GIAMAICA

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1992)

GIAMAICA

Giandomenico Patrizi
Carlo Amadei

(XVI, p. 949; App. III, I, p. 750; IV, II, p. 59)

Al censimento 1982 la popolazione ammontava a 2.205.507 unità, 491.798 in più rispetto al censimento precedente (1970). L'aumento medio annuo, che nell'intervallo intercensuale ha superato il 2,3%, è calato all'1,4% nel corso della prima metà degli anni Ottanta; nel 1990, secondo stime anagrafiche, la popolazione superava i 2.400.000 ab. (218 ab./km2). La popolazione della città capitale, Kingston, nel 1982 era di 104.041 ab.; ma il complesso dell'agglomerazione ne accoglie oggi circa 600.000.

Condizioni economiche. - Sebbene da un trentennio la G. sia un paese minerario piuttosto che rurale, l'agricoltura svolge tuttora un ruolo considerevole, soprattutto a seguito del calo della produzione di bauxite, e assorbe il 28% della popolazione attiva (1989). Banane (1,3 milioni di q nel 1990), zucchero (1,9 milioni di q) e rum alimentano ancora in misura rilevante l'esportazione, diretta soprattutto verso Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada. L'estrazione della bauxite, dopo il vertiginoso aumento che fece per qualche tempo della G. il primo produttore mondiale con oltre i 15 milioni di t (1974), è andata progressivamente calando: solo 9,4 milioni di t nel 1989, un po' più del 40% esportati e il resto raffinati, con produzione di allumina (1,6 milioni di t). Le cause del declino dell'estrazione della bauxite e della fabbricazione dell'allumina sono molteplici: i pesanti oneri fiscali imposti dal governo alle compagnie multinazionali; la qualità non particolarmente buona della materia prima; i numerosi scioperi dei minatori; ma soprattutto la scarsezza, in loco, di fonti energetiche vantaggiose sono tutti fattori che hanno contribuito ad allontanare dalla G. gli interessi delle compagnie. Pertanto, diminuiti prima gli introiti del settore agricolo e poi quelli del settore minerario e industriale, oggi la G. ha come principale fonte di reddito il turismo (nel 1990 i visitatori sono stati circa 1.250.000, cifra di gran lunga superiore a quella di qualunque altro paese dello spazio caribico, a parte i casi eccezionali delle Bahama e delle Isole Vergini Americane). Tuttavia la situazione economica resta preoccupante per il crescente passivo della bilancia commerciale e per il basso valore del prodotto nazionale lordo per abitante (1500 dollari USA nel 1990).

Bibl.: G. Bellezza, Materie prime e indipendenza nazionale: la bauxite in Giamaica, Roma 1987.

Storia. - Il governo di M. Manley cercò di ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti e il ruolo preponderante del capitale nordamericano in settori importanti dell'economia (come l'industria della bauxite); nuovi rapporti furono stabiliti con i paesi caribici (in particolare con Cuba) e fu avviata una politica di riforme e di espansione della spesa pubblica, volta a correggere i profondi squilibri sociali. Le elezioni del dicembre 1976 rafforzarono il People's National Party (PNP), che conquistò 48 dei 60 seggi della Camera (in base alla Costituzione, i 21 seggi del Senato, di nomina governatoriale, sono distribuiti nella proporzione di 13 a 8 fra la maggioranza e l'opposizione elette alla Camera), ma negli anni successivi Manley si trovò sempre più in difficoltà per il peggioramento della situazione economica e sociale.

Il rincaro del petrolio, tra il 1973 e il 1980, aggravò infatti il tradizionale passivo della bilancia commerciale, accrescendo l'indebitamento con l'estero, mentre i contrasti con gli investitori stranieri e la borghesia locale accentuavano le tendenze recessive, e le misure di austerità, richieste dai creditori internazionali, imponevano ulteriori costi sociali. La crescita della violenza politica culminò nei gravi incidenti, con centinaia di vittime, che accompagnarono la campagna elettorale del 1980; le elezioni di ottobre videro una netta vittoria del Jamaica Labour Party (JLP), che ottenne 51 seggi alla Camera.

