QUARENGHI, Giacomo

Enciclopedia Italiana (1935)

QUARENGHI, Giacomo

Rodolfo Pallucchini

Architetto, nato il 20 settembre 1744 a Valle Imagna (Bergamo) e morto il 18 febbraio 1817 a Pietroburgo. Dopo un primo tirocinio pittorico col tiepolesco Raggi, studia a Roma col Mengs e col Pozzi; ma alla pittura preferisce l'architettura e chiede i primi elementi al francese A. Derizet, a a P. Posi e a N. Giansimoni. Di ben altro interesse per la formazione dell'artista fu la conoscenza del trattato d'architettura del Palladio, che lo mise in contatto di ciò che il suo gusto, già classicheggiante, andava cercando. Lo studio del Palladio lo indirizza anche ad una meditata conoscenza di Roma antica. A Venezia si lega in amicizia col Temanza e col Selva, convinti assertori di un rinnovato classicismo in funzione palladiana.

Nel 1771 il Q. inizia la sua attività di costruttore con la riedificazione della chiesa di S. Scolastica a Subiaco. L'interno del tempio denota nell'eleganza dei rapporti spaziali la feconda comprensione del Palladio. Mediante i buoni uffici del barone Grimm, nel 1779 si reca in Russia, al servizio di Caterina II, diventandone l'architetto ufficiale; e, tranne due brevi viaggi a Bergamo (1794 e 1810), egli non abbandona più quella corte, lavorando quindi per Paolo I ed Alessandro I.

La fortunata vicenda che lo portò in Russia permise al Q. di realizzare pienamente la sua architettura con grandiosità di mezzi, sviluppandola in un ritmo di maestosità non indegno di Roma. Il gusto slavo, medievale e bizantino per istinto, accettò la legge classica affermata con tanto slancio dal Q.; ma era una classicità non fredda ed archeologica, come quella per lo più imbalsamata dalla moda contemporanea, ma fatta viva e sincera in quanto aveva le sue premesse nel Rinascimento italiano. In tempo neoclassico il Q. fu il maggiore interprete del Palladio; non cercò in lui il pittorico, germe sviluppato dal barocco, bensì l'armonia spaziale delle masse, la scanditura degli elementi tettonici. Tale interpretazione riuscì semplice e grandiosa nel tempo stesso, sempre legata al concetto di severe masse murarie (dove spesso le finestre s'aprono senza cornici), armonizzate da logge, colonnati e pronai rotondi. A Leningrado gli edifici più rappresentativi del Q. sono: il Teatro dell'Ermitage (1782-85), la Banca di stato (1783-88), la Borsa (iniziata nel 1784), la Cappella dei cavalieri di Malta (1798-1800), corpi di botteghe (1803-06), l'Istituto delle fanciulle nobili (1806-08). A Carskoe Selo innalzò il Palazzo Alessandro (1792-96), il suo capolavoro; a Peterhof il Palazzo Inglese e quel gioiello che è la sala per concerti. Costruì palazzi per la nobiltà a Pietroburgo, a Mosca e in provincia.

Bibl.: Édifices construits à St.-Pétersbourg d'après les plans du chevalier de Q., ecc., Pietroburgo 1910; 2ª ed. edita in italiano dal figlio Giulio col titolo Fabbriche e disegni di G. Q., Milano 1821; J. Grabar, Storia dell'arte russa (in russo), III, Mosca 1910, pp. 389-428; S. Biraghi, J. Q. architetto di Caterina, in Emporium, XXXIII (1911), pp. 43-61; Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXVII; E. Lo Gatto, Gli artisti it. in Russia, I, Roma 1934.

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