paio di notizie dateci dallo storico locale Carnevale, il quale, peraltro, non sempre è degno di fede: il B. nel 1488 avrebbe proibito certe processioni di flagellanti che percorrevano alcuni paesi del Tortonese, mentre nel 1489 avrebbe vietato al clero secolare di portare vesti a lutto per la morte dei congiunti.

Secondo le indicazioni, ancora una volta fornite dagli Opizzoni, sappiamo con certezza che la morte del B. avvenne il 16 genn. 1496; il 17 il duca di Milano inviava le sue condoglianze al fratello Bergonzio, mentre il 18 si celebravano le esequie.

Fonti eBibl.: Arch. di Stato di Milano, Arch. Sforzesco, cart. 773; Ibid., Autografi Ecclesiastici, cart. 51, fasc. Tortona, 10 c; Tortona, Arch. Curia Vescovile, ms. E 342: L. e D. Opizzoni, Codice diplomatico visconteo-sforzesco, cc. 8v, 377rv; Tortona, Bibl. Civica: A. Ferro, Cronologia pontif. historica della vita di tutti i vescovi della città di Tortona, ms. in xerocopia, cc. 319rv; Pavia, Bibl. Civica: C. Marozzi, Schedario nobiliare. Famiglia Botta, ms. scatola 424; G. Gherardi, Dispacci e lettere di G. Gherardi, a cura di E. Carusi, Roma 1909, passim; J. Burckardi Liber notarum ab anno MCCCCLXXXIII ad annum MDVI, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., XXXII, 1, a cura di E. Celani, pp. 326, 5, 6-21; N. Montemerlo, Raccogl. di nuova hist. dell'antica città di Tortona, Tortona 1618, p. 136; T. Calco, Nuptiae Mediolanensium Ducum, in Residua (historiae patriae), Mediolani 1644, p. 75; C. Settala, Tabella Episc. S. Derthonensis Eccl., in Decreta Synodi Dioc. Derth. habitae a. MDCLIX aprili a C. Septala, Derthonae 1659, p. 299; G. B. De Rossi, Istoria geneal. e cronol. delle due nobilissime case Adorna e Botta, Firenze 1719, pp. 210-218; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, IV, Venetiis 1719, col. 650; G. Ponzetti, Elenchus chronicus vicariorum Urbis, Romae 1797, p. 40; G. A. Bottazzi, Serie dei vescovi di Tortona, in Le antichità di Tortona e suo agro, Alessandria 1808, p. 46; G. Carnevale, Notizie per servire alla storia della Chiesa di Tortona, Voghera 1844, pp. 157-158; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, XIII, Venezia 1857, p. 689; L. Pollini, Mem. stor. della Chiesa tortonese, Tortona 1889, p. 63; R. Maiocchi, Frammenti cronistorici tortonesi di Lorenzo e Dertonino Opizzoni, in Iulia Dertona. Boll. d. Soc. stor. tortonese, III (1905), pp. 15 s., 25 s., 29; R. A. Marini, Inscriptiones Christianae Urbis Derthonae, Derthonae 1905, pp. 83 s., 124 s.; D. Sant'ambrogio, Monumenti dei Botta in Tortona, in Iulia Dertona, VI (1908), pp. 13-33; V. Legè, Il castello di Borgo Adorno e l'alta Valle di Borbera, Casteggio 1926, pp. 42-49; S. A. Nulli, Lodovico il Moro, Milano 1929, p. 42; C. Santoro, Le carte Cusani Visconti Botta Adorno presso l'Archivio Civico di Milano, in Arch. stor. lomb., LVI (1929), p. 284; V. Legè, In valle dell'Ardivesta - Il castello di Montesegale, Casteggio 1930, pp. 39, 60; A. Crescentini, Il castello di Branduzzo attraverso le carte del suo archivio..., Pavia 1952, pp. 17-20, 41-54; F. Catalano, Ilducato di Milano nella politica dell'equilibrio, in Storia di Milano, VII, Milano 1956, pp. 386 n. 10, 387; C. Goggi, Per la storia della diocesi di Tortona, II, Tortona 1965, pp. 82, 116 s.; E. Pontieri, L'attegg. di Venezia nel conflitto tra papa Innocenzo VIII e Ferrante I d'Aragona, in Arch. stor. per le prov. napol., s. 3, V-VI (1966-67), pp. 271 s.; P. B. Gams, Series Episcoporum, Ratisbonae 1873, p. 824; C. Eubel, Hierarchia catholica..., II, Monasterii 1914, p. 247; G. Moroni, Dizion. di erudiz. storico-ecclesiastica, LXXVIII, p. 15; XCIX, p. 92; P. O. Kristeller, Iter Italicum, I, p. 205; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., IX, col. 1426.

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