Il nuovo governo, presieduto dal leader del JLP E. Seaga, modificò radicalmente la politica estera (rottura delle relazioni diplomatiche con Cuba nel 1981, partecipazione all'invasione di Grenada nel 1983) e tentò di avvalersi dell'appoggio di Washington per rilanciare gli investimenti stranieri e ottenere un atteggiamento più favorevole dei creditori internazionali. Nel dicembre 1983 Seaga indisse improvvise elezioni anticipate, lasciando solo quattro giorni di tempo per la scelta dei candidati e non aggiornando, come previsto, le liste elettorali: il conseguente boicottaggio del PNP portò alla formazione di una Camera interamente laburista (al Senato un emendamento costituzionale consentì la nomina di 8 indipendenti in luogo dei rappresentanti dell'opposizione).

Sul piano economico, il governo laburista condusse una politica di privatizzazioni, incentivi agli investimenti stranieri, riduzioni della spesa pubblica e dei consumi interni, nel tentativo di far fronte alla difficile situazione dei conti con l'estero.

Nonostante tali misure, la crisi internazionale degli anni Ottanta provocò un forte aumento del debito estero (più che raddoppiato fra il 1980 e il 1989), tra i più alti in America in termini pro capite; la caduta della domanda mondiale colpì in particolare la produzione di bauxite e allumina, che nel 1988 copriva circa la metà del valore delle esportazioni totali, e le tradizionali colture di piantagione, gravemente danneggiate anche da un violento uragano nel settembre 1988, mentre una discreta crescita registrava il settore turistico, divenuto la fonte principale di valuta estera (dopo l'industria illegale della droga). Gli effetti sociali della depressione (il PNL reale pro capite diminuì di oltre il 2% annuo tra il 1980 e il 1988) e della politica di austerità di Seaga continuarono ad alimentare tensioni e conflitti; ai fenomeni di violenza e criminalità diffusa, connessi anche con il traffico di droga, si accompagnavano inoltre episodi di corruzione nell'ambito della compagine governativa.

Nel febbraio 1989, in ritardo rispetto alla normale scadenza della legislatura, si tennero le elezioni: la vittoria del PNP, che ottenne 45 seggi alla Camera, riportò alla guida del governo Manley, che modificò in senso moderato la propria linea di politica estera e stabilì buoni rapporti con gli Stati Uniti (incontri con Bush nel marzo 1989 e 1990) e con gli altri partners occidentali, cercando intanto di rilanciare le relazioni commerciali con i paesi caribici. Anche in politica economica fu mantenuta una sostanziale continuità con l'amministrazione laburista; provvedimenti di austerità venivano concordati con il Fondo Monetario Internazionale, ma la situazione economica e sociale restava difficile. Costretto alle dimissioni per motivi di salute (marzo 1992), Manley fu sostituito alla guida del PNP e del governo da P.J. Patterson, che ne ha proseguito la politica

Bibl.: M. Manley, The politics of change: a Jamaican testament, Londra 1974; A. Brown, Color, class and politics in Jamaica, New Brunswick (N.J.) 1978; R. Nettleford, Caribbean cultural identity: the case of Jamaica, Los Angeles 1980; C. Stone, Democracy and clientelism in Jamaica, New Brunswick (N.J.) 1980; G. Beckford, M. Witter, Small garden ... bitter weed: struggle and change in Jamaica, Londra 1982; M. Manley, Jamaica: struggle in the periphery, ivi 1982; M. Kaufman, Jamaica under Manley: dilemmas of socialism and democracy, ivi 1985; C. Edquist, Capitalism, socialism and technology: a comparative study of Cuba and Jamaica, ivi 1985; E. H. Stephens, J. D. Stephens, Democratic socialism in Jamaica: the political movement and social transformation in dependent capitalism, Princeton 1986; R. Looney, The Jamaican economy in the 1980s: economic decline and structural adjustement, Boulder (Colorado) 1986; A. J. Payne, Politics in Jamaica, Londra 1987. Per ulteriori indicazioni, v. america, Bibl.: America Centrale e Regione caribica, in questa Appendice.

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