CORSO, Giacomo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 29 (1983)

CORSO, Giacomo

Franca Petrucci

Nacque in Corsica nell'ultimo quarto del sec. XV. Il Livi ventila la possibilità che il C., noto con il soprannome derivato dalla sua provenienza isolana, possa essersi chiamato Giacomo dalla Fica. Il 13 ott. 1503 ottenne, insieme al fratello Lanfranco, di potersi trasferire dalla Corsica, con tutta la famiglia e i beni, a Firenze o nel territorio della Repubblica.

Nella primavera del 1507 il C. era da epoca imprecisata al servizio della Repubblica di Genova. Il 12 marzo i Genovesi, in rivolta dall'anno prima contro il patriziato, avevano espugnato il castello. Questo aveva provocato l'intervento di Luigi XII. Il C. era gerarchicamente dipendente dal Tarlatino "che però il 25 aprile, quando i Francesi, guidati da Jacques de Chabannes de la Palice, giunsero a Rivarolo, era assente dalla città. Il comando passò quindi al Corso.

I Transalpini, arrivati a Rivarolo costituivano soltanto l'avanguardia dell'esercito e il loro scopo era soprattutto quello di esplorare le posizioni genovesi. Tuttavia essi, scontratisi con le truppe liguri, le costrinsero a ritirarsi. La sera, nelle retrovie, il C. non mancò di stigmatizzare il comportamento dei soldati, lamentando lo scarso coraggio di alcuni e l'indisciplina di altri. Subito dopo i Genovesi, consci della loro inferiorità e del loro isolamento politico, tentarono di addivenire ad un accordo, ma i loro approcci furono respinti e la battaglia si riaccese. Un disordinato attacco dei Genovesi fruttò loro la riconquista di alcune posizioni, ma la preponderanza numerica e la maggior disciplina dell'esercito francese ebbero ben presto la meglio sulla confusa impetuosità delle truppe guidate dal Corso. La città dovette arrendersi.

Successivamente il C. passò al servizio di Venezia, che nei primi mesi dell'anno seguente cominciò a subire l'offensiva di Massimiliano d'Asburgo, sceso in Italia con un esercito.

Quando 3.000 fanti tedeschi si portarono contro Calliano il C., insieme con Dionigi di Naldo e Vitello Vitelli, aveva l'incarico di difendere Brentonico, ma egli collezionò una altra sconfitta, abbandonando la cittadina senza difenderla.

Quando però, dopo la lega di Cambrai, Venezia si trovò di fronte la coalizione alleata, il C. lasciò il servizio della Repubblica e passò alle dipendenze del marchese di Mantova, al comando di 500 provisionati. Successivamente forse militò sotto i Francesi, ma dopo il cambiamento di direzione della politica di Giulio II, si pose di nuovo al servizio di Venezia.

Egli non aveva conseguito grandi (e forse neanche piccoli) successi, né si era distinto per attaccamento a una determinata potenza; tuttavia nel 1514, fu eletto dalla Signoria di Firenze, retta dal 1512 di nuovo da un Medici, capitano delle fanterie, mantenendo questa carica fino alla morte. Le notizie sulla sua attività durante questi anni sono scarse. Si sa che partecipò, assunto da poco, nell'agosto del 1515, a una rivista a Firenze.

Poco prima della nuova cacciata dei Medici dalla città, nel 1526, il C. era davanti a Siena allorché si decise, anche per volere del papa, di togliere l'assedio alla città. Seguivano alla deliberazione i preparativi per la partenza, quando 400 fanti senesi si portarono verso l'artiglieria fiorentina. Pare che la fuga dell'esercito attaccante sia cominciata da lì. Il C. lasciò così al nemico artiglieria e vettovagliamenti, subendo forse la rotta più grave della sua carriera.

Il C. rimase al servizio di Firenze anche quando nel 1527 fu ripristinata la forma di governo repubblicana. Nell'ottobre del 1529 egli fu ucciso da un fante. Fu seppellito con tutti gli onori nella chiesa dell'Annunziata.

Fonti e Bibl.: M. Sanuto, Diarii, VII, X, XI, XIII, XIV, XX, XXIV, XXXIX, LII, Venezia 1882-1898, ad Indices; Le carte strozziane, a cura di C. Guasti, s. 1, I, Firenze 1884, pp. 30, 40, 45, 359, 476; J. d'Auton, Chroniques de Louis XII, a cura di R. de Maulde La Clavière, IV, Paris 1895, pp. 211, 223, 225; F. Guicciardini, Storia d'Italia, a cura di C. Panigada, Bari 1929, II, pp. 195, 237; V, p. 57; W Senarega, De rebus Genuensibus commentaria, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XXIV, 8, a cura di E. Pandiani, p. 116; G. Livi, Delle relaz. dei côrsi colla repubblica fiorentina ..., in Arch. stor. ital., s. 4, XIII (1884), pp. 425 ss.; E. Pandiani, Un anno di storia genovese, in Atti della Soc. ligure di storia Patria, XXXVII (1905), ad Indicem.

